UNA SFIDA CHE SI PUO' SOSTENERE... |
IL CONTESTO
Sullo sfondo di una Firenze bellissima, la storia dell´emancipazione di una donna dalla morale vittoriana
EM Forster. Photograph: Edward Gooch/Hulton Archive |
La Lucy di "Camera con vista"di Edward
Morgan Forster viene in vacanza in Italia, a Firenze, ed è letteralmente travolta dalla
bellezza e dalla vitalità del paese, tanto
in contrasto con la pacatezza della "sua" Inghilterra.
Qui
inizia a vedere tutto con occhi nuovi e si fa coinvolgere dall'esuberanza di George,
che tramuterà ogni parte del suo
essere dando una svolta alla sua vita.
In breve questa è la trama ma la caratteristica di questo romanzo, secondo me, è nei significati e nei tanti simbolismi che anche il lettore più inesperto riesce a cogliere.
Uno degli aspetti che mi ha colpito è la descrizione di un'Italia assai magica che appare come uno specchio in cui ognuno può scorgere la propria reale immagine e la scoperta può risultare sconcertante e inaspettata, tutto è se si accetta o meno. Abituata al perbenismo inglese e condizionata dall'educazione puritana datale, per Lucy sarà difficile e dovrà arrendersi all'evidenza: ormai è cambiata e non potrà più tornare a essere come prima.
In breve questa è la trama ma la caratteristica di questo romanzo, secondo me, è nei significati e nei tanti simbolismi che anche il lettore più inesperto riesce a cogliere.
Uno degli aspetti che mi ha colpito è la descrizione di un'Italia assai magica che appare come uno specchio in cui ognuno può scorgere la propria reale immagine e la scoperta può risultare sconcertante e inaspettata, tutto è se si accetta o meno. Abituata al perbenismo inglese e condizionata dall'educazione puritana datale, per Lucy sarà difficile e dovrà arrendersi all'evidenza: ormai è cambiata e non potrà più tornare a essere come prima.
DOVE HO SCOVATO LE NOTIZIE?
Edward
Morgan Forster (Londra, 1879 – Coventry, 1970), giornalista, saggista e
scrittore inglese. Studiò a Cambridge (Lettere Antiche e Storia).
Edward
Morgan Forster, “Camera con vista”, Mondadori, Milano 1986. Traduzione
di Marisa Caramella. In appendice, “Vista senza camera”, a cura
dell'autore.
Prima edizione: “ A Room with a View”, 1908.
Prima edizione IT: “La finestra sull'Arno”, SAIE, Torino 1954; quindi, “Camera con vista”, Rizzoli, Milano 1958.
COVER |
I protagonisti, Lucy Honeychurch e George Emerson e la loro contrastata vicenda sentimentale, sono “immersi” nei temi preferiti
dall’autore quello del cuore non
“maturo” e dello scontro tra perbenismo ed emotività. “Lottano” l'anima stessa dell'Inghilterra, anima
nordica, gotica, puritana, e lo spigliato
spirito mediterraneo, gioioso, pagano e rinascimentale che i due protagonisti "
volutamente" respirano proprio a Firenze,
dove si svolge la prima parte del libro
Forster, autore-voce narrante, ci spiega, dopo che la protagonista è tornata a casa: "Forse Lucy stava dimenticando la sua Italia, ma di certo stava imparando molte cose della sua Inghilterra.." ... cose che non aveva mai notato o che riteneva scontate, cose che non le piacciono più. E da qui inizia la rinascita della “nuova Lucy”, che si accetterà per quello che è: un essere che vuole amare, che desidera esternare e che si rifiuta di diventare una signora bigotta, vecchia di spirito e arida di cuore. Finalmente ha deciso di "vivere".
COVER |
Non tutti ritengono che il romanzo sia una storia d’amore in cui si evidenzia la lotta alla repressione dei
sentimenti tipicamente vittoriana ma con uno happy end.
Si sostiene che il valore del romanzo breve sia nella capacità dell’autore di catturare tutte le gradazioni, di idee e linguaggio, necessarie alla costruzione del plot meccanismo narrativo da utilizzare nella stesura di una sceneggiatura cinematografica e anche alla esplorazione psicologica del personaggio femminile principale (se ne farà infatti un film, ma questa è un'altra storia).
