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OGNI VENERDI' UN APPUNTAMENTO CON AMICHE CHE NEL WEB SI INCONTRANO IN UN SALOTTO MOLTO PARTICOLARE
QUI LA biblioteca “quelli del Venerdi’ del libro” su PINTEREST
QUESTA SETTIMANA PROPONGO UN
LIBRO-RIVELAZIONE DI "una delle Scrittrici italiane che combatte ancora per restituire alla scrittura un senso “vero e compiuto”.
Ho "incontrato" "La fame
delle donne" di Marosia Castaldi imbattendomi nel Blog
Inkistolio: Storie Orticanti.
Manni, 2012.
MAROSIA CASTALDI
LA FAME DELLE DONNE
Manni, 2012.
Ma già avevo letto su Affari Italiani che anche "La fame delle donne" di Marosia
Castaldi, poteva essere candidato al Premio Strega per il 2012, come
scriveva Antonio Prudenzano:"E' tempo di possibili candidature
al premio Strega ...A quelle già note si aggiunge, a quanto risulta
ad Affaritaliani.it, anche quella de "La fame delle donne"
di Marosia Castaldi, un testo pubblicato da Manni.
Ecco allora che mi sono recata
presso la Bibloteca che frequento con assiduità ed ho preso in
prestito temporaneo questo libro che veramente, avendo letto delle entusiastiche critiche, mi aveva incuriosito.
E'
stata una lettura che mi ha impegnata per UN BEL PERIODO IN PRIMAVERA: ne leggevo
delle pagine, la tralasciavo per riflettere e ri-trovare poi il piacere
di provare sensazioni ed emozioni.
Intrecci
di vite e di sapori, musicalità scandita anche dalla ripetizione di frasi-chiave, una
lunga preghiera questo che è stato definito "romanzo-non romanzo".
Insomma "un
libro «resistente», un libro coraggioso che non
veste gli abiti facili della riconoscibilità dei generi, delle
copertine, o dei titoli, un libro sul cibo e sulla cucina, come fonti inesauribili
di riflessione"secondo BENEDETTA CENTOVALLI
...che scrive:"
Marosia Castaldi ha il coraggio di parlare di cibo, di cucina, di
ricette, di corpo femminile, di amori tra donne, senza cadere mai nello
stereotipo, senza rassicurarci, protetta dallo scudo di una scrittura
potente e evocativa. La torrenzialità della sua prosa trova in questo
racconto una sorta di messa a registro favorita dalla misura più breve
del testo. Alla punteggiatura si sostituisce la maiuscola a indicare il
cambio della frase, e la forte musicalità da poemetto in prosa, la
ripetizione con varianti delle frasi-chiave o leit-motiv, accompagnano
il lettore in questa avventura che si apre a una possibile
discorsività . È un mare scritto di sogni e di visioni, appunto, che si
muove, che ondeggia e si increspa, che segue il respiro tumultuoso della
narrazione.
Nel romanzo credo che colpisca prima di tutto l'abbondanza del cibo e la sua preparazione, con moltissime ricette che rappresentano una disseminazione-contaminazione, una vera scheletratura del racconto.
La
protagonista, Rosa, una donna rimasta sola con la figlia dopo la
morte del marito, riscopre il talento delle mani della madre e
comincia a cucinare piatti della sua città d'origine, Napoli,
e altri piatti regionali, con un piacere crescente di sapori e di ingredienti poveri che fanno parte
della cultura e della secolare sapienza del Mediterraneo.
«Mia
madre me li trasmetteva e quando eravamo bambini gli odori della
cucina si levavano nella vecchia casa come impronte indelebili del
passato», promessa in terra di «un briciolo di eternità ».
Non a caso, già dalle prime pagine l'autrice dichiara un
debito importante, quello con Casalinghitudine di Clara Sereni.
E' lei che racconta e si racconta: dalla
passione per la preparazione di invitanti ricette, alle incursioni nel periodo dell'infanzia e successive fasi della
vita, fino all'analisi del rapporto conflittuale ma intenso con
la figlia e le sollecitazioni che le arrivano dall'incontro con tante
altre donne nel ristorante che ha aperto nella bassa
Padana. Un'altra protagonista è sicuramente la "napoletanità"
che si respira nel racconto. Un modo di stare al mondo che l'autrice
conosce e che fa parte del suo DNA, uno
stile che contraddistingue una storia molto forte e che prende a morsi le vite delle
protagoniste, come fa Rosa. Il tormento che la accompagna da sempre
trova la sua àncora di salvezza nelle sue molteplici
passioni anche se alla noia si contrappone la
ricerca del piacere, culinario o sessuale. Nelle "grandi
mangiate" che si consumano nel suo ristorante, Rosa offe attimi di convivialità agli avventori, grazie alla
tradizione millenaria che emana dalla sua cucina, e da loro
invece prende la sua sopravvivenza, soprattutto dalle donne.
