martedì 25 giugno 2024

“Pigmalione” di George Bernard Shaw

 


George Bernard Shaw


                                                            
opera

Pigmalione” (“Pygmalion”) è un’opera teatrale scritta da George Bernard Shaw nel 1912 e messa in scena a Londra solo nel 1914. Quest’opera è famosa per aver dato origine a una famoso musical con Julie Andrews nel 1956 e un film con Audrey Hepburn nel 1964.

Cos’è “Pygmalion”

Eliza Doolittle è una fioraia di strada che attira l’attenzione di Mr Higgins, docente di fonetica. Quando lei si presenta da lui e gli commissiona di insegnarle a parlare correttamente per permetterle di trovare un lavoro migliore, lui coglie l’occasione per un esperimento sociale: in sei mesi farà di lei una duchessa. Come il Pigmalione del mito, Mr Higgins è convinto di trasformare una statua in una persona vera.In effetti così avviene, dal punto di vista linguistico: Eliza è perfetta nei modi e nella pronuncia, eppure inizia ad assomigliare a un automa. E siccome un automa non è, si sente meno sottomessa e inizia a chiedersi quale sia il suo posto nella vita di Mr Higgins e soprattutto nella propria.

Punti di forza

La fruizione migliore di quest’opera teatrale è naturalmente in lingua originale, perché assistiamo all’evoluzione della protagonista tramite la sua padronanza della lingua e soprattutto della fonetica. I personaggi sono contraddistinti dal loro modo di parlare. La vicenda si sviluppa in toni tragicomici, perché Mr Higgins, che è tanto sicuro di sé fino alla boria, si dimostra rude e miope, granitico nella divisione dei ruoli e delle classi sociali. Questa sua personalità non gli permette nessun cambiamento e nessun miglioramento.

“La differenza tra una signora e una fioraia non è in come si comporta, ma in come viene trattata”.

Il tema centrale è il rapporto uomo-donna dal punto di vista sociale e domestico. Nel 1912 siamo in pieno movimento suffragette: in Gran Bretagna le donne otterranno il diritto di voto solo nel 1928.Mr Higgins gestisce Eliza come un esperimento; è indicativo che, nel vantarsi dei suoi ultimi progressi, parli di lei in terza persona come se non ci fosse. Ora che Eliza si sente meno inferiore perché ha più strumenti culturali ha anche il coraggio di esprimere la sua opinione e anzi di prendere una decisione: questo coglie di sorpresa il granitico mentore, che continua a ritenerla inferiore e a trattarla come tale. Ed è formativo per noi che guardiamo.

Però, però, però…


Il linguaggio usato è del primo Novecento e molto colloquiale; chi si dovesse avventurare nell’ascolto o nella lettura dell’opera in inglese deve tenerne conto. Ciò non toglie che, anche se nella migliore trasposizione in italiano dovessero perdersi alcuni aspetti linguistici, il messaggio sociale arriverebbe forte e chiaro.L’opera teatrale “Pygmalion” può essere considerata l’evoluzione moderna del vittoriano “Casa di bambola”, dove si rifletteva sul diritto della donna a pensare a sé stessa e a non sacrificarsi per la famiglia. In “Pygmalion” la prospettiva è più ampia: non viene esclusa la possibilità che Eliza ottenga il lavoro (e quindi l’autonomia) che l’ha spinta a cercare un’educazione migliore, però ci si aspetta ancora che la donna porga le pantofole all’uomo che rincasa dal lavoro.

Cristina Mosca

Secondo il mito raccontato da Ovidio (I secolo) nelle Metamorfosi, Pigmalione era un artista cipriota (in altre versioni il re di Cipro), che scolpì un nudo femminile talmente affascinante da innamorarsene. Dopo aver dormito diverse notti accanto alla sua opera, Pigmalione si recò al tempio della dea Afrodite chiedendo che trasformasse la scultura in fanciulla. Afrodite acconsentì e Pigmalione poté sposare l’ex statua.



MITO MODERNO

Il racconto mitologico fu poi ripreso dal drammaturgo irlandese George Bernard Shaw, che nella commedia Pygmalion (1913) racconta la storia di un professore di dizione che decide, per scommessa con un amico, di insegnare le buone maniere a una giovane fioraia, al fine di trasformarla in una raffinata signora dell’alta società. Dalla commedia fu tratto il musical My Fair Lady (1956), con Julie Andrews nel ruolo della fioraia e Rex Harrison in quello del professore. Seguito nel 1964 dall’omonimo film con Audrey Hepburn.

