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sabato 1 febbraio 2014

Giro d'Italia Letterario, sabato 1 febbraio... inside the 'soul con Cognetti

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Dopo aver letto Il ragazzo selvaticoQuaderno di montagna ambientato in Valle d' Aosta...inside the 'soul...

http://m2.paperblog.com/i/182/1824731/silenzi-amici-montagna-essere-in-cerca-di-qua-T-Swz_Fj.jpeg

"Non c'è modo di essere libero stando seduto.
Inginocchiato non c'è modo di essere libero
sollevando una tazza vuota, chiedo silenziosamente
che tutte le mie destinazioni accettino quello che sono io
così riesco a respirare...
"Conoscevo tutte le regole ma le regole non conoscevano me. Garantito".

Iniziava così Guaranteed di Eddie Vedder, dalla famosa colonna sonora del film Into the Wild.
Il libro Nelle terre estreme (Into the wild) in cui Jon Krakauer ricostruisce la storia vera di un ragazzo come tanti che ha saputo guardarsi dentro e rispettarsi, fino in fondo. Riscoprendo i valori della Natura più pura e selvaggia.Perché quella che l’alpinista e saggista Jon Krakauer ha saputo ricostruire in anni di ricerca e narra con tanta passione è la storia di un ragazzo speciale, Chris McCandless, che aveva tutto per inserirsi nel sistema, ma ha fatto la scelta più estrema quella di lasciare questo tutto artificiale, fatto di maschere e convenzioni, per assimilarsi al tutto della Natura raggiungendo l' Alaska. Su un pannello che copriva un finestrino rotto all’interno dell’autobus dove finì la sua giovane esistenza, Chris scrisse: «Da due anni cammina per il mondo. Niente telefono, niente piscina, niente animali, niente sigarette. Il massimo della libertà. Un estremista. Un viaggiatore esteta la cui dimora è la strada. Scappato da Atlanta. Mai dovrai fare ritorno perché the west is the best. E adesso, dopo due anni a zonzo, arriva la grande avventura finale. L’apice della battaglia per uccidere l’essere falso dentro di sé e concludere vittoriosamente il pellegrinaggio spirituale. Dieci giorni e dieci notti di treni merci e autostop lo hanno portato fino al grande bianco del Nord. Per non essere mai più avvelenato dalla civiltà, egli fugge, e solo cammina per smarrirsi nelle terre estreme (into the wild)». Alexander Supertramp ( il nuovo nome che si era dato), Maggio 1992.
Il Jon Krakauer nostrano è Paolo Cognetti, lo scrittore che un giorno si è rintanato in una baita al tempo del disgelo per mettersi in cammino, con calma ma con urgenza. Finché anche la baita diventerà una gabbia...Il ragazzo selvatico racchiude un'esperienza: insieme di cose udite all'ombra delle foglie, minuscole intuizioni, silenziose amicizie e citazioni, perché poi nessun compagno di viaggio è mai fedele come un libro Anche Chris nello zaino aveva portato con sé libri per farsi fare compagnia.
Nel Racconto-Quaderno-Il ragazzo selvatico “Avevo così tanti me tra i piedi" scrive l'autore "che a volte la sera uscivo, e andavo a fare un giro nel bosco per stare un po' da solo". L'Alaska di Paolo Cognetti sono le valli del Gran Paradiso che chiudono a sud la val d'Aosta. Angolo rassicurante, paesaggio dove lo scrittore passava le estati da ragazzo. 
I MIEI COLLAGE
Ma allora perché venire qui? Da cosa si scappa, sempre, quando si scappa da casa? Fuori dalla gabbia, via dal mondo globale. Scarponi ai piedi il ritmo delle stagioni il respiro degli alberi che avvolge l'orizzonte il cigolio delle assi nella vecchia stalla il topo che mangiucchia i resti della cena. I ghiri e i tassi, le lepri i fragili caprioli, i maestosi stambecchi, le timide volpi nelle radure. Tronchi sradicati, sorgenti. Sintonia fra cani e pastori. Andare fuori dai sentieri battuti. Leggere le storie scritte nel terreno.

