Narrare deriva dal latino gnarus, conosciuto, noto; i-gnarus, non conosciuto: igno-rare significa quindi non conoscere, non narrare.
Ci suggerisce Tabucchi che "la figura di scrivano ad esempio in “Tristano muore”, deve essere assolutamente taciturno, è diligente, trascrive e viene persino maltrattato dal narratore, è uno scrivano che accetta la terribile condizione del protagonista di questo libro alla fine dell’esistenza, è uno scrivano che sa entrare in empatia non solo con la narrazione ma anche inempatia umana con chi, sentendo che la vita gli sfugge, ha bisogno di strapazzare, di entrare in conflitto con lo scrivano, che non reagisce, che accetta, perché conosce quale sia la sorte imminente".
Da qui prendo lo spunto per consigliare di indagare il mistero di "Dietro l'arazzo" di Tabucchi, insieme a Zelda write. Entriamo insieme in un'officina fatta
di ispirazione e di tecnica, di slanci e di ripensamenti, di intuizioni
e di errori in cui si produce un'opera d'arte.
Questo piccolo e
preziosissimo libro in forma dialogica ,serve a Tabucchi per esplorare con precisione, fra ironia e malinconia, come nascono le parole e
diventano poesia, racconto, romanzo. Egli si domanda:" Quanto è legato ciò che scriviamo a
ciò che siamo? La vita e la letteratura sono sullo stesso piano? E che
cosa significa "raccontare la vita"?
Le risposte - come sempre in
Tabucchi - si intrecciano ad ulteriori domande. Lo scrittore interroga se
stesso e chiede aiuto agli autori e alle opere amate: Pessoa, Rilk,
Conrad; i miti classici , il cinema di Fellini e di Kubrick; si affida alla filosofia, a psicanalisi, la biologia e l'economia. Tutto questo per ricercare il senso più profondo del "fare letteratura", il nucleo più nascosto: "Quello che mi interessava - dice Tabucchi - non
era guardare le figure dell'arazzo, ma tutti i nodi e i fili che stanno
dietro al tappeto". In altre parole "arrivare a vedere e capire il "rovescio" della tessitura che è la scrittura.
IL LIBRO
Dietro l'arazzo: conversazione sulla scrittura
Per Tabucchi esistono mille ragioni per fare letteratura, mille ragioni per scrivere.
Si scrive per paura? Per
coraggio? Per sentirsi vivi? Per allontanare l’idea della morte?
Per credere in noi stessi? Per gioco? Per serietà? Forse perché la
vita non basta. Credo che si scriva per questo e altre mille ragioni
ancora. Forse, chi scrive, anche per tentare di capire meglio, vuole
tentare di conoscere.
Antonio Tabucchi ci invita a sollevare quell'arazzo che è l'intreccio della scrittura per capire ispirazione, tecnica, slanci e ripensamenti, intuizioni e errori con cui si produce un’opera
d’arte. In questo piccolo e prezioso libro in forma dialogica, egli
esplora con precisione, fra ironia e malinconia, il terreno su
cui nascono le parole e diventano poesia, racconto, romanzo.
Quanto è legato ciò che scriviamo a ciò che siamo? La vita e la letteratura sono sullo stesso piano? E che cosa significa “raccontare la vita”?
Quanto è legato ciò che scriviamo a ciò che siamo? La vita e la letteratura sono sullo stesso piano? E che cosa significa “raccontare la vita”?
Le
risposte – come sempre in Tabucchi – si affollano di ulteriori domande.
Lo scrittore interroga se stesso e chiede aiuto agli autori e alle opere
amate: da Pessoa a Rilke a Conrad, dai miti classici al cinema di
Fellini e di Kubrick; chiama in causa la filosofia e la psicanalisi, la
biologia e l’economia. Tutto alla ricerca del senso più profondo del
fare letteratura, che è anche quello più nascosto: «Quello che mi
interessava – dice Tabucchi – non era guardare le figure dell’arazzo, ma
tutti i nodi e i fili che stanno dietro al tappeto». Arrivare, insomma,
a vedere e capire il «rovescio». Ma è davvero possibile? O è soltanto
un’illusione?
Le parole e le idee di uno dei più grandi scrittori europe, come leggiamo in un articolo su La Stampa, del secondo Novecento, involontario elogio della letteratura
ottimo
spunto per chiunque s’interroghi sulla scrittura. - See more at:
http://zeldawasawriter.com/2013/10/antonio-tabucchi-e-i-nodi-dellarazzo/#comments
APPROFONDIMENTI INTRECCI E DIDATTICA
L'Arazzo di Bayeux è una stoffa ricamata proveniente
dalla Normandia di altezza circa 50 cm e di lunghezza di circa 68 m e
risalente alla seconda metà dell'XI secolo. Le rappresentazioni
dell'arazzo descrivono gli avvenimenti che riguandano la conquista
normanna dell'Inghilterra del 1066, in particolare la battaglia di
Hastings.
La tapisserie de Bayeux è stato realizzato in lana di otto
colori naturali su delle pezze di lino grezzo, confezionato tra il
1070 e il 1077 a Canterbury o nei dintorni, per decorare il
palazzo vescovile di Bayeux. Essendo costituito da una serie di immagini
distinte, molti storici lo ritengono un antenato del fumetto, in cui
vengono presentati ben 126 personaggi e le scene sono commentate in
latino. L'importanza dell'arazzo sta nelle informazioni che ci trasmette sulla società di allora, quale fosse l'abbigliamento dell'epoca, come erano costruiti i castelli, le navi utilizzate,
ed altro
Nel 2007 l'UNESCO ha decretato l'inserimento dell'opera d'arte all'interno dell'Elenco delle Memorie del Mondo.
ECCO QUI DI SEGUITO UN ECCEZIONALE DOCUMENTO: ANIMAZIONE E DIDATTICA VIVA
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