 FILM: MY FAIR LADY


My fair lady  film  del 1964, diretto da George Cukor con Audrey Hepburn, Rex Harrison e Stanley Holloway.

Il soggetto è tratto dall'opera del commediografo George Bernard Shaw del 1913 dal titolo Pigmalione (ispirato all'omonimo mito narrato nelle Metamorfosi di Ovidio, che narrava la storia dello scultore che si era innamorato a tal punto della statua che aveva creato che ottenne dagli Dei che si trasformasse in una donna, di nome Galatea).
Nel 1938 era stato realizzato un film dal titolo Pygmalion con Leslie Howard (Ashley di Via col vento, se non avete letto il post sul mio film preferito lo trovate qui) che veste i panni di Mr. Higgins e che vinse l'Oscar come Miglior sceneggiatura. 
Da questa commedia nel 1956 viene tratto un Musical per Broadway scritto da Alan Jay Lerner con protagonisti Rex Harrison, Stanley Holloway e Julie Andrews.

Londra nell'età Edoardiana 


Pettinature, acconciature, cappelli e moda in Età Edoardiana (1901-1910)


L'Età edoardiana nel Regno Unito è il periodo che coincide con il regno di Edoardo VII , (1901 - 1910). La morte della Regina Vittoria il 22 gennaio 1901 e la successione al trono del figlio primogenito, Edoardo, segnò l'inizio di un nuovo secolo e la fine dell'Età vittoriana. Mentre Vittoria rifuggiva la società, Edoardo fu il leader di un'élite alla moda che stabilì uno stile influenzato dall'arte e dalle mode dell'Europa continentale - forse a causa della passione del Re per i viaggi. L'età fu contrassegnata da importanti mutamenti in politica mentre settori della società che erano stati largamente esclusi dall'esercizio del potere in passato, come gli operai comuni e le donne, divennero sempre più politicizzati. L'età edoardiana viene spesso estesa oltre la morte di Edoardo avvenuta nel 1910, per includere gli anni fino all'affondamento del Titanic nel 1912, fino all'inizio della Prima guerra mondiale nel 1914, o fino alla fine della stessa guerra, nel 1918


fuori dal teatro Covent Garden una giovane ragazza di nome Eliza Doolittle, dai modi un po' irruenti e dall'accento sgraziato, vende mazzi di violette ai passanti

---- . Alle sue spalle un uomo prende appunti sentendola parlare e dopo aver chiarito di non essere un poliziotto si scopre essere il professor Higgins, uno dei massimi esperti di fonetica e glottologia, che riconosce la provenienza di ciascuno dei presenti semplicemente ascoltandone l'inflessione linguistica.

professor Higgins

 Lì incontra il Colonnello Pickering, anch'esso grande conoscitore delle lingue, che doveva appunto incontrarsi con lui. Higgins sostiene di essere in grado grazie alle sue conoscenze e tecniche, di trasformare in 6 mesi la fioraia Eliza in una dama raffinata, giusto in tempo per farla partecipare all'annuale Ballo dell'Ambasciata, così i due gentiluomini fanno questa scommessa e il colonnello si offre di finanziare l'intera operazione, dalle lezioni al guardaroba per la ragazza. Eliza decide di accettare perchè le viene prospettato che se imparerà a parlare e comportarsi come una signora potrà avere un negozio tutto per sè e non vendere più i fiori per strada. Dopo giornate intere passate a ripetere sempre gli stessi estenuanti esercizi, la nuova creatura plasmata dal professore Pigmalione è pronta a fare il suo debutto. Ma Eliza è cambiata profondamente ed entra in crisi.

Locandina film

Jack Warner assiste ad uno spettacolo del musical a Broadway al termine del quale riesce ad aggiudicarsi i diritti cinematografici per la cifra capogiro di 5,5 milioni di dollari (in tutto questo film costerà 17 milioni di dollari).