Si scappa da quel sé che non ci appartiene più. Per vedere se nella solitudine della natura ci aspetta un altro io.
COMPORRE UN COLLAGE ---
Ed i riferimenti letterari che lo accompagnano nella stesura dei suoi appunti continuano:"Provo rispetto per l'abete rosso..." l'Arboreto salvatico di Mario Rigoni Stern, a cui fa omaggio insieme agli alberi dei duemila metri: pino silvestre, larice, pino cembro. In questa pagina di quaderno l'autore calibra le parole per renderci partecipi della maeatosità di quegli alberi, di "quel" tronco, di “quel” sentiero. 
 
Esplorato il limite, il ragazzo selvatico raccoglie le sue poche cose e fa dietro front, ritualizzando l'addio alla baita e agli amici immaginari. Lascia il suo "doppio", il temerario Chris McCandless, al destino crudele che ha raccontato Jon Krakauer. Perché proprio la fine è importante in tutte le cose: chi ha detto che il vero eroe è quello che cede all'autodistruzione?
Sul finale si sente il sibilo delle doppiette dei cacciatori che avranno come prede gli animaletti della montagna che il ragazzo ha avuto come amici per quei mesi vissuti in solitudine.

http://www.flaneri.com/fileblog/Paolo-Cognetti-Il-ragazzo-selvatico.jpgDopo aver letto Il ragazzo selvatico – Quaderno di montagna si potrebbe chiacchierare con lui della sua esperienza da “eremita” e della letteratura di genere – da lui esplorata- che vede tra i suoi capisaldi Walden di Thoreau , Primo Levi, Mario Rigoni Stern, Walter Bonatti, Reinhold Messner, Tesson, Thoreau . Infatti leggendo, soprattutto la prima pagina del suo Quaderno, subito torna in mente un racconto di Franzen (da lui stesso citato), contenuto in Più lontano ancora. Una raccolta di saggi in cui, stando alla critica, “ il fatto di scegliere di NON costruire un fil rouge da proporre al lettore comunica poca attenzione al piacere della lettura...una scrittura quella di Franzen come quella di Cognetti asciutta senza essere arida, offre emozioni con uno stile malleabile”

Franzen scrive “Alla fine dello scorso autunno sen­tivo il biso­gno di allon­ta­narmi da tutto. Ero impe­gnato da quat­tro mesi nella pro­mo­zione di un romanzo e pro­ce­devo nella mia tabella di mar­cia in modo mec­ca­nico, sen­ten­domi sem­pre più simile al pic­colo cur­sore che segna l’avanzamento di un fil­mato sul com­pu­ter. A forza di par­larne, ampie por­zioni della mia sto­ria per­so­nale si stavano con­sumando dall’interno. E ogni mat­tina la stessa dose di nico­tina e caf­feina; ogni sera lo stesso assalto all’email; ogni notte lo stesso ricorso all’alcol per quel lampo di pia­cere che intor­pi­di­sce il cer­vello. A un certo punto, dopo aver letto di Masa­fuera, comin­ciai a imma­gi­nare di andar­mene lag­giù da solo, come Selkirk, nell’entroterra dell’isola, che rimane disa­bi­tato tutto l’anno.”
 
È un caso o un riferimento voluto?  Credo che la sua volontà di allontanarsi, oltre il suo “inverno difficile”, sia legata come nel caso di Franzen anche alla volontà di estraniarsi dalla serie di comunicazioni “virtuali” e di vincoli per cercare un tempo più autentico.Perciò credo che il saggio di Franzen sia somigliante alla fuga di Cognetti. 
http://m2.paperblog.com/i/207/2076542/progetto-lampf-le-risposte-di-paolo-cognetti-L-QlG8h_.jpeg
COGNETTI
Altro parallelo con Nelle foreste siberiane di Sylvain Tesson. Forse gli anni che hanno visto il nostro autore ossessionato dalla popolarità (sono felice se ho tante persone intorno) hanno prodotto anche il bisogno opposto, quello dell’eremitaggio. In questo senso vi è un valore politico: la decisione di uscire dalla società, di rifiutarne le regole e i valori, un modo per contestarla, come insegnava Thoreau.  
Ma alcuni di noi con quella paura sentono il bisogno di fare i conti.