Straordinaria capacità di scrittura che sembra accomunare la prosa alla poesia, gestione di rara maestria di strumenti retorici. In questo romanzo la protagonista vuole rivelarsi a se stessa cercando una identità tutta coinvolta nella descrizione e nella preparazione di ricette culinarie mai esauribili: l’elenco degli ingredienti diviene una sorta di travaso infinito delle materie, dei gusti, delle fantasie cuciniere che infine finiscono in peccati di gola, in piaceri corporali, ma non si arrendono, si riprendono, si rimpastano, si mescolano in grandi abbuffate, invase e invadenti fra peccati di gola erotici e lussuriosi
«Come
due compagni di strada – Lettore – sostiamo insieme in ciò che non
finisce perché la vita come la morte non hanno porte e nemmeno finestre
e nemmeno un fine e nemmeno un inizio. Si muovono insieme in uno
spazio tempo dove tutto ruota e si ripete secondola legge del caos e della ripetizione universale…».
Straordinaria capacità di scrittura che sembra accomunare la prosa alla poesia, gestione di rara maestria di strumenti retorici. In questo romanzo la protagonista vuole rivelarsi a se stessa cercando una identità tutta coinvolta nella descrizione e nella preparazione di ricette culinarie mai esauribili: l’elenco degli ingredienti diviene una sorta di travaso infinito delle materie, dei gusti, delle fantasie cuciniere che infine finiscono in peccati di gola, in piaceri corporali, ma non si arrendono, si riprendono, si rimpastano, si mescolano in grandi abbuffate, invase e invadenti fra peccati di gola erotici e lussuriosi
"Pastiera
dei ricchi e pastiera dei poveri
"Si stende la pasta frolla ricca di burro dentro una teglia Si imbottisce con ricotta lavorata con zucchero fuso germe di grano canditi e frammenti di cioccolato amaro ed essenza di fiori d'arancio. Si mette in forno ricamata con sottili listelle di pasta frolla fino a che si dora La pastiera povera è fatta di pasta di pane imbottita con ricotta zucchero e canditi.
Il condimento dei poveri è lo strutto"
"Compra la farina gialla
di mais che avrei fatta mantecando la farina gialla con ricotta acqua
brodo burro o poco sale e besciamella per renderla più setosa e
vellutata"
Crocchè
"Si
prendono fette di pane raffermo appena bagnate nel latte si passano
nell'uovo sbattuto Si chiude tra due fette di pane la mozzarella Il
panino così ottenuto si ripassa nell'uovo battuto nella farina e nel
pangrattato Si frigge in olio bollente fino alla doratura Poi si
mantecano le patate vecchie con latte burro uova e parmigiano fino ad
ottenere un impasto denso e compatto che si modella in formelle tonde
e oblunghe che si imbottiscono di uovo prosciutto piselli formaggio e
mozzarella di bufala o fior di latte Si friggono a fuoco alto dopo
averle ripassate nell'uovo battuto e nella farina e nel pangrattato
badando che non si aprano in cottura"
Una storia molto carnale condita di "napoletanità". Un rito famelico per scacciare la paura del nulla.
"Un grandioso e solenne inno. Inno alle donne, inno alla vita. Inno a
Dio. Inno a tutti gli uomini vissuti e che vivranno. Sulla terra e sul
mare, nelle pianure, lungo i fiumi, nelle campagne.Nelle case. Tra
nebbie e brume, tra visioni possenti del mare di Napoli e della costa
azzurra. Inno al cibo, di cui la protagonista è ancella e sapiente
custode. Inno alla cucina, nutrimento ed appagamento di corpo e anima e
mente.
Questa torrenziale narrazione canta della fame , della bramosia, dei
desideri e della lussuria. Inno di purezza, inno di saggezza. Nel
suo ristorante, Rosa, celebra un rito antico di condivisione, di
cultura, di storie antiche, di sapienze millenarie. Il racconto ci
disvela una passione umana che travalica le storie per aprirci, con
grazia, la Storia. Scritto come una salmodia, a volte gridata, altre
solo
sussurrata, ci affascina e ci prende per l'anima ed anche per il
corpo: pagine e pagine di preparazioni culinarie, dalle più semplici
alle più
elaborate e complicate. Leggetelo: è obbligatorio. Amerete di più
quello che mangiate e capirete qualcosa di più di queste sante donne.
Leggendo
le ultime pagine ho pianto."
2 commenti:
Ammetto di non aver letto nulla di questa autrice ma mi sembra un suggerimento davvero molto interessante, ne prendo nota (...e la lista dei libri da leggere si allunga ih ih).
Non lo conosco ma colgo al volo il consiglio e metto in lista...prima o poi verra anche il suo turno!!!
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