Quando Lerner inizia a scrivere la sceneggiatura, ha in testa un solo attore come Higgins, lo stesso che ha già vestito i suoi panni nel musical di Broadway, Rex Harrison. Sebbene all'inizio propongano il ruolo a Cary Grant (che rifiuta dicendo che se non avessero dato la parte a Rex Harrison non avrebbe più lavorato con la Warner) e Peter O'Toole (la cui richiesta di salario però era troppo esosa), decisero di andare sul sicuro e scelsero Harrison, che aveva appena smesso i panni di Giulio Cesare nell'imponente produzione di Cleopatra di Mankiewicz con Elizabeth Taylor e Richard Burton. Reginald Carey Harrison che si era distinto sia a teatro che nel cinema, era caratterizzato da uno humour sottile ed un portamento da perfetto gentlemen inglese. 


Per la parte di Eliza Jack Warner pensa all'unica attrice perfetta per questo ruolo da Cenerentola, nella trasformazione da ragazza di strada a dama raffinata,  Audrey Hepburn. La Hepburn era diventata una star internazionale nel 1953 con il film Vacanze Romane di William Wyler nel quale il ruolo della Principessa Anna le valse subito un Oscar; nel 1954 e nel 1957 era stata la protagonista di due film di Billy Wilder Sabrina con Humphrey Bogart e William Holden  e Arianna con Gary Cooper e Maurice Chevalier; era stata in film più impegnativi come Guerra e Pace di King Vidor Ma il ruolo per il quale ancora oggi è più famosa è senza dubbio quello di Holly Golightly in Colazione da Tiffany del 1961 diretto da Blake Edwards tratto dal romanzo di Truman Capote. Quando Audrey viene scelta per interpretare Eliza Doolittle si trova all'apice del suo fascino. Rex Harrison all'inizio rimane deluso perchè sperava di lavorare di nuovo con Julie Andrews e in un'intervista dichiara  "Eliza Doolittle deve sentirsi a disagio in una sala da ballo europea, come fa quella cavolo di Audrey che non ha mai passato un giorno della sua vita fuori dalle sale di ballo dell'Europa?", salvo poi anni dopo l'uscita del film quando gli veniva chiesto chi fosse la sua partner preferita rispondeva sempre Audrey Hepburn in My fair lady.

                          

A supportare l'impresa del professor Higgins c'è il colonnello Pickering interpretato da un altro attore inglese, Wilfrid Hyde-White; per il giovane Freddy innamorato di Eliza viene scelto Jeremy Brett che veniva dalla compagnia shakespeariana di Laurence Olivier, mentre la madre del professore è l'inglese Gladys Cooper, che aveva all'attivo più di 40 film




COSTUMI:


il compito di realizzare l'intero guardaroba di Eliza e delle decine di personaggi e centinaia di comparse, viene affidato al costumista e fotografo Cecil Beaton.
Beaton realizza 1.086 abiti con un budget di 500.000 dollari. E' stata una delle più imponenti produzioni nella storia del cinema per le centinaia di comparse che necessitavano di costumi, trucco e parrucco: è stato dedicato uno studio intero al reparto guardaroba e trucco, per le 2000 donne e i 1500 uomini servirono 17 addette al guardaroba, 26 truccatori e 35 parrucchieri. Vennero preparate decine di parrucche acconciate, nonchè baffi e barbe finte per gli uomini.





SET
La sola realizzazione dei set è costata 1 milione di dollari dell'intero budget, e ha "invaso" quasi tutti i 26 studi della Warner Bros. Il film infatti è girato a Londra ma in una sua versione fittizia ricreata interamente a Hollywood dall'Art director Gene Allen. In origine la scena in cui il padre di Eliza gira diversi pub doveva essere girata in veri pub londinesi, ma alla fine optarono per usare un pub costruito appositamente che fu solamente cambiato nei colori e nell'arredamento varie volte per dare l'idea che fossero locali diversi.
La libreria del Prof. Higgins è stata creata basandosi su una libreria molto simile che si trova al Castello di Groussay nella cittadina di Montfort-l’Amaury (50 km da Parigi)

.

