VENERDI' DEL LIBRO: LE RICETTE DI MONTALBAN
da un’intervista a Manuel Vazquez Montalban
“A me piace presentare la cucina come metafora della cultura. Mi spiego. Mangiare significa ammazzare e ingoiare un essere, animale o vegetale, che prima era vivo. Se divorassimo direttamente l’animale morto o la lattuga sradicata, ci definirebbero dei selvaggi. Se invece, prima di cuocerlo, mariniamo l’animale con un bouquet aromatico di erbe di Provenza, inondandolo di aceto, allora abbiamo realizzato un’operazione culturale perché ipocrita come la cultura del nostro tempo. E ben sappiamo che Pepe Carvalho nutre un amore-odio per la cultura, tanto che solitamente consuma le sue raffinatissime cene ‘ipocrite’ al bagliore di caminetti accesi con pagine di libri ‘ipocriti’.”
Manuel Vàzquez Montalbán spiega l'atteggiamento dell'investigatore
privato rispetto alla cucina: "Carvalho è gastronomicamente
eclettico. Alla base dei suoi gusti sta sempre un elemento
essenziale: il palato della memoria. Proprio per questo i suoi gusti
fondamentali provengono dalla cucina popolare, povera e immaginaria
della Spagna, la cucina di sua nonna, doña Francisca Perez Larios.
(...) Carvalho cucina per impulso nevrotico, quando è depresso o
irritato, e quasi sempre cerca una compagnia complice per mangiare
quanto ha cucinato, per evitare l'onanismo della semplice nutrizione
e riuscire nell'esercizio della comunicazione".
Vàsquez Montalbàn ha un palato più raffinato del suo personaggio e lo ribadisce come a sottolineare le sue competenze in campo
gastronomico, ma senza nulla togliere al gusto di Carvalho, che
seppur discutibile esiste. E il libro che
raccoglie le numerose ricette comparse nei romanzi, Le
ricette di Pepe Carvalho, l’autore riporta i piatti che Carvalho mangia o cucina nel
corso delle sue avventure, ed in alcuni casi fa vere e proprie
correzioni di ricette che risultano ai suoi occhi storpiate, a causa
di una certa grettezza del protagonista. È il caso, ad esempio,
della fideuà che Pepe
prepara in una versione thailandese e che l’autore ritiene un attentato a una ricetta tradizionale catalana, e propone l’originale per correggere l’errore:
“Mi sembra
altrettanto riprovevole la fideuà che esegue in
Gli uccelli di Bangkok,
autentico attentato contro un piatto squisito, che lui trasforma in
un bizzarro calcestruzzo composto da grumi di farina di riso e
animali di ogni genere, mentre la fideuà degna di tal nome si fa con
pasta di grano duro, possibilmente fidelini, e con pochi intrugli
[…].
SEGUIAMOLO...
“La ragazza
lasciò sul tavolo un pacco di spaghettini di farina di riso, carne
di maiale e di pollo tagliata a pezzetti, calamari, gamberetti, una
scatola di pomodori, due peperoni, cipolle, aglio e, alla colpevole
richiesta di Carvalho perché andasse a prendere un po’ d’olio di
oliva, lei rispose con un sorriso e uscì di nuovo, per tornare quasi
subito con una bottiglietta dove c’era qualcosa che ricordava il
colore metallico dell’olio di oliva. La ragazza spiegò che inThailandia lo si comprava nelle farmacie e che le donne loadoperavano per la cura dei capelli.”
Eppure
al di là degli ingredienti, messi insieme con istinto gustativo, è evidente quanto Pepe non sia affatto un cuoco
così improvvisato e lo vediamo dai suoi movimenti in cucina:
“Con un
coltello in mano e adoperando il tavolo come tagliere, Carvalho si
trasformò in un vero e proprio spettacolo preparando i prolegomeni
per il soffritto, pulendo i calamari, sgusciando i gamberetti e
cominciando a preparare un court-bouillon con i gusci dei crostacei e
le ossa del pollo.”
“Innanzitutto
bisogna soffriggere bene la carne e fare nell’olio un soffritto
denso, disidratato, [..]. Una volta eseguito il soffritto vegetale
composto di cipolla, pomodori e peperone, vi si aggiungono il maiale,
il pollo e i calamari tenendo da parte i gamberetti che verranno
uniti all’ultimo momento. In questa frittura si fanno rinvenire i
fidelini normali, ma per riguardo alla fragilità di questi
spaghettini di riso che lei mi ha procurato, non li butterò che più
tardi e intanto verserò il brodo sul soffritto, aspetterò il primo
bollore e lo farò andare per un po’ allo scopo di amalgamare i
sapori. Poi gli spaghettini e i gamberetti sgusciati e due o tre
minuti prima di togliere il tutto dal fuoco, un bel trito d’aglio
stemperato nell’olio Poi si fa riposare l’intruglio sperando che
tutto vada per il meglio.”
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