lunedì 3 dicembre 2012

COMPETIZIONE O COLLABORAZIONE?

Ho selezionato alcuni alcuni saggi in cui gli studiosi mettono in dubbio che gli uomini siano "egoisti per natura", mentre tendiamo, invece, a cooperare. La logica non è più quella della competizione ma della  collaborazione. Aiutare il prossimo attiva certe aree del cervello e  diventa fonte di piacere.

Fonte: DAVID BROOKS - la repubblica - Venerdì 17 Giugno 2011




Molte sono le pubblicazioni  sulla solidarietà, l´empatia, la cooperazione e la collaborazione, scritti da scienziati, psicologi evoluzionisti, neuroscienziati: a  quanto sembra gli studiosi di questa materia hanno cambiato orientamento, originando un´immagine sfumata e tenera della natura.


 


Voglio partire dal saggio più modesto:  SuperCooperators di  Martin Nowak e Roger Highfield. Nowak ricorre alla matematica superiore per dimostrare che «cooperazione e competizione sono perennemente e strettamente interconnesse». Intenti a perseguire l' interesse personale, molto spesso siamo portati a restituire una gentilezza ricevuta, così da poter contare sugli altri in caso di bisogno. Siamo spinti a crearci "la reputazione di persone gentili con l´intento di invogliare gli altri a collaborare con noi. Siamo "incentivati al lavoro di squadra, anche se nel breve periodo può risultare controproducente rispetto ai nostri interessi personali, perché i gruppi coesi sono destinati al successo" In sostanza Nowak
attribuisce alla cooperazione "un ruolo centrale nell´evoluzione equiparandola alla mutazione e alla selezione".






Ma la maggior parte dei nuovi saggi superano la teoria dell´incentivazione in senso stretto. Michael Tomasello in  "Why We Cooperate", ha proposto  una serie di test adatti, con poche variazioni, sia agli scimpanzé che ai bambini. Dalla sperimentazione si evince che già in tenera età i bambini hanno un comportamento collaborativo e condividono le informazioni, a differenza di quanto accade negli scimpanzé adulti. Un bimbo di un anno informa gli altri della presenza di qualcosa indicandolo. Gli scimpanzé e le altre scimmie non condividono le informazioni in modo  collaborativo. I bambini sono pronti a condividere il cibo anche con estranei. Gli scimpanzé generalmente non offrono cibo, neanche alla figliolanza. Se un bimbo di 14 mesi si accorge che un adulto è in difficoltà, se non riesce ad esempio ad aprire la porta perché ha le
mani impegnate, cercherà di aiutarlo.



La tesi di Tomasello è che l´uomo mentalmente si è differenziato dagli altri primati: la disponibilità a cooperare è una qualità umana innata che viene poi esaltata nelle varie culture.



In "Born to Be Good", Dacher Keltner illustra gli studi su cui è basato insieme ad altri ricercatori  sui meccanismi dell´empatia e della connessione, descrivendo le dinamiche del sorriso, dell´arrossire, del riso e del contatto fisico. 
Afferma che quando si ride con gli amici si parte "con vocalizzazioni separate che poi però si fondono in suoni interconnessi". Sembra che il riso si sia sviluppato milioni di anni fa, ben prima delle vocali e delle consonanti, come meccanismo per costruire cooperazione. 
Fa parte del ricco strumentario innato della collaborazione tra esseri umani.




                                                


Nel suo libro "The Righteous Mind" , Jonathan Haidt si associa a Edward O. Wilson, David Sloan Wilson ed altri nel "sostenere che la selezione naturale avviene non solo attraverso la competizione a livello individuale, ma anche tra gruppi". 
In entrambi i casi il percorso vincente è la capacità di adattamento, ma nella competizione tra gruppi la "capacità di coesione, di cooperazione, l´altruismo dei membri, sono fattori basilari per imporsi e trasmettere i propri geni". Parlare di "selezione di gruppo" era eresia fino a qualche anno fa, oggi questa teoria sta prendendo piede.




Gli esseri umani, sostiene Haidt, sono le "giraffe dell´altruismo". Come le "giraffe hanno sviluppato il collo per sopravvivere, così gli uomini hanno sviluppato il senso morale per vincere nella competizione, a livello individuale e di gruppo". 
Gli uomini danno vita a comunità morali nel condividere regole, abitudini, emozioni e divinità per combattere e talvolta morire per difenderle. Le nuove tesi evoluzionistiche che "esaltano il fattore cooperazione portano a rivedere vecchi criteri di analisi come quello che imponeva nelle scienze sociali e in particolare in economia il modello del massimo vantaggio sulla base del principio della competizione egoista".





Questo libro, frutto di una lunga indagine sul campo, racconta storie, personaggi, eroismi e compromessi di organizzazioni nate all’insegna della neutralità ma oggi sempre più coinvolte nelle strategie di guerra come nei meccanismi del mercato globale.


CHI NE PARLA 


"I libri di Linda Polman ricordano i reportages di Kapuscinski".

"The Guardian"



"Se il ruolo del giornalista consiste nel dar voce, in modo umano e avvincente, a chi non ce l’ha, Linda Polman lo svolge con grande abilità"
.
"Times Literary Supplement"
















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