«I romanzi lunghi
scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è
andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di
tempo che s'allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito
spariscono».
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore
...sono partita da questa affermazione per scrivere qualche appunto su questo testo particolarissimo
Più che un blog, uno scioglilingua.
Sono stata fino a qualche tempo fa Docente di Lettere e con Italo Calvino ho sempre avuto una frequentazione assidua di lettura analisi rielaborazione delle sue opere assai godibili e accessibili a vari livelli e gradi di lettura.
Ma vorrei soffermarmi sugli iper-romanzi
di Calvino: egli , esaurita la stagione di letteratura "impegnata", si rivolge alla teoria dell'informazione
che fornisce non solo alcune metafore che illustrano il concetto
della letteratura in crisi, ma anche un concreto modello combinatorio
di strutturazione aperta del romanzo.
Ho sempre sostenuto fin dal 2000, con l'istituzione della Autonomia Scolastica, la crescente e inevitabile interdisciplinarietà della
cultura che Calvino sostiene con lo stile dei suoi scritti.
Infatti è solo riconoscendo questa tendenza in atto che la
letteratura "può sopravvivere al passaggio del
millennio: se saprà assumersi, cioè, la responsabilità di un ruolo
di mediatrice tra discipline, in un'età caratterizzata dalla
crescente frammentazione dei saperi e in cui l'importanza della
letteratura come fonte e metodo di conoscenza sembra invece
diminuire. "
Lo afferma nelle sue Proposte per il prossimo
millennio:
«Solo se poeti e scrittori proporrano imprese che
nessun altro osa immaginare la letteratura continuerà ad avere una
funzione. Da quando la scienza diffida delle spiegazioni generali e
delle soluzioni che non siano settoriali e specialistiche, la grande
sfida per la letteratura è il saper tessere insieme i diversi saperi
e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo». (Italo Calvino, Lezioni Americane, ora in
Saggi, vol. I, Milano, Mondadori, «I Meridiani», 1995, p.
723.)
Perciò anche io sostengo , seguendo Calvino, che
l'iper-romanzo ha rappresentato e rappresenta un genere emergente, che in un certo senso
cerca di evitare che la letteratura stessa diventi genere marginale.
Calvino vede l'iper-romanzo come un genere che si
porta dietro una lunga tradizione, in quanto risale al
romanzo-enciclopedia nato all'inizio dell'età moderna
con Rabelais e Cervantes (Calvino in Saggi, vol. I,
Milano, Mondadori, «I Meridiani», 1995,vol. II, p 1851): «agli inizi dell'età moderna s'assiste alla nascita d'un
genere letterario, il romanzo, che porta in sé dalle origini una
vocazione enciclopedica».
Inoltre,
esso rappresenta «una vocazione profonda della letteratura italiana
che passa da Dante a Galileo: l'opera letteraria come mappa del mondo
e dello scibile, lo scrivere mosso da un spinta conoscitiva». (Saggi cit., vol. I, p. 233).
Soprattutto oggi è necessario sostenere, con Calvino, che scrivere scaturisce dal bisogno di indicare e di unificare la
complessità della realtà e dei diversi saperi e di tracciarne «la
mappa, la più particolare possibile». (Saggi cit., vol. I, p.122)
Se una notte d'inverno
un viaggiatore, dunque, è basato su strutture combinatorie in cui una
quantità finita di elementi discreti, i dieci
incipit di romanzo scritti ciascuno in uno stile diverso, si
presenta come
enciclopedia dei diversi generi letterari. L'elemento centrale
dell'iper-romanzo è, come riassume Calvino, «il principio di
campionatura della molteplicità potenziale del narrabile». ( I. Calvino, Saggi cit., vol. I, p. 730)
Insomma il genere
dell'iper-romanzo di Calvino ha anticipato certe caratteristiche
fondamentali dell'ipertesto. La sua novità rivoluzionaria consiste nel
fatto che esso supera i limiti della pagina scritta; è vero che
anche nei testi scientifici si è spesso cercato di rendere al meglio
la multilinearietà del pensiero con note, rimandi ad altri testi ecc., ma in definitiva il testo convenzionale
è sempre rimasto vincolato dalla sequenzialità lineare.