quanto riguarda la creazione degli interni non si badò a spese pur di confezionare un quadro sontuoso e ricco di dettagli senza precedenti. L'arredamento e gli elementi decorativi della casa del prof. Higgins furono accuratamente scelti: i tappeti orientali furono tinti per adattarsi meglio al technicolor; la carta da parati, i paralumi e gli elementi d'arredo della casa della sig.ra Higgins furono creati appositamente o importati da Londra. La gabbia dell'uccellino di Higgins era un pezzo rarissimo prestato da un collezionista, il cui valore era di 1.250 dollari, così come era di valore inestimabile il servizio d'argento da tè che compare nella scena all'ippodromo
La ricostruzione del teatro Covent Garden e quello vero a Londra; l'interno della casa del prof. Higgins, la strada dove Freddy si dichiara a Eliza e il salotto della signora Higgins.
Le riprese sono iniziate il 13 Agosto e si sono concluse il 18 Dicembre del 1963.
Audrey sul set con George Cukor e il suo yorkshire terrier Assam of Assam

Audrey sul set con Cukor ed Harrison
MUSICA

essendo tratto da un musical, la parte melodica è fondamentale per il film. Audrey Hepburn era convinta che avrebbe cantato lei le canzoni di Eliza e sebbene all'inizio le assegnarono un vocal coach e lei perfezionò la sua voce già intonata (che il pubblico aveva già sentito in Colazione da Tiffany quando canta Moon River), alla fine preferirono farla doppiare dalla soprano Marni Nixon (che aveva già doppiato Deborah Kerr nel '56 in Il re ed io e l'anno seguente in Un amore splendido e Natalie Wood in West Side Story nel 1961). Alla Hepburn fu consentito di girare alcune scene in cui canta delle canzoni, come "Wouldn't be loverly" (che però fu scartata, provocando una reazione della Hepburn che lasciò stizzista il set, ma che il giorno dopo chiese scusa a tutti per il suo "orribile comportamento) e "I Could have danced all night", che furono comunque conservate

Harrison non era un cantante professionista, ma aveva imparato a controllare i toni della sua voce, a parlare usando le note musicali, ed è per questo che le sue canzoni sono sostanzialmente parlate. Sincrono A Harrison viene spiegato che le canzoni devono ridoppiate in una seconda fase (chiamata Sincrono), ma lui si rifiuta di farlo dicendo che non sarebbe mai stato in grado di cantare una canzone due volte nello stesso modo. Pertanto i tecnici della Warner Bros mettono per la prima volta un microfono senza fili nascosto sotto la cravatta, in modo da registrare le canzoni dal vivo, mentre tutti gli altri attori sono stati doppiati. Le canzoni più belle sono: "Wouldn't It Be Loverly?", "The Rain in Spain" , "I Could Have Danced All Night", "On the Street Where You Live" e "I've Grown Accustomed to Her Face"

La Warner Bros per lanciare il film intraprese una campagna massiccia pubblicitaria, realizzando sia giochi per bambini come bambole, set per il trucco, album e poster, ma anche accessori per gli adulti come parure di gioielli, abiti e cappelli come quelli di Eliza e del prof. Higgins.




il 21 ottobre del '64 a New York e il 28 ottobre a Los Angeles, fu molto elegante (le donne si presentarono quasi tutte in abito lungo).


RICONOSCIMENTI

Alla cerimonia degli Oscar del 1965 My fair lady si presenta con ben 12 nomination, vincendo 8 statuette Miglior Film, Miglior Regia a George Cukor, Miglior attore protagonista a Rex Harrison (che dedicò il premio alle sue due ladies Audrey Hepburn e Julie Andreew), Migliore fotografia, Migliore scenografia a Gene Allen, Cecil Beaton e George James Hopkins, Migliori costumi a Cecil Beaton, Miglior sonoro e Miglior colonna sonora.
Audrey Hepburn non era stata candidata come Miglior Attrice, mentre invece Julie Andrews quell'anno ebbe la sua rivincita e ottenne l'Oscar per Mary Poppins. Come ho detto anche qui nel post su Mary Poppins, nel discorso di accettazione la Andrews ringraziò colui che avendo realizzato uno splendido film aveva reso possibile tutto quello, facendo credere stesse parlando di Walt Disney che l'aveva diretta, ma poi aggiunse a sopresa che si trattava di Jack Warner e il film era My fair lady, perchè se l'avesse scelta non avrebbe mai potuto girare Mary Poppins e quindi vincere il premio.
Il film ha vinto anche 3 Golden Globe, Miglior film commedia, Migliore regia a George Cukor e Miglior attore in un film commedia Rex Harrison; 1 BAFTA per il Miglior film a George Cukor e 3 David di Donatello: Miglior produttore straniero a Jack L. Warner, Miglior attore straniero a Rex Harrison e Miglior attrice straniera a Audrey Hepburn.


