UNO DEI SEGNALIBRO CHE INVIERO' A CHI INSERISCE UNA RICETTA, UNA FOTOGRAFIA, UN COMMENTO O POST PER L'INIZIATIVA : "LE RICETTE TRADIZIONALI ED I LIBRI IN CUI LE RITROVIAMO" |
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Con Italo Calvino ed il suo
Sapore, sapere ( pubblicato in seguito col titolo Sotto il sole
giaguaro) e ci si perde in un delirio di
sapori-odori-sensazioni così forti come solo l’America latina, dove l'autore è nato,
riesce a spandere.
In una conferenza del 1983 all’Institute
for the Humanities di New York, parlando di quella sua opera che poi si intitolerà Sapore, sapere, Calvino ribadisce: “Il mio problema scrivendo
questo libro è che il mio olfatto non è molto sviluppato, manco
d’attenzione auditiva, non sono un buongustaio, la mia sensibilità
tattile è approssimativa e sono miope”.[1].
E credo che il paradosso sia
proprio in questo sentirsi carente nei cinque sensi che diviene stimolo straordinario per ricercare sensazioni più minute e per recuperare un sapere
antichissimo, quasi, ma non del tutto perduto.
Il libro rimarrà un’opera incompiuta, pubblicata postuma da Garzanti, nel maggio del 1986, con il titolo Sotto il sole giaguaro. Olfatto, gusto, udito sono i sensi che l'autore vuole esercitare ma egli scomparirà prima di "penetrare" anche vista e tatto.
Un vero peccato se ci riferiamo ai tre racconti che
compongono Sotto il sole giaguaro. Calvino, attraverso un uso della
scrittura unicamente sensoriale, annusa, gusta e ode il mondo
circostante come se avesse, a intermittenza, solo naso, bocca e
orecchie.
Ma già dalle prime battute del primo racconto, “Il nome,
il naso”, composto da tre mini-episodi intrecciati fra
loro, il senso dell’olfatto diventa fondamentale per ritrovare la propria donna
perduta nel "branco" dell’umanità. Lei che sola ha quel particolare
odore, quella sublime fragranza anche dei piatti da lei preparati.
Ma il secondo racconto, dedicato al gusto,
e che dà titolo al volume ( pubblicato per la prima volta, sulla rivista «FMR» di
Franco Maria Ricci del 1° giugno 1982 col titolo Sapore, Sapere ed in seguito, su indicazione
dell’autore,con il titolo Sotto il sole giaguaro), legherà Calvino alla ricerca di piatti particolari e tradizionali. E' uno degli ultimi scritti
di Calvino legati al suo viaggio in Messico nel 1976.
Nel racconto una coppia in
viaggio condivide l’esperienza vitale e coinvolgente del cibo. Il viaggio è
raccontato dall’uomo che scoprirà i sapori della cucina messicana che le ricordano la cucina tradizionale della sua famiglia, attraverso la propria
compagna, la quale risulta essere più sensibile nel cogliere gli aromi. La sensualità della cucina tradizionale, la ri-scoperta di sapori,
il rapporto stabilito attraverso il cibo unisce la coppia che si ritoverà e riscoprirà. In una gita:
"Sotto la pergola di paglia d’un
ristorante in riva a un fiume, dove Olivia m’ aveva atteso, i nostri denti presero a
muoversi lentamente con pari ritmo e i nostri sguardi si fissarono l’uno nell’altro ... il cibo impronta di sé ogni rapporto e annulla i confini
tra i nostri corpi .....con la zuppa di fagioli..." (2)
Zuppa di fagioli neri
450 g di fagioli neri secchi
8 cl di olio d'oliva
4 spicchi di aglio finemente tritato
2 cipolle sbucciate e tritate
1 peperone rosso lavato, pulito e
tagliato a cubetti
sale e pepe
1 cucchiaino di origano secco
1/2 cucchiaino di cumino macinato
2 foglie di alloro
20 cl di vino bianco secco
2 cucchiai di aceto di vino rosso
1 pizzico di cipolla tritata
Procedimento
Tenere a bagno i fagioli almeno una
notte. Scolarli e metterli in una pentola con 2 litri di acqua
fredda; portare ad ebollizione a fuoco alto, cuocere a fuoco medio-basso per circa un'ora, coprendo il recipiente. Nel frattempo in un pentolino scaldare
l'olio, l'aglio e le cipolle, quindi aggiungere il peperone tagliato
a pezzettini e far soffriggere qualche minuto. Togliere una tazza di fagioli dalla
pentola, scolarli e mescolarli insieme al soffritto aggiungendo
vino bianco e aceto. Dopo qualche minuto aggiungere il
contenuto del pentolino alla pentola dei fagioli, salare e pepare a
piacere, ggiungere alloro e cumino. Coprire e cuocere il tutto per 1-2 ore
a fuoco basso, finché i fagioli siano cotti e teneri ma non
'sfaldati'.
Servire in coppette da zuppa o in
piatti fondi e cospargere con un po' di cipolla tritata. Mangiare ancora caldo ed accompagnare con una
buona birra, preferibilmente chiara.
Se non troviamo i fagioli
neri secchi li possiamo sostituire con quelli in scatola, in questo
caso il tempo di cottura deve essere ridotto ad una decina di minuti.
1- Cfr. La
vecchia signora in chimono viola –
da Collezione di sabbia, Einaudi 1994
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