Un ipertesto, invece, si basa su
una organizzazione del testo di tipo reticolare, ed è costituito da
un insieme di unità informative (i nodi) e da un insieme di
collegamenti (detti, nel gergo tecnico, link) che da un blocco
permettono di passare ad un altro, o a più blocchi. Il lettore (o
forse è meglio dire l'iper-lettore) non rimane vincolato dalla
sequenza lineare di un documento, ma può muoversi da una unità
testuale ad un'altra costruendosi ogni volta il proprio percorso di
lettura.(M. Calvo, F. Ciotti, G. Roncaglia, M. A. Zela,
Internet 96, Roma-Bari, Laterza, 1996, pp. 149-150.)
Il lettore di un ipertesto diventa
dunque un navigatore - esploratore di rete, secondo una metafora che
sembra presa in prestito proprio da Calvino, nelle cui opere combinatorie il
personaggio diventa un viaggiatore testuale, come in Se una
notte d'inverno un viaggiatore vi è uno scambio interdisciplinare; Calvino si rivolge alla scienza dell'informazione in
cerca di un modello testuale, la nuova tecnologia della rete globale
(il World Wide Web) adopera termini che rimandano ad opere
letterarie, da Joyce a Borges e, appunto, Calvino. (George P. Landow, Hypertext 2.0 cit. e Ilana
Snyder, Hypertext: The electronic Labyrinth. Interpretations,
Melbourne, Melbourne UP, 1996).
In Se una notte è il Lettore stesso, con la L maiuscola, protagonista, che si trova di fronte ad una molteplicità di inizi. Anche qui la combinatoria, che rende possibile la dialettica tra continuo e discreto, fornisce la struttura portante. Il romanzo consiste nella combinatoria di dieci inizi che si interrompono, o meglio, di dieci tentativi da parte del Lettore di entrare nel testo, tentativi che però rimangono frustrati. Infatti il testo a sé stante, cioè il libro che il Lettore pensava di aver acquistato, non esiste, gli si presenta invece come una molteplicità di punti d'entrata nel vasto corpo della letteratura, nella biblioteca universale. Questa osservazione porta subito a un altro punto di cruciale intersezione tra letteratura e ipertesto: l'intertestualità.
In sostanza il libro convenzionale in forma cartacea dà l'impressione di essere un'opera chiusa, organica ed autonoma, mentre
il romanzo-enciclopedia del Novecento, da Joyce all'iper-romanzo di
Perec e di Calvino, indebolisce l'idea dell'opera letteraria separata
ed autonoma, in quanto il testo si presenta volutamente come
costruzione intertestuale, opera che rende esplicita la
sua relazione con altri testi che lo precedono e che lo attraversano,
sia in forma di cenni espliciti e citazioni, sia in forma di parodia o di riscrittura. Così, l'iper romanzo calviniano in questione Se una notte d'inverno un
viaggiatore è un'opera collettiva di molteplici autori fittizi,
che anticipa la rete informatica, dove si incrociano molti autori.
Un testo dunque non esiste separatamente da un contesto di altri libri che lo condizionano, come fa presente Calvino in un interessantissimo intervento, Il libro, i libri, scritto in occasione della Fiera del libro di Buenos Aires: «come il computer non ha senso senza i programmi, senza il suo software, così anche il libro che pretenda d'essere considerato "il Libro" non ha senso senza il contesto di molti, molti altri libri intorno a lui».(I. Calvino, Saggi cit., vol. II, p. 1850.)
Un testo dunque non esiste separatamente da un contesto di altri libri che lo condizionano, come fa presente Calvino in un interessantissimo intervento, Il libro, i libri, scritto in occasione della Fiera del libro di Buenos Aires: «come il computer non ha senso senza i programmi, senza il suo software, così anche il libro che pretenda d'essere considerato "il Libro" non ha senso senza il contesto di molti, molti altri libri intorno a lui».(I. Calvino, Saggi cit., vol. II, p. 1850.)
Mi ha colpito come Calvino abbia scelto il computer come termine di
confronto, perché è appunto la tecnologia dell'ipertesto che rende
possibile il collegamento di un testo alla biblioteca universale dei
molti altri libri che lo precedono, gli stanno accanto e lo seguono;
è una testualità del continuo, resa possibile attraverso la
combinatoria del discreto, che rende la biblioteca universale uno
spazio sincronico.
Il doppio ruolo
dell'autore-lettore è la tematica centrale di Se una notte,
il cui capitolo chiave è l'ottavo: Il diario di Silas Flannery.
Flannery si autodefinisce autore «facilmente falsificabile» e
si identifica con il copista di manoscritti, che «viveva
contemporaneamente in due dimensioni temporali, quella della lettura
e quella della scrittura»,(I. Calvino, Romanzi e Racconti, vol. II a
cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, «I
Meridiani», 1992) una figura quindi precorritrice del lettore-autore ipertestuale.
