
Oltre a tracciare il
profilo di nuovi ed emergenti designers nel mondo della eco-moda,
Sass Brown offre una panoramica delle case di moda più importanti
che sviluppano iniziative etiche. L’autrice presenta ad esempio un
marchio del lusso come Salvatore Ferragamo e le sue borse ecologiche
fatte esclusivamente di materiali naturali, privi di sostanze
chimiche e inquinanti. Fa inoltre un profilo della collezione “Fai
da te” di Vivienne Westwood, delle T-shirts di cotone biologico di
Katherine Hamnett e il progetto di upcycling “New Vintage” di
Yves Saint Laurent.
Stilisti di alta moda
come Saint Laurent e Manolo Blahnik, hanno creato una linea di
accessori all’insegna della sostenibilità e sono stati i
protagonisti della sfilata “Vogue Tonne Goodman e Tabitha Simmons“,il 29 marzo 20011 al Rockfeller Center di New York. Le firme: Prada,
Balenciaga, Burberry, Marc Jacobs, Diane von Furstenberg, Manolo
Blahnik, Oscar de la Renta, Stella McCartney, Jason Wu, Alexander
Wang, Tory Burch, Derek Lam, Marchesa, Marni, Michael Kors, Rachel
Roy, Rag & Bone, Thakoon, e molti altri ancora.
" Eco-fashion may have fielded its share of praise and brickbats, but even concerned citizens of the world have trouble teasing out the meaning of the term, let alone its relevance on an increasingly hot, flat, and crowded planet. Leave it to Sass Brown, a full-time professor at the Fashion Institute of Technology in New York, to pierce through the semantic morass. Her book, Eco Fashion (2010, Laurence King), doesn’t just provide a roadmap to the multiple facets of ecological design, but it also follows the players who are charting this nascent but vital terrain. Above all, Brown’s tome is a historical record. “I feel that eco-fashion has reached a tipping point,” she tells Ecouterre, “where the best of the best are simply the best in the industry. And that needs to be recorded, celebrated, and communicated.”
Ogni stilista ha accettato di lavorare in linea con il progetto della NRDC, per trasformare le industrie tessili in un settore ecosostenibile. Sfruttando capi lussuosi e marchi di alta moda, il progetto ha influenzato l’intero mercato di abbigliamento: specificando sull’etichetta di capi di lusso che si tratta di un prodotto sostenibile, l’utenza potrà associare la sostenibilità al prestigio della marca così da rendere i “capi verdi” più richiesti e diffusi.
" Eco-fashion may have fielded its share of praise and brickbats, but even concerned citizens of the world have trouble teasing out the meaning of the term, let alone its relevance on an increasingly hot, flat, and crowded planet. Leave it to Sass Brown, a full-time professor at the Fashion Institute of Technology in New York, to pierce through the semantic morass. Her book, Eco Fashion (2010, Laurence King), doesn’t just provide a roadmap to the multiple facets of ecological design, but it also follows the players who are charting this nascent but vital terrain. Above all, Brown’s tome is a historical record. “I feel that eco-fashion has reached a tipping point,” she tells Ecouterre, “where the best of the best are simply the best in the industry. And that needs to be recorded, celebrated, and communicated.”
Ogni stilista ha accettato di lavorare in linea con il progetto della NRDC, per trasformare le industrie tessili in un settore ecosostenibile. Sfruttando capi lussuosi e marchi di alta moda, il progetto ha influenzato l’intero mercato di abbigliamento: specificando sull’etichetta di capi di lusso che si tratta di un prodotto sostenibile, l’utenza potrà associare la sostenibilità al prestigio della marca così da rendere i “capi verdi” più richiesti e diffusi.
Anche se in Europa
l’eco-moda non è apprezzata quanto negli Stati Uniti, Sass Brown,
autore e professore presso il Fashion Institute of Technology,
afferma che il 2011 è stato l’anno della moda ecologica. Le
etichette di lusso eco-fashion hanno potuto così influenzare i
gusti dei consumatori tanto da garantire una produzione di abiti
green su più ampia scala.
Questo movimento è in corso in diversi paesi e soprattutto nelle nuove
proposte di designer indipendenti, ma l'influenza era tale che le grandi industrie di abiti hanno cambiato alcuni dei
loro processi, in quanto sono troppo inquinanti, e dei loro clienti
cominciano a rivendicare la responsabilità di cura per l'ambiente e
per i lavoratori.
Foto: Sass Brown
Esempi come tendenti
direttamente alle pecore che forniscono lana, lavoro del tessuto in
una rete familiare dove tutti coloro che contribuiscono alla
produzione lo fanno perché godono l'atto di lavorare la maglia a
mano
In Cile ci sono
diverse proposte che si sono regolate in questo modo,
consapevolmente o no, e i media hanno messo in evidenza come dei
designer cileni hanno fatto produrre capi a mano, e questo porta
a risparmio energetico, dove c'è più contatto con l'artigiano, ed
in questo modo si può promuovere questo tipo di lavoro e si
eccelle con un design etico, equo ed ecologico. Pitti Palacios ,
NU2 design , Chantal Bernsau sono alcune delle tante proposte che potrebbero essere classificati come eco fashion
Se si vuole
interiorizzare ciò che sta accadendo nel mondo leggiamo dunque questo
libro: "Eco Fashion" di Sass Brown, specializzata in questo
settore del design e visitiamo questo sito: www.ecofashiontalk.com ,
con tanto materiale su questo argomento.
È interessante notare
che questo movimento - infatti siamo tutti colpiti e dobbiamo
coinvolgere su problemi ambientali- dimostra che l'industria della
moda ha bisogno di un reset e anche prendere parte a migliorare i
processi produttivi.
Si spera che sia
sempre più necessario per i consumatori di tutto il mondo che i
vestiti siano fatti per l' uso quotidiano , oltre ad avere un design
eccellente qualità, sociale e responsabilità ecologica.
"Eco-fashion" is a term sprinkled about everywhere lately, but is the movement a fad or new standard for the fashion industry? |
One of the strongest trends in fashion is the expression of ecological, social and community consciousness, which has recently moved upscale from organic cotton T-shirts to high fashion. |