venerdì 15 novembre 2013

Il Giovedi del Libro di Cucina 4^ appuntamento con «La fame delle donne» di Marosia Castaldi



Ho "incontrato" "La fame delle donne" di Marosia Castaldi  imbattendomi nel Blog  Inkistolio: Storie Orticanti. 
Ma già da tempo avevo letto su AffariItaliani che anche "La fame delle donne" di Marosia Castaldi, poteva essere candidato al Premio Strega per il 2012, come  scriveva Antonio Prudenzano:"E' tempo di possibili candidature al premio Strega ...A quelle già note si aggiunge, a quanto risulta ad Affaritaliani.it, anche quella de "La fame delle donne" di Marosia Castaldi, un testo pubblicato da Manni"
Ecco allora che mi sono  recata presso la Bibloteca che frequento con assiduità ed ho preso in prestito temporaneo questo libro che veramente, avendo letto delle entusiastiche critiche, mi aveva incuriosito.
E' stata una lettura che mi ha impegnata per tutta l'estate: ne leggevo delle pagine, la tralasciavo per riflettere e ri-trovare poi il piacere di provare sensazioni ed emozioni.
Intrecci di vite e di sapori, musicalità scandita  anche dalla ripetizione di frasi-chiave, una lunga preghiera questo che è stato definito "romanzo-non romanzo".
Insomma "un libro «resistente»,  un libro coraggioso che non veste gli abiti facili della riconoscibilità  dei generi, delle copertine, o dei titoli, un libro sul cibo e sulla cucina, come fonti inesauribili di riflessione"secondo BENEDETTACENTOVALLI

 
Nel romanzo credo che colpisca prima di tutto l'abbondanza del cibo e la sua preparazione, con moltissime  ricette che rappresentano una  disseminazione-contaminazione, una vera scheletratura  del racconto.
La protagonista, Rosa, una donna rimasta sola con la figlia dopo la morte del marito, riscopre il talento delle mani della madre e comincia a cucinare piatti della sua città  d'origine, Napoli, e altri piatti regionali, con un piacere crescente di sapori e di ingredienti poveri che fanno parte della cultura e della secolare sapienza del Mediterraneo. «Mia madre me li trasmetteva e quando eravamo bambini gli odori della cucina si levavano nella vecchia casa come impronte indelebili del passato»,  promessa in terra di «un briciolo di eternità ». Non a caso, già  dalle prime pagine l'autrice dichiara un debito importante, quello con Casalinghitudine di Clara Sereni.
E' lei che racconta e si racconta:  dalla passione per la preparazione di invitanti ricette, alle incursioni nel periodo dell'infanzia e  successive fasi della vita, fino all'analisi del rapporto conflittuale ma intenso con la figlia e le sollecitazioni che le arrivano dall'incontro con tante altre donne  nel ristorante che ha aperto nella bassa Padana. Un'altra protagonista è sicuramente la "napoletanità" che si respira nel racconto. Un modo di stare al mondo che l'autrice conosce e che fa parte del suo DNA, uno stile che contraddistingue una storia molto forte e che prende a morsi le vite delle protagoniste, come fa Rosa. Il tormento che la accompagna da sempre trova la sua àncora di salvezza nelle sue molteplici passioni anche se alla noia si contrappone la ricerca del piacere, culinario o sessuale. Nelle "grandi mangiate" che si consumano nel suo ristorante, Rosa offe attimi di  convivialità agli avventori, grazie alla  tradizione millenaria che emana dalla sua cucina, e da loro invece prende la sua sopravvivenza, soprattutto dalle donne.

 

"Pastiera dei ricchi e pastiera dei poveri

"Si stende la pasta frolla ricca di burro dentro una teglia Si imbottisce con ricotta lavorata con zucchero fuso germe di grano canditi e frammenti di cioccolato amaro ed essenza di fiori d'arancio. Si mette in forno ricamata con sottili  listelle di pasta frolla fino a che si dora La pastiera povera è fatta di pasta di pane imbottita con ricotta zucchero e canditi.
Il condimento dei poveri è lo strutto"
Polenta

"Compra la farina gialla di mais che avrei fatta mantecando la farina gialla con ricotta acqua brodo burro o poco sale e besciamella per renderla più setosa e vellutata"




Crocchè

"Si prendono fette di pane raffermo appena bagnate nel latte si passano nell'uovo sbattuto Si chiude tra due fette di pane la mozzarella Il panino così ottenuto si ripassa nell'uovo battuto nella farina e nel pangrattato Si frigge in olio bollente fino alla doratura Poi si mantecano le patate vecchie con latte burro uova e parmigiano fino ad ottenere un impasto denso e compatto che si modella in formelle tonde e oblunghe che si imbottiscono di uovo prosciutto piselli formaggio e mozzarella di bufala o fior di latte Si friggono a fuoco alto dopo averle ripassate nell'uovo battuto e nella farina e nel pangrattato badando che non si aprano in cottura"
 





Nessun commento: