venerdì 29 agosto 2014

Venerdì del libro 29 agosto con i Soggetti smarriti (Questi non sono i Promessi sposi) di Mazzardi




PER L'ULTIMO VENERDI' DI AGOSTO, L'APPUNTAMENTO CON QUELLI DEL  VENERDI' DEL LIBRO, MI TROVA ALLE PRESE CON UNA SINGOLARE PROPOSTA DI LETTURA-



Il testo è di Enrico Mazzardi, Soggetti Smarriti, Ass. culturale «Il Foglio», 2011  


 Mi ha parlato di questo libro la mia amica Ernestina
 

  che ha assistito a Brescia alla presentazione e mi ha fortemente insuriosito:" Sai, Rezzato, Tridente: sfida a suon di racconti, 26 giugno 2013
Enrico Mazzardi, l'autore, è un giovane nato  nei dintorni di Desenzano del Garda nel 1983, scrive testi di varia lunghezza, a seconda dei casi, come piace a me!!!. E questo originle suo primo libro, Soggetti smarriti (Questi non sono i Promessi sposi) è da leggere!"



Potrebbe interessarti: http://www.bresciatoday.it/eventi/cultura/rezzato-tridente-26-giugno-2013.html
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Il libro...come me lo ha presentato la mia amica

L'autore  si è fatto una domanda che incuriosisce chi ama   la lettura: ma i personaggi, quando il romanzo finisce, che cosa fanno?  Mazzardi ha provato a mettersi nei loro panni e ha stabilito che la loro vita, una volta concluso l’impiego come personaggi, non dev’essere facile.
Per Mario Abbondi, meglio conosciuto con il nome di Don Abbondio – personaggio che ha interpretato per alcune centinaia di pagine, su ingaggio del signor Manzoni-, è dura andare avanti quando tutti, in paese, lo additano ridacchiando. “Quel libro mi ha rovinato la vita”, confessa, depresso, lui
 
 
I personaggi letterari su cui c’intrattiene Mazzardi, per quanto riconoscibili nel nome,   sono solo un pretesto, uno stratagemma per imbastire storie curiose, insolite e anche un po’ sconclusionate, quasi al limite del nonsense, un condimento che per altro, spalmato delicatamente e a piccole dosi sulle pagine di un testo letterario, ha spesso il merito di creare "una vertigine balsamica, un piacevole stordimento".




mercoledì 27 agosto 2014

La raffinata arte di scrivere…di Severgnini per il 7° Appuntamento di Porta un libro con te


Per il 7° appuntamento con la mia Rubrica Porta un libro con te, (QUI TROVI GLI  APPUNTAMENTI PRECEDENTI)

...la raffinata arte di scrivere…di Severgnini



 La vita è un viaggio, Severgnini B., 2014,Rizzoli  (collana Saggi italiani)

"...non è il lettore che non capisce, è lo scrittore che non si è spiegato”....e bravo Severgnini

Il giornalista  dedica idealmente  il suo nuovo libro-saggio
 “a tutte le ragazze e i ragazzi italiani, tra dieci e cent’anni


http://www.beppesevergnini.com/wp-content/uploads/2014/05/la-vita-e%CC%80-un-viaggio-2-copia-300x200.png


Nel seguire le analisi critiche a questo originale (come sempre) libro di Severgnini, il giornalista Alberto Infelise  su La stampa, invita :” ...per guardare a questo nuovo viaggio di Beppe Severgnini bisogna partire dalla fine. Nel «Sipario», il capitolo che chiude La vita è un viaggio, c’è l’audace invito ad abbracciare una vertigine, un paradosso, forse una metafora, o ancora una scusa. La sindrome del colonnello Kurtz, quello di Cuore di tenebra di Conrad, lo stesso (o quasi) di Apocalypse Now di Coppola. È la personificazione dell’uomo (della società) che perde se stesso per incapacità di aprirsi al mondo che cambia, alle proprie sconfitte, accecato da un momento di grandezza che la prosopopea ha reso infinito. Il viaggio di Severgnini appare esattamente questo: la fuga dalla fuga, il disperato tentativo di lasciare il ridotto del Mekong nel quale (come Kurtz) troppe volte il nostro mondo sembra si sia rinchiuso”.


Chi mi ha spinto a leggere questo viaggio (perché si legge in un fiato!!!) è stato Matty,
 
uno dei miei figli, pronto alle novità librarie di vario genere ed infatti mi ha detto:"...vedrai che ti piacerà...'sto giornalista esamina  la maniera con cui altre nazioni e persone affrontano i problemi con cui tutti dobbiamo fare i conti, e trova suggerimenti per migliorarci... un viaggio  anche quello all’interno di un buon libro, di una bella canzone o di un film affascinante, e La vita è un viaggio è ricca di citazioni e di suggerimenti per chi legge,  da Bruce Springsteen a Cesare Pavese, da Alice Munro a Martin Scorsese, da Lucio Dalla e Jackson Browne a Don Lorenzo Milani ..."
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Scrive l’autore: “La vita è un viaggio, e gli italiani viaggiano soli”..... 

UNO STRALCIO... 

