NEL VISITARE BLOG CHE TRATTANO DI LIBRI E NON SOLO, TEMPO FA SONO ENTRATA IN UN SITO "FAVOLE A MERENDA"... OTTIMA PREMESSA !!!
MI SONO FATTA conquistare dalla ri-lettura di un classico tra i romanzi /romance (poi spiegherò le caratteristiche) e per questo VENERDI' DEL LIBRO, MI SONO RITUFFATA NELL' IMMAGINARIO CON "ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE"
“Life, what is it but a
dream?”
“La vita che cosa è, se
non un sogno?” afferma Lewis Carroll)
Della notissima vicenda di
Alice e del suo Paese delle Meraviglie in cui casualmente la
bambina finì, ne sappiamo tutti, oltre che al fatto che è un lungo racconto molto ricco di significati simbolici e di allegorie.
Alice nel Paese delle Meraviglie di Charles Lutwidge Dogson (vero
nome poi mutato in Lewis Carroll come pseudonimo), pubblicata nel
1865 attrae perché è una favola /romance che rivela aspetti su cui
riflettere dopo aver fatto una prima lettura del testo in età
infantile. E forse in letteratura non c'è
nulla che abbia prodotto tante interpretazioni come questo testo: lo stile ha prospettive deformate,
immagini allo specchio, giochi di parole e sovvertimenti
linguistici. Non a caso, i surrealisti inglesi degli anni Trenta si
faranno chiamare Figli di Alice.
Ma si resta stupiti dalle molteplici chiavi d’interpretazione dalla satira
politica alla psicanalisi, alla psicopatologia, alla logica
matematica e a quella linguistica.
L’autore ecco presentarci subito nel suo lungo racconto l’amata protagonista, Alice, una
bambina di sette anni annoiata e stanca del primo caldo primaverile
che, mentre ascolta disattenta la lettura della sorella maggiore,
scorge nel prato un Coniglio Bianco col panciotto che borbotta fra sé
“E’ tardi, è tardi!”.
La curiosità
per quella insolita creatura spinge Alice a seguirlo fino nella sua
tana finchè la bambina non cade, letteralmente e metaforicamente, in
un sognante mondo sotterraneo pieno di paradossi e nonsensi. Nella
sua caccia al coniglio accadranno ad Alice le più improbabili
disavventure. Arrivata in fondo al tunnel, infatti, la bambina trova
una stanza piena di porte ma solo dopo
una serie di rimpicciolimenti ed ingrandimenti fisici
attraverso
cibi e bevande dai magici poteri, riesce con grandi difficoltà a
trovarsi al di là della porta, travolta dalle onde di un mare che
ella stessa alimenta con le sue copiose lacrime,
e nuovamente
coinvolta in altre esperienze del tutto bizzarre:
dal
girotondo degli animali sulla spiaggia,
al racconto
senza capo né coda del buffo topino, fino alle discussioni con gli
irascibili fiori parlanti e le storielle di Pinco Panco e Panco
Pinco.
L’incontro poi con il
saggio Bruco dalle mille domande e dai mille enigmi, rivelerà ad
Alice il segreto del fungo che le permetterà di ritrovare le sue
giuste proporzioni.
La bambina, così, si
rimette in moto e giunge nella casa di una duchessa in cui è
costretta a cullare un bambino-maialino che urla e starnutisce per
l'aria satura di pepe mentre una cuoca rimesta la zuppa e, di tanto
in tanto, lancia stoviglie e pentole per aria, senza alcun senso
apparente.
Attraverso le indicazioni
del Gatto di Cheshire, il cui sorriso sornione compare e scompare nel
cielo stellato, Alice, sempre alla ricerca del Coniglio Bianco,
assiste allo strano tè
della Lepre Marzolina e del Cappellaio Matto, ricevimento
paradossale in cui si festeggiano non-compleanni.
Dopo aver lasciato il
pazzo ricevimento, Alice trova la strada per il castello della
regina, dove incontra soldati di carte che, in onore della Regina di
Cuori, dipingono di rosso le rose che, per un terribile errore, erano
state piantate bianche.
La Regina si mostra subito
aggressiva ed invita Alice a giocare ad un confusionario croquet, con
fenicotteri come mazze e ricci come palle, da cui la Regina doveva
necessariamente uscire vincitrice.
La
storia si conclude con l’istituzione del processo contro Alice che,
però, tornata della sua normale statura e, con essa, ritrovata anche
la giusta misura della realtà, prende in mano la situazione con
maturità ed autocontrollo.
