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NEL MESE DI MAGGIO, NOVITA' IN LIBRERIA...UNA NUOVA TRADUZIONE DE Il giovane Holden
Non me la sono lasciata scappare questa nuova traduzione del libro più
famoso e iconico di J.D. Salinger, un libro il cui linguaggio – a
partire da titolo – è sempre stato peculiare e difficile da
trasformare. Se ne è parlato con il nuovo traduttore, Matteo
Colombo.
Così:" Il fiato di Salinger sul collo, e quello della traduzione di Adriana Motti,
a tratti ottima ma anche ingombrante, dopo tutti questi anni da cui
sono passati milioni di lettori. Quindi è iniziato il controllo riga per
riga, con accanto la sua e le versioni nelle altre lingue che uso per
lavoro, francese e spagnolo, più un’altra traduzione pirata anteriore a
quella di Motti. Sapevo di dover operare una scelta su ogni singola
virgola, e volevo poter essere in grado in futuro di spiegare tutte le
decisioni prese. Non tutto della traduzione precedente andava buttato:
molte cose le ho tenute, altre sono cambiate perché semplicemente erano
invecchiate"
Il 16 luglio 1951 uscì negli Stati Uniti Il giovane Holden, leggendario e straordinario romanzo di J.D. Salinger che in Italia uscì nel 1952 con il titolo Vita da uomo
per l’editore Casini, ma divenne notor soprattutto a
partire da dieci anni dopo, quando fu pubblicato da Einaudi.
A tradurlo
fu Adriana Motti:"Fa parte del nostro ieri il Giovane Holden di G.D.Salinger, un libro che è tutto
il suo linguaggio, e che negli Anni 60 doveva fare i conti con la
censura delle volgarità.
"
«Perché non ha più senso tradurre goddam
con “dannazione” - spiega Colombo -. Holden ha un linguaggio povero,
ristretto. Da quindicenne di forti opinioni condanna con disprezzo
persone e situazioni che ritiene false. Usa la lingua in modo difensivo.
È pieno di contraddizioni. Questo non risultava in tutta la sua
pienezza».
Propongo tre riflessioni basate su
tre aspetti del racconto di Holden.
Le anatre del Central
Park.
Sembra una pazzia, e anche il protagonista lo ammette, ma continuamente la narrazione
ritorna sulle anitre del Central Park e sulla loro destinazione
durante i freddi inverni newyorkesi. A più riprese Holden domanda e
si domanda che fine facciano le anitre del laghetto quando d'inverno
è ghiacciato. Domanda paradossale per un personaggio che dichiara,
a un certo punto, di sapere che i volatili emigrano nei periodi
freddi. Una domanda semplice, che però a guardarla bene ritorna,
magari con forme diverse, nelle nostre vite di tutti i giorni.
Il museo di storia
naturale.
Tutti lo abbiamo
frequentato; e Holden, come ogni bambino che è stato portato in gita
al museo, racconta le sue impressioni. Ne racconta in particolare
una, banale. Salinger, per bocca di Holden, ci ricorda che andando al
museo troviamo sempre le stesse cose nella stessa collocazione; siamo
noi a cambiare. E questo, in prospettiva del tutto antropologica, è
una verità imprescindibile
La
vecchia Phoebe.
Tra
i diversi personaggi che occupano la scena del racconto di Holden
dopo suo fratello morto prematuramente, c'è sicuramente la sua
sorellina Phoebe. Una bambina che spinge Holden a spiegare il senso
del titolo The catcher in the rye. È
forse questa la vetta del racconto, quando Holden è di fronte a sua
sorella che giustamente viene definita saggia.
Applicare
un racconto alla propria vita, leggere un libro e considerarlo come
una finestra alla quale affacciarsi per sentire spiegare o
interpretare meglio quello che a noi succede, spinge a vedere
l'intervento di Phoebe come essenziale, anche per noi lettori. Dove
si va a cogliere il senso delle cose, o a rilevare una visione pura e
semplice di un'esistenza sempre più complicata? Credo che il
colloquio di Holden con la sorellina ne indichi la strada maestra.
Leggere
Il giovane Holden
è un'esperienza, l'occasione per porre l'attenzione su un
universo di valori che il protagonista stesso denuncia e che
l'Autore, con semplicità, descrive ed accenna. E credo che sia in
questi elementi il significato di un successo così ampio nella
letteratura contemporanea.
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