sabato 28 giugno 2014

PETER PAN, L'ETERNO RAGAZZO PER LE 12 FIABE IN CERCA D'AUTORE




http://bogomillahoppkids.blogspot.it/2013/09/12-fiabe-in-cerca-dautore-creative-party.html

UNA SIMPATICA ED ACCATTIVANTE INIZIATIVA


Titolo: Peter Pan
Titolo originale: Peter Pan and Wendy
Autore: J. M. Barrie
Traduttore: Pina Ballario
Editore: Oscar Mondadori
Prima edizione italiana: Bemporad, 1922 (Peter Pan e Wendy)
Prima edizione: Hodder & Stoughton - 11 ottobre 1911

Tutti i bambini, tranne uno, crescono. Lo sanno presto che cresceranno e Wendy lo seppe a questo modo.

http://www.partecipiamo.it/gif/peter_pan/peter_pan/8.gif
 DEDICATA A PETER PAN...
 
«Questa è una storia
di immaginazione ,
di bambini perduti,
di magia e di colori,
di risate e giochi,
e spiagge assolate,
dove il tempo dorme.
Wendy e i suoi fratelli
ti catturaeranno
e mille avventure
aspettano di essere vissute.
I bambini perduti
con il loro capitano,
il re dei piccoli,
il gran Peter Pan.»

 SIMO 2000


LE IDEE CENTRALI:

  • L' infanzia eterna
  • La maternità prematura
  • La fantasía
  • Gli affetti

Temi:


Peter Pan e l'infanzia eterna:
Peter Pan si rifiuta di crescere e maturare, a prendersi responsabilità, vuole essere un bambino in eterno. Questa attitudine gli assicura di vivere in un mndo di fantasia,dove è garantita la diversità, l'avventura, la libertà e l' illusione

 Wendy e la maternità prematura: dopo la prima apparizione di Wendy, si osserva che è una ragazzina generosa e serviziovole. Mentre Peter Pan decide di essere un eterno bambino, Wendy è  eccessivamente responsabile e diventa una madre prematura che protegge Peter Pan, i suoi fratelli e i bambini perduti del Paese che non c'è. Assume quindi delle responsabilità che non sono di sua pertinenza. 

Valori 

La fantasía: Peter Pan è un canto di fantasia , facoltà che appare unita all'innocenza. Da questa forma, l' universo di fantasia ed il Paese che non c'è continueranno ad esistere fino a che al mondo vi sarà un bambino che continua a crederci.

Gli affetti. Con affetto e amore tutto è possibile. Per affetto Wendy abbandona la sua casa per diventare la madre di Peter e dei bambini perduti del Paese che non c'è. Per amore Campanellino è capace di annullare il veleno e salvare Peter Pan. Sempre per affetto Peter Pan viene salvato da Campanellino e diventa coraggioso per liberare Wendy e lottare contro il Capitano.


Quando si parla di Peter Pan, si pensa ai bambini, ma non è una lettura destinata a loro a meno che non si tratti di alcune splendide versioni illustrate ed edulcorate.
Barrie, però, non rinuncia a uno stile favolistico e il tono, forse merito della traduzione, ha una musicalità cantilenante e quasi ci si aspetta che il romanzo sia tutto scritto in rima.
Come ci si può aspettare da un romanzo scritto all'inizio del Novecento, la signora Darling e la mammina Wendy rispettano nei comportamenti i canoni della moglie e della madre perfetta.


 
“Per cucire o rammendare, Wendy sceglieva le ore in cui i ragazzi erano a letto. Allora, secondo la sua espressione favorita, poteva respirare: cuciva cosette nuove per loro, metteva rinforzi alle ginocchia dei loro pantaloni, pericolosamente logori.



Barrie non ha una visione femminista e  sicuramente emergono tratti razzisti (si pensi ad alcune descrizioni della tribù di Piccaninny), ma sarebbe difficile trovare qualcosa di diverso in un romanzo dell'epoca. È anche vero che non mancano alcune frasi lusinghiere nei confronti del genere femminile che, pronunciate da Peter, diventano ancor più affascinanti.

«Wendy» proseguì egli con un accento cui nessuna donna avrebbe mai potuto resistere. «Wendy, una ragazza vale da sola più di venti maschietti.»

“... e nel momento in cui voi dubitate di poter volare, cessate anche di essere in grado di farlo ...”