Forster la chiama Lucy, ma è di lui stesso che scrive, della sua repressione, e della sua speranza di superarla.
Si sostiene che il valore del romanzo breve sia nella capacità dell’autore di catturare tutte le gradazioni, di idee e linguaggio, necessarie alla costruzione del plot meccanismo narrativo da utilizzare nella stesura di una sceneggiatura cinematografica e anche alla esplorazione psicologica del personaggio femminile principale (se ne farà infatti un film, ma questa è un'altra storia).
Forster la chiama Lucy, ma è di lui stesso che scrive, della sua repressione, e della sua speranza di superarla.
Quanto a MODELLO E RITMO secondo Forster il modello è quella forma generale sottesa all'impalcatura del
romanzo che ci consente di "vederlo" nel suo insieme.
Il ritmo, quell'andamento lento o
turbinoso impresso alla narrazione, è
assimilabile a quanto avviene in musica. Spesso si intuisce che ad un
"presto" succede un "adagio" calmo.
Forster ritiene che esso deve emergere dall'interno dell'opera e che difficilmente si ottiene se si pianifica
in anticipo il proprio libro: è la sua
cadenza segreta proprio come un brano musicale.
Sulla necessità che un racconto sia lo sviluppo di una
"storia", Forster ci ricorda:”«Sì...oh dio, Dio, sì il romanzo racconta una storia. Questo è
l'aspetto fondamentale di un romanzo senza di cui non potrebbe esistere. Essa è elemento consustanziale all'arte del
narrare ed ubbidisce a un'istanza primordiale, ha un effetto narcotico e
dilatorio (come sperimentava Sherazade nelle "Mille e una notte"),
dunque l'unico strumento letterario che abbia un effetto sui tiranni e i
selvaggi».
Per Forster “la storia è l'unico strumento attraverso cui
un significato tocca terra”.
“Era piacevole
svegliarsi a Firenze, aprire gli occhi su una camera nuda e luminosa,
con il pavimento di piastrelle rosse che parevano pulite e non lo erano,
con il soffitto dipinto, dove grifoni rosa e amorini azzurri si
svagavano in una foresta di violini e fagotti gialli. Era piacevole
anche spalancare le finestre, ferendosi le dita con chiavistelli non
familiari, affacciarsi nel sole con le colline, gli alberi e le chiese
di marmo di fronte, e sotto, non lontano, l'Arno, che gorgogliava contro
il terrapieno della strada” (FORSTER, “Camera con vista”; p. 18).
Commentare l’ autore inglese protagonista di
"Camera con vista" , E.M. Forster, ricercatore, collezionista e romanziere tra i più raffinati
osservatori alla ricerca di stati d’animo e modi espressivi, è impresa ardua.
Il romanzo ( 1908) ha una travagliata elaborazione:
cambi di personaggi, variazioni dei punti di vista che nella stesura definitiva evidenzierà una ottima
prova tecnico-stilistica con trama scritta con sensibilità e personaggi tipici dell’inizio dell’Ottocento come gentildonne di campagna alla ricerca dell’approvazione
sociale ( “la caccia al buon matrimonio”).
Lucy, la più classica delle
protagoniste, vissuta in campagna, sogna la vita di città, cerca di adeguarsi a quella società non vi riesce e
rinuncia. Non sopporta le convenzioni sociali e ce lo mostra a Firenze,
apertura del romanzo: cambia il punto di vista che Lucy ha del mondo e
di se stessa. Al suo ritorno in Inghilterra vorrebbe essere la moglie che il
promesso sposo Cecil esige (raffinata, colta), ma alla fine sarà se stessa per George, l’uomo che la ama per quella che è
(approvo totalmente questa posizione!!)