La notte degli Oscar: a sinistra Jack Warner, Audrey Hepburn, Rex Harrison e George Cukor; Audrey con Julie Andrews vincitrice dell'Oscar come Migliore attrice


QUOTES:

Prof. Higgins: E' pressochè irresistibile. E' così squisitamente infima. Così orribilmente sudicia.
Eliza: Non sono sudicia! Mi sono lavata la faccia e le mani prima di venire!

Prof. Higgins: Il segreto non sta nell’usare le cattive maniere, o le buone maniere, o un particolare tipo di maniere, ma nell’usare le stesse maniere con tutti i propri simili.

Prof. Higgins: Credi sia possibile avere un buon carattere con le donne?
Colonnello Pickering: Credo proprio di sì.
Prof. Higgins: Io no. Non appena una donna fa amicizia con me, diventa gelosa, esigente, sospettosa e maledettamente seccante. Appena io faccio amicizia con una donna, divento egoista e tiranno. Eccomi qua, un vecchio scapolo incallito ben deciso a restarlo.

Prof. Higgins: E come sapeva che sua figlia si trova qui?
Alfred Doolittle: Glielo dirò, se mi lascia parlare. Desidero dirglielo. Voglio dirglielo. Sono ansioso di dirglielo.
Prof. Higgins: Quest'uomo ha il dono innato della retorica. Osserva il ritmo di queste espressioni. "Desidero dirglielo, voglio dirglielo, sono ansioso di dirglielo". È il sangue gallese che è in lui.
 
Eliza: Io vendevo fiori, non il mio corpo. Ora che avete fatto di me una lady non sono adatta a vender altro.

Eliza: La differenza tra una dama e una fioraia non sta nel come si comportano ma nel come vengono trattate.



mercoledì 10 maggio 2023

Cronache di poveri amanti di Pratolini lungo romanzo corale

 


...pubblicato nel 1946 e ambientato negli anni della prepotente e turbolenta ascesa del fascismo in una striminzita viuzza fiorentina lunga non più di cinquanta metri dove il sole fatica a trovare posto per l’estrema vicinanza delle case ai due lati della strada, tanto attigue che i cornacchiai (gli abitanti di Via del Corno) riescono persino a sentire il trillo della sveglia dei dirimpettai e financo i loro sussurri. La via è animata dalle voci, dai profumi e dai lezzi, dai mestieri artigianali, dagli amori travolgenti eppure innocenti, puri, spesso trasversali dei suoi abitanti ma soprattutto dai pettegolezzi che dividono e allo stesso tempo uniscono.

microcosmo di umanità derelitta eppur vivace, ebbra di emozioni, impegnata nella dura, faticosa lotta per la vita e per l’amore, nell’arduo impegno politico. Viene dipinta sontuosamente dalla mirabile penna dello scrittore toscano che, senza tralasciare l’arte della sottile ironia, descrive con la stessa efficacia sia i turbamenti emotivi dei personaggi, ai quali ci si affeziona fin dal principio, sia l’impennata del fascismo che le tradizioni popolari.




Il romanzo di Vasco Pratolini “Cronache di poveri amanti” è un ritratto dell’Italia degli anni Venti e via del Corno, a Firenze, è un misero teatrino di strada che riassume un pezzo di storia d’Italia, dopo la sbornia rivoluzionaria del biennio rosso 1919-1920.


Il libro, scritto nel 1947, racconta le vicende di “povera gente” che vive dietro Palazzo Vecchio, dall’inizio degli anni Venti al 1926. “Povera gente” che si muove nella storia drammatica (e magmatica) dell’Italia del primo dopoguerra, che ha visto i grandi scioperi operai, l’occupazione delle fabbriche, la nascita dei fasci di combattimento e la reazione fascista (e statale) contro la classe operaia e contadina «che voleva fare come in Russia».


             Le Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini, 
                            poeta  della Firenze popolare

 temi centrali sono i tipici del neorealismo: antifascismo, la vita della classe popolare e il ritorno all’umanità. La cosa che pero distingue Cronache è il modo di narrare. Pratolini non si concentra a raccontare la storia dello sviluppo  di un personaggio nel ventennio nero. A Pratolini non serve un protagonista perché sa narrare su i grandi temi della sua generazione attraverso la creazione di un microcosmo: la Via del Corno negli anni ’20 delle Camicie Nere.