L'autore traccia una linea netta tra alpinista e montanaro. Da una parte l’alpinista, l’escursionista, lo sciatore, chi in montagna cerca un’esperienza intensa ma temporanea alla fine della quale si torna in superficie. Dall’altra chi in montagna ci abita e ci lavora. Sono modi diversi di vivere lo stesso luogo: il suo amico pastore non è mai stato su nessuna di queste cime, non sa nemmeno che cosa si veda dall’altra parte del crinale, ma riesce a vivere quassù per mesi in una specie di capanna e ha una conoscenza dell’ambiente di montagna come quella di un naturalista; al contrario, molti alpinisti sanno molto di cime, pareti, roccia e ghiaccio, e quasi nulla di bosco, torrenti, alberi, animali. E poi la prima neve in settembre , certe estati tardive d’ottobre, le piogge interminabili di primavera, il risveglio dal letargo in aprile. Lui voleva vivere l'esperienza del montanaro. 

  
Infine posso intuire perché “quaderno” e non “diario”. Perché, per uno scrittore di narrativa, un testo è sempre mediato da un’idea di scrittura, falsificato per diventare racconto. Anche gli autori che Cognetti ha letto hanno scritto nei loro romanzi di aver trascorso ad esempio due anni nel bosco, ma nel libro gli conveniva fingere che fosse un anno solo, così la storia veniva meglio. Ossia: guardate che quello che state per leggere non è del tutto vero, libertà di romanzare.
 Anche per Cognetti forse è stato così. Quando ha cominciato a lavorare al libro, e a sentire il bisogno di distaccarsi dalla cronaca quotidiana per librarsi verso la scrittura, la scelta decisiva è stata quella di prendere i testi che aveva già, un insieme di pensieri e osservazioni, modificarli dal tempo presente al passato remoto. Doveva trasformare il suo diario in racconto. E poi lo scrivere a mano, così il quaderno è la carta vera su cui è nato il libro.
L'autore mi ha fatto capire cosa intende per uomo di montagna: quello che deve saper fare tanti lavori, essere abile con le mani, costretto ad arrangiarsi ma anche quello che ha visto così poco mondo, letto così pochi libri che può diventare un intollerante pur se è capace di stare da solo. La solitudine, il buio, il silenzio, in montagna diventano quasi dei compagni di vita, forse una vita più desiderabile.
http://www.imieilibri.it/wp-content/uploads/2013/04/babel-2013.jpg
Percorrendo dunque un sentiero già battuto in precedenza dai mostri sacri che ha letto, Paolo Cognetti mi ha fatto da guida alla scoperta del suo lato eremita, parlando di sé e mettendo a nudo le sue debolezze e le sue risorse, proprio come ogni uomo, eremita sulla cima di una montagna o inghiottito dal traffico cittadino, dovrebbe essere in grado di fare.
http://www.oknotizia.com/wp-content/blogs.dir/10/files/sites/10/2013/07/libri-44.jpg“Ero andato in montagna con l’idea che a un certo punto, resistendo abbastanza a lungo, mi sarei trasformato in qualcun altro, e la trasformazione sarebbe stata irreversibile: invece il mio vecchio nemico spuntava fuori ogni volta più forte di prima.”
 
L’essenzialità che l'autore ha sperimentato in questa avventura in montagna è ricalcata da uno stile narrativo semplice, un linguaggio disadorno, la successione degli eventi lineare come in un diario a cui manca solo l’indicazione della data. Inoltre, Cognetti inserisce molte citazioni da altri scrittori piuttosto che “ complicare” la sua prosa, come se volesse preservare anche la sua scrittura da qualsiasi “artificialità “ e preferisse restare il più distante possibile da una certa pretesa letteraria: piuttosto che un libro destinato alla pubblicazione, sembra infatti di leggere, di sbirciare quasi, le intime confidenze del diario personale dell’autore. 

 

venerdì 31 gennaio 2014

UN VENERDI' DEL LIBRO ALL'INSEGNA DI UN ATELIER AUTOBIOGRAFICO


Il testo che propongo prevede e auspica che i molteplici saperi e le pratiche  della tradizione narrativa, riescano ad incontrarsi con quelli educativi. Narrare ed educare non sono infatti soltanto parole dall’evidente senso pedagogico.


