RICORDIAMO CHE ...ogni anno il 5 giugno...
si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell'Ambiente (W.E.D. World Enviroment Day), istituita dall'O.N.U. per ricordare la Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente Umano del 1972 nel corso della quale prese forma il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (U.N.E.P. United Nations Environment Programme).
....come prepararci? ...
...leggiamo insieme una favola, L’uomo che piantava gli alberi, di J. Giono -1-
Elzéard Bouffier, , doveva essere un tipo un po'
strano: un uomo di cinquantacinque anni, viveva insieme alle sue poche
pecore in una terra che era un deserto, ci cresceva solo un po' di
lavanda selvatica qua e là a ciuffi.
Qualcuno facendo scavi archeologici aveva trovato proprio lì degli ami
da pesca di epoca gallo-romana, non si sa bene perché, visto che a
memorie d'uomo l'acqua, lì, arrivava solo con le cisterne.
"Un albero è l’idea del tempo, è la sua
eternità, la sua longevità"
Tutta la vicenda è raccontata non dal protagonista e ciò aiuta il
lettore a sentirsi come se qualcuno gli stesse raccontando a voce
alta una storia tramandata nel tempo.
Jean
Giono ce la racconta con la semplicità di una storia alla Fedro: un uomo, solo dopo la morte della moglie e dell’unico
figlio, si ritira a vita solitaria e decide di impegnarsi per un solo
unico obiettivo: piantare alberi nella terra desolata nella quale
vive, tra le montagne della Provenza.
Il racconto abbraccia gli anni che intercorrono tra le due guerre del secolo scorso ma sembra che il protagonista, Elzéard Bouffie, nemmeno se ne accorga: sperso tra le Alpi francesi, storicamente tagliato fuori dai conflitti ma più di chiunque altro immerso in quello che è, o che dovrebbe essere, il mondo.
"Una quarantina circa di anni fa, stavo facendo una lunga camminata, tra cime assolutamente sconosciute ai turisti, in quella antica regione delle Alpi che penetra in Provenza. Questa regione è delimitata a sud-est e a sud dal corso medio della Durance, tra Sisteron e Mirabeau; a nord dal corso superiore della Dr6- me, dalla sorgente sino a Die; a ovest dalle pia- nure del Comtat Venaissin e i contraffarti del Monte Ventoux. Essa comprende tutta la parte settentrionale del dipartimento delle Basse Alpi..."
....ecco lande nude e
monotone, tra i milledue e i milletrecento metri di altitudine e l’unica vegetazione che vi cresceva era la lavanda selvatica.
Poche pagine, che condensano devozione, amore, incondizionato e apparentemente inspiegabile, per
la propria terra; un amore generoso e gratuito. Elzéard sa che non
vedrà mai il compimento della sua opera, la sua foresta ripopolata
ma continua, anno dopo anno a camminare e a scegliere accuratamente
ghiande e semi per il suo progetto.
La bellezza di questo racconto
sta nella naturalezza con cui è presentata la scelta di Elzéard di
dedicare la sua vita a quel piccolo pezzo di Provenza: non c’è un
ragionamento dietro, non c’è un secondo fine, non c’è un
ritorno per il protagonista. È semplicemente il corso naturale della
sua vita.
"Notai che in guisa di bastone portava un'asta di ferro della grossezza di un pollice e lunga un metro e mezzo. Feci mostra. di voler fare una passeggiata di riposo e seguii una strada parallela alla sua. I1 pascolo delle bestie era in un avvallamento. Lasciò il piccolo gregge in guardia al cane e salì verso di me. Temetti che venisse per rimproverarmi della mia indiscrezione ma niente affatto, quella era la strada che doveva fare e m'invitò ad accompagnarlo se non avevo di meglio. Andava a duecento metri da lì, più a monte. Arrivato dove desiderava, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che tura- va di nuovo il buco. Piantava querce
E’ l’occasione per rilanciare il libro di Jean Giono L’uomo che piantava gli alberi, edito da Salani
"L'anno seguente, ci fu la guerra del ' 14, che mi impegnò per cinque anni. Un soldato di fanteria non poteva pensare agli alberi. A dir la verità, la cosa non mi era nemmeno rimasta impressa; l'a vevo considerata come un passatempo, una collezione di francobolli, e dimenticata. Finita la guerra, mi trovai con un'indennità di congedo minuscola ma con il grande desiderio di respirare un poco d'aria pura. Senza idee pre- concette, quindi, tranne quella, ripresi la strada di quelle contrade deserte. I1 paese non era cambiato. Tuttavia, oltre il villaggio abbandonato, scorsi in lontananza una specie di nebbia grigia che ricopriva le cime co- me un tappeto. Dalla vigilia, m'ero rimesso a pensare a quel pastore che piantava gli alberi. Diecimila querce mi dicevo, occupano davvero un grande spazio."
In sostanza ritroviamo, nelle pagine, anche l'immagine dello scrittore che amava passeggiare in solitudine per le colline, fermandosi a parlare con la gente del posto; lo scrittore che da bambino camminava insieme al padre con le tasche piene di ghiande e un bastone per poterle piantare.. .
Forse in questo piccolo libro, Giono ha prestato qualche tratto di sé anche a Elzéard Bouffier, il pastore che passa la sua vita seminando querce, faggi e betulle, senz'altra ricompensa che il piacere e la soddisfazione di averlo fatto?
-1- Jean Giono nasce il giorno 30 marzo 1895 a Monosque, nella Provenza
francese. Il padre è di origini piemontesi, di professione calzolaio,
mentre la madre lavora come stiratrice: tra l'officina del padre e
l'atellier della madre, il piccolo Jean legge da autodidatta Omero e la
Bibbia.
Il background culturale di Giono è caratterizzato dalla sua condizione
di autodidatta ma anche dal grande e vasto sapere, frutto della sua
curiosità universale. Nel 1930 pubblica "Collines" e "Un de Baumugnes",
opere che ottengono un buon successo editoriale, tanto che Giono decide
di abbandonare il suo impiego in la banca per dedicarsi completamente
alla letteratura.
Autore inesauribile, l'opera omnia di Giono comprende saggi,
dialoghi, poesie, commedie teatrali e circa trenta romanzi, tra i quali
ricordiamo "Le chant du monde", "Que ma joie demeure", "Un roi sans
divertissement", "Hussard sur le toit" (L'ussaro sul tetto), "Le moulin
de Pologne". Ha firmato inoltre il soggetto di numerosi film, tra i
lavori il più noto è "L'Ussaro sul tetto".
Jean Giono muore a Monosque il 9 ottobre 1970.
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