venerdì 6 marzo 2020

RICOMINCIO DA UN FILM...YESTERDAY dal blog Letture senza tempo





RICOMINCIO DA UN FILM...

Yesterday

di Danny Boyle




il nuovo film di Danny Boyle, basato sulla sceneggiatura di Richard Curtis

Cosa accadrebbe se fossi l'unica persona che ricorda l'esistenza dei Beatles? Ad esempio, succederebbe che potresti presentare come tue le canzoni di John Lennon e Paul McCartney: è lo spunto narrativo che nutre 'Yesterday', film romantico e canterino

Jack Malik è un musicista di scarso successo. In lui crede solo Ellie, manager, amica e forse qualcosa in più, benché inespresso. Finché una sera, dopo che ha deciso di smettere con la musica e cercare un lavoro più regolare, Jack ha un incidente e perde coscienza durante un blackout planetario. Quando si sveglia, scopre che il mondo è stato privato delle canzoni dei Beatles e che lui è rimasto il solo a ricordarle.

Dopo successi di critica e pubblico come il citato The Millionaire o l’intramontabile Trainspotting, cosa poteva pescare ancora dal proprio cappello di regista Danny Boyle? La risposta è Yesterday. Il regista coglie al volo l’idea “geniale” dello sceneggiatore Richard Curtis per confezionare un film che si prende gioco dello spettatore, illudendolo che il vero protagonista del film sia qualcosa che appartiene a ieri, ovvero i mitici Beatles. Che mondo sarebbe senza i Beatles? Ma che mondo sarebbe anche senza le sigarette, la Coca Cola o Harry Potter? Probabilmente un mondo che andrebbe avanti comunque.



Boyle intrattiene molto bene lo spettatore, facendolo ridere di gusto (grazie sempre alla sceneggiatura) ma cade sul finale che è romantico e scontato oltre ogni immaginazione. Il protagonista ricorda eccessivamente (e sinceramente non si capisce neanche il motivo di questa scelta) Dev Patel in The Millionaire, seppur la sua vena ironica sia lodevole, mentre la vera “rivelazione” è Lily James: perfetta per la parte, si distingue sullo schermo e rende sopportabile anche il finale tutto caramelle.

OMAGGIO AI BEATLES

La grande force du film réside dans la simplicité de ses personnages et de ses acteurs. Un employé de supermarché et une institutrice, deux amoureux de pop music, qui essaient de faire vivre leur passion dans le fin fond de l'Angleterre. Interprétés par Himesh Patel (son premier rôle au cinéma) et Lily James (Mamma Mia! Here We Go Again), le duo marche formidablement bien. Dans son ensemble, le film bénéficie d'un casting réjouissant (Ed Sheeran, James Corden, Joel Fry) et Himesh Patel s'avère être un très bon interprète des Beatles.



Leggiamo su Quilnan rivista cinematografica …. quel che viene a mancare in Yesterday è il senso stesso del film: debole come storia d’amore, quasi che fosse obbligatorio attaccarla con lo scotch, privo di idee come gioco surreale, semplicistico come attacco all’industria e alle sue ottusità. Resterebbe l’amoroso gioco con le canzoni dei Beatles, e il loro ruolo fondamentale nell’immaginario collettivo

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Mentre in Diari di pensieri persi:...Yesterday è un commovente omaggio ai Beatles ma, soprattutto, è una commedia romantica divertente, un genere troppo trascurato negli ultimi anni e di cui il cinema sentiva la mancanza. Curtis, già autore di cult quali Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Love Actually, parte da una struttura narrativa collaudata – il protagonista sentimentalmente impacciato, il gruppo di amici ciarlieri, il compagno d’avventura stravagante – per costruire una trama dal ritmo perfetto, capace di mescolare risate ed emozioni. Pregevole anche la scelta e l’uso delle canzoni dei Fab Four, usate per arricchire la sceneggiatura e non solo come semplice colonna sonora.


PER CONCLUDERE.....

