giovedì 2 maggio 2013

Il Dottor Živago: dal romanzo al film


IL DIRITTO DI RI-LEGGERE: SEGUIAMO I CONSIGLI DI PENNAC

- Rileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza saltare nessun passaggio, rileggere da un’altra angolazione, rileggere per verificare […] Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per il piacere della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro […] “Ancora, ancora”, diceva il bambino che eravamo un tempo. Le nostre riletture di adulti nascono dallo stesso desiderio: incantarci di una permanenza e trovarla ogni volta così ricca di nuovi incanti.




 


 Bisognerebbe tenere in conto quello che troviamo in  Come un romanzo che fa riflettere sul passaggio da una lettura imposta al piacere di una lettura consapevole.

 “… a ben vedere nessuno ha mai tempo per leggere… E perché questa donna, che lavora, fa la spesa, si occupa dei bambini, guida la macchina, ama tre uomini, frequenta il dentista, trasloca la settimana prossima, trova tempo per leggere e quel casto scapolo che vive di rendita, no?”

Buona lettura a tutti e...abbiamo il diritto di non leggere, di saltare le pagine, di non finire un libro, di ri-leggere….


 



 "...preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra liberta'. Noi siamo abitati da libri e da amici.

Con questo intento condivido l'avventura-sfida del  Blog  STORIE DENTRO STORIE: avere  il tempo per ri-leggere o leggere i classici.




 ECCO ALLORA UN CLASSICO DEI CLASSICI DELLA LETTERATURA  CONTEMPORANEA RESO SCENEGGIATURA PER IL FILM OMONIMO

Il Dottor Živago ( До́ктор Жива́ro) è un romanzo di Boris Leonidovič Pasternak, pubblicato in anteprima mondiale in Italia nel 1957 dalla Casa Editrice Feltrinelli. Si  narra la vita di un medico e poeta, Jùrij Andrèevič Živàgo, diviso dall'amore per due donne e coinvolto negli eventi della rivoluzione di ottobre.
Il romanzo ha una trama che si snoda nell’arco di mezzo secolo, comincia alla vigilia della prima rivoluzione del 1905 e si conclude con la fine della seconda guerra mondiale: inevitabilmente tutta la vita dell’autore vi si rispecchia, anche se Pasternak negò sempre che Zivago fosse lui stesso. Certamente il romanzo rappresentava la realtà del suo tempo:  una piccola folla di  personaggi ben inserita nel quotidiano, con  incontri e scontri, una realtà complicata che comprende la prima guerra mondiale, la rivoluzione, la guerra civile. Proprio per queste sue caratteristiche è quasi impossibile riassumere la complessa trama dl romanzo, ma ci si proverà !!!
Jury Zivago, figlio di un ricco industriale, perduta la madre a dieci anni cresce, come era cresciuto Pasternak, in un ambiente di intellettuali. Come il suo autore, Zivago studia filosofia, ama la poesia, pur esercitando la professione di medico. Nel romanzo è descritta l’adolescenza di Pasternak e quella di Tonja Gromiko, la sua futura moglie.

Durante la guerra Zivago si sposa e a causa della rivoluzione è costretto a fuggire in Siberia con la moglie. Durante questo forzato soggiorno Zivago reincontra Lara. L’aveva vista per la prima volta nel 1905: era entrato per caso nella stanza dell’albergo dove la madre di Lara aveva tentato di suicidarsi. Ora - 1917 – è infermiera in un ospedale e sta cercando il marito Antipov disperso dopo un attacco. Due anni dopo la ritrova “per caso” in una biblioteca di Juratin. Il caso!  Sia come sia, con quanta maestria Pasternak sa manovrare questo “caso”!


A un certo punto della storia Zivago decide di confessare alla moglie l’amore  nato per la bella e coraggiosa Lara, ma è fermato da un gruppo di partigiani e costretto a seguirli nel folto della foresta per curare i compagni feriti. Ed è qui che si trova faccia a faccia con Antipov, il marito di Lara, diventato capo del partigiani, Strel’nikov. Quando Zivago può finalmente tornare libero a Mosca, non trova più né la moglie, né gli altri parenti espulsi dalla Russia e rifugiati a Parigi.
Vivrà allora come medico d’ospedale con la speranza di ottenere il ritorno della famiglia, ma improvvisamente morirà in una strada di Mosca, per un attacco cardiaco, proprio quando la moglie ha ottenuto il permesso di ritornare in patria.
L'opera dattiloscritta, rifiutata dall’Unione degli Scrittori, non poté venir pubblicato in Russia, perché considerata un “libello” antisovietico. Lo pubblicò in Italia Feltrinelli nel 1957, prima tradotto in italiano, poi nel testo russo. La critica occidentale accolse il libro trionfalmente, tanto che nel l958 a Pasternak venne assegnato il Premio Nobel per la letteratura.
La notizia fu considerata in Russia come un insulto alla rivoluzione, Pasternak fu accusato di tradimento, minacciato di espulsione. Lo scrittore rifiutò il prestigioso Premio, si chiuse in un amaro silenzio, non uscì più dal suo volontario esilio. Mori il 30 gennaio 1960.
Quante polemiche intorno a quel libro! Pur valutato sotto tutti i punti di vista, è innegabile che stupende sono le  descrizioni della natura, avvincenti le pagine che danno immagine alle vicende della guerra e della rivoluzione, sapiente il modo di delineare o scolpire i personaggi, attento lo  studio psicologico dello sviluppo dei sentimenti in lotta con l’intelletto...
Si può affermare che  Il dottor Zivago è un’opera di altissimo livello artistico, di ineffabile poeSIA.