 "Com'è difficile trovare chi ci guidi, chi ci incoraggi, chi ci accompagni. La politica parla di se stessa in maniera compulsiva (i nuovi arrivati saranno diversi dai predecessori?). La classe dirigente, non da oggi, sembra diretta verso destinazioni misteriose.
Faticano la scuola e l'università, private di risorse, colpite da abbandoni e calo d'iscrizioni. Anche il mondo del lavoro – soffocato di regole, schiacciato da imposte e contributi – sta perdendo la funzione formativa. Ogni tentativo di inserire nuove forze – non soltanto giovani – si scontra con difficoltà legislative e burocratiche, come dimostra la fallita riforma dell'apprendistato. Reggono le associazioni e il volontariato, per fortuna. Resta la famiglia: fin troppo. Non è normale che il 61 per cento dei giovani tra i diciotto e i trentaquattro anni – quasi sette milioni di persone viva  ancora con almeno un genitore. Non è tranquillizzante vedere madri ansiose e padri spiazzati, distratti o in libera uscita.
Ecco com'è nato questo libro: dalla speranza di poter essere utile. Non prometto soluzioni. Offro solo alcuni suggerimenti sul bagaglio, qualche indicazione sui mezzi di trasporto, un paio di avvertimenti sui compagni di strada.

Non aspettatevi resoconti di traversate avventurose. Parleremo invece di scelte, di atteggiamenti, di comportamenti, di insidie da evitare e di consolazioni a portata di mano. Di ciò che c portiamo dietro, e magari potremmo abbandonare. Di quello che abbandoniamo, e invece dovremmo portare con noi.
Mi illudo, dopo tanti anni di arrivi e partenze, d'aver sviluppato una certa competenza. La prima regola – condivisa da viandanti ed esploratori di ogni epoca – può sembrare banale: viaggiate leggeri. Vale anche per il viaggio che vi propongo. Per partire non servono troppe parole: ne bastano venti, come i chilogrammi di bagaglio consentiti in aereo (classe economica). Venti vocaboli in grado di accompagnarci e orientarci.
Cosa portare, dunque?
Un atlante, per cominciare. Serve a capire come arrivare dove vogliamo arrivare. Ci sono molti modi di attraversare gli anni. C'è chi ama lasciarsi trasportare, come un turista; e chi vuole scegliere, come un viaggiatore. C'è chi s'affida a un gruppo e a un capo, e si limita a fare ciò che gli viene detto. C'è invece chi osserva, ascolta, annusa, assaggia, tocca: e impara a ragionare con la propria testa.


 
Abiti mentali adeguati. Per esempio, la convinzione che sintesi e precisione siano qualità indispensabili, in questi tempi affollati. Viva la brevità e l'esattezza, dunque. Spontaneità e pressappochismo sono cose diverse: la prima attira il prossimo, il secondo lo respinge.
La consapevolezza che ognuno di noi – non importa quanto adulto, quanto affermato, quanto maturo – ha bisogno costante di incoraggiamento, insegnamento, ispirazione. Il mondo è pieno di cattivi maestri; ma ne esistono di ottimi, nella scuola e nel lavoro. È bello frequentarli e conoscerli di persona. Talvolta, però, è sufficiente leggerne e imparare da loro.
La capacità di rinunciare, quando occorre. Oggetti, abitudini, idiosincrasie, passioni che diventano ossessioni: sono molte le cose di cui rischiamo di diventare schiavi.
La gioia di impegnarsi con gli altri e, magari, per gli altri. La saggezza di trovare soddisfazione nelle cose semplici.
L'intelligenza di capire che ogni generazione deve far spazio alle generazioni successive. Chi viene prima deve lasciare il passo a chi viene dopo, i lamenti davanti alle novità sono patetici e prevedibili.
La grazia nell'uscita di scena, sapendo che nessun viaggio e nessuno spettacolo – neppure il nostro – dura per sempre.
Queste riflessioni non sono destinate a una categoria o a una generazione: siamo tutti viaggiatori della vita. Viaggiatori solitari, in Italia più che altrove. Forse perché siamo individualisti, intelligenti, intraprendenti, e l'idolatria dell'io che domina questo inizio di secolo ha trovato, presso di noi, terreno fertile. O forse ci sono altri motivi. Per esempio, il sospetto verso tutto ciò che è comune e condiviso. Un sospetto che furbi e disonesti hanno coltivato e sfruttato per i loro scopi.
Da molti anni – da quando faccio il giornalista e lo scrittore – provo a capire come siamo fatti noi italiani. L'ho raccontato in migliaia di articoli, centinaia di incontri e una dozzina di libri, in Italia e all'estero. Non ho mai detto – e non dirò mai – come dovremmo essere. Ma cosa potremmo diventare, questo sì."



CHI CE LO CONSIGLIA...

 

Ti fa sentire in difetto, in maniera piacevole ovviamente, perché vorresti essere lì, nei posti raccontati e descritti con il suo stile puntuale, preciso, e sempre piacevole


"..Beppe Severgnini cerca di comprendere il nostro tempo, guardando alla vita sempre con il bicchiere mezzo pieno. Siamo stanchi, scrive, di parlare solo di crisi e di fallimenti, è ora che i giovani si diano una mossa per contrastare l’immobilismo italiano. In questo libro prende spunto di volta in volta una parola e ci scrive sopra

 "...suggerire strategie grandi e piccole per compiere il viaggio in modo positivo, affinchè che non si trasformi nè in una comoda scappatoia nè in un momento complicato e pericoloso....




" il "capitolo 14 - Resilienza" che viene definita (tra le tante definizioni) come "la capacità di affrontare le avversità, di superarle e rimanere se stessi".
 
Parola d'ordine è quindi "cambiamento", che viene inteso anche come innovazione e ribellione come viene citato nel "capitolo 9": "L'umanità cambia per ribellioni e incomprensioni. Se i figli facessero tutto quello che vogliono i genitori, il mondo sarebbe indietro di secoli (nonché estremamente noioso)".