L’intenzione di Barrie di creare una figura mitica risulta evidente già dal nome che egli decise di dare al suo personaggio, “Pan”, il suo nome evoca miti lontanissimi, quel del dio greco del “Pandemonio”, il dio Pan appunto. Il dio Pan è una divinità rurale: umano sopra, simile ad un capra sotto, il dio dei boschi: ha un carattere energico, giovanile; ama la frenesia il chiasso e anche facilmente irritabile e soprattutto eternamente giovane. Dall’altro canto conduce però un’esistenza solitaria.


Barrie ha scritto tre romanzi in cui compare il personaggio di Peter Pan:
- L'uccellino bianco (1902) http://en.wikipedia.org/wiki/The_Little_... (romanzo per adulti; i pochi capitoli in cui compare la figura di Peter Pan saranno poi inclusi nel successivo "Peter Pan nei giardini di Kensington", libro per ragazzi in cui il personaggio di Peter viene sviluppato oltre)
- Peter Pan nei giardini di Kensington http://en.wikipedia.org/wiki/Peter_Pan_i... , che racconta dell'infanzia di Peter, e la sua fuga sull'Isola che non c'è;
- Peter Pan e Wendy  che racconta la storia che tutti noi conosciamo ( il cartone animato della Disney, e il bel film del 2003, sono basati su questo libro)
.

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRiwEG39dygm8diET53HjrBIcAJH7hN-7S2cWWcS5h6FotZ3eABO6pzXlHy_tCniA8u0UqMdcwUyCqsOS7-owAO2RStTuPcXwVLTrtlo24AbyUwZgowOEvHLxCHcpQfJ6DpYN-R8EFxi1j/s1600/peter+pan+collage.png

Le avventure di Peter Pan ...curiosità

Nel libro, la bambinaia dei piccoli Darling è una donna di nome Lisa.

Nella storia originale, Wendy Darling si reca all'isola che non c'è a causa dell'imminente povertà della sua famiglia.

 Nel libro quindici dei diciassette pirati muoiono, compreso Capitan Uncino. Spugna, salvatosi, vaga per il mondo a raccontare le sventure del suo capitano.

Nel libro, Wendy diventa madre di una bambina di nome Jane, protagonista del film d'animazione "Ritorno all'isola che non c'è".


 ORA ...IN VOLO, PER VISITARE LE VOSTRE CREAZIONI .....


venerdì 27 giugno 2014

CON PALAZZESCHI IL Giro d'Italia Letterario di fine giugno, tra allegria e commozione nel romanzo LE SORELLE MATERASSI di Aldo Palazzeschi






PALAZZESCHI ..."LE SORELLE MATERASSI"



Aldo Giurlani che assunse poi il cognome della nonna materna Palazzeschi, nasce a Firenze nel 1885 da una media famiglia borghese specialista nel commercio delle stoffe.
Dopo aver seguito  studi di carattere tecnico, si diplomò in ragioneria nel 1902. Contemporaneamente, essendo molto forte in lui la passione per il teatro, frequentò  la scuola di recitazione "Tommaso Salvini", diretta da Luigi Rasi, dove ebbe modo di far amicizia con Marino Moretti. Passò a lavorare con la compagnia di Virgilio Talli, con la quale debuttò nel 1906. 

LO SCRITTORE
PALAZZESCHI
MARINETTI
Che carattere aveva? Dal temperamento focoso e ribelle, e ben presto  provocatore di professione, sia  perché esercita originalissime forme di scrittura sia perché propone una lettura della realtà molto particolare, rovesciata rispetto al modo di pensare comune.
Eccolo poeta nel 1905 con il libretto di versi "I cavalli bianchi". Poi nel 1909, dopo la pubblicazione della terza raccolta di versi, "Poemi", che gli procura fra l'altro l'amicizia di Marinetti, aderisce al Futurismo (di cui Marinetti è  appunto il deus-ex-machina) e, nel 1913, inizia le sue collaborazioni a "Lacerba", la storica rivista di quella corrente letteraria. 


Dei futuristi ammira la lotta contro le convenzioni, contro il passato recente ricco di fumoserie, gli atteggiamenti di palese provocazione tipici del gruppo, le forme espressive che prevedono la "distruzione" della sintassi, dei tempi e dei verbi (per non parlare della punteggiatura) e propongono "le parole in libertà". Quello con i Futuristi è un sodalizio che viene così descritto e commentato dal poeta: 

"E senza conoscerci, senza sapere l'uno dell'altro, tutti quelli che da alcuni anni in Italia praticavano il verso libero, nel 1909 si trovarono raccolti intorno a quella bandiera; per modo che è col tanto deprecato, vilipeso e osteggiato verso libero, che agli albori del secolo si inizia la lirica del 900". 