E’ proprio in quel
momento che Alice si risveglia tra le braccia della sorella
e, scoprendo che si è trattato solo di un sogno, si dirige a casa
per l'ora del tè.
CHI E' ALICE ...COSA
RAPPRESENTA
L’Alice di Carroll è
un personaggio realmente esistito: Alice Liddell, figlia del rettore del Christ Church College di Oxford (COINCIDENZE SUCCESSIVE...CON HARRY POTTER !!! Oxford e le sue sale di Hogwarts , gli interni di diversi
edifici accademici, la mensa di Hogwarts, Christ Church College, la libreria dove studiano Harry e Ron, la
Bodleian Library risalente al 1300, la grande scala in cima alla quale
la professoressa McGonagall incontra i ragazzi per il benvenuto nel primo film, Harry Potter e la pietra filosofale) che Carroll conobbe quando la bambina aveva
solo quattro anni.
Ma il personaggio del
racconto risente eccome della continua oscillazione/crisi della
sua identità, in opposizione costante, tra nome e pseudonimo,
crescere e decrescere, in una specie di disorientamento globale
nella dilatazione spazio temporale della realtà ( “meravigliosa”)
sotto terra.
Lo stesso nome Alice è
ambiguo: se di origine celtica, significa “di bell’aspetto”,
“bella”, se di origine greca, invece, derivando da
“Alessandro”, significa “che protegge, che salva”. Ma Alice è
un’eroina prima di tutto curiosa, dote assai atipica per la
letteratura ottocentesca di epoca vittoriana, perciò disposta ad
abbandonare le sue sicurezze per un viaggio nell’ignoto.
Ecco che il tratto di spontaneità intenerisce l’autore e oppone
Alice a molti degli altri personaggi-animali della storia che invece
mostrano alcune caratteristiche tipiche dell’Eros maschile, come il
Topo, simbolicamente l’animale impuro che vive anche nelle
fogne, nell’oscurità assoluta, che si ciba di spazzatura, che
resta così ai limiti del sociale e trascorre la sua esistenza
rodendo la propria coscienza.
Il
Coniglio Bianco rappresenta la figura dell’adulto, fortemente
ossessionato dal tempo, che subisce tutte le autorità, in special
modo femminili, dalla Duchessa alla Regina di Cuori. Il Cappellaio
Matto, pazzo già nella definizione, è invece un eroe del tutto
positivo e, pur essendo adulto, mantiene la forza dirompente del
bambino che combatte le imposizioni e i luoghi comuni e si ritrova
addirittura a sfidare il Tempo per capovolgerlo.
L'AUTORE ....notizie
Nato nel
1832, il diacono Charles Lutwidge Dodgson scrittore, matematico, fotografo e logico. Sin dall'infanzia si
diverte a inventare indovinelli, giochi di parole, enigmi matematici,
giochi di prestigio, rompicapi e giocattoli, lasciando intuire la sua
genialità fuori da comune. Studia a Rugby e a Oxford, nel Christ
Church College, dove rimane sino al 1881 come rettore di matematica
pura. Nonostante sia un matematico eccezionalmente dotato, la sua
carriera d'insegnante è mediocre. Nel 1856 Dodgson inizia a
interessarsi alla neonata fotografia, un
ripiego rispetto alla pittura, nella quale egli riteneva di essere
scarsamente dotato.
Nel 1865
pubblica “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”,
firmandosi con lo pseudonimo di Lewis Carroll, derivato da una
deformazione giocosa del suo vero nome. Nel
1872, grazie al successo ottenuto con la pubblicazione del primo
libro, ne scrive il seguito: “Al di là dello specchio”.
Risulta che fosse una persona insicura e solitaria, soffriva di balbuzie in
presenza di persone adulte, forse a causa dell'educazione
rigida impartitagli dal padre e della morte precoce della madre; si trovava a suo agio solamente con bambine per la loro ingenuità e la
loro capacità di stupirsi; sono numerosi infatti i giochi, le
filastrocche e i quesiti inventati appositamente per loro che amava fotografare. Da qui hanno origine i sospetti di
pedofilia, però mai accertati.
La stessa favola di
Alice nel Paese delle Meraviglie è dedicata proprio alla piccola Alice
Pleasance Liddell ed il libro si apre con una poesia in cui
l'autore narra di come Alice e le sue due sorelle, durante una gita
in barca sul Tamigi, l'abbiano pregato d'inventare una storia che poi
l'autore metterà per iscritto e pubblicherà nel 1865 con il titolo
di “Alice sottoterra”.