Questo capitolo è un catalogo di osservazioni, domande e congetture
sul ruolo dello scrittore. Un'osservazione cruciale dello scrittore
Flannery, portavoce di Calvino, riguarda il concetto dell'autore univoco:
«Come scriverei bene se non
ci fossi! […] Potrò mai dire: "oggi scrive", così come
"oggi piove", "oggi fa vento" ? Solo quando mi
verrà naturale d'usare il verbo scrivere all'impersonale potrò
sperare che attraverso di me s'esprima qualcosa di meno limitato che
l'individualità d'un singolo»
La domanda è
posta in termini che si riallaccia alla analogia con
l'informatica: Silas Flannery vorrebbe essere come l'io impersonale
del computer, che cattura la potenzialità del narrabile e del
conoscibile senza ordinarlo in strutture e gerarchie, perché
lo scopo della sua attività di scrittore è, come egli stesso
dichiara, «di catturare nel libro il mondo illeggibile, senza
centro, senza io».
Il diario dell'autore viene completato dal catalogo delle osservazioni dei dieci lettori dei dieci romanzi di cui è composto il libro, e che si incontrano nell'ultimo capitolo in una biblioteca. Uno di loro modifica l'idea della soggettività della lettura mantenuta dagli altri interlocutori, aggiungendo che «ogni nuovo libro che leggo entra a far parte di quel libro complessivo e unitario che è la somma delle mie letture». Il soggetto che legge è quindi allo stesso tempo una biblioteca combinatoria, un io frammentario che assomiglia a una rete ipertestuale, come osserva lo stesso Calvino alla fine delle Lezioni Americane in una conclusione che sembra un omaggio a Roland Barthes:
Il diario dell'autore viene completato dal catalogo delle osservazioni dei dieci lettori dei dieci romanzi di cui è composto il libro, e che si incontrano nell'ultimo capitolo in una biblioteca. Uno di loro modifica l'idea della soggettività della lettura mantenuta dagli altri interlocutori, aggiungendo che «ogni nuovo libro che leggo entra a far parte di quel libro complessivo e unitario che è la somma delle mie letture». Il soggetto che legge è quindi allo stesso tempo una biblioteca combinatoria, un io frammentario che assomiglia a una rete ipertestuale, come osserva lo stesso Calvino alla fine delle Lezioni Americane in una conclusione che sembra un omaggio a Roland Barthes:
«Chi è ciascuno di noi se
non una combinatoria d'esperienze, d'informazioni, di letture,
d'immaginazioni? Ogni vita è un'enciclopedia, una biblioteca, un
inventario d'oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere
continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili».
Il suo romanzo
combinatorio che abbiamo letto scambiandoci pareri ed opinioni, appartiene al periodo in cui il computer passa da calcolatore, capace di gestire numeri
infinitamente grandi, a wordprocessor, cioè appartiene
all'alba dell'esplorazione dell'informatica quale tecnica testuale.
Calvino si è posto in molte occasioni il problema se la nuova tecnologia
avrebbe cambiato il testo e la sua lettura, e troviamo un esauriente esempio nell' intervento di Calvino stesso in occasione della Fiera del libro a Buenos Aires:
«Certo
cambieranno molte cose, se è vero che coi word-processors i nostri
libri saranno composti direttamente dalle nostre mani senza passare
per la tipografia. Così come cambieranno le biblioteche, che forse
conterranno solo microfilms. Questo un po' mi rattrista, perché non
sentiremo più il fruscio delle pagine. Cambierà il nostro modo
di leggere? […] Forse in futuro ci saranno altri modi di leggere
che noi non sospettiamo. Mi sembra sbagliato deprecare ogni novità
tecnologica in nome dei valori umanistici in pericolo. Penso che ogni
nuovo mezzo di comunicazione e diffusione delle parole, delle
immagini e dei suoni possa riservare sviluppi creativi nuovi, nuove
forme d'espressione. E penso che una società più avanzata
tecnologicamente potrà essere più ricca di stimoli, di scelte, di
possibilità, di strumenti diversi, e avrà sempre più bisogno di
leggere, di cose da leggere e di persone che leggono».(I. Calvino, Saggi cit., vol. II, p. 1859).
La tecnologia dell'ipertesto offre la possibilità di rendere attuale il potenziale insito in un iper-romanzo e non dimentichiamo che anche Il Decamerone è in fondo un iper-romanzo che si presta benissimo a essere trasformato in vero e proprio ipertesto...e buona lettura !!
Nessun commento:
Posta un commento