Dalle Edizioni Futuriste di "Poesia" esce nel 1911 uno dei capolavori di Palazzeschi, "Il Codice di Perelà", sottotitolato Romanzo futurista e dedicato "al pubblico! quel pubblico che ci ricopre di fischi, di frutti e di verdure, noi lo ricopriremo di deliziose opere d'arte". 

Considerato da numerosi critici uno dei capolavori della narrativa italiana del Novecento, precursore della forma "antiromanzo", il libro è stato letto come una "favola" che intreccia elementi allusivi a significati allegorici. Perelà è un simbolo, una grande metafora dello svuotamento di senso, della disintegrazione del reale.
http://www.maremagnum.com/uploads/item_image/image/44/sorelle-materassi-romanzo-36206589-b0bb-412c-98c8-0c6774825beb.jpeg
Dopo un così clamoroso idillio, rompe  però con il Futurismo nel 1914, quando la sua personalità indipendente e la sua posizione pacifista si scontrano con la campagna per l'intervento in guerra dei Futuristi, evento che lo porta anche a riavvicinarsi a forme più tradizionali di scrittura di cui ne è esempio il romanzo "Le sorelle Materassi"





SINGOLARE L' EDIZIONE CHE HO LETTO, TESTO CHE E' APPARTENUTO A MIO PADRE...
Anno pubblicazione: 1934
Editore: Vallecchi

 
COSA RACCONTA LA TRAMA

In una vecchia casa della pianura di Firenze ecco Teresa e Carolina, due attempate  "signorine", le sorelle Materassi, con la serva Niobe e Giselda, la sorella più giovane, tornata a casa dopo un matrimonio fallito. In 40 anni di continuo e duro lavoro hanno ricostituito il patrimonio familiare dilapidato dal padre, ed ancora continuano a preparare i corredi da sposa per le famiglie più in vista di Firenze.
Le Materassi hanno una sorella, Augusta, vedova con un figlio, Remo, che vive ad Ancona. Quando questa si ammala e muore, le sorelle decidono di prendere in casa il nipote Remo. Sono subito  sedotte dal suo modo di fare e dalla sua bellezza fisica, Teresa e Carolina trasferiscono il loro amore su Remo e lo viziano in tutti i modi, solo Giselda si mostra dura con lui, con l’unico risultato di farsi odiare dalle sorelle e deridere da Niobe. Con l’aiuto di una vecchia amica, direttrice di scuola, il ragazzo quasi analfabeta, in tre mesi riesce a prendere la licenza elementare, ma tutti i tentativi delle zie di fargli continuare gli studi falliscono, senza che per questo le due sorelle e Niobe desistano dalla loro cieca adorazione
 Passano gli anni e Remo diventa un bel giovane, ammirato, rispettato e temuto, si fa regalare dalle zie prima una motocicletta e poi un’auto di lusso. Porta a casa  amici ad ogni ora ed incomincia a condurre vita mondana, coinvolgendo anche le  zie, che egli chiama “scimmie ammaestrate”. In poco tempo il giovane ne dilapida il patrimonio, e poiché hanno "assaggiato" un po’ di vita mondana, non si appassionano più al lavoro e pian piano sostituiscono la clientela di un tempo con un’altra meno scelta. Il giovane arriva a costringere le zie a firmare una cambiale, parte e ritorna con una fidanzata americana e ricca. Si celebrano le nozze e le zie partecipano vestite come spose, poi Remo e moglie partono per l’America. Le zie  non hanno più nulla, i beni venduti, la casa non più di  proprietà, manca anche il cibo. Eppure, insieme a Niobe continuano a rimirare le foto del nipote: Giselda esasperata lascia la casa, Teresa e Carolina continuano a cucire, però  biancheria di contadine e solo così riescono a sfuggire alla miseria, mentre le fotografie del ragazzo vengono appese al muro della stanza di lavoro. Povere in canna, continuano ad adorare il ragazzo, soprattutto rincitrullite nel culto amoroso delle forme del ragazzo…

....PAGINE

Per coloro che non conoscono Firenze o la conoscono poco, alla sfuggita e di passaggio, dirò com’ella sia una città molto graziosa e bella circondata strettamente da colline armoniosissime. Questo strettamente non lasci supporre che il povero cittadino debba rizzare il naso per vedere il cielo come di fondo a un pozzo, bene il contrario, e vi aggiungerò un dolcemente che mi pare tanto appropriato, giacché le colline vi scendono digradando, dalle più alte che si chiamano monti addirittura e si avvicinano ai mille metri d’altezza, fino a quelle lievi e bizzarre di cento metri o cinquanta.
[incipit]


