CARI LETTORI DELLA RUBRICA, DOPO UNA LUNGA ASSENZA TORNO CON DEI CONSIGLI DI LETTURA PATICOLARI POICHE' VISITANDO SPESSO LA RETE HO NOTATO COME LO SCRIVERE IN ITALIANO STIA DIVENTANDO UNA OPZIONE ...PERCIO' ECCO QUALI STRATEGIE METTERE IN CAMPO: CONSIGLIARE DEI LIBRI-GUIDA CHE FANNO AL CASO NOSTRO
Scrive RomanoSergio:" Per
chi - come me - ama la lingua italiana e il mondo della
comunicazione, oggi si pone un grande problema: la corruzione del
linguaggio. C' è chi si appropria di parole che non appartengono
assolutamente alla propria cultura e le fa proprie come se da sempre
gli appartenessero stravolgendo il significato delle parole stesse."
Ed io aggiungo, c' è di più. Oggi vi sono parole che non si possono usare perché
politicamente scorrette e quindi non gradite. Ma non è una nuova
forma di dittatura?
Il giornalista nel rispondere ad un interlocutore afferma:"A
differenza della Francia, l' Italia non ha istituzioni che difendono
la lingua nazionale e cercano di contrastare la sproporzionata
invasione di parole inglesi, spesso usate per rendere ancora meno
comprensibile ai profani il gergo oscuro delle banche, delle
compagnie d' assicurazione, dei consulenti aziendali, dei burocrati e
dei foglietti illustrativi che dovrebbero facilitare l' uso di un
congegno elettronico. Ma ha sempre avuto, per fortuna, un buon numero
di persone che si sono occupate della lingua, anche sui giornali, con
chiarezza, buon senso, eleganza e un pizzico di umorismo."
Consiglio due
libri apparsi recentemente.
Il primo è di Massimo Birattari,
scrittore con lunga esperienza nel mondo dell'
editoria.
Il
secondo è un interessante e completo contributo di Sergio Lepri per lo stile del
giornalismo italiano. Dopo molti anni trascorsi alla direzione dell'
Ansa (dal 1961 al 1990) e alla facoltà di Scienze politiche della
Luiss come docente di Linguaggio dell' informazione (dal 1986 al
2004), Lepri a 92 anni
suonati, pubblica un ritorno sul tema: “ Manuale
di linguaggio e di stile per l’informazione scritta e parlata”,
edito da Rizzoli Etas con una prefazione di Tullio De Mauro,
spiegazioni, raccomandazioni, esempi e consigli
Scrivere bene è un gioco da ragazzi ha perseguito un obiettivo, che chi prende
in mano il libro si appassioni alle
avventure dei protagonisti e per questo
mentre l'autore scrive i suoi libri inventa colpi
di scena, sorprese, battute divertenti da mettere in bocca ai
personaggi. In “Scrivere bene è un gioco da ragazzi” gli esercizi
sono i livelli da superare, e i testi scritti dai protagonisti
“creano” i paesaggi, i personaggi e addirittura lo sviluppo
narrativo della storia come in un gioco di ruolo. In sostanza alla fine il lettore ha l’impressione
che scrivere bene non sia un’impresa poi così difficile… e secondo me, bisogna concentrarsi su alcuni obiettivi: essere
chiari, spiegare in ordine e con semplicità quello che si vuole dire, rileggere per eliminare errori e ripetizioni. A quel punto anche l'intervistatrice Laura Ogna, comprende che scrivere bene è meno difficile di quanto si pensi.
Però bisogna allenarsi a scrivere, e prima ancora a leggere molto
La storia creata funziona proprio come un videogioco, si chiama
“Scriptoria”. Uno scienziato pazzo, il professor Evaristo
Tritacarne, inventa una macchina in grado di trasformare in realtà
tutto ciò che è scritto bene, ossia con linguaggio appropriato e
con frasi lessicalmente e strutturalmente corrette. Per testarla
ricorre ad un ex allievo, ora anch’egli insegnante, il professor
Furio Mangiafuoco e lo invita a recarsi nel suo laboratorio
segretissimo portando “un gruppo scelto di giovani allievi”.
Questi non sanno che verranno trasformati in bit e catapultati
in un emisfero virtuale in cui si muoveranno come in un videogioco.
Ragazzi e professore devono superare varie prove legate alla scrittura, una
serie di testi da utilizzare secondo le consegne stabilite da
Scriptoria. Se eseguiranno i compiti assegnati
esprimendosi “bene”, con chiarezza, passeranno al livello
successivo, e così fino al termine delle prove proposte; se
i risultati non saranno soddisfacenti, perché i ragazzi hanno
elaborato “male” i loro scritti, moriranno virtualmente (per poi
risuscitare ad un nuovo livello) e non potranno né abbandonare il
videogioco né tornare a casa.
Ed a pag. 40 ....“Mangiafuoco resta immobile a
fissare lo scienziato. E’ pazzo, ed è molto pericoloso, pensa.