Di fronte ad una sceneggiatura di Richard Curtis, scrive Badtaste,  la cosa più scontata e sicura da fare è mettersi da parte. È quello che è avvenuto con tutti i suoi più grandi successi (Bridget Jones, Notting Hill, Quattro Matrimoni e Un Funerale e che lui stesso ha fatto quando ha diretto Questione di Tempo o Love Actually), ma chiaramente non può accadere quando sulla sedia da regia sta seduto Danny Boyle, che della mano pesante ha fatto un’arte, del ritocco dell’immagine del montaggio visibile e creativo ha fatto un dovere e che anche nel film più controllato che abbia girato (Jobs) è riuscito a lavorare di scenografia in modi clamorosi. L’incontro dei due è un sollucchero cinefilo e commerciale.









sabato 4 agosto 2018

Prendiamo un caffè col Gattopardo,... 2018, a sessant’anni dalla pubblicazione postuma della prima edizione de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa


UN CAFFE'   COL GATTOPARDO





Nell’anno in cui Palermo è Capitale italiana della Cultura ed a sessant’anni dalla pubblicazione de Il Gattopardo,  sembra opportuno ricordare un grande interprete del passaggio d’epoca del proprio tempo, come lo era stato il protagonista del romanzo alle soglie dell’Unità d’Italia. Insieme a varie iniziative  dell’Università degli Studi o altre istituzioni amministrative e culturali, potrebbe essere considerata la realizzazione di una scultura dinamica a grandezza naturale dell’ autore, intento a scrivere il romanzo ad uno dei tavolini del Bar Mazzara, altro luogo legato alla memoria dei palermitani.

Ai suoi tavolini fu scritto Il Gattopardo


https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/campania/media/foto/2014/04/30/foto_tomasi%20(1)--620x420.jpg 

Nasce così il personaggio di don Fabrizio Corbera, principe di Salina, il protagonista del best-seller che Tomasi  compose senza sosta dal 1954 all’anno della sua morte, spesso seduto ai tavoli di una famosa pasticceria di Palermo, il Bar Mazzara di via Magliocco, non lontano dal Teatro Massimo.

Il caffè come memoria storica 

.... compie 105 anni, la pasticceria Mazzara. Apre, sotto la sede della redazione del giornale “L'Ora”, il quotidiano voluto dalla famiglia Florio nel 1900, nel Palazzo Villarosa, la Latteria Mazzara che in un secondo momento si chiamerà Casa della Panna o Cream Room e, infine, nel dopoguerra Pasticceria Mazzara.Nel cuore antico e pulsante della città di Palermo, nel “salotto buono” di Palermo, simbolo di una nobiltà e di una borghesia strettamente legata a privilegi e abitudini di una lentezza del vivere data dall'agiatezza, la pasticceria  di via Generale Magliocco, a due passi dal Teatro Massimo, diviene meta di habitué che a qualunque ora del giorno, sino a tarda notte possono gustare le prelibatezze preparate da pasticceri sopraffini.

 I gloriosi Caffè storici d'italia 

Appassionati di teatro, melomani, “tiratardi”, poeti, scrittori, artisti in generale sono gli assidui frequentatori di quello che è diventato un punto cardine di riferimento di appassionati di dolci prelibatezze e di turisti in cerca di ristoro e di delizie per il palato.Da sempre meta preferita di artisti, politici, personaggi del jet set internazionale, è sopratutto famosa perché il principe scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa era solito, tutte le mattine, recarvisi, sedere a un tavolino a lui riservato nella sala da tè, leggere i giornali e scrivere. Il suo “Gattopardo” fu in gran parte stilato su quel tavolo, accanto a una tazza di caffè e una bibita. Una lapide ancora oggi lo ricorda.

 Risultati immagini per i caffè storici come mazzara palermo tomasi

 Anche Leonardo Sciascia vi faceva colazione e durante le riprese del film “Il Gattopardo”, tratto dal romanzo di Tomasi di Lampedusa, tra una pausa e l'altra, il regista Luchino Visconti vi andava a consumare i gustosissimi dolci. Alberto Moravia, Salvatore Quasimodo, Renato Guttuso, Federico Fellini. Insomma, poteva vantare una clientela di alto livello culturale!