 Anche se assume la forma compiuta del romanzo, lo spirito che sottende Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi risulta fortemente teatrale. È come se il curioso capitolo introduttivo dedicato a Santa Maria a Coverciano, con tante note paesaggistiche di carattere boccacciano, fosse una cornice di ambientazione popolare, funzionale ad uno spettacolo che sta per cominciare. Davanti ai nostri occhi di lettori-spettatori compare allora un minuzioso fondale di “colline armoniosissime”, che esercitano il potere di tante “padrone” sulla “serva” pianura, dove, tra i due ruscelli dell’Africo e del Mensola, si erge un piccolo paese. 
In questa amena località della Toscana, che forse un tempo assistette ai travagli compositivi del Decamerone di Giovanni Boccaccio, ritroviamo appunto la casa con il cancello aperto sempre a metà delle Sorelle Materassi, Cucitrici di Bianco – Corredi da Spose, come annuncia l’intestazione delle loro fatture. 
La magia della commedia a sprazzi già qui, con l’animarsi di figure lievi e bizzarre, frutto della potenza rappresentativa di Palazzeschi. Con rapide ma efficaci pennellate lo scrittore suggerisce – nonostante l’azione si svolga nel 1918 – il milieu ottocentesco e polveroso del “lavoratorio” Materassi, indugiando sui tratti umani, sul passato e sulle buffe abitudini delle protagoniste. Entriamo però nel vivo dell’azione scenica solo dopo un’ottantina di pagine, quando nel mondo crepuscolare delle morigerate zitelle irrompe, con effetto destabilizzante, il bellissimo nipote Remo, simbolo di amore, sensualità, modernità e giovinezza. Poi tutta la narrazione, certo non abbondante di dialoghi, procede attraverso il susseguirsi vivace di scene  sospese tra ironia e malinconia. 
Immagini gloriose, trapunte da una diffusa coralità, che con il critico De Robertis  ( G.DE ROBERTIS, Sorelle Materassi, in Scrittori del Novecento, Firenze, Le Monnier, 1940, p.170), si possono definire da opera buffa, come quella famosa della cambiale, “un continuo concertare, a due, a tre, a più voci” unito all’ ”ineffabile di certe trovate” (come le zie rinchiuse a forza nella dispensa e Giselda che canta ignorando l’accaduto) che segnano il trionfo del riso palazzeschiano.
Risulta quindi del tutto naturale la scelta di dare all’opera carattere mimetico-dialogico, al fine di renderla del tutto  efficace anche per il palcoscenico.
 Un’opera comunque problematica, che ha già alle spalle un’intensa storia redazionale, avendo subito nel corso degli anni per volontà dello stesso autore tre diverse stesure: la prima nel 1934 per i tipi Vallecchi, la seconda nel 1942 (sempre per Vallecchi) dopo una correzione analitica, ed, infine, la terza, con pochi ritocchi, nel 1960, in occasione della ristampa Mondadori di tutte le opere dell' autore.

 In generale, l’itinerario  della prosa di Sorelle Materassi, che investe quasi esclusivamente lo stile ed il lessico, secondo la critica,  ricerca una maggiore letterarietà, a scapito di un  più marcato tono popolaresco fiorentino, ma anche effetti di armonia mediante la razionalità del discorso, spesso reso più icastico con  immagini e similitudini (Cfr. Giuseppe AMOROSO, Le tre redazioni delle “Sorelle Materassi”, in Sull’elaborazione di romanzi contemporanei, Milano, Mursia, 1970, pp.75 – 76)

IL RISO IN PALAZZESCHI...

 Sorelle Materassi è uno degli esempi migliori in cui il riso e lo smascheramento della verità sono direttamente collegati tra di loro. Le falsità raccontate, le maschere che i personaggi palazzeschiani spesso indossano, cadono di fronte al riso che esse provocano negli altri. 

 «Via, via... su, presto, fra mezz'ora sarò qui, fatevi trovar pronte, non vi fate aspettare». Niobe, dalla porta, colle mani sui fianchi, rideva, rideva tutta, facendo ballonzolare nel riso i due rulli di carne che combaciavano alla vita dando l'impressione, come due immense labbra enfiate, che ridesse anche con quelle. "

.........

