IL RACCONTO ED IL SIMBOLO
Il personaggio di Peter Pan è il risultato della
fusione di due figure. Il nome stesso aiuta a individuarle: Pan è là divinità e Peter rappresenta alcuni bambini significativi nella di J. M. Barrie, l'autore.
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Secondo i greci Pan era figlio di Ermes e della
ninfa Penelope, la quale lo rifiutò appena nato a causa del suo aspetto:
Pan aveva zampe caprine, corna sulla fronte, una lunga barba e pelo in
tutto il corpo. Questo rifiuto ritorna nel Peter Pan di Barrie anche se non è
causato dalla fattezza del bambino ma dalla sua fuga.
Ermes fece crescere il figlio in Arcadia, in mezzo
alla natura, stesso paesaggio in cui vive il Peter di Barrie. Qui si invaghì
della ninfa Siringa che non lo ricambiava e che durante un inseguimento, ormai
raggiunta da Pan si trasformò, grazie all’aiuto di Gea, in canne palustri.
Mentre il fauno la abbracciava, uscì un lamento dalle canne che gli venne
quindi l’idea di legarne insieme alcune di diverse lunghezze creando cosi una
zampogna.
DIO PAN |
Il dio Pan si diverte a
spaventare i viandanti emettendo voci strane e producendo rumori inaspettati:
quindi da qui Barrie può aver preso l’idea che Peter fosse un abile imitatore
di voci. Infine Pan era il protettore dei pastori
ed era egli stesso un pastore, cosi come Peter è la guida dei Bimbi Sperduti.
Peter rappresenta innanzitutto il fratello di
Barrie, David morto a quattordici anni in un incidente di pattinaggio sul
ghiaccio e Barrie stesso scrisse “Ho
creato Peter Pan strofinandovi violentemente insieme, come fanno i selvaggi che
producono una fiamma, da due stecchi. Questo è Peter Pan , la scintilla venuta
da voi”
"L’Isolachenoncè
è un’isola con meravigliose macchie di colore qua e là, e
banchi di corallo, e vascelli pirati al largo, e selvagge tane
solitarie, e gnomi che per lo più esercitano il mestiere di sarto, e
caverne attraverso le quali scorre un fiume, e principi con sette
fratelli maggiori, e una capanna che sta andando in rovina, e una
vecchia signora straordinariamente piccola con il naso a becco”.
(James Matthew Barrie, “Peter Pan”, capitolo I, “Presentazione di Peter”). da James Matthew Barrie, “Peter Pan”, Mondadori, Milano, 1996. Traduzione di Pina Ballario. Cronologia di Stefania Benini. Introduzione di Alison Lurie.
Si trattava di una fiaba triste, insomma, a differenza della percezione
che ne abbiamo oggi. Barrie aveva deciso sin dal 1904 che i suoi
personaggi sarebbero stati protagonisti di una storia di
sapore decadente, piena di allusioni inquietanti. L’abissale distanza
tra l’idea di Peter che Barrie aveva in mente e quella percepita dal
pubblico rappresenta l’aspetto più singolare e rivelatore della vicenda
del bambino che non vuole crescere. Ricco di ombre e messaggero di
morte nell'idea originaria di Barrie, capobanda di un
allegro e scanzonato gruppetto di coetanei che "giocattolano" con il mondo
prima di tuffarsi nell’avventura dell’età adulta, secondo
l’interpretazione impostasi già a partire
dall’epoca edoardiana e in seguito rafforzata dal cartone di Disney e
dai film usciti da Hollywood.
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Dietro il Peter immaginato da Barrie c’erano soprattutto il ricordo di un fratello scomparso, appena quattordicenne, nel 1867 e le sue profonde frustrazioni matrimoniali. L’annegamento di David, sostengono i biografi, rappresentò il punto di svolta dell’esistenza dello scrittore scozzese che, in maniera più o meno consapevole, decise di farsi carico di quel terribile vuoto nel cuore della madre. E così perse l’infanzia, che in seguito diventò per lui un’età miracolosa.
«Sono convinto che nulla di quanto ci accade dopo i dodici anni possa davvero avere molta importanza per noi», chiarì in seguito. Precisando, poi, in un breve testo autobiografico: «Il mio terrore di quel periodo era la consapevolezza che sarebbe purtroppo venuto un tempo in cui anch’io avrei dovuto rinunciare ai giochi e sarei caduto nel baratro della vita adulta».
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Il grande successo ottenuto a Londra, prima come giornalista e poi come narratore, non bastò a fargli cambiare parere. Carattere ento solitario, Barrie cercava soprattutto la compagnia dei figli degli amici e quando decise di farsi una famiglia con l’attrice Mary Ansell l’impresa si rivelò un’unione, mai consumata, ed un divorzio che fece scandalo all’epoca per la notorietà di entrambi.
La trama di Peter Pan venne messa a punto durante lunghe chiacchierate con i ragazzi e le ragazze di casa Llwelyn Davies, conosciuti passeggiando nel parco di Kensington. La prima bozza è del 1901, poi nel 1904 andò in scena la commedia che rimase in cartellone a lungo in Gran Bretagna e negli Usa, quindi nel 1911 apparve il romanzo riproposto da varie case editrici.
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Leggendolo con attenzione è facile accorgersi che lo
scrittore racconta una storia di bambini per parlare agli adulti, per
rendere chiaro tutto il suo disprezzo verso il mondo a lui
contemporaneo e delle regole che si era dato. Come già in Dickens, anche in Barrie l’alternativa offerta è la fuga dal reale attraverso la morte
precoce. Solo chi riesce a sottrarsi alla vita, infatti, evita "contaminazioni, rimane puro e innocente per sempre, morire
sarà un’avventura grandissima», ripete più volte Peter ai suoi amici.
L’unica a cogliere senza incertezze il pericolo che rappresenta è la
signora Darling, costretta a “riordinare le menti” dei suoi figli. Nel romanzo, dunque, solo la superficie della storia è lieta. Ma chi apprezzò la storia all’inizio del Novecento scelse di giudicarla soltanto uno scherzo preparato da
un signore di mezza età che, garantiscono i biografi, conservò sempre
l’aspetto di un tredicenne con un paio di baffi finti.
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