Capisce che sarà molto difficile riportare indietro i ragazzi, sani
e salvi”
Dunque: entrare nel mondo di Scriptoria è semplice, uscirne è complicato. Bisogna saper descrivere
paesaggi, far vivere oggetti, inventare animali, affascinare i
lettori con storie fantastiche, con proprietà di
linguaggio e correttezza grammaticale e sintattica.
Questo libro che mi ha colpito e che consiglio
non è un manuale come la maggior parte dei testi parascolastici
sulla scrittura creativa, è un romanzo che persegue comunque lo stesso
intento, con la differenza di essere originale nel presentare una
storia il cui filo conduttore è una guida per proporre esercizi che
sembrano avventure e giochi.
Dedicato ai ragazzi che possono utilizzarne le indicazioni di lavoro, ma anche ai genitori che desiderano seguire i propri
figli nelle attività scolastiche ma non sempre hanno gli strumenti
adatti per potenziare e rafforzare la programmazione didattica svolta
in classe. Proprio essi potrebbero scoprire che questa storia è
una fonte di idee da fare proprie ed avere suggerimenti per
scrivere meglio. E c’è sempre da imparare. Anche la veste grafica aiuta il lettore: colore che puntualizza la metodologia di lavoro, riquadri
in verde chiaro, a fine capitolo, su “consigli
di scrittura”; riquadri in verde intenso indicano i vari livelli-obiettivi da raggiungere; le frecce in verde
sottolineano esempi di scrittura. Per gli stessi caratteri del libro due soli colori: in nero la storia, in
violetto esercizi e spiegazioni che non sono parte integrante della trama del romanzo. L’ultimo
capitolo infine offre una serie di proposte di lavoro, simili a quelle contenute nella storia, per far continuare il gioco.
Da ex Prof di Lettere ritengo che il libro, se utilizzato con giovani studenti, debba essere consultato insieme ad un
adulto, per sfruttarne al meglio il contenuto. Per gli adulti è un ottimo e divertente ripasso
Ma è
a Massimo Birattari, con il suo E' più facile scrivere
bene che scrivere male. Corso di sopravvivenza, Ponte delle
grazie, 2012, questo manuale di scrittura rigorosamente "non
creativa" destinato a chi debba scrivere in modo sintetico e
comprensibile per lavoro, che tocca lo sgradevole compito di
spogliarci dell'ultimo brandello di illusione: perfino coloro da cui
si richiederebbero semplicità e chiarezza di linguaggio nello
scrivere testi al servizio di utenti di vario genere, sono restii ad
abbandonare la ridondanza del
linguaggio burocratico e, in fondo, vorrebbero sentirsi un po'
"scrittori" pure nell'elaborare i testi della modulistica
bancaria, delle postille contrattuali o delle "istruzioni per
l'uso"
Sergio
Lepri con il suo manuale
si propone come guida per i giornalisti italiani e per tutti coloro che vogliono saper scrivere. Egli parte dall’idea che tutti i più grandi mezzi di
informazione hanno un manuale di linguaggio; i più noti sono gli
style book della BBC o dell’Economist. E lo stesso Lepri,
direttore storico dell’Ansa, dal 1961 al 1990 e per vent’anni
docente di linguaggi dell’informazione alla Luiss, ha dedicato le
sue energie alla composizione di questo vademecum del giornalismo. Ora arricchito dalla
prefazione del linguista Tullio de Mauro, che sottolinea come
Lepri "sia tornato al mestiere dell’informare con un manuale di
pratici consigli sempre utili e con l' occhio attento all’evolversi
della comunicazione dei massmedia. Sono d'accordo con Lepri quando afferma che nel giornalismo una cosa non cambia mai: il
suo fondamento, il perché è nato e si è diffuso, il
suo potere tra i moltissimi fatti che accadono ogni giorno".
Questo manuale è suddiviso in tre sezioni: informazione e
linguaggio, l’universo dei fruitore dell’informazione, i modi di
lettura, ascolto e visione. Numerosi i consigli nel
testo, in relazione all’uso di nomi stranieri, all’abbondanza di
stereotipi e alla presenza di errori.
In sostanza un utilissimo mezzo per chi intende scrivere da giornalista ma anche per chi vuole migliorare la tecnica perché è partendo dalle
semplici basi del mestiere di scrivere, dalla giusta selezione di dati e notizie
e dalla precisione dei termini, che esce un " inattaccabile articolo".
Infine posso sottolineare con Lepri come di fatto il giornalismo sia uno dei maggiori contributi alla crescita della società.
Ribadisce de Mauro:“…alla buona informazione Lepri, in sintesi, suggerisce
fondamentalmente tre cose: dare le notizie interessanti per il
pubblico destinatario della fonte informativa; darle in modo
completo, dunque accurato; darle in modo comprensibile, dunque in
un linguaggio chiaro e accessibile”.
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