 "La contessa aveva capito ogni cosa o ammetteva di aver capito ridendo clamorosamente. Ridevano insieme da buoni camerati. D'altronde, se egli poteva aver tutto per nulla, la contessa lasciava capire, col suo buon umore, di trovare anch'essa delle ottime mercanzie ad un prezzo più conveniente. Ridevano insieme. Erano ormai due uomini che parlano dei loro affari e dei loro interessi che vanno a vele gonfie"

 http://www.teladoiofirenze.it/wp-content/uploads/2013/03/Sorelle_Materassi.jpg

In questo senso la comica goffaggine e la risata a essa conseguente, altro non sono se non un mezzo per perseguire una più profonda chiarezza interiore. La rivelazione ottenuta attraverso il riso apre alla vita, dà luogo alla festa, provoca una migliore consapevolezza di se stessi. E allora, attraverso le armi dell’ironico, Palazzeschi suggerisce quanto migliore sia la verità, anche se per raggiungerla egli non esita talora ad usare i mezzi cinici del grottesco e della malizia.(C. MARABINI, La chiave e il cerchio: ritratti di scrittori contemporanei, Milano, Rusconi, 1973).

 
I mancati amori ...

In una lettera del 1933 ad Antonio Baldini, Palazzeschi, presentando sommariamente i caratteri del suo romanzo, parla di «due piccole ricamatrici di bianco alle quali per i casi della vita vengono a svilupparsi tardivamente e confusamente i sentimenti elementari della donna: maternità e amore».
Lo status di donna non sposata non consente alle due sorelle di dare sfogo ad  essenziali pulsioni. Ma con l'arrivo inaspettato di Remo che, meteora silenziosa, penetra nel compatto microcosmo, sembra loro concesso un  riscatto.
Per cogliere il valore e la particolare funzione assunta dal taciturno ragazzo può essere utile, come osserva Giuseppe Nicoletti, "fare un passo indietro e tornare ancora una volta a una particolare abitudine delle donne nelle lunghe giornate che ne precedono l'avvento, l' imbellettarsi e incipriarsi' dei pomeriggi domenicali".

http://blog.quotidiano.net/marchi/files/2012/12/0008-finestra-tarasco.jpg
FINESTRA SULLA CAMPAGNA TOSCANA -   TARASCO
 

lunedì 9 giugno 2014

Venerdi' del libro con J.Franzen e la sua Libertà... "so we beat on, boats against the current, borne back ceaselessly into the past"



Lettori...seguaci..simpatizzanti...eccomi a commentare

TITOLO, Libertà
AUTORE, Jonathan Franzen
EDITORE,  Einaudi, 2011
Pagine:
622 ( una marea...)



IL RITORNO DI FRANZEN...

Jonathan Franzen  è  tornato  nelle librerie americane con questo  nuovo romanzo, Freedom, dopo  un decennio dal successo delle Correzioni. La sua lettura mi ha coinvolto non poco e non è facilissimo  tracciarne le trame multiple poiché l'autore  parte  dal binomio letterario americano di famiglia disfunzionale e tardo capitalismo che ha affrontato nelle Correzioni, ...tra pregi e difetti. 
I sostenitori affermano che Franzen sia il nuovo Tolstoj e abbia salvato la letteratura americana con questo imponente  romanzo che tratta di  Temi Importanti con passione e competenza non emergenti  in altri scrittori della nuova generazione. Certamente alcuni di questi temi devo tratteggiarli in ordine sparso, forse  l'unico consentito, perché Franzen è così  bravo, fin dal primo paragrafo, a muovere  le acque:  dagli  appalti privati per la guerra in Iraq; al basket universitario;  al plagio come componente base dell'amicizia e dell'amore; all' impegno civile e i sogni delusi dei progressisti; agli uccellini in via di estinzione; alla psicanalisi; ai  punk cocainomani; ai lobbysti; all'ascesa dei neocon nell'America post 11 settembre; una ragazza-madre; gli svantaggi pratici della democrazia
 Di ognuno  di essi  Franzen scrive come fosse il tema della sua vita. Con  Freedom, per chi ama questo genere, l'autore parla al cuore mediante  le crisi e i sogni dei suoi personaggi,  i lunghi momenti  narrativi per i quali i personaggi scoprono la vera  estensione della propria libertà; ma , secondo me, si rivolge  anche a noi occidentali paralizzati dalla complessità, facendoci conoscere  gerghi, regole e meccanismi di altrettanti  sottomondi che hanno un impatto indiretto sulla nostra vita.