L'esperto prof. Duccio Demetrio ci propone UN  ATELIER AUTOBIOGRAFICO: da genere letterario ad opportunità pedagogica - 
http://www.mimesisedizioni.it/Scienze-della-narrazione/Educare-e-narrare.html
   Mimesi edizioni- 2012
2009 Duccio Demetrio – da Atti Convegno Erickson poi edizioni Mimesi 2012

Ogni autobiografia, il racconto di una vita vissuta che un autore, allo stesso tempo protagonista della propria storia, scrive in prima persona, è un genere letterario: vi  hanno attinto psicologi,sociologici, storici. Ma solo da qualche anno  se ne sono evidenziate metodologicamente le implicazioni pedagogiche e didattiche. L'Esperto sottolinea che se nel corso dei secoli donne e uomini famosi hanno scritto autentici capolavori autobiografici,  e moltissimi quelli che pur con abilità alfabetiche semplici, hanno sentito la necessità  di raccontarsi per iscritto , solamente per testimoniare la propria vicenda umana. Importante per il solo fatto di averla vissuta, tra eventi e volontà di sopravvivere anche nelle situazioni più difficili. 
Molti che si sono dati a questa esperienza, hanno voluto mostrare a se stessi il cammino intrapreso, il riscatto sociale e morale raggiunto grazie allo scrivere. In questi casi, assai  diffusi, non sfugge che scrivere di sé, rievocare il passato spesso con coraggio e determinazione, esporsi al giudizio degli altri, rappresenta un evento auto-educativo.

COSA ACCADE...

 a) provare la sensazione di apprendere dalla propria vita passata, poiché lo scrivere ci “obbliga” a riflettere sul senso di quel che abbiamo fatto e andiamo facendo nel presente; 
b) prendere coscienza del significato morale di alcune esperienze; c) esercitarsi a ricollegare fra loro i fatti e a farsene una ragione; 
d) veder accrescersi il desiderio di leggere e la curiosità verso le storie altrui e il mondo circostante.
E, ancora, intingendo metaforicamente la penna nella propria vita :

e) si diventa creativi, pur con pochi mezzi e capacità a disposizione, dovendo tradurre in frasi sensate, in racconti accattivanti, quanto concretamente si sia vissuto. L’autobiografia è stata definita , rispetto ad altre tipologie narrative, una “scrittura della realtà”, un tentativo di riscoprire verità nacoste sotto le apparenze.
Ogni autobiografo  dovrebbe di conseguenza attenersi ad un patto di sincerità, con gli eventuali lettori. Senza dar troppo corso alla fantasia. 

  PERCHE' E' IMPORTANTE...


L’importanza psico-pedagogica del punto di vista autobiografico si basa nel viaggio imprevedibile che si intraprende per scriverla che fa maturare umanamente ed intellettualmente oltre che potenzia la condivisione di relazioni. 
Scriviamo per essere capiti, per svelare qualcosa che a voce non sapevamo, potevamo, volevamo dire, perché questo gesto, che può diventare quotidiano, ci fa sentire liberi, ci dà gioia, un senso più pieno della vita; ci consente di oltrepassare persino i peggiori momenti.  Proposta culturale in controtendenzama utilissima come arte di raccontarsi in pedagogia sia dell’infanzia, che dell’adolescenza e degli adulti.

 L’ autobiografia è un mezzo per avere maggiore conoscenza ad esempio degli studenti e delle loro storie  ed ogni scrittura personale, la più spontanea e modesta, è un indizio che  segnala qualcosa che non sempre l' insegnante riesce a vedere. Molto spesso il docente (io ne ho avuto esperienza) anche senza  l’aiuto di specialisti, puo' essere in grado di diagnosticare ed affrontare: scarsa autostima, problemi di adattamento ed affettivi, paure, sfiducia nelle proprie capacità, ecc. 
http://gitementali.files.wordpress.com/2022/11/diario.jpgRitengo che l’autobiografia sia uno strumento dell’educazione attiva come fare'liste' di propositi a cui si sono dati  anche personaggi famosi Le liste ci danno l'illusione di avere il polso della situazione e, secondo Umberto Eco, ci aiutano addirittura a superare la paura della morte. "Le liste sono all'origine della cultura. Sono parte integrante della storia dell'arte e della letteratura. Qual è l'obiettivo della cultura? Rendere l'infinito comprensibile... E come facciamo, in qualità di umani, ad affrontare l'infinito? 
Come si può tentare di comprendere l'incomprensibile? Attraverso le liste" e sono tanti i grandi cervelli del passato che sono ricorsi alle liste giornaliere per fare ordine mentale. Da quelle più meticolose di Benjamin Franklin che tentava di far convivere obiettivi spesso opposti o impossibili- come  la promessa fatta agli amici di passare la serata insieme con la regola "Vai fino in fondo al lavoro senza interromperti".  Alla lista più mondana del cantante statunitense Woody Gurthrie: "Lavati i denti. Cambia i calzini. Scrivi una canzone al giorno. Ama la mamma". Al monito per la vecchiaia di Jonhatan Swift intitolato: "Quando sarò vecchio, 1699"