E' una storia fantastica, in cui il paradosso delle situazioni descritte rivela per assurdo aspetti del reale più profondi e informativi, che si colloca nell'ambito della menzogna. E ciò accade in un'epoca di cambiamenti rapidi e decisivi, nell'Inghilterra vittoriana dellaseconda metà dell'Ottocento, nel pieno della seconda rivoluzione industriale che, accanto all'idea del progresso e alla nuova filosofia positivista, infonde un più profondo senso di decadenza legato a una disintegrazione sociale e morale.
E' una storia fantastica, in cui il paradosso delle situazioni descritte rivela per assurdo aspetti del reale più profondi e informativi, che si colloca nell'ambito della menzogna. E ciò accade in un'epoca di cambiamenti rapidi e decisivi, nell'Inghilterra vittoriana dellaseconda metà dell'Ottocento, nel pieno della seconda rivoluzione industriale che, accanto all'idea del progresso e alla nuova filosofia positivista, infonde un più profondo senso di decadenza legato a una disintegrazione sociale e morale.
L'esplosione
d'innovazioni scientifiche e la nascita della società di massa
infatti, annichiliscono l'individuo, immergendolo in un mondo di
solitudine. Così l'autore, delineando con simboli nascosti (spesso
dietro alle frasi enigmatiche dei personaggi o al loro comportamento)
la caduta dell'aristocrazia inglese e la nascita di una società di
massa, prende in giro la visione vittoriana della società,
arroccata nei valori artificiali, razionali, che non possono in
alcun modo rispecchiare l'animo dell'uomo.
Per Carroll è necessario concepire l'esistenza umana in raccordo con i nuovi tempi del Novecento, ed è proprio per questo motivo che
Alice nel Paese delle Meraviglie, traducendo la relatività dell'
esistenza umana in un'assurda irrazionalità - in contrasto con la
logica formale voluta dalla tradizione - è potuto porsi come
un'allegoria capace di far riflettere proprio sulla modernizzazione
dell'umanità.Carroll sceglie poi un genere letterario
inusuale e nuovo per l'epoca per delineare meglio una
caricatura dell'età vittoriana ancora più graffiante.
Invece
di una rappresentazione chiara della realtà, egli delinea una
dimensione parallela e straniante, capovolge il pensiero logico, la
razionalità e la correttezza formale, e crea un mondo governato dal
paradosso, illogico, caotico: il genere letterario del Nonsense.
E'
un tipo di composizione di carattere fantastico, che presenta temi,
azioni, personaggi strani, surreali, al fine di divertire il lettore
mediante l'assurdo. Si basa interamente sull'equilibrio tra ordine e
caos: pur essendoci una correttezza formale nelle frasi, queste sono
sbilanciate da doppi significati e il più delle volte l'effetto
nonsense è ottenuto dall'eccesso di significati, e non dalla loro
assenza; come diceva Carroll “qualunque scrittore è pienamente
autorizzato a dare il significato che crede ad ogni parola o frase
che intende usare.” . La lingua è arbitraria, e se da un lato sta
la cosa in sé, dall'altra il suo nome, etra i due si apre un abisso incolmabile: il Paese delle Meraviglie come si afferma in Alice tra nonsense e realtà. La potenza creativa nella letteratura vittoriana
di Caterina Palaia
- Da questa mia approfondita ricerca, ho dedotto l'enorme importanza che il significante assume rispetto al significato nel racconto, a tal punto che nel terzo capitolo un topolino, raccontando le sue vicende, afferma: “La mia storia è una coda lunga e triste”, confondendo il concetto di storia, in inglese tale, con quello di coda, tail, a causa della loro omofonia. Così Alice, ascoltando la storia, si trova intenta a dare una forma alle parole mediante l'immaginazione.
Carroll sdoppia i concetti di significante e significato, di forma e
contenuto, collocandoli su piani paralleli, e fa in modo che il
fonema delle parole determini la loro forma grafica -in questo caso,
che la storia assuma l'aspetto di una coda.
Nel
mondo delle Meraviglie i nomi non sono conseguenza delle cose, ma,
al contrario, le cose sono le conseguenze dei loro nomi, e così, ad esempio dal
momento che nella lingua inglese il nome di Humpty Dumpty richiama
onomatopeicamente una figura tonda e tarchiata, nella favola avrà
l'aspetto di un uovo.
