venerdì 24 gennaio 2014

DI NUOVO I VENERDI' DEL LIBRO...CON NATALIA GINZBUR ED IL SUO TEATRO

Da I Venerdì del libro  25 ottobre  a I  Venerdì del libro 24 gennaio.....
Molto tempo per i 108 "seguaci che seguono, nel mio Blog, questa Rubrica settimanale  che oggi apre il post con un'affermazione intensa

"Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi.  No, leggete per vivere."

Gustave Flaubert

...e fa proprio al caso mio !!!

La lunga assenza dall'organizzare un articoletto per i Venerdì, che vedono molta partecipazione, è dovuta al fatto che mi sono dedicata non solo alla lettura ( per me  la scelta del libro  non deve dimostrare prova di cultura ma deve attrarmi per le tematiche e per l'autore - non necessariamente attuale)  ma soprattutto a "turista-faccio-da-me"  alla riscoperta del centro storico di Roma con le fascinose architetture barocche (1) .
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 ....grazie al  notevole livello artistico di  Francesco Borromini, Gian Lorenzo Bernini e Pietro da Cortona.

...e poi

Il libro che mi attrae deve avere personaggi che mi facciano venir voglia di conoscerli, deve avere una trama che non mi faccia pensare “maccheccavolodici “ ogni pochi minuti, deve essere sensato, credibile, emozionante …


Ho ripreso in mano  un libro sul Teatro  che comprende anche la prima commedia di NataliaGinzburg, Ti ho sposato per allegria, ( le altre si rifanno in parte ad essa) dai  temi e dalla  struttura, interessanti
Ginzburg ha cominciato a scrivere commedie in seguito alla domanda provocatoria di una rivista, rivolta a lei e ad altri scrittori contemporanei (“Perché non scrivete commedie?),anche se è sempre stata piuttosto perplessa a proposito delle proprie potenzialità teatrali. Per scrivere Ti ho sposato per allegria, Ginzburg dice di essersi ispirata alla prima opera a cui ha assistito in un teatro a Torino, quando aveva solo otto anni: Peg del mio cuore, la cui protagonista era una ragazzina “con un gran cappello di paglia” e di cui non ricorda, però, l’autore. Forse non è una coincidenza che il protagonista de Ti ho sposato per allegria esordisca proprio così: “Il mio cappello dov’è?”
Anche in una delle scene finali ritorna un cappello, quello della madre di Pietro: “PIETRO: Che lusso di cappello!
GINESTRA: La mamma appena ha  saputo che ti sposavi, è corsa subito a comprarsi quel cappello!”
Ginzburg aggiunge di aver scritto questa prima commedia in fretta, "senza piegarmi a respirare malinconie, o fermandomi a respirare solo per brevi istanti. La scrivevo in fretta nel timore di non riuscire a concluderla. In fretta e per noia. [...] Però via via che la scrivevo la noia spariva. L’ho finita in una settimana"

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Ginzburg non si è fatta influenzare dall’opinione negativa dell’amica e scrittrice Elsa Morante, a cui l’aveva fatta leggere e che la trovava “fatua, sciocca, zuccherata, leziosa e falsa,” e quindi l’opera è andata in scena, e interpretata dalla Asti, come previsto. In Ti ho sposato per allegria, come poi in altre commedie, Ginzburg raggiunge la comicità giocando sui valori cari alla nostra società. 
Infatti, per esempio, fa sposare subito Giuliana e Pietro, che si sono conosciuti ubriachi ad una festa, solo perché per lei era l’unica possibilità rimasta:
“GIULIANA: Ma ero disposta a sposare chiunque, hai capito, quando ti ho incontrato.”
Il titolo, come succede in altre commedie, in Ti ho sposato per allegria è ripreso più volte nelle battute di Pietro, quando spiega a Giuliana i motivi per cui l’ha sposata: “Ho sempre sentito, guardandoti, una grande allegria. E non ti ho sposato perché mi facevi pietà. [...] Ti ho sposato per allegria. Non lo sai, che ti ho sposato per allegria? Ma sì. Lo sai benissimo.”
Ginzburg inoltre banalizza il divorzio, non ancora legale in Italia (lo sarà infatti solo nel 1970), come facile soluzione a un eventuale matrimonio sbagliato: “PIETRO: In Italia il divorzio non c’è.



GIULIANA: Sarebbe andato all’estero” e più avanti: “GIULIANA:Meno male che hai un po’ di soldi, così almeno potremo andare all’estero a divorziare!”
E Ginzburg affronta con disinvoltura anche il tema dell’aborto, legalizzato in Italia più tardi, nel 1978: “GIULIANA: Io non mi sento di averlo questo bambino! Non ho casa, non ho lavoro, non ho soldi, non ho niente! [...] E mi ha portato da un medico ungherese, suo amico, e questo mi ha fatto abortire.”