Da Jonathan Swift a Mark Twain, Picasso, Thomas Jefferson, Charles Darwin, Ernest Hemingway e Thomas Edison che amavano tenere appunti sul da farsi. In realtà, l'inconscio in questo modo 'chiede' alla parte cosciente di "fare un piano d'azione",  le liste. 

Ed ancora Paul Valéry: Quaderni I - Quaderni II - Quaderni III - Quaderni IV - Quaderni V
Antoine de Saint-Exupéry: Taccuini
Cesare Pavese - Il mestiere di vivere 1935-39 - Il mestiere di vivere 1940-50
Giacomo Leopardi: Zibaldone 1817-1821 - Zibaldone 1822-1832
Ennio Flaiano: Diario degli errori - Diario notturno - Taccuino del marziano - Don't forget - Frasario essenziale

 

giovedì 30 gennaio 2014

DA UN BLOG ALL' ALTRO, ECCO DOVE SI FERMA IL GUFETTO PORTAFORTUNA #8.



QUESTA SETTIMANA, DOPO UNA PAUSA CHE MI HA VISTO COINVOLTA  NEL TERMINARE LA MIA INIZIATIVA "RICETTE DOVE LE ABBIAMO TROVATE "
ECCO QUALI BLOG HANNO INTERESSATO IL  MIO SAGGIO  GUFETTO  PORTAFORTUNA TANTO DA FERMARSI PRESSO DI  LORO ...

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9HxPn4l4dvES78ucXOWIxKIM5bFVb8_rkTrQd6R-la3htOZvOB4TbXBhH2NTrhg6vixqt1OmqdsnGy_IoCJovqoZ4yd_ujBKE_-6zAFWqiBHuBhfVRn9n2PHpx1I6TZl5bfRBwz9VE8Zd/s1600/buhito.gif


MA ANDIAMO CON ORDINE E PRESENTIAMO QUESTO SIMPATICO ANIMALETTO

Perché il gufo porta fortuna?   CE LO DICE ANCHE RIGHOUSE

Amato dai collezionisti di tutto il mondo,  da sempre simbolo di fortuna e buon auspicio. La sua figura è associata anche alla saggezza: come non ricordare  il gufo della storica favola di Re Artù? Quella proposta da Disney non è la sola fiaba a investire questo animale del ruolo di “sapiente”. Nel mondo delle favole il gufo ricopre quasi sempre il ruolo del saggio del bosco, a cui si rivolgono gli altri animali per avere  consigli.
 

 STORIE STORIE STORIE 


Si può iniziare con INVENTANDO BLOG  che ci ricorda  una famosa filastrocca

“Gufo, gufo della notte scura, 
che porti via fame e paura.. 
veglia su tutte le nostre genti, 
vecchi, bimbi e sugli armenti.
 Col tuo canto, che può far paura,
 proteggi gli amici con madre natura… 
Fate, gnomi fastidiosi folletti, 
non potranno più farci dispetti.”

La leggenda ci tramanda che molto molto tempo fa il GUFO  era un uccello diurno dalla splendida voce. Ma dopo aver assistito alla morte di Gesù sul Golgota, odiò talmente la luce del sole che soffocò il suo canto soave, tramutandolo in singhiozzo per la morte del figlio di Dio.
http://www.partecipiamo.it/gif/gufi_civette/gufo.gifSecondo una tradizione, poi,  si usava anche cucire una piuma di civetta sul vestito delle spose come portafortuna, e in molte case c’era il cosiddetto “crepuscolo del mattino”, cioè un foro posto  sotto il tetto che serviva come nido per le civette, che  sarebbero state riconoscenti per l’ospitalità ed avrebbero tenuto lontano il male.
Infine narra una leggenda popolare che Dio creò il mondo con tutti gli animali, ma che poi, riguardando il gufo,  si pentì di averlo fatto  con occhi così grandi e abitudini strane e notturne. Così volle fargli un grande dono: sarebbe diventato l’animale della buona sorte e che avrebbe sempre portato buoni auspici per migliorare la vita di coloro che  lo avessero  tenuto vicino, senza temerlo.