I MESSAGGI
EDIZIONE FELTRINELLI


I messaggi espressi da Pasternak oltrepassano il periodo storico e il luogo, sono applicabili a qualsiasi epoca e regione del mondo, anche  al nostro tempo. Infatti la guerra e la dittatura sono ancora mortalmente presenti nel mondo e continuano a mietere le loro vittime.
Il dottor Zivago non è che un esempio  delle atrocità che vengono commesse durante ogni evento bellico, quale che sia lo schieramento preso in considerazione. Questo concetto appare più evidente esaminando un brano:
"[…] Avevamo appena cominciato a vivere a modo nostro, nella nostra casa, quando venne la guerra. Ora sono convinta che è stata la guerra la causa di tutte le sventure che ancora oggi colpiscono la nostra generazione. Ricordo bene la mia infanzia. […] Si usava affidarsi alla voce della ragione. Si riteneva naturale e necessario ciò che suggeriva la coscienza. […] E, a un tratto, questo salto da una regolarità placida e innocente nel sangue e nei gemiti, nella follia generale e nella barbarie dell'omicidio di ogni giorno e di ogni ora, legalizzato ed esaltato. Sono cose che non succedono impunemente. Tu forse ricordi meglio di me come tutto in un momento, abbia cominciato ad andare in disfacimento […]".

 
In questo passaggio, dove la protagonista Lara confida a Zivago i pensieri intimi che la tormentano, emerge l'opinione di Pasternak riguardo alla guerra come esaltazione e legalizzazione dell'omicidio quotidiano.
Il romanzo è un invito rivolto al popolo a pensare con la propria testa, rifiutando i modelli di comportamento che una qualsiasi dittatura impone. Questa massificazione di modi di agire e di pensare è il rischio che corriamo anche noi oggi in una società capitalista e consumista, dove l'Essere è soppiantato dall'Avere. 
E' piuttosto la dittatura ciò che Pasternak attacca duramente, e si sa che i regimi dittatoriali sono legati al desiderio di potere di pochi uomini che, con la violenza e l'illegalità, schiacciano la vita di molti.
Nel libro è illustrato chiaramente il cambiamento che ha subito la Rivoluzione stessa: da un mezzo approvato da tutti per abbattere l'oppressione zarista ad una spietata dittatura che era solo un surrogato del precedente regime, ma dalla quale era ormai impossibile liberarsi.


"Allora sulla terra russa venne la menzogna. Il male peggiore, la radice del male futuro fu la perdita di fiducia nel valore della propria opinione. Si credette che il tempo in cui si seguivano le suggestioni morali fosse passato, che bisognasse cantare in coro e vivere di concetti altrui, imposti a tutti. Cominciò ad estendersi il dominio della frase, prima in veste monarchica poi rivoluzionaria. Questo traviamento della società coinvolse tutto, contagiò tutto […]".

E lo stesso concetto viene anche da Zivago quando parla con i suoi amici:
"[…] E' una malattia di questi ultimi tempi. Credo che le cause siano di ordine morale. Alla gran maggioranza di noi si richiede un'ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, ogni giorno mostrarsi diversi da ciò che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici […]".


Il dottor Zivago  impersonifica la crisi dell'intellettuale davanti alla buia crudeltà della Storia, che sconvolge le vite degli uomini fino a far perdere la loro individualità, stravolge i loro valori




La sceneggiatura  di Robert Bolt è molto  curata ed ha fatto sì che si riuscisse a capire quello sconvolgimento politico-sociale ed a farlo convivere con situazioni di intreccio romantico sentimentale.


LOCANDINA

Ben caratterizzata l'ambientazione come la sicura scelta e  direzione degli interpreti, mentre anche  episodi secondari sono descritti con cura.


E' costato  parecchi milioni di dollari ma l'impegno profuso e la passione da parte del cast, fece ottenere alla pellicola ben  5 Oscar: Musica, Fotografia, Scene, Costumi e Sceneggiatura.
Il regista Lean rimase  deluso per aver mancato l'Oscar più importante, quello per la regia (come aveva già  ottenuto per Il ponte sul fiume Kwai e Lawrence d'Arabia ).

COLLAGE DI UN PAESAGGIO DESCRITTO NEL ROMANZO

Il dottor Zivago è Omar Sharif l'attore protagonista - personaggio a cui è rimasta cucita addosso quella tipologia e che occupa un posto speciale nell’"affabulazione" cinematografica. Infatti parli di Omar Sharif e pensi all’indimenticabile Yuri, il medico protagonista del film di David Lean. Anzi  lo stesso Sharif lo definì un film coraggioso, visti i tempi che correvano, un affresco di storia che spazia dalla prima rivoluzione russa (1905) , alla caduta degli zar, alla seconda, quella bolscevica del ’17, quindi alla guerra civile e all’escalation di violenza che questa rivoluzione portò con sé.




COSA NE PENSO 


E'un Film-cult che  fece capire, prima di molti storici che l’hanno spiegata dopo la caduta del Muro di Berlino (1989, quale  tipo di "involuzione" ebbe quella rivoluzione a causa della sua intrinseca violenza. 



«Il film fu un successo», ricorda oggi il  critico cinematografico Maurizio Cabona «e  certamente non fu la critica militante e sessantottina a poter ipotecare il successo del film, che fu accolto con entusiasmo popolare. Le cronache ricordano – prosegue – che a Luchino Visconti, sconsigliarono di andare a vedere il film ma che lui non se ne curò, naturalmente».
In sostanza, un film smisurato sotto tutti i punti di vista (dalla sua ambientazione alla durata…), sfarzoso, elegante, in due parole: David Lean.


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