Stile e tecniche narrative

La comicità delle commedie di Ginzburg, più che ai personaggi, si deve al linguaggio, alle parole con cui l’autrice muove in modo leggero i destini dei rapporti fra uomini e donne, fra individuo e individuo.
Questa attenzione linguistica e l’invenzione di un italiano parlato musicalmente, inconsueto nel nostro teatro, rendono Natalia Ginzburg un autore non troppo distante da maestri europei del dialogo come Beckett,Pinter, e Compton-Burnett. 
Come la lunga tradizione della commedia italiana insegna, anche Ginzburg ricorre spesso a giochi sull’identità, confusione di persona, creando nel pubblico, una certa ilarità. Leggiamo in Ti ho sposato per allegria:
“PIETRO: Quale? La tua Elena? O la mia Elena?
GIULIANA: Perché, qual è la tua Elena? Abbiamo anche una Elena per uno?
PIETRO: Mia cugina Elena? O la tua amica Elena?.”
Mettete un curioso matrimonio tra un avvocato di solida estrazione borghese ed una giovane e spiantata donna di bassa estrazione sociale la cui travagliata storia di vita costituisce la trama principale dell’intera vicenda. Mettete poi, tra i due protagonisti, un lungo ed interessante scambio di opinioni  su temi di importanza fondamentale: il rapporto con i genitori, il lavoro, la disoccupazione, la solitudine. E’ così che nasce “Ti ho sposato per allegria”, una pièce firmata Natalia Ginzburg
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La lingua del teatro di Natalia Ginzburg

Questa prima  commedia  Ti ho sposato per allegria (1964), nasce appena dopo l’uscita di Lessico famigliare, 
Lessico famigliare dove sono messi a fuoco la centralità del linguaggio e il dialogato abituale di una famiglia, spesso con sfumature umoristiche. Le abitudini linguistiche del clan familiare, salvate dal naufragio del tempo, insegnano all’autrice a stilizzare il discorso orale nella sua informalità ( ripetizioni e monotonie della presa di parola, qualche regionalismo, caratteristiche  del discorso informale). 
Nelle prime commedie (1964-1966) loquaci sono soprattutto le donne; nelle ultime (1968-1988) invece sono soprattutto gli uomini a discorrere incessantemente, per insicurezza o velleitarismo ???.

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Quasi prive di indicazioni sulla regia, queste commedie mettono in scena un “brulichio di dialoghi” sui  mutamenti della società, un parlato-scritto la cui modulazione usa mezzi semplici adatti per essere eseguiti oralmente. Il periodare ha frasi brevi,  punteggiatura adatta alle pause della recitazione, si imitano approssimazioni e incertezze del parlato. In conclusione, le scelte stilistiche dell’autrice si basano  sull’ascolto della realtà linguistica pragmaticamente intesa.
Il comico nasce dalla frizione tra una battuta e l’altra, dall’ambiguità e dal malinteso, dalla ripetizione di frasi-tipo,  dal gioco di parole.
Un commento fatto nel 1989 dalla stessa scrittrice, che ripensava a questo testo effettivamente anomalo per le sue inclinazioni, è molto interessante:
«In tutto ho scritto, fino a oggi, dieci commedie, e la prima, Ti ho sposato per allegria, dato il carattere della donna attorno a cui gira l'idea, è la più randagia, la più gaia. Come mai fosse allegra, non lo so. Io non ero allegra - confessò la Ginzburg - Ma forse veniva fuori allegra per quell'ilare stupore che uno prova quando fa una cosa che aveva comandato a se stesso di non fare mai. O forse aveva un'apparenza allegra perché la concepivo in fretta senza respirare malinconia. In fretta e per noia. Però via via che la buttavo giù la noia spariva. L'ho finita in una settimana». Grande, anche nell'autoironia,  rara scrittrice.
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La cosa che più mi ha colpito  è la sua nota iniziale. In cui parla di come sia nata quasi per caso questa sua avventura nel teatro, di come  alla fine in un bilancio da scrittrice, la commedia abbia invece avuto un ruolo importante nella sua vita:
Your image is loading...“Pensavo ora alle commedie come pensavo ai romanzi, ai racconti. Il punto di partenza era uguale. Diverso era il dopo. Scrivi un romanzo e quando l’hai finito lo offri a un editore. Se l’editore lo pubblica tutto scorre abbastanza liscio. Non detesti nessuno. (…)I libri possono sgattaiolare via quieti e chiotti. Le commedie generano in chi le ha scritte forti ramificazioni di amore e di odio, e procedono in mezzo al rumore.”
Tra le parole che si scambiano i protagonisti  c’è un sottile filo di tristezza, di solitudine, di angoscia, tanta vita quotidiana. Personaggi che non sono a proprio agio, mariti e mogli che si odiano e continuano a stare insieme, donne disordinate e “randage”, come le descrive la stessa Natalia, uomini chiacchieroni e incapaci di portare avanti la vita. Immagini di vita quotidiana, sì. Ridicole, comiche spesso.Il nostro quotidiano pensare, i fatti e gli accadimenti di tutti noi. Tradotti in dialoghi che – quando ci si trova dalla parte del lettore – fanno pensare, e molto, alle nostre vite








1- Il Barocco a Roma si sviluppa intorno agli anni 30 del Seicento e in poco tempo diventa lo stile preferito della Chiesa Cattolica e delle monarchie per la necessità di progettare chiese barocche, monasteri e palazzi sontuosi. Questo stile  fa la sua prima comparsa dopo la fine del Manierismo, da cui eredita alcune delle tecniche e risulta semplice ma allo stesso tempo pieno di effetti. Le caratteristiche fondamentali dell'architettura barocca sono rappresentate da linee curve e sinuose - come ellissi e spirali che si intrecciano- .  Uno degli aspetti distintivi del barocco è senza dubbio la decorazione che, insieme con la pittura, la scultura e l'uso degli stucchi, ha dato vita ai monumenti e opere uniche e davvero suggestive.

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