Chi invece non ha amato il libro,   pensa che il caso Franzen sia troppo bello per essere vero:  l'autore rappresenterebbe il sogno dei letterati newyorchesi, bianchi, della  middleclass, di voler conservare un  certo peso culturale in un mondo in cui forse contano e interessano ormai più il funzionamento della criminalità organizzata internazionale e il destino del sottoproletariato cinese che le crisi coniugali dei quartieri residenziali americani
  http://orestecarlini.it/Myfilesin/storia%20animata.gif

... consiglia Franzen: l’iscrizione che a pagina 204 cattura Patty fissa meglio di ogni altra frase i significati di Freedom, perché definisce, oltre al tema centrale, la tensione del racconto: il senso di un imperativo (sic!) che attrae su di sé tutto il corpo del testo, spingendolo fino a un carico di rottura.
  http://www.rachelecalisti.eu/wp-content/uploads/2012/12/hopper-e-la-tipica-famiglia-americana.jpg
L’intreccio  di Libertà non è originale: racconta, nell’arco dell’ultimo trentennio, la crisi amorosa e famigliare di una coppia americana middle- class apparentemente perfetta. Walter e Patty, lui avvocato ambientalista, lei casalinga disperata e madre egocentrica, sono invischiati in un’ambigua relazione con Richard, amico/rivale fin dal college e per lungo tempo amante di Patty, secondo uno schema che complica il triangolo classico, trasformandolo in un delirio narcisistico circolare. Walter, difatti, piuttosto che svolgere la funzione del marito tradito messo in disparte, è la figura più amata dagli altri due – vero protagonista della storia. L’esplosione del rapporto si accompagna alla rappresentazione della società liberal statunitense, sempre più individualista e più lontana dal mito dell’America come luogo dove l’ambizione diventa successo e libertà e felicità sono un’unica cosa: un’impalcatura già presente in molte narrazioni cinematografiche. 
Fose proprio per questo effetto di déjà vu, a molti il libro non è piaciuto. I critici negativi non hanno guardato  alla composizione del racconto, che invece  secondo me, è l’aspetto più bello.


ANALIZZANDO...

La  retorica narrativa in ogni momento ha sviluppato l’idea di un difetto di messa a fuoco: sin dall’incipit con un confuso sguardo di spettatore e grazie alla trovata di raccontare la storia costruendo un romanzo che va all’indietro. Ed il romanzo  infatti  si avvia da una circostanza (lo stupore dei vicini alla notizia della rovina di Walter) che, seguendo l’ordine del racconto, arriverà solo a p. 521, mentre nel frattempo  il romanzo va avanti, scava  nel passato,  occupa  quasi metà del testo con il memoriale di Patty (pp. 33-207) che entrerà nell’azione narrativa vera e propria solo a p. 413!!!

... dubbi ...

...l’intelaiatura, e pure la lunghezza, hanno richiesto uno sprofondamento nella durata della storia. Più volte si ricorda  Tolstoj, a cui certamente si rifa con la scrittura orientata alla rappresentazione complessiva di un’epoca. E d'altronde Guerra e pace è citato  più volte (pp. 176, 184 e 578). Attenzione però: la ripresa lavora sulle antitesi, non sulle affinità; la citazione si caratterizza come una posa romanzesca; ogni volta si è all’interno dell’autobiografia di Patty: Tolstoj serve per far colpo su Richard, per infilarsi nel suo letto attraverso il travestimento mentale di Natasha, o per farci vedere  in Pierre Bezuchov il fratello divenuto contadino.
 L’autore dietro a Freedom forse è un altro: Francis Scott Fitzgerald, a cui già fa ripensare la bellezza della prosa – malgrado qualche rischio di sovraesposizione della voce dell'autore. 
 
  ... due importanti aspetti...

...per  rendere plausibile tale incontro:  il tema della libertà quale ideale che, modificato  in valore assoluto, brucia i personaggi. E forse non è solo uno spunto figurativo l’ipotesi che la dendroica cerulea, l’uccellino in via di estinzione che potrà sopravvivere solo nella riserva protetta («Spazio libero»!), simbolo di Freedom, richiami l’Ode all’usignolo di Keats che troviamo nel  titolo Tenera è la notte. Inoltre posso azzardare che Fitzgerald  
( che ho letto più volte!!), riaffiora per quel  destino individuale costruito dalla trama. In Franzen vita e destino si presentano con tempi diversi nella battuta che egli  imita attraverso un fraseggio sintattico sfasato, raccontando intanto che è impossibile tornare indietro per eseguire delle correzioni, o per andare da un’altra parte: ed ecco Gatsby «così seguitiamo a bordeggiare come barche controcorrente, sospinte di continuo nel passato»,tutto incentrato sulle illusioni, sui ricordi, sul passato, e su come si vorrebbe far rivivere quest’ultimo in una maniera diversa al fine di cambiare il presente (trad. it. di T. Pincio, minimum fax, Roma 2011).