Cronache tematizza i problemi, le gioie, le sofferenze degli abitanti di via del Corno, di questa viuzza che è il vero protagonista di Cronache. 
 

"Via del Corno esisteva prima che Dante nascesse, e prende nome non da quello che credete, ma da un “messere” appunto, che possedeva tutte le sue case.  […]

E’ lunga cinquanta metri e larga cinque; è senza marciapiedi. Confina ai due capi con via dei Leoni e via del Parlascio, chiusa come tra due fondali: un’isola, un’oasi nella foresta, esclusa dal traffico e dalle curiosità. Occorre abitarvi, o averci degli interessi particolari, per incontrarla.

E’, tuttavia, a pochi metri da Palazzo Vecchio, che la sotterra sotto la sua mole. Il piano stradale è lastricato e leggermente concavo: lo scolo avviene attraverso dei tombini situati al centro. Nei giorni di pioggia la strada è divisa in due da un torrentello: i bambini, tornato il sereno, vi fanno gare di canottaggio con sugheri, bucce e barchette di carta da quaderno. […]"


Pratolini avrebbe potuto scegliere un linguaggio pieno di compassione verso i poveri che sarebbe stato la possibilità più facile. Tanti scrittori e registri hanno scelto questo linguaggio negli ultimi anni, eppure Pratolini non lo fa. Preferisce mescolare il cinismo e la brutalità della povertà con uno stilo ironico, umoristico. L’ironia di Pratolini riesca a dare ai suoi “poveri amanti” una certa dignità e offre al lettore una lettura più facile e anche più emozionante. Non sentiamo solo le sofferenze dei “poveri amanti” ma anche le loro risate. L’umorismo della descrizione di via del Corno e del destino dei suoi abitanti è uno dei punti più forti e dimostra le capacità enormi del poeta Pratolini. È quest’umorismo che secondo me manca spesso a Moravia e a Pavese e altri neorealisti. Cronache generalmente è raccontato in un modo molto calmo, direi quasi lento, che salta da casa a casa, da finestra a finestra. I primi capitoli ricordano molto allo stile di Verga pero poi nella scena che è chiamata “Notte dell’Apocalisse“, si trova un cambiamento. Questo capitolo è raccontato molto più veloce e assomiglia assai a un film americano.

 Fa da sfondo alla vicenda una via popolare di Firenze, via del Corno, la stessa in cui l'autore passò alcuni anni della sua giovinezza. Attraverso la memoria il narratore si sente parte integrante delle storie che racconta, e testimone diretto degli avvenimenti. Il libro è un'«amorosa fatica» tributata a personaggi dimenticati dalla grande storia, "vinti" che celano dietro la loro esistenza, apparentemente piatta e sempre uguale, una carica vitale degna dei più grandi eroi. La loro storia è un'«umile epicità» e per questo viene rappresentata coralmente, attraverso una struttura aperta agli intrecci tra i protagonisti, all'equilibrio tra gli eventi, alle gioie e ai dolori che si sovrappongono creando una tensione continua. Le vicende private dei vari personaggi vanno a intrecciarsi con i drammatici eventi che segnarono, nel biennio 1925-26, la storia d'Italia: l'inasprirsi del regime fascista e la sua intolleranza a ogni forma di dissenso. La "cronaca" è riportata attraverso una precisa scelta temporale, il presente storico, che dà alla vicenda il senso dell'eternità, della continuità, inframmezzato da occasionali passati prossimi (che hanno la funzione di permettere brevi flashback), e da rari imperfetti.

Il testo è diviso in tre parti: la prima ripartita in nove capitoli, la seconda in sei e la terza in dieci. La prima parte è una sorta di presentazione dei vari personaggi, la seconda contiene le loro trasformazioni, la rottura degli equilibri, e la terza infine compie, attraverso una maggiore consapevolezza, il ritorno rassegnato all'eterna armonia e inamovibilità del mondo popolare. Questi elementi sono presenti lungo tutto il percorso narrativo, proprio in virtù della polifonia che lo caratterizza. Di questa strada buia e sporca, via del Corno, è difficile dire quale sia la figura di maggior spicco. Ognuna può raccontare di sé una storia di dolore, sia che si perda sulle scale di un bordello, come la giovane Elisa, sia che viva appartata come la «Signora», una vecchia e temuta donna che dal suo letto domina e controlla tutti gli avvenimenti della strada.


