GIRO D'ITALIA LETTERARIO, UNA TAPPA NELLA ROMA DELL'ESQUILINO, CON GADDA ED IL SUO MONDO POLIEDRICAMENTE INTRIGANTE
Le motivazioni che hanno spinto NOI DEL GIRO D'ITALIA LETTERARIO ad interessarci di Gadda, nascono dalla lettura del particolare romanzo Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana
pubblicato nella sua stesura definitiva nel 1957, editore
Garzanti. La trama del romanzo appartiene al genere giallo ma la sua
particolare struttura esce da quelli che erano all'epoca gli schemi
classici del romanzo giallo.
Gadda pur ammettendo che il suo modello
di giallo avrebbe rispettato di molto l'impronta di Conan Doyle, l'autore di Sherlock Holmes,
esce dagli schemi classici con un finale senza colpevole. Un
romanzo incompleto si direbbe che
affascina ed incuriosisce i lettori di oggi come quelli di allora. Molte critiche ma anche elogi furono
formulati da scrittori dell'epoca e ancora oggi studiosi di
letteratura sono interessati allo
scrittore.
Non posso negare che Gadda sia un autore difficile; ma il punto, messo a
fuoco dalla critica specialmente negli ultimi anni, è che la
straordinarietà della lingua gaddiana – tale da giustificare
l’invenzione del paradigma storico-stilistico che Contini chiama «funzione Gadda» – fa ombra alla consistenza narrativa della
sua scrittura.
Credo occorra ripartire da lì per leggere (e
probabilmente anche per insegnare) Gadda, da quella
stratificazione, perché dietro a ogni scarto lessicale – arcaismi,
dialettalismi, forestierismi – si intravedono storie: della
società in cui si inquadrano le vicende e dei personaggi coinvolti anche
per un solo istante, un rigo o meno, nella macchina mimetica del
narrare gaddiano. La complessità della lingua non è perciò la causa, ma
la conseguenza della bulimia conoscitiva dello scrittore, che divora
l’esperienza e ne restituisce i frammenti: brandelli di dialoghi, scorci
descrittivi, cronache di fatti e persone. Per questo Gadda non è uno
scrittore poco narrativo ma, all’opposto, è uno scrittore ipernarrativo;
Il critico Contini, che pure ci ha fornito le lenti formali con cui si è abituati a
leggere Gadda, l’aveva compreso da tempo:
«Il Gadda narratore rischia
perfino di essere più temerario del Gadda stilista», nell’85, alla fine della sua Introduzione ad «Accoppiamenti giudiziosi»).
Carlo Emilio Gadda, ingegnere con la passione per la letteratura e
scrittore ossessionato dall’analisi delle cose del mondo (approccio derivante probabilmente dalla sua prima professione), ci
consegna dunque un romanzo giallo inusuale. Il
chiarimento dell’enigma e la scoperta del colpevole, elementi
imprescindibili per un’opera afferente a questo genere romanzesco, non
sono riscontrabili nel Pasticciaccio, tanto che l’assenza di
una soluzione è l' unica certezza. Il tutto deriva dalla
concezione che Gadda aveva del reale: un groviglio inestricabile, un
nodo impossibile da sciogliere perché troppo complicato, confuso e
disordinato è il meccanismo che sottende la vita e i suoi elementi.
COSA SI NASCONDE ... ??
Il romanzo Quer pasticciaccio brutto de via
Merulana nasconde dietro il genere «giallo», e dietro il
groviglio linguistico, tutta una serie di prospettive e visioni del
mondo, che l'autore ci mostra attraverso una scrittura sempre più
ansiosa di conoscere, che si accavalla sugli oggetti e sui diversi
personaggi man mano che si presentano. Il plot narrativo è quello
classico dei romanzi «gialli», il commissario Ciccio Ingravallo,
alter ego dell'autore, deve sciogliere il nodo di due
delitti, avvenuti nel famoso «palazzo degli ori», in una
prestigiosa via di Roma: un furto di gioielli e un assassinio,
apparentemente non collegati tra loro.
Durante le ricerche e i molti interrogatori, la personalità del commissario va sempre
più a coincidere con quella dell'autore, che si propone con una ricerca
più profonda: un ordine da ristabilire nella realtà caotica e
mutevole attraverso la scucitura di segni, anche i più
impercettibili, delle cose e dei corpi dei personaggi.
In questo modo
la scrittura si adatta e si plasma seguendo il flusso dei pensieri
del commissario, attentissimo ad ogni dettaglio, soprattutto fisico,
dei possibili sospetti che ha di fronte. E nel Pasticciaccio,
Gadda precisa che al commissario Ingravallo ciò che «premeva,
[...], era più de tutto la faccia, il contegno, le immediate
reazioni psichiche e fisiognomiche, diceva lui, degli spettatori e de
li prottagonisti der dramma [...]».
Il volto in particolare
costituisce il momento fondativo di ogni espressione e movimento,
incarna la sede delle emozioni più segrete dei personaggi del
Pasticciaccio, riassume gli indizi che il commissario Ingravallo si
accinge a scoprire.
PERCHE' E' UN ROMANZO INCOMPIUTO ??
Sappiamo che il Pasticciaccio non è
compiuto e non poteva essere altrimenti per due motivi:
innanzitutto benché esso si adatti e si sforzi di essere specchio
della realtà, finisce per divenire un mondo a sé stante, con le
proprie regole e le proprie vite, e ci si accorge di questo impasse dal momento che il
commissario ha capito chi è l'assassino; in secondo luogo perché la
ricerca di Gadda, non trascura i dettagli più piccoli, compie una ricerca
infinita, senza via d'uscita, ma con innumerevoli atre vie che si
dispiegano dinnanzi alla scrittura.
L'INSEGNAMENTO DI QUESTO ROMANZO...
Secondo me l'insegnamento più grande che questo autore ci
ha dato , in un mondo che si presenta come un groviglio, in
continuo mutamento per la dialettica soggetto-mondo, è che non
bisogna mai arrendersi nella ricerca di uno scopo o di un ordine,
perché proprio come il labirinto di Calvino, l'importante è la sfida
che si lancia al reale, anche se questo significa addentrarsi in un
altro labirinto di monadi.
UNA LETTURA SEMPLICE ???
Una lettura non semplice, anzi, estenuante.
Senza dubbio pesante . Io ho cercato di cogliere il messaggio più profondo che lo
scrittore – ingegnere ci ha consegnato, il bisogno smodato di
parlarci di tutto quello che abita sotto la superficie delle cose,
allora il Pasticciaccio di Gadda ecco offrire Carlo Emilio Gadda, mutevole, ma sempre più come un sistema aperto,
nel quale confluiscono innumerevoli relazioni cucite tra loro come la
tela di un ragno.
Scopo dell'autore lombardo sarà sempre quello di
scucire queste relazioni tra oggetto e soggetto, tra
un io corporale ed un io coscienziale, tra mondo cosmico e mondo
terreno, cercando di non farsi mai trascinare nel vortice,
nascondendosi dietro un linguaggio, che riesce ad essere al tempo
stesso gergale, tecnico-specialistico, aulico, basso-comico e
sublime.
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