.. questo the end ci appartiene con  i personaggi che non vanno più all’assalto del mondo, restano in piedi e  procedono con un bagaglio di occasioni perdute, con i fantasmi degli affetti dispersi. 
Lo sappiamo, la vita è fragile, la libertà è catena e non coincide con la felicità.

venerdì 6 giugno 2014

VISITIAMO TRIESTE DURANTE IL Giro d'Italia Letterario con Italo Svevo e la cronaca interiore di "Senilità"

CON QUESTO POST PARTECIPO AL CONTEST 
 ...VISITIAMO TRIESTE ATTRAVERSO
 LA LETTURA DI .....

http://seunanottedinvernounlettore.blogspot.it/p/blog-page.html


Con Svevo  siamo ancora su autori del Nord Italia per questo tour letterario  attraverso  le regioni italiane  che abbiamo imparato ad apprezzare meglio attraverso i libri proposti e scelti dai partecipanti a questa interessante iniziativa.
Una speciale catena di lettura...


ECCO ALLORA......

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.

U. Saba 



 
Significative le parole  di Umberto Saba, anch’egli triestino, anch’egli visceralmente legato alla città di confine dove è nato.. 
Trieste città di limiti e di superamenti. Italiana, austriaca, slovena, con un’anima nobile e melanconica; bellissima e decadente, altera e mai vanitosa, si specchia nelle onde di un mare che sembra bagnarla per alleviare i taglienti soffi della Bora invernale. Città di cultura, Trieste è musa ispiratrice dell’Arte. Saba l’amò, ma ancora di più deve, al fascino misterioso di questa città dalle armoniche contraddizioni, Italo Svevo

 ITALO SVEVO....CHI ERA COSTUI?

  
http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/it/pagine/mostre/pagina_518.html#Pseudonimo di Ettore Schmitz (Trieste 1861 - Motta di Livenza, Treviso 1928),  romanziere italiano, la cui opera ha rappresentato  un momento di passaggio tra le esperienze del decadentismo italiano e la grande narrativa europea dei primi decenni del Novecento
Di famiglia ebraica, egli è riuscito grazie anche alle caratteristiche culturali di una città come Trieste, allora parte dell'impero austroungarico, ad assimilare una cultura mitteleuropea, che gli ha permesso di acquisire uno spessore intellettuale raro negli scrittori italiani del tempo. Al centro di questa sua formazione  da una parte la conoscenza della filosofia tedesca ( Nietzsche e Schopenhauer) e della psicoanalisi di Freud, dall'altra, l'interesse per i maestri del romanzo francese, Stendhal, Balzac, il naturalista  Zola, e i grandi narratori russi  Gogol', Turgenev, Tolstoj, Dostoevskij e Cechov.
Svevo approfondì queste letture nel tempo libero che gli lasciava il suo lavoro di impiegato in banca, che dovette iniziare nel 1880 dopo il fallimento della ditta paterna. Intanto collaborava come critico teatrale e letterario a "L'indipendente", giornale triestino sul quale nel 1890 comparve a puntate la sua novella L'assassinio di via Belpoggio.

 Il romanzo  a cui lavora successivamente,  Senilità (1898), fa riferimento non  al dato anagrafico bensì alla patologica vecchiaia psicologico-morale di Emilio Brentani. Questa  figura sveviana dell' "inetto" è circondata da altri personaggi che acquistano spessore: la sorella Amalia, malinconica e "incolore"; Stefano Balli, scultore di poca fama ma uomo energico nella vita e fortunato con le donne; la sensuale ed esuberante Angiolina. Emilio, letterato di scarso successo, prende a modello l'amico Balli e, nel tentativo di riscattare la mediocrità e il grigiore della propria vita, intreccia con Angiolina una relazione che si rivelerà fallimentare per l'incapacità di Emilio di tradurre in pratica la lezione dell'amico e per la tenacia con cui proietterà nella donna i propri sogni idealizzanti.