 



Interessante 

La tazzina di caffè fra storia e indicazioni

BUONE IDEE CON L’AROMA DEL CAFFE'




Pasticceria Mazzara , Palermo

lunedì 31 luglio 2017

Caffé letterario...dalla sceneggiatura al film...Il sorpasso

 
 Il giorno di Ferragosto, Bruno Cortona (Vittorio Gassman), spregiudicato marpione quarantenne, conosce casualmente Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignan), impacciato studente di giurisprudenza di famiglia modesta, e lo trascina in un viaggio in auto lungo la riviera laziale e toscana. Il viaggio nell’Italia vacanziera dei primi anni Sessanta diventa un’importante esperienza di vita per Roberto, ma l’ennesimo sorpasso spericolato conduce a un tragico epilogo.


 Il sorpasso è un capolavoro. Risi raggiunge con questo film l’apice della propria carriera e le vette più alte della cinematografia italiana. Maestro della commedia all’italiana, il regista riesce  a mantenere il brio e la leggerezza di questo filone, pur impegnandosi in un’analisi sociologica talmente tagliente da far rabbrividire. C’è tanta carne al fuoco nel film: molti simboli, molte metafore, molti piani interpretativi. Vi propongo qui i due più ovvi. Per prima cosa, Il sorpasso è una finestra sull’Italia del boom economico e della dolce vita, che balla sulle note di Guarda come dondolo e Pinne, fucile ed occhiali. Spensierata, felice, speranzosa. E soprattutto incosciente. Così come Roberto si lascia sedurre da uno stile di vita brillante, gran parte d’Italia, diventata acritica dal benessere, è attratta dal successo fittizio degli spacconi  come Bruno. Chi muore, però, è Roberto: chi soccombe, quindi, è l’Italia onesta ma imprudente. A noi figli di un’Italia in crisi economica ed etica, la visione di Risi sulla cecità di quella generazione non può che sembrare profetica. 

ROMA A FERRAGOSTO...FONTANA DI TREVI

 
Altro grande tema del film il contrasto fra Bruno e Roberto. Bruno è granitico nel suo essere vacuo, eccessivo e piacione. L’atteggiamento di Roberto di fronte a una personalità così distante dalla propria, invece, cambia nel corso del film e oscilla fra il rifiuto e l’attrazione. La sua moralità lo mette costantemente in guardia sulle insidie di Bruno. Perciò, nel momento in cui egli accetta  ciò che Bruno rappresenta, dicendogli “Ho passato con te i due giorni più belli della mia vita”, perde. Non solo la propria identità, ma anche la vita. Bruno, al contrario, non matura: lo vediamo nello sguardo stupito ma affatto  colpevole con cui osserva l’auto che precipita lungo la scogliera. Il sorpasso ha il taglio di un romanzo di formazione, racchiuso in un road movie ante litteram. A questo film si ispirò peraltro Dennis Hopper per il suo Easy Rider. 

Cosa aggiungere? Il sorpasso è un film essenziale sulla natura umana; guardarlo vuol dire capire qualcosa sulla storia del  proprio Paese. Ma si potrebbe guardarlo anche solo per la bellezza della sceneggiatura, per il leggendario clacson della Lancia Aurelia, per sorridere delle hit estive anni ’60 o per il rimpianto Vittorio Gassman. Nostalgia?


I dialoghi. Un esempio dal film "Il sorpasso"





ci offrono subito il valore degli sceneggiatori. I dialoghi sono la voce dei personaggi, l'ambientazione è importante, ma in realtà sono le parole, le frasi dei personaggi che ci colpiscono di    più. Dialoghi efficaci fanno la differenza. Sono l'impatto che ci resta di più nella mente. Non sono le cose più semplici da scrivere, ma i dialoghi devono essere concisi e precisi. Non è chiacchierare come facciamo noi ogni giorno, soprattutto nei cortometraggi i dialoghi devono essere brillanti e coinvolgenti, colpire per spiegare. Ed i dialoghi devono portare avanti la storia.

esempio che segue.