«Per la prima volta Pratolini esclude sé dal racconto, taglia fuori il pronome io. Momento sempre importante nella vita di un narratore che nacque poetico; perché quel primo e Poetico io gli era pur misura e freno alle cose», scrisse Pietro Pancrazi, che proseguiva notando nel suo stile «un eccesso di abbandono o languore o corrività».



Con questo romanzo, tradotto in varie lingue, Pratolini ha imposto il proprio nome all'attenzione della critica e dei lettori. Nel 1954 Carlo Lizzani ha diretto un film ispirato al libro, con lo stesso titolo, interpretato da Marcello Mastroianni, Antonella Lualdi, Cosetta Greco, sceneggiato da Sergio Amidei, Giuseppe Dagnino, Massimo Micia e dallo stesso regista. Malgrado i problemi di censura, il film ha vinto nello stesso anno il premio speciale della giuria al Festival di Cannes.





mercoledì 26 aprile 2023

LE MODELLE DI MICHELANGELO MERISI

 

LE DONNE DI CARAVAGGIO



A sinistra) Caravaggio, Madonna di Loreto, Roma, Basilica di Sant'Agostino. 
(Al centro) Riposo durante la Fuga in Egitto, Roma, Galleria Doria Pamphilj. 
(A destra) Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 
Roma, Gallerie Nazionali d'Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini


Alle donne di Caravaggio sono stati dedicati studi, libri e romanzi. Non finisce di stupire  il fatto che l’artista – per ritrarre le sue Vergini e le sue sante - abbia impiegato come modelle alcune cortigiane note nella Roma a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.
Una scelta che già a quel tempo aveva destato non poco scandalo, e più di un rifiuto da parte dei committenti di lavori già portati a termine dall’artista. cosi si legge su Arte.it.
 pittura realistica quella di Michelangelo Merisi, improntata alla resa del “vero”, e questo spiega il necessario ricorso alle modelle.
Di alcune di loro conosciamo i nomi, che compaiono nei documenti dell’epoca e nelle biografie del pittore. Alcune erano donne che i bandi papali escludevano dalla vita sociale o confinavano in alcuni quartieri, e comparivano sugli altari delle più importanti chiese della città prestando il volto alla Vergine nel Riposo dalla fuga in Egitto, alla Madonna dei Pellegrini, alla Giuditta che uccide Oloferne. Una scelta provocatoria che doveva risultare assai intollerabile per gran parte della gerarchia ecclesiastica romana, di una Roma controriformata peraltro.
A tutte le Donne di Caravaggio è stato dedicato l'omonimo volume di Francesca Santucci, in cui trovano spazio anche quelle ancora non rintracciate nei dipinti, ma citate dalle fonti, come ad esempio Monica Calvi detta Menicuccia, che frequentava personaggi d'altro lignaggio come il cardinale d'Este.


Donne nobili e plebee, benefattrici e di malaffare, composte e rissose, sobrie e dissolute, di potere o sfortunate, queste le donne "reali" importanti nella vita di Caravaggio. Altre figure femminili, fra mito, storia, leggenda e religione, ugualmente importanti, ritroviamo nella vita del celeberrimus pictor, quelle che nutrirono il suo immaginario e gli ispirarono la composizione dei capolavori che, ancora oggi, lasciano stupefatti i nostri occhi.

Il romanzo “Lena, che è donna di Caravaggio di Alessandra Masu, invece, ruota tutto intorno alla figura di Maddalena Antognetti e alla vita nel rione Campo Marzio, tra taverne, osterie e odore di pittura.

MADDALENA ANTOGNETTI, LA DONNA DI MICHELANGELO


«In nome dell'altissimo Dio e gloriosa Vergine Maria e di tutti li Santi della corte del Cielo che ce fanno la grazia di vivere bene et honestamente in questo mondo. Questo sarà un libro de memoria delle cose che sono occorse a me, Lena, scritto nell'anno 1610, adì diciotto di luglio». 
Così inizia il diario di Lena, la modella delle più belle e famose Madonne caravaggesche. È la vigilia del 18 luglio 1610 e Lena aspetta da un momento all'altro il ritorno di Michelangelo da Caravaggio. Lena è stata la sua donna e modella preferita finché l'artista non ha dovuto lasciare Roma per aver commesso un omicidio, nel maggio del 1606. Ma l'esilio del pittore e la loro separazione stanno, forse, per finire. In una notte e una mattina di veglia scandite dalle ore canoniche, Lena