TAV. XVIII: F. Fort, La "valigia" postale. Tratto da: Il Postiglione nella storia e nell'arte. COLL: 1.A.42 |
L’Italia, la Toscana sono luoghi eletti per ricchi, colti-eleganti-avventurosi giramondo, alla scoperta del pianeta, si fermano lasciando tracce importanti di questo percorso nei loro libri. I protagonisti dei Grand Tour tradizionali/piccoli tour, scrittori H.James, E.Wharton, E.M.Forster. Firenze in particolare luogo
eletto da quando qualcuno (1887) raccontò a H.James un episodio della vita di
Shelley cui il grande americano si era ispirato per “Il carteggio Aspern” (scritto a
Firenze,Bellosguardo), fino al 1908, l'anno del Nostro romanzo, spiritoso
Baedeker di comportamenti e di pregiudizi per turisti ricchi.
E. Gibbon, Viaggio in Italia, Edizioni del Borghese, Milano, 1965. |
Anche se “Camera con vista” ha dialoghi tipo plot-
sceneggiatura e poco narrativi, fotografa comunque il senso di superiorità degli inglesi
verso gli italiani e racconta molto della percezione del Belpaese all'epoca
della stesura del romanzo: Italia, terra splendida, ricca di opere d'arte,
popolata da “antropoidi”.
Fu quindi il tempo di una «infiammazione benigna, inglese»: il nobile giovanotto inglese che fra varie tappe del suo Grand Tour veniva in Italia per studiarne (in teoria) l'arte e la storia.
Giungevano come Lucy Honeychurch con meno pretese e meno spese secondo quanto afferma Artom Treves 1971. Così, nell'arco di pochi anni, per il viaggiatore che si recava in Italia la prospettiva era
«to study the tactile values of Giotto, or the corruption of the Papacy» afferma Forster , e tutto era già stato irrimediabilmente provato, collaudato e annotato nelle varie guide Baedeker o Murray, se non organizzato dalla agenzia di viaggi di Thomas Cook (la prima ad offrire un moderno servizio turistico “all-inclusive”), ed infine rielaborato letterariamente da numerosi scrittori, molti dei quali residenti stabilmente in Italia come ribadisce Treves:" Se mossi soltanto da nostalgia degli amici lontani: lettere, diari, memorie, in seguito dagli autori stessi o dai loro deferenti eredi raccolti e dati alle stampe. Questi scritti sono di mole imponente, ma per lo più di valore scarso e di interesse sorpassato, e forse per l'abbondanza stessa han finito per essere trascurati e dispersi o per lo meno negletti e sconosciuti come se fossero sepolti in quegli archivi, che hanno invece poche insignificanti annotazioni su questi tranquilli forestieri venuti in Toscana a cercarvi il quieto vivere...
(Artom Treves 1982) GOLDEN RING |
" I veri residenti”, per Forster, sono gli inglesi stabilitisi
in Toscana da qualche anno, non gli italiani. Essi sono l'unico interlocutore
di questi viaggiatori inglesi
Above sketch shows various
women's fashions from the early to middle 1800's. Everylady's Journal, May 1900 |
Nelle prime battute del romanzo la giovane Lucy Honeychurch – la quale è giunta in Italia per “la diversità”, ma soprattutto per cercare «i modelli originali di una cultura da “Grand Tour”» (cfr. De Zordo 1992: 117) – dice con tono stizzito «it might be London»,commentando con delusione l'ambiente troppo britannico della pensione Bertolini, il suo alloggo fiorentino, gestita da una «unreliable Signora» dal pronunciato accento “cockney” che tenta invano di riprodurre nel proprio albergo «the grace and the geniality of the South» (Forster 2000).
E non stupisce, infine, se Forster stesso scriverà nel suo taccuino, sentendosi alquanto deluso dal Bel Paese, che
E non stupisce, infine, se Forster stesso scriverà nel suo taccuino, sentendosi alquanto deluso dal Bel Paese, che
«The truth is I have got it up so well that nothing comes as a surprise»
(Forster, Furbank 1977)
Personalmente
nel leggere il romanzo ricercando anche particolarità stilistiche, ho
considerato interessanti gli appunti dello scrittore stesso “ Aspetti
del romanzo - Garzanti, Milano, "Gli Elefanti", 2000).