Il sorpasso

Sceneggiatura di Dino RisiEttore Scola e Ruggero Maccari
Regia di Dino Risi (1962)

Inizio del film
Roma - Ferragosto

Bruno: Ehi lei, dica un po'!
Aho, ma che fa, scappa?
Senta, qui è tutto chiuso. Che ci ha il telefono?

Roberto: Sì.

Bruno: Me lo fa un piacere?

Roberto: Sì, certo.

Bruno: Mi fa il 13 26 62 4? Chiede di Marcella. Grazie, eh. Le dica che arrivo subito, aspetti che così passiamo a prendere gli altri. Se lo ricorda il numero? E' facile, no? 13 raddoppia 26 inverte 62 e ci ammolla il 4.

Roberto: 13 26 62 4, chiedo di Marcella, le dico che arriva... Chi arriva? Non ha neanche detto il suo nome. Senta...

Bruno: Ha già chiamato?

Roberto: No... pensavo che... se vuole salire su, così chiama lei stesso.

Bruno: Buona idea. Che interno è?

Roberto: 4.

Bruno: Arrivo. Senta, gli dia un po' un'occhiata alla macchina, che qui a Ferragosto con tutta 'sta gente in giro... Che ha detto? Interno 4? Vengo volando. "Con le pinne, il fucile e gli occhiali..." Arrivo!

Roberto: Forse era meglio se telefonavo io. Non so neanche chi è. Non lo conosco. Magari con la scusa... Ma no.

Bruno: Ma che, non funziona il campanello?

Roberto: Sì sì.

Bruno: Scusi tanto eh, ma è mezz'ora che giro, è tutto chiuso e Roma sembra un cimitero. Permette? Bruno Cortona.

Roberto: Roberto Mariani.

Bruno: Guardi che l'ho sporcata. So' tutto zozzo. Faccio in un momento eh, abbia pazienza. Studente, eh? "La risoluzione di un atto per eccessiva onerosità", ma che roba è? "Procedura civile". Ahi, un bel mattone! Che fa, studia legge?

Roberto: Sì, sono al quarto anno.

Bruno: Chi è 'sta cicciona?

Roberto: E' ... mia mamma.

Bruno: Ah perbacco, bella donna! Ma guarda 'sta burina è già uscita. Porco Giuda! 'sti cornuti! L'appuntamento era alle undici, a mezzogiorno già so' andati via. Se lo sapevo restavo a Amalfi invece de famme [di farmi] 'sta scarpinata. Due ore e mezzo di macchina.

Roberto: Da Amalfi a qui due ore e mezza?.

Bruno: Eh sì, mi so' fermato 10 minuti per cambiare le candele. Guardi come so' ridotto, faccio schifo, mannaggia! Uh scusi, ho sporcato.

Roberto: Sì...

Bruno: Diceva qualcosa?

Roberto: Io? Sì. Se vuole darsi una lavatina.

Bruno: Ah magari, grazie.
Una sigaretta non ce l'ha?

Roberto: No, io non fumo.

Bruno: Male!

Roberto: Guardi, il bagno sta...

Bruno: Non si preoccupi, lo trovo da me. Sicché lei non fuma, eh?

Roberto: No.

Bruno: Stia attento, le può far male, sa? Accidenti che bel bagnetto! Che è? Vietri?

Roberto: "La nullità di un atto processuale..."

Bruno: "Guarda come dondolo... con il twist". "Con le gambe ad angolo... ballo il twist".

Roberto: Ah, lo devo avvertire di non toccare la mensola.

Bruno: Porco...!

Roberto: L'ha toccata.

Bruno: Ho rotto la mensolina.

Roberto: No no, non si preoccupi.