Lewis
Carroll, non si affida mai alla pura fantasia, ma parte dalle
semplici parole, cogliendo alla lettera i suggerimenti che danno i
suoni delle parole, e tessendo intorno ad esse variazioni sempre più
vaste, sempre più assurde, da cui fa derivare un mondo intero; così.
Se i rami (in inglese “bow”) si pronunciano “bau”, nel Paese
delle Meraviglie abbaieranno, mentre i fiori sonnecchieranno
pigramente, poiché “aiuola” vale in inglese come “flowerbed”,
cioè “letto di fiori”.
Dunque,
sebbene Carroll faccia un uso esasperato del significante, apre la
strada ad un universo che noi sfioriamo involontariamente con l'uso
del linguaggio, quotidianamente, scivolando nel Paese delle
Meraviglie. Così facendo, lo scrittore libera il mondo delle
Meraviglie da ogni convenzione formale della sua epoca vittoriana
che, proprio come i significati, sono gabbie, forme con cui
l'uomo cerca invano di stabilire arbitrariamente un ordine al flusso
incessante della vita, cioè del significante: il contenuto nel Paesedelle Meraviglie si libera della forma ed è pronto ad assumere
qualsiasi aspetto dettato dall'immaginazione dell'autore e subito a
trasformarsi in qualcos'altro.
Non
a caso le pagine di Alice nel Paese delle Meraviglie rivelano giochi
di parole, indovinelli, e sillogismi, tutti frutto della mente
matematica dello scrittore e che ci ricordano di come il Nonsense in
realtà si avvale di una logica serrata:
- “Prendi dell'altro
tè” disse seria ad Alice la Lepre Marzolina.
“Veramente non l'ho
ancora preso.” rispose Alice; “Ragion per cui non posso prenderne
dell'altro.”
“Vuoi dire che non puoi
prenderne di meno.” disse il Cappellaio; “Se non si è avuto
niente non si può che prendere qualcosa”.
(Cap. VII)
- “Hai mai visto il
disegno di una moltitudine?”
“Davvero, ora che me lo
chiedi” disse Alice, molto confusa “io non penso...”
“Allora non parlare”
disse il Cappellaio.
(Cap. VII)
- “La regola è:
marmellata domani e marmellata ieri, ma mai marmellata oggi.”
“Ma ci sarà pure
marmellata oggi qualche volta!”, obiettò Alice.
“No, non è possibile”
disse la Regina. “La marmellata c'è negli altri giorni; e oggi non
è un altro giorno, sai?”
(Cap. V)
Gli
altri temi che compaiono nella narrazione di Carroll riguardano la
mutevolezza e l'instabilità dell'essere bambini, la curiosità e il
desiderio di evasione verso un mondo incantato, meraviglioso,
irrazionale ma anche intimo e personale poichè frutto della fantasia
di un fanciullo. Alice, vincendo turbamenti e stupori, si adatta a
convivere con esseri assai diversi rispetto a lei. E' in questo
processo, che potremmo definire di apprendimento, di formazione, che
va individuata la crescita di Alice, non certo nei suoi evidenti
sconvolgimenti fisici. La crescita, sinonimo di maturazione, non ha
niente a che vedere con il dato esteriore, corporeo. Diventare grandi
è ben diverso da un semplice mutamento di dimensioni. Crescere
implica la capacità di saper gestire il proprio rapporto con
l'ambiente esterno, con l'altro da sé; implica saper valutare e
decidere in presenza di nuove situazioni, esperienze ed emozioni.
LO SPAZIO
In
Alice nel paese delle meraviglie lo spazio è indefinito, le
indicazioni geografiche e paesaggistiche sono vaghe, come se fosse
compito del lettore dipingersi quel mondo così strano e illogico
che fa da sfondo alle avventure della piccola Alice. Dei luoghi quasi
non abbiamo descrizioni e le rare visioni che a volte appaiono,
rappresentano uno scenario tratteggiato. Si può paragonare la
descrizione così vaga del paesaggio ad un quadro dai colori tenui e
leggeri dipinto dall'abile mano di Carroll, in maniera sommessa e
pacata, tanto che noi lettori coloreremo vivificandolo quel mondo
in cui Alice vive le sue avventure. La natura non rivela mai la sua
forza, rimane nascosta e misteriosa, non prende mai il sopravvento,
non domina e non è dominata. ( p. 27. , pp. 21-24.