Stefania, la curatrice del blog è una “ LOVER del bricolage creativo: "...faccio le cose che mi piacciono con passione, indipendentemente dal risultato finale. Provo a dare nuova vita agli oggetti prima di buttarli e ne creo di nuovi con i materiali che ho in casa. Mio marito e le mie bellissime bimbe, Coccolotta (5 anni) e Polpettina (5 mesi), illuminano le mie giornate e accendono la mia fantasia".

LA CREAZIONE DELLA SUA  PICCOLINA

QUESTO BLOG DAL LOGO PARTICOLARE, Protestaverde, CI VUOLE INFORMARE E SENSIBILIZZARE SUI TEMI RIGUARDANTI L'AMBIENTE E GLI ANIMALI


http://www.gifandgif.com/gif_animate/Uccelli/Animali%20-%20Uccelli%20(17).gif






E sabato 18 gennaio 2014 ci invita a ricordare un passo: "Mi capita qualche volta di scherzare affermando che la luna e le stelle sono bellissime da guardare, ma che se qualcuno di noi provasse a viverci sarebbe molto infelice. Il pianeta azzurro, in nostro pianeta, è un luogo meraviglioso.  La sua vita è la nostra vita, il suo futuro è il nostro. In verità, la terra è la madre di tutti noi. Dipendiamo da lei, come bambini."
Il quattordicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso. 

 http://risorse.giovani.it/files/gallery/gif_varie/animali_e_fiori/animali/uccelli/notturni/tn_ucc174.gif
 
ENTRIAMO ORA NE LA STANZA DELLE SORPRESE.....QUI E' LA PORTA



... TROVIAMO UNA INGUARIBILE  sognatrice, persa nel pensiero che le persone mentano a fin di bene... ma è solo un'altra bugia.



 http://www.partecipiamo.it/gif/gufi_civette/3.gif
 ECCO....
http://labandedesfaineantes.blogspot.it/
LOGO

 

... Ilaria, la curatrice, presenta il  suo blog tutto colori e simpatia per le arti figurative e non solo...
ANZI... predilige giocare con la tecnica del Mixed Media e gli riesce molto bene.


http://trovaedai.altervista.org/IMMAGINI/gufo.gif
ED ECCO  UNA laureata in Letteratura inglese che ha  sempre amato creare:"Quand'ero piccola, dicevo a mia mamma:"Dai,  facciamo i lavoretti?"- All'epoca, non c'era molto oltre  al Das, le tempere e la carta. Ma mia mamma era molto stimolante e creativa!
Poi, al liceo nacque una vera passione per la maglia, il punto croce e il mezzo punto, tanto che volevo andare in Inghilterra per migliorare queste tecniche. Gli studi e il lavoro hanno fermato "per un attimo" le mani che -  prepotentemente -  da un po' di tempo hanno detto che volevano tornare a creare. Questa volta le voglio ascoltare.  Continuo ad amare stoffe, colori e carte. Ora, mi occupo di creare accessori per i piccoli e la loro cameretta."

 

 

mercoledì 29 gennaio 2014

UNA RICETTADELLE TRADIZIONI RI-TROVATA NEL BORGHETTO DEI PESCATORI E' IL 17° CONTRIBUTO



PER QUESTA INTERESSANTE E ...SAPORITA INIZIATIVA, HO UN'OCCASIONE PARTICOLARE PER PRESENTARE UN  PIATTO GUSTOSO E DAL SAPORE DI MARE...

MA ANDIAMO PER ORDINE....



UNA BELLA TRADIZIONE DEL QUARTIERE MARINO DI ROMA: OSTIA LIDO


Ostia, Borghetto dei Pescatori: la 'sagra della tellina'  ha festeggiato 50 anni




                                      ...prima di andare ai fornelli....