Bruno: Sono veramente sorry. Mi dispiace, ma stava proprio appiccicata con lo sputo! Che c'è?

Roberto: Ma lì c'è qualcuno.

Bruno: Embe'?

Roberto: No, è la portiera. Siccome sapevo che erano partiti...

Bruno: Che so', amici suoi?

Roberto: No no li conosco così di vista.

Bruno: Ah, abita solo qua?

Roberto: Sì, sì, i miei genitori stanno a Rieti.

Bruno: Orca miseria, quando vedo la città deserta così, con le strade vuote, i negozi chiusi, io m'avvilisco. Lei no?

Roberto: Be' no, per studiare è meglio.

Bruno: Ah sì, per studiare sì. Be', le ho fatto perdere tempo, eh?

Roberto: No.

Bruno: E' ora che me ne vado. Mi sa che mi tocca passa' Ferragosto con mamma. Grazie di tutto e...

Roberto: Arrivederla.

Bruno: ... buona procedura!

Roberto: Arrivederla.

Bruno: Non studi troppo. Senta un po', ma lei che fa? Sta tutto il giorno chiuso in casa a studiare?

Roberto: Sì, ho gli esami a settembre e sono ancora indietro.

Bruno: Va be', ma oggi è Ferragosto. Mamma dice che il lavoro nei giorni festivi non rende.

Roberto: Dev'essere vero, io non ho combinato niente oggi, quasi...

Bruno: Per colpa mia. Quindi lasci almeno che le offra un aperitivo, sempre che troviamo un bar aperto naturalmente. Andiamo, forza...

Roberto: No... non posso... non insista...

Bruno: Ma come non può! Per carità!

Roberto: Le chiavi!

Bruno: Eccole, le ho prese io. Stavano attaccate allo stipite della porta. Dai cammina! Lo sai chi ho visto a Amalfi? Jacqueline Kennedy. Forza!

Bruno: "Con le pinne, il fucile e gli occhiali..."
Non guardare, che è senso vietato!
Mai fermarsi! Se non te la contestano a voce la contravvenzione non è valida. Aho, studi procedura, ma che avvocato sei?
Ribellati schiavo: sciogli i cani, nato per servire!






L’incontro tra quelli che diventano due amici occasionali, uno studente universitario e un quarantenne immaturo, si trasforma fin da subito in un autentico cult di cui il cinema italiano può vantarsi.






Il contrasto tra la sfacciataggine di Bruno e la sobria introspezione di Roberto si può dire che sia la chiave di lettura del film. I protagonisti de Il Sorpasso rappresentano  due poli opposti attratti per un attimo dal fluire degli eventi, in definitiva è il contrasto tra strepito e silenzio, tra mondanità e intimità, tra apparire ed essereBruno Cortona è il simpatico italiano conquistatore che vive di espedienti, ma non si nega nulla, egoista, esibizionista, fondamentalmente irresponsabile. Si tratta di un soggetto emblematico dell’Italia del miracolo economico: alla gran presunzione di sé fa da contraltare l’effettiva capacità di affermazione e di successo.  Nonostante sia l’opposto di Bruno, è grazie a lui che Roberto scopre che, al di là della società palese, che richiede l’adattamento a determinate norme sociali, si nasconde una società aggressiva, amorale, senza spessore storico o sentimentale, senza progettualità collettiva, senza futuro, una società che tollera e incoraggia alcune forme di trasgressione  sociale  mentre è fortemente critica verso ogni forma di comportamento definito “plebeo”.