IL PAESAGGIO
pochissimi
tratti: una distesa verde in cui Alice si addormenta, le case, le
stanze, i giardini con diverse specie di fiori, il tutto appena
accennato, quasi sfondo di un album fotografico in cui hanno primaria
importanza i personaggi e le loro avventure. Ma sono proprio questi
tratti ad aprirci il mondo dell'immaginazione, per dare
forma e vita al meraviglioso mondo di Alice. Il colore è usato concautela: il bianco, il rosa, l'azzurro, il verde e il rosso, gli
unici colori presenti nella tavolozza dell'autore, senza sfumature.
Scopo dell'autore è quello di suggestionare, di invitare noi
lettori a disegnare il paesaggio come lo si vuole, lasciando
liberamente fruire le sue emozioni, fantasie e sensazioni, le quali
sono però guidate dalla matita con cui Carroll ha tracciato la sua
storia
IL TEMPO
Il
tempo è indefinito perchè non ci sono riferimenti cronologici
precisi. Nel mondo ordinario il tempo svolge una funzione
fondamentale per la vita di ogni individuo, invece nel Paese delle
meraviglie il tempo non ha alcuna importanza, al punto da essere
continuamente messo in ridicolo. Chiaro esempio l'atteggiamento
ansioso del Coniglio Bianco, il quale sembra conoscere solo
l'espressione: “E' tardi, è tardi!”.
Cfr. S.
Bertezzaghi , Il patto con l’Unicorno, Introduzione, in Le
avventure di Alice nel paese delle Meraviglie e Al di là dello
specchio, Torino, Giulio Einaudi Editore s.p.a., 2003, pp. XX- XXI
I PERSONAGGI
Le
avventure di Alice nel paese delle meraviglie è ricco di personaggi, i quali fanno ad uno ad uno la loro comparsa
sulla scena: Alice, la sorella di Alice, il Coniglio Bianco, il Topo,
l'Anatra, il Dodo, il Lorichetto, l'Aquilotto, il Pappagallo, Bill la
lucertola, il Bruco, il Piccione, il Valletto di Livrea, la Duchessa,
il Bebè-porco, la Cuoca, il Gatto del Cheshire, la Lepre Marzolina,
il Cappellaio Matto, il Ghiro, le Carte, il Re e la Regina di Cuori,
il Grifone e la Finta Tartaruga. I personaggi del romanzo di Carroll
sono tipi fissi, senza un'individualità definita e vengono
presentati con pochi tratti psicologici costanti
IL GENERE NARRATIVO
Il
romanzo di Carroll è un romance dal momento che racconta di un
sogno, di un itinerario che una bambina compie in un luogo che non
c'è e che mai esisterà. In particolare un esempio di narrativa
cosiddetta romantica o romanzesca.
Qual è la differenza tra genere novel e genere romance ?
Qual è la differenza tra genere novel e genere romance ?
La
narrativa fantastica (romance) a differenza della narrativa
realistica (novel), descrive in linguaggio elevato ciò che non è
mai successo, nè probabilmente succederà mai. Nel romance, il tempo
e lo spazio sono indefiniti; i personaggi sono tipi (dotati di pochi
tratti psicologici costanti, generalmente non evolvono nel corso
degli eventi) e contrapposti o polarizzati.
STILE NARRATIVO E
LINGUAGGIO
Il narratore è
esterno ed onnisciente. Sapientemente L. Carroll utilizza un
linguaggio ricco di giochi linguistici, di proverbi, di nursery
rhymes,in cui spesso le
parole possono avere una forma somigliante ma diverso significato. Vi
sono molte figure retoriche, come:
• Iperbole
(esagerazione): “Più che molto curiosissimo!” (Le avventure di
Alice nel paese delle meraviglie, Giulio Einaudi Editore, p. 12 );
“Tutte le persone alte più di un chilometro e mezzo...” (Ivi, p.
112)
• Onomatopea: “...le
scivolò un piede e in un attimo...splash!” (Le avventure di Alice
nel paese delle meraviglie, Giulio Einaudi Editore, p. 16);
• Allitterazione: “Cos'è
una Corsa Confusa?” (Alice nel paese delle meraviglie, Newton
Compton Editori, p. 59); “Razza...tazza di tè” (Le avventure di
Alice nel paese delle meraviglie, Giulio Einaudi Editore, p. 100).
• Similitudine:
“Facciamo finta che lo specchio sia diventato morbido come un
velo.”