  furono molto vicine a Caravaggio e attraverso l’analisi delle loro apparizioni nei dipinti è possibile collocarle in ordine cronologico all’interno della biografia del pittore.
 descritta in alcune cronache come "donna di Michelangelo": compare negli ultimi quadri romani. Proviene da una famiglia di cortigiane: sua sorella Amabilia era una prostituta bellissima e un documento la mostra di notte su un cavallo, con le chiome sciolte, mentre torna a casa dopo una notte passata con il bargello del Campidoglio



Madonna dei Pellegrini, 1606olio su tela, 260 cm × 150 cm, Roma, Chiesa di Sant'Agostino

 la Madonna vestita da popolana con Gesù in braccio e due pellegrini. Oltre al riconoscibile volto di Lena, col suo bimbo, fecero scalpore i piedi nudi e gonfi,in primissimo piano, dei pellegrini. Il Baglioni racconta che, per questo, non appena il quadro fu messo sull'altare: 

"ne fu fatto dai preti e da' popolani estremo schiamazzo".
Altro scandalo fu il modo in cui era stravolto il racconto biblico. Secondo la leggenda, infatti, la casa di Maria venne portata in volo a Loreto dagli angeli (fatto che non risulta nel quadro), la casa inoltre è cadente, con l'intonaco scrostato e i mattoni a vista. Qualcuno pensa che il Caravaggio volesse ribadire l'adesione alla povertà assoluta della Sacra Famiglia, che la Chiesa dovrebbe osservare .
Lena, giovanissima era stata amante prima del «giovane morbido», cardinale Montalto poi di monsignor Melchiorre Crescenzi e del cardinal Peretti, nipote di Sisto V. Faceva parte di un gruppo di prostitute d’alto bordo con Fillide Melandroni, Menica Calvi e Tella Brunori.
Fare di Lena la "Madonna dei Pellegrini" era una mossa rischiosa, qualcosa di ben diverso dal ritrarre Anna Bianchini o Fillide Melandroni nei panni della Maddalena per una collezione privata. La giovane, infatti, era un volto conosciutissimo in città. Il concilio di Trento aveva specificamente bandito “tutte le lascivie di una sfacciata bellezza nelle figure” e un volto noto, soprattutto quello di una prostituta, costituiva un pericolo, specie quando si avevano molti nemici .


Madonna dei palafrenieri (o della serpe), 1604olio su tela, 292 cm × 211 cmRoma, Galleria Borghese.

Il quadro mostra Maria ed il Bambino mentre schiacciano il serpente del peccato originale, alla presenza di Anna.  L'opera era destinata all'altare maggiore della chiesa di Sant'Anna dei Palafrenieri presso San Pietro in Vaticano. Il dipinto però rimase nella chiesa meno di un mese, venne rifiutato dai committenti, perché fece scandalo il Bambino, troppo cresciuto per essere ritratto completamente nudo, la scollatura abbondante della Madonna e il fatto che in lei si riconoscesse facilmente Lena, nota donna di malaffare. 
Il quadro venne prima trasferito nella chiesa della Confraternita di S.Anna, poi venduta per cento scudi al cardinale Borghese.
Ancora una volta autorità che pubblicamente condannavano i suoi lavori, si affrettavano poi ad acquistarli (sotto costo) per le loro collezioni private
.


Maria Maddalena in estasi, 1606olio su tela, 106,5 × 91 cm, Roma, collezione privata.

Di quest'opera esistono almeno otto copie (fu uno tra i dipinti più copiati di Caravaggio).Si pensa che il pittore si sia ispirato al volto di Lena per raffigurare la Maddalena.Questa versione conservata nella collezione privata di Roma, presentata nel Caravaggio di John Gash nel 2003, sembra essere la più vicina all'originale.Un'altra variante, altrettanto fedele all'originale, è conservata nel Musèe des Beaux-Arts di Marsiglia.

Lena morì ancora prima di Caravaggio L'anno dopo la fuga dell'artista da Roma, tornò a vivere con la madre e la sorella in via dei Greci, dove spirò nel 1610. Aveva solo ventotto' anni.