Allo storico Borghetto 4 giorni dedicati al mollusco

Giovedì 29, venerdì 30, sabato 31 agosto e domenica I settembre sono i giorni che ogni anno vengono dedicati nel Municipio di Ostia, quartiere di Roma, sul mare, alla festa culinaria più attesa del litorale romano: la Sagra della Tellina. La manifestazione è ricca di intrattenimenti, incontri con i pescatori e soprattutto di golosissimi spaghetti con le telline.
Circa 12 quintali di pasta conditi con olio, aglio, peperoncino e 10 quintali di telline rigorosamente provenienti dal litorale romano, aspettano ritualmente di essere distribuiti dalle 13 fino a sera. Quest’anno come non succedeva da tempo il mare ha infatti regalato tanto prodotto locale.

Al Borghetto dei Pescatori padelle pronte per le telline

Chi abita nello storico Borghetto dei Pescatori, nel cuore di Ostia, giura che l’odore degli spaghetti arriva fino al mare e oltre.
        il gas, sotto le padelle giganti, si accende solitamente molto presto per la preparazione del piatto tipico e quest'anno soprattutto per festeggiare il cinquantesimo anniversario della sagra della tellina. Questo prelibato piatto che, mare permettendo, viene celebrato ogni anno in questo angolo di litorale, si gusta in questo periodo d fine estate: un vero e proprio rito per tutti i residenti e non solo.
Il mare quando dona una quantità di telline significa che le condizioni delle acque stanno migliorando. Il mollusco infatti si trova solo dove l’acqua è pulita e l’idea che la tellina sia tornata sul litorale di Ostia è il miglior incentivo alla pesca
Quest'anno, in occasione del mezzo secolo di storia, gli spaghetti sono stati cucinati da cuochi professionisti che hanno affiancato i cuochi tradizionali del Borghetto dei pescatori. Presenti anche chef dell’Aic , associazione celiaci, che hanno preparato piatti senza glutine.
Poi balli e intrattenimento per grandi e piccini anche con musica latinoamericana e imperdibile, domenica pomeriggio alle 16, la suggestiva processione di barche dei pescatori con la Madonna Stella Maris, loro protettrice. Le imbarcazioni, compresa quella piccola con i bambini della scuola velica della Lega Navale, hanno accompagnato la Madonna dal canale dei pescatori fino al Pontile di Ostia da dove hanno gettato la corona di fiori. Un rito con il quale si celebra il tradizionale «Matrimonio con il Mare», un’antica cerimonia religiosa attraverso la quale i marinai cercano di propiziarsi la benevolenza del mare attraverso un matrimonio simbolico tra il pescatore e la Madonna. Lo sposalizio del mare nasce da un’antica leggenda che narra la vicenda accaduta nel 1445 quando Pietro Barbo, Vescovo di Cervia, fu sorpreso da una terribile tempesta in mare al suo ritorno da Venezia: per placarla diede in pegno alle acque l’anello pastorale salvando così se stesso e l’equipaggio. Da allora la tradizione viene rispettata ed ogni anno si rinnova la benedizione delle acque ed il matrimonio con il mare. 
 
L'AMBIENTE



Il litorale romano è un tratto di costa ancora ricco di biodiversità, con una vegetazione costiera che si è conservata in larga parte e numerose comunità di pescatori che praticano ancora la piccola pesca costiera e  ancora alcune tradizioni locali come la pesca della tellina.

