mercoledì 30 ottobre 2013

ALL' INSEGNA DE JANE AUSTEN: GIVEAWAY CON il primo sequel austeniano della storia!



La Collezionista di Dettagli | The Details Collector
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GIVEAWAY! Vinci il primo sequel austeniano della storia: quali finali diversi potremmo ideare per i Romanzi della Nostra Autrice?!
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In un articolo del novembre 1995 sulla rivista americana Newsweek il critico David Ansen scrive: «It wouldn’t seem that we are living in an age that’s particularly welcoming Austen’s ironies, her intimately calibrated dissection of manners or her finely chiseled moral distinctions. But perhaps that’s the point of her new found popularity: she is a splash of clear, cool water on our morally groggy foreheads.»
 

"Viviamo in un’epoca che non sembrerebbe particolarmente disposta ad accettare e gradire l’ironia di J. Austen, la sua minuta analisi delle regole di comportamento, o il suo lavoro di cesello riguardo ai principi morali. Ma forse questi sono proprio i motivi della sua popolarità ritrovata: Jane Austen è una ventata di aria pulita sulle nostre fronti moralmente “rintronate”». 
 
Ecco perché J. Austen è attuale: il nostro mondo che ha perso punti di riferimento , che è scortese indiscreto e volgare cerca dei messaggi di equilibrio e di comportamento morale, e li apprezza di più se gli pervengono da  romanzi ben strutturati basati su una sequenza di arguti dialoghi, che non sono mai didattici moraleggianti. Secondo me è interessante notare la tecnica usata dalla nostra autrice che pone i suoi personaggi e gli avvenimenti in diretto contatto con il lettore, lei stessa non interviene, se non raramente, per commentare , giudicare o desumere come invece fanno autori come Fielding , Dickens o Thakeray nei loro romanzi, e, se interviene, lo fa solo con personaggi dichiaratamente negativi: ecco come con poche, ma efficaci, parole descrive in "Orgoglio e pregiudizio" Mrs Bennet: «Era una donna di intelligenza modesta, di scarsa cultura e di carattere debole e incerto.» L’autrice lascia sempre che siano i protagonisti con le loro parole e i loro comportamenti a offrirsi al pubblico. 

 Noi "lettrici" siamo stimolate ad essere  coinvolte e come dice U. Eco ad  essere «lector in fabula». Dalla sua scrittura  ci giunge la voce di un intelligenza analitica, che ama nascondersi tra le considerazioni apparentemente banali di questa o quella eroina. 

Immagine dal Web
Decoro, buon gusto, buone maniere, senso della misura le parole - chiave dei suoi romanzi. Parole che uno scrittore romantico non avrebbe certo usato. Esse si riferiscono ad un mondo che ha leggi di comportamento ben definite, un mondo che crede che l’uomo sia un animale sociale e che i sentimenti personali debbano essere subordinati o almeno adattati alle esigenze dell’ordine sociale. Diversamente dai suoi contemporanei romantici J. Austen non aspirava per i suoi personaggi ad una felicità e ad una libertà assoluta, al contrario era convinta che la felicità si potesse trovare solo in una equilibrata combinazione di ragione e sentimento, di    onestà verso se stessi e di rispetto delle norme di comportamento. 

Immagine dal web
 Penso che il suo messaggio di razionalità non indichi mancanza di sentimenti o freddezza, ma spiccato spirito critico, capacità di analisi e di autocontrollo. Jane Austen sta a rappresentare una giovane donna dalla genialità tranquilla, senza sregolatezze ed è per questo che  ci convince e ci cattura. Rispetto alla letteratura femminile che la precede questa autrice ha personalità più forte e un intuito più sicuro, oltre a un maggiore distacco dal sentimentalismo moraleggiante tipico dell’epoca.
 E' vero, i suoi romanzi trattano principalmente della vita di un ristretto gruppo sociale,-quello della piccola e media nobiltà terriera e della borghesia delle piccole città di provincia- ma bisogna ricordare che questo era il mondo che lei conosceva e che poteva descrivere con competenza.
Tutti i suoi romanzi sono incentrati come dice la critica : «round the fate of her woman characters in the marriage game, but while she unfolds a love story, she manages to give a lucid description of 18th century society.» «intorno al destino dei suoi personaggi femminili nel gioco del matrimonio, ma mentre si dipana la storia d’amore, Jane Austen riesce a darci una lucida descrizione della società del XVIII secolo.» 
 
Immagine dal web
 Il suo talento risalta anche nella sua capacità di preparare una trama intrecciando contemporaneamente fili principali e fili minori con moto meticoloso e simmetria, questa una delle sue qualità peculiari. Come appunta Grazia Livi in un saggio (1992) su Jane Austen:

 «nei suoi romanzi, al centro di un mondo buono  c’è sempre una fanciulla destinata al matrimonio: Elizabeth o Emma o Anne, Marianne o Catherine. Questa fanciulla per imprudenza, debolezza, pregiudizio o ingenuità tradisce il buon senso, che è la sola premessa ad un destino felice, s’avventura al di là delle regole, riceve una lezione che la induce a farsi più attenta alla qualità dei valori, riconosce il proprio errore, infine approda giudiziosamente a una soluzione adeguata. Si tratta di una sorta di partitura musicale - premessa, esperienza, lezione morale, ravvedimento, trionfo dell’ordine sul disordine. È una partitura che procede, con ariosità mozartiana, fino al finale che tutto assesta e riordina, dando ad ogni valore la priorità che gli spetta, e sistemando la fanciulla nell’unico quadro possibile: il quadro dell’equilibrio.» 

Concludo, riferendomi al quesito posto dall'Amica Blogger in riferimento a quali diversi finali potremmo ideare per la Austen:   
i  romanzi come quelli delle Nostra Autrice, sono di formazione - come scrisse Goethe- con la metafora di un appaesamento: il protagonista trova a coronamento della sua Bildung (1) una precisa collocazione nella società. Questa porta inevitabilmente alla felicità, sintomo in questo caso di una socializzazione oggettivamente compiuta. I  romanzi  stessi sono quindi determinati  dalla convivenza e dalla lotta delle due tensioni opposte, il desiderio di autonomia e la necessità di socializzazione. E i finali non possono che essere quelli che la Austen ha "intrecciato",  riproponendo ciò che ci ricorda  il sociologo della letteratura Spinazzola:

[...] chiunque legga, per il fatto stesso di leggere, si arroga la facoltà di emettere un proprio personale giudizio sulle qualità buone o cattive del libro che ha letto, confermando o magari smentendo la fortuna di cui gode.Potrà trattarsi di un parere ragionato oppure di una semplice impressione frettolosa, non importa; ciò che conta è la rivendicazione di identità dell’io leggente, attuata esercitando il suo diritto insindacabile di valutare la funzionalità del prodotto scritto rispetto alle esigenze che avevano indotto a leggerlo.  Nessuna autorità può togliere nemmeno al più umile lettore il potere di dichiararsi insoddisfatto di un’opera che non lo abbia convinto, non gli sia piaciuta











1-  La formazione implica il coinvolgimento attivo del soggetto che apprende la cultura dandone una sintesi personale ed una rielaborazione soggettiva. Il paradigma pedagogico che esalta l’attività dell’individuo nel processo di formazione è quello della Bildung“.

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