I procedimenti della
narrazione seguono questa ripartizione:
1) storia;
2) persone;
3) intreccio;
4) fantasia;
5) profezia;
GRAFO TECNICA NARRATIVA |
Egli afferma,
giustamente, che il personaggio
inventato o realmente esistito o anche animale è elemento in assenza del quale
non si ha narrazione( LA STORIA -
PERSONE). Ma se la storia è la sequenza cronologica degli eventi che riguardano
un personaggio, l'INTRECCIO è la
disposizione consequenzialmente logica o causale di quegli eventi.
Ecco le parole piene di grazia dette da Forster nel volumetto che ho citato: «L’espansione, ecco l’idea a cui i romanzieri debbono
rifarsi: non la completezza. Non il chiudersi, ma l’aprirsi».
DAL ROMANZO AL FILM
Tratto da un
romanzo omonimo (1908),di E.M. Forster con la regia di James Ivory, con Helena
Bonahm Carter (Lucy Honeychurch), Julian Sands (George Emerson), Maggie Smith
(Charlotte Bartlett), Judy Dench (Eleanor Lavish), Daniel Day Lewis (Cecil
Wise).
Nei primi anni del ‘900, la giovane
inglese Lucy, in vacanza a Firenze con la cugina Lucy, si innamora, complice la
magia della Toscana, del conterraneo George Emerson, anch’egli in vacanza con
il padre. Ma Lucy, turbata dalla forza della passione e del sentimento che il
giovane le dimostra, viene presa dal panico e ritorna in Inghilterra, dove si fidanza con
lo snob Cecil, tutto il contrario di George. Lucy ora è tranquilla, sicura che
la sua routine non verrà più turbata…
E’ a
tutt’oggi, seguendo la critica, il migliore fra i film di James
Ivory, regista inglese noto per i suoi affreschi della società inglese
dell’800/ primi del ‘900.
E’ un film che sotto l’apparenza freddina esprime una sensualità con cui alla fine si trovano a dover fare i conti tutti i protagonisti della storia: evidente critica al perbenismo e all’ipocrisia della società inglese dell’epoca, in cui passione e amore vengono visti come una stranezza, anomalia per persone matte; una società in cui l’apparenza conta più della sostanza.
E’ un film che sotto l’apparenza freddina esprime una sensualità con cui alla fine si trovano a dover fare i conti tutti i protagonisti della storia: evidente critica al perbenismo e all’ipocrisia della società inglese dell’epoca, in cui passione e amore vengono visti come una stranezza, anomalia per persone matte; una società in cui l’apparenza conta più della sostanza.
Con un percorso sentimentale a tratti sofferto, la protagonista Lucy (interpretata da Helena Bonham Carter in uno dei suoi ruoli migliori) riuscirà alla fine a lasciarsi andare all’amore per George e a seguire le ragioni del cuore piuttosto che quelle della convenienza.
IL MIO COMMENTO
Non ho particolarmente considerato incisivo il protagonista maschile Julian Sands, mentre ottima l’ interpretazione
di Daniel Day Lewis nel ruolo non
semplicissimo del borioso Cecil. Altra interpretazione impeccabile Maggie Smith
nel ruolo dell’ ansiosa cugina
Charlotte, probabilmente un ritratto di quello che Lucy potrebbe diventare in
caso faccia una scelta diversa.
Anche gli altri aspetti del film (fotografia, costumi, colonna sonora) sono ben dosati, in particolare la fotografia valorizza al massimo i paesaggi inglesi e italiani il famoso Grand tour
Nel 1987 il film ottenne otto nomination all’Oscar, vincendone tre: miglior sceneggiatura non originale, miglior scenografia e migliori costumi. Vinse anche due David di Donatello per il miglior film e il miglior regista straniero.
Anche gli altri aspetti del film (fotografia, costumi, colonna sonora) sono ben dosati, in particolare la fotografia valorizza al massimo i paesaggi inglesi e italiani il famoso Grand tour
Nel 1987 il film ottenne otto nomination all’Oscar, vincendone tre: miglior sceneggiatura non originale, miglior scenografia e migliori costumi. Vinse anche due David di Donatello per il miglior film e il miglior regista straniero.
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