Il ritratto sincero di una società volta al dio denaro


Con Il Sorpasso, Dino Risi insieme ad Ettore Scola e Ruggero Maccari ha regalato al cinema italiano una vera e propria fonte storica, un ritratto puro e semplice della realtà italiana degli anni ’60, della decadenza consumistica che invase il Paese per la prima volta. Durante il film sono tanti i personaggi e le situazioni che simboleggiano il clima italiano in quel periodo: i giovani delle città e delle campagne,  la crisi della famiglia, un nuovo senso del tempo e delle distanze, nuove modalità di gestione del tempo libero, tracce evidenti della crescita del livello medio di istruzione. L’Italia canzonettara, palazzinara, rombante, in generale più ricca, è la vera protagonista dei diversi episodi che si susseguono nel film ma, guardando oltre, si insinuano le prime inquietudini, si registrano i primi segnali d’allarme, rappresentati da un finale doloroso e inaspettato.

capolavoro del cinema italiano


Tre motivi per vedere il film:

  • Perché si ride, si piange e si riflette
  • Per godere di una delle interpretazioni più belle del giovane Vittorio Gassman
  • Per soffermarsi e carpire i diversi riferimenti alla storia italiana dell’epoca

“OGNUNO DI NOI HA UN RICORDO SBAGLIATO DELL’INFANZIA. SAI PERCHÉ DICIAMO SEMPRE CHE ERA L’ETÀ PIÙ BELLA? PERCHÉ IN REALTÀ NON CE LO RICORDIAMO PIÙ COM’ERA!”

A me Modugno mi piace sempre, questo “Uomo in frac” me fa impazzi’, perché pare ‘na cosa de niente e invece c’è tutto: la solitudine, l’incomunicabilità, poi quell’altra cosa, quella che va di moda oggi… la… l’alienazione, come nei film di Antonioni. Hai visto “L’eclisse”? Io c’ho dormito, ‘na bella pennichella…

Il titolo del film Il sorpasso incarna la sfrontatezza dello spericolato Bruno, un truffaldino squattrinato che vive di espedienti, e chiede strada, anche nelle carreggiate più strette, con il suo roboante clacson. Non soltanto si procede contromano, ma è tutta la figura di Bruno costruita a rovescio, un uomo che non si è costruito nulla, incapace di crescere e non si accorge che una ragazzina con la parrucca inseguita sulla spiaggia è sua figlia. Il sorpasso si inserisce come metafora di un Paese attratto dalle opportunità di ricchezza, ma che non è disponibile a sacrificarsi per raggiungerla, con un evidente fastidio di tutto ciò che suona a regola. L’Italia nel 1962 si trova in pieno boom economico, una fase di espansione che porterà anche a un cambiamento antropologico delle persone. Proprio in quell’anno, il ministro del Bilancio, il repubblicano Giorgio La Malfa, stende un’interessante Nota aggiuntiva al bilancio dello Stato nella quale constata la latitanza dello Stato dinanzi allo squilibrato sviluppo del Paese richiamando la necessità della programmazione economica. Una volontà politica minoritaria, lo spirito della maggioranza lo incarna prosaicamente Bruno quando, nel finale, dice al suo compagno: “Bravo, come piace a me. Senza programmi”.

Sono anche gli anni ruggenti del cinema italiano che sopravanza nelle quote di mercato la cinematografia statunitense. Ci sono autori che hanno molto da dire e i nostri migliori cineasti (Dino Risi, Mario Monicelli, Pietro Germi), attraverso la commedia, riescono a raccontare le pieghe profonde della società mantenendo un’apprezzabile fluidità narrativa che conferisce una gradevolezza, quasi senza tempo, a queste opere suggellando anche il successo internazionale di un genere che verrà chiamato commedia all’italiana. Il sorpasso rientra fra questi classici perché il contorno umano che anima il viaggio è costruito su diversi e reali profili sociali: la strafottenza dell’industriale, l’uomo maturo che compra l’amore di una giovane ragazza, l’egoismo nella latitanza di scrupoli etici e l’immancabile patina di perbenismo da mettere in sintonia con la nuova ricchezza. Sembra quasi che ci si possa soltanto divertire: “Bruno, ho passato con te i due giorni più belli della mia vita”. La corsa sfrenata prosegue, tra derapate e accelerazioni fino ai 160 orari finché, nell’impossibile sorpasso di un altro autista scorretto, si profila la tragedia.