https://laeterza.files.wordpress.com/2011/05/senilitc3a0-sistema-dei-personaggi.jpg
MAPPA LOGICO-CONCETTUALE

 Senilità, romanzo interamente votato alla minuziosa analisi psicologica attraverso il sapiente uso del discorso indiretto libero,  ruota intorno a quattro personaggi principali.
Emilio Brentani, il protagonista, prototipo del personaggio della narrativa di Svevo, un inetto, del tipo molto rappresentato nella letteratura della "crisi" del primo Novecento, nevrotico ed insicuro, trattato dall'autore con ironia, ma anche con affettuosa partecipazione emotiva. La sua esistenza è prudente, "in difesa", condotta in una condizione di rarefazione vitale, di senilità appunto, come ammetterà lo stesso protagonista. La sua conoscenza del mondo e della vita sono filtrate attraverso i libri, la lettura, più che attraverso l'esperienza diretta. E' un intellettuale che vive le difficoltà e il disordine di una borghesia senza più un centro e valori stabili, priva di certezze. Un uomo che si è creato degli alibi e una falsa rappresentazione di se stesso per evitare un'altrimenti penosa consapevolezza.

Angiolina Zarri, giovane amorale, ignorante,  insensibile, bugiarda. Idealizzata da Emilio, per il quale rappresenta la donna, la salute, la potenza dell'eros. In realtà, dietro la forte carica vitale, anche io come lettore ho avvertito  una personalità rozza, poco individuata. Dietro la evidente sensualità ho notato mancanza  di impegno emotivo.

Stefano Balli,  scultore artisticamente "fallito", ma narciso, con un'alta considerazione di se stesso, di grande successo presso le donne oltre che della riverente considerazione di Emilio. In apparenza un vincitore, in realtà anch'egli mi si è mostrato come  personalità  che non sa amare, che pecca a volte di insensibilità e di scarsa immaginazione.  Insomma un Don Giovanni incapace di un rapporto paritario con la donna, bensì elementare ed affettivamente povero.

Amalia Brentani, sorella di Emilio, figura dolce, delicata ed appartata, il modello femminile tradizionale. La sua vita è dedita alla famiglia, alla cura del "nido" familiare. Il suo comportamento si caratterizza per il  decoro e la rispettabilità borghesi, fino al punto da reprimere gli istinti, soprattutto quelli amorosi.
Tuttavia ho riscontrato, in questo personaggio riservato, una sensibilità, una dolcezza, un pudore, che ne fanno una presenza tutt'altro che mediocre, capace di provare forti sentimenti, come quello, negato, per il Balli.


 
L'eros, dunque, è l' elemento disgregatore dell'esistenza borghese.  Mentre la misoginia che colora il personaggio di Angiolina, ha dei punti di contatto con le teorie espresse sulla donna proprio in quegli anni dal tedesco Otto Weininger,
Sullo stile, molti hanno affermato che Svevo scrive male, fuori dagli standard raffinati della prosa d'arte. Ed in realtà credo che il suo sia uno stile espressivo molto vicino al parlato, con molti vocaboli settoriali,  testimonianza , caso più unico che raro in Italia, di una soggettività maturata nell'ambiente di una ricca borghesia mercantile e cosmopolita, come quella triestina del tempo


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 LA CITTA'DI TRIESTE  IN SENILITA'
 
In Questo romanzo le vicende si svolgono  a Trieste, città in cui nacque Italo Svevo. Della città sono descritti differenti luoghi, sia secondo caratteristiche naturali (vie, mare, interni di abitazioni) che sociali (centro animato dalla borghesia in festa per il carnevale, ambiente familiare - popolare di Angiolina, - personaggio-chiave-).
Lo spazio è sempre definito con estrema precisione, poiché l’autore, conoscendo bene Trieste, la descrive minuziosamente e cita nomi di piazze, giardini, strade cosicché procedendo nella lettura, si va delineando nella mente del lettore la mappa della città
 

Le descrizioni sono affidate al narratore , ma spesso riflettono l’ottica di Emilio. I luoghi  non sono descritti per quello che sono ma per quello che appaiono agli occhi delle persone. Potremmo affermare che la città sia vista attraverso i filtri o i colori dello stato d’animo dei protagonisti della storia.
Lo stato d’animo di Emilio evolve con il procedere delle sue vicende amorose con Angiolina. I primi incontri tra i due avvengono a Sant’Andrea, luogo sereno ed idilliaco.