IL MOLLUSCO

La tellina (Donax trunculus L. si trova comunemente sulle coste italiane ovunque ci siano fondali sabbiosi ma, nella zona da Passoscuro a Capo d'Anzio, parte della quale nella Riserva Naturale del Litorale Romano, la pesca è sempre stata abbondante e rinomata fin dai tempi romani, PER qualità e finezza della sabbia. Lo confermano documenti del '500 dove si parla di cessione dei terreni destinati a tale attività: "ai 18 di aprile del 1595 Andrea Cesi vendette a favore del cardinale Girolamo di Ciriaco e di Asdrubale fratelli Mattei, la peschiera delle telline esistente sulla spiaggia del mare del casale di Corteccia e Cesolina o Villa, per scudi 2000".
Recentemente da Minturno, nei pressi di Latina, le comunità di pescatori si sono spostati stagionalmente per pescare lungo la dove sfociano il Tevere e l'Arrone, fermandosi dove la pesca era più propizia e costruendo delle capanne sulla spiaggia per ripararsi.
Erano nomadi del mare, si fermavano ogni stagione in un punto della costa e, dove si fermavano, costruivano capanne che riutilizzavano anche negli anni successivi. Non pescavano solo telline ma anche altre specie che trovavano sotto costa. Quando questi gruppi di pescatori decisero, alla fine degli anni '50, di fermarsi stanzialmente nei luoghi di pesca, comparvero i primi villaggi dei pescatori fatti in muratura, costruiti dove un tempo sorgevano le capanne di legno. E' possibile ancora oggi osservare questi primi nuclei di insediamento a Fregene, a Ostia e in altre località lungo le poche decine di chilometri di questo litorale.Questo mollusco è ormai ricercato, nella forma bivalve più dolce e delicato di altri molluschi, più piccola e dal gusto inconfondibile, tanto che va condita poco per rispettarne le delicate qualità.
Oggi la gastronomia anche casalinga ne ha fatto un simbolo dedicandole il piatto più famoso: spaghetti con le telline ( e quando non si trovano in pescheria o presso i pescatori) con le vongole. Piatto che ha trovato il suo momento di massimo splendore negli anni '50, nel periodo della Dolce Vita, quando sulle spiagge del litorale arrivavano dalla vicina Cinecittà attori e registi, tra i quali Federico Fellini, a degustare le pregiate telline. Solo con il mare calmo è possibile pescarle ed è una attività - pesca che si pratica tutto l’anno, ad eccezione dei periodi di fermo biologico della pesca in aprile. I pescatori usano solo i rastrelli da natante o i rastrelli a mano e lo fanno con piccole imbarcazioni da pesca costiera.


MA VI E' UNA MODALITA' PARTICOLARE PER CUCINARE I

 MOLLUSCHI , QUESTA E' LA RICETTA DI MATTEO, IL 

“COCCOLOSO” FIGLIOLONE CHE CI CONSIGLIA COSI'


A VOI...

- una volta acquistato circa un kg (per quattro /cinque persone) di lupini o telline o vongole veraci o tartufi di mare (meglio i lupini perchè più saporiti anche se più piccoli, anche aw il top è fare un misto tra lupini e vongole veraci/telline) metteteli a bagno in acqua fredda per almeno 30 minuti
- prendete i molluschi levateli dall'acqua e metteteli dentro una padella con coperchio, su fiamma viva. Ogni tanto controllate che si aprano: man mano che si schiudono, levateli con un cucchiao o pinza
- fate raffreddare i molluschi e poi sgusciateli lasciandome magari qualcuna come guarnizione e immergete quelli sgusciati nel vino bianco.
- prendete l'acqua rimasta in padella dopo che si sono aperti e mettetela da parte (filtratela se ce ne fosse bisogno)
- simultaneamente avrete fatto soffriggere dell'olio con aglio e peperoncino in una padella dal fondo concavo (tipo wok).
- buttate spaghetti o vermicelli in acqua salata.
-  scolateli a metà cottura mantenendoli un pò bagnati e metteteli nella padella del soffritto. 
- aggiungete per gradi l'acqua dei molluschi in modo tale da far finire la cottura degli spaghetti nella padella. Negli ultimi due minuti aggiungete le vongole/lupini/telline
- impiattate aggiungendo prezzemolo fresco e le vongole col guscio



              ED ECCO...







LE NOTIZIE STORICHE E LE IMMAGINI SONO PRESE DA INTERNET


























martedì 28 gennaio 2014

PER LA RUBRICA 30 SETTIMANE DI LIBRI, LA SAND CI ACCOMPAGNA NEI GIARDINI ITALIANI...LEGGERE CON IL SUO MANOSCRITTO

GEORGE  SANDissuu.com/simofedelevernia/docs/i__giardini_in__italia-lezione_sand?e=5958169/6509464
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LES  JARDINES  EN  ITALIE   I  GIARDINI IN ITALIA -  è un  manoscritto (20 fogli  - 225 per 180 mm-  una plaquette rilegata in veline ed arricchita da disegni) intitolato I GIARDINI IN ITALIA,  ritrovato dalla professoressa Giovanna Romanelli (durante una delle sue ricerche,  nella Biblioteca Nazionale di Francia /Sito Richelieu 58, rue de Richelieu , 75804, Patis Cedex 02). Fu scritto da George Sand al rientro dal suo viaggio nel 1855:  è una  riflessione della società nel periodo dell' industrializzazione allorché ci si stava dimenticando del legame tra l’uomo la natura e l’ambiente nel quale si vive.