Cfr. Avanzini, L’educazione attraverso lo specchio. Costruire la
relazione educativa, Milano, Franco Angeli s.r.l., 2008, p. 79. -
Lombello Soffiato (a cura di), “Novel” e “romance”:
strumenti per l’analisi dei generi letterari in prospettiva
pedagogica, pp. 11-17; 27-28; 130-131.
Credo
che quest'opera abbia un importante valore educativo, anche se suo
scopo principale è quello di lasciare il lettore a
fantasticare e immaginare quel paese delle meraviglie, apparentemente
assurdo e distante, ma in realtà assai vicino al suo bisogno di
evasione
Il
libro infatti aiuta i grandi a vedere il mondo con gli occhi dei
bambini, a capire come molto spesso i piccoli perdano sicurezza nella
propria identità, si sentano soli e incompresi dagli adulti, e aiuta
i bambini a ritagliarsi uno spazio-tempo dedicato a loro, alla
fantasia, all'avventura, all'immaginazione, sapendo però poi
ritrovare la strada di casa e apprezzare la bellezza che anche il
mondo ordinario può avere al suo interno
Ri-
leggendo questo libro, ho compreso meglio come il piccolo lettore può
sviluppare progressivamente un percorso verso la propria autonomia,
riflettere sulle motivazioni e sulle regole che guidano il suo
comportamento, diventandone maggiormente consapevole. Inoltre,
immedesimandosi nella protagonista, potrà acquisire nuovi strumenti
per affrontare gli ostacoli che senza dubbio fortificano ognuno di
noi, pur rappesentando spesso delle difficoltà molto forti, specie
se è un bambino a viverle (ad esempio la mancanza di sicurezza
nell'adulto, la solitudine, l'incomunicabilità con gli altri). Alice
rappresenta pertanto un esempio di continua crescita e maturazione
personale,di ricerca costante della propria identità
Cfr.
(J. R. R. Tolkien, Sulle fiabe in Id., Albero e foglia, Milano,
Rusconi, 1984, p. 76-77 )
CURIOSITA'
Il libriccino in lingua
inglese, omaggio all’Alice nel paese delle meraviglie, di Lewis
Carroll, è costruito nei modi della poesia concreta, per cui senso e
disposizione visuale dei segni grafici si corrispondono. Il
personaggio di Humpty Dumpty, tradizionalmente visualizzato come
nonsensical omino fatto a uovo, è destinato a rotolare o balzare e
cadere da un muro.
Humpty
Dumpty sedeva su un muro:
Humpty
Dumpty fece un gran capitombolo.
Tutti
i cavalli e gli uomini del Re
Non
bastarono a rimetterlo insieme.
recita una versione della
vecchissima strofetta delle Nursery Rhymes cui Carroll si ispirò.
Ecco come Humpty Dumpty è raffigurato da un famoso illustratore
inglese, Arthur Rackham, (Mother Goose Nursery Rhymes, Heinemann Ltd,
London, 1913).
Ed
ecco la tavola ‘HUMPTY DUMPTY’ di Giulia Niccolai. Consta di due
pagine fronte a fronte. Nella tavola a sx vediamo la o ( forma
d’uovo) balzare all’interno di bounce/balzare-rimbalzare e a dx
vediamo il ritratto verbale dell’omino: la u rovesciata di humpty
ci dice che è gobbuto, come un uovo! (hump = gobba) e quella
sprofondata di dumpty, aggiunge che finì probabilmente immerso
(dump) in un qualche liquido, sfaldandosi come un biscotto.
Anche la tavola ‘TO TAIL
OFF’ (= DIMINUIRE GRADUALMENTE, COME UNA CODA) consta di due
pagine fronte a fronte. A sx la citazione dal capitolo VI di Alice
nel paese delle meraviglie, in cui si racconta come il Gatto del
Cheshire svanisca lentamente, ‘cominciando dalla punta della coda’
. A dx Alice-Giulia Niccolai commenta: ‘tail off’! in caratteri
in corpo decrescente.
Come
nel primo libro di Alice
nella tavola ‘The
Cheshire Cat’s grin’ rimane il solo largo sorriso del gatto, la
parola ‘cheese” (letteralmente, formaggio; say cheese = sorridi;
grin = sogghigno, largo sorriso). “I’ve
often seen a cat without a grin,” thought Alice; “but a grin
without a cat! It’s the most curious thing I ever saw in all my
life!” (“Ho visto
spesso un gatto senza sorriso,” pensò Alice; “ ma un sorriso
senza gatto! E’ la cosa più strana vista in vita mia!”)
......E BUONA RI-LETTURA
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