Han Han, giovane scrittore e blogger cinese, ha pubblicato nel 2000 il suo primo romanzo, Le tre porte, vendendo più di due milioni di copie (in Italia il libro è edito da Metropoli d’Asia). Nel 2006 ha aperto un blog (i suoi post spesso affrontano con sarcasmo temi sensibili dell’attualità – lo si è visto ad esempio in occasione della vittoria del premio Nobel da parte di Liu Xiaobo, quando ha pubblicato un post vuoto con solo due virgolette (“”). La media di visitatori è di più di 400 milioni l’anno e oggi scrive per il «New York Times».
Nei suoi saggi Han ha raccontato «la generazione post 1989», l’anno di piazza Tienanmen: apolitica, ossessionata dai soldi e dallo status sociale, figlia dello sviluppo economico del Paese. Sul sito tratta di censura, di sfruttamento giovanile, inquinamento, dei problemi dei giovani lavoratori, della distanza tra ricchi e poveri.
Anzi sul l tema del dissenso scrive: «Posso accettare il fatto che in Cina non ci sia una vera democrazia, né un sistema multipartitico e che non ci sarà nel prossimo futuro, ma ci sono questioni più urgenti e realistiche come la libertà di stampa e quella culturale»
Tagliente a corretto l'autore cinese ci mostra con molti particolari una società corrotta e senza speranza. Problematiche difficili da risolvere: compagni di scuola uno più disadattato dell’altro, insegnanti che sembrano vivere sulla Luna, una coppia di genitori con troppe distrazioni per la testa ci portano ad vivido e inesorabile anche del sistema scolastico cinese come mai era stato mostrato fuori dal Paese.
Dentro a una babele di variatissimi linguaggi è difficile conciliare quel che ti insegnano i classici della letteratura cinese con quel che dicono i burocrati del Partito Comunista, e gli slogan della propaganda si scontrano con la implacabile esigenza di insegnare lo spirito imprenditoriale, la concorrenza, la lotta per emergere che è la stessa scuola in Cina a proporre come modello di riferimento.
Dentro a una babele di variatissimi linguaggi è difficile conciliare quel che ti insegnano i classici della letteratura cinese con quel che dicono i burocrati del Partito Comunista, e gli slogan della propaganda si scontrano con la implacabile esigenza di insegnare lo spirito imprenditoriale, la concorrenza, la lotta per emergere che è la stessa scuola in Cina a proporre come modello di riferimento.
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