Da I Venerdì del libro 25 ottobre a I Venerdì del libro 24 gennaio.....
Molto tempo per i 108 "seguaci che seguono, nel mio Blog, questa Rubrica settimanale che oggi apre il post con un'affermazione intensa
"Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere."
Gustave Flaubert
...e fa proprio al caso mio !!!
La lunga assenza dall'organizzare un articoletto per i Venerdì, che vedono molta partecipazione, è dovuta al fatto che mi sono dedicata non solo alla lettura ( per me la scelta del libro non deve dimostrare prova di cultura ma deve attrarmi per le tematiche e per l'autore - non necessariamente attuale) ma soprattutto a "turista-faccio-da-me" alla riscoperta del centro storico di Roma con le fascinose architetture barocche (1) .
....grazie al notevole livello artistico di
Francesco Borromini, Gian Lorenzo Bernini e Pietro da Cortona.
...e poi
Il
libro che mi attrae deve avere personaggi che mi facciano venir
voglia di conoscerli, deve avere una trama che non mi faccia pensare
“maccheccavolodici “ ogni pochi minuti, deve essere sensato,
credibile, emozionante …
Ho ripreso in mano un libro sul Teatro che comprende anche la prima commedia di NataliaGinzburg, Ti ho
sposato per allegria, ( le altre si rifanno in parte ad essa) dai temi e dalla struttura, interessanti
Ginzburg ha cominciato a scrivere commedie in seguito alla domanda provocatoria di una rivista, rivolta a lei e ad altri scrittori contemporanei (“Perché non scrivete commedie?),anche se è sempre stata piuttosto perplessa a proposito delle proprie potenzialità teatrali. Per scrivere Ti ho sposato per allegria, Ginzburg dice di essersi ispirata alla prima opera a cui ha assistito in un teatro a Torino, quando aveva solo otto anni: Peg del mio cuore, la cui protagonista era una ragazzina “con un gran cappello di paglia” e di cui non ricorda, però, l’autore. Forse non è una coincidenza che il protagonista de Ti ho sposato per allegria esordisca proprio così: “Il mio cappello dov’è?”
Anche in una delle scene finali ritorna un cappello, quello della madre di Pietro: “PIETRO: Che lusso di cappello!
GINESTRA: La mamma appena ha saputo che ti sposavi, è corsa subito a comprarsi quel cappello!”
Ginzburg ha cominciato a scrivere commedie in seguito alla domanda provocatoria di una rivista, rivolta a lei e ad altri scrittori contemporanei (“Perché non scrivete commedie?),anche se è sempre stata piuttosto perplessa a proposito delle proprie potenzialità teatrali. Per scrivere Ti ho sposato per allegria, Ginzburg dice di essersi ispirata alla prima opera a cui ha assistito in un teatro a Torino, quando aveva solo otto anni: Peg del mio cuore, la cui protagonista era una ragazzina “con un gran cappello di paglia” e di cui non ricorda, però, l’autore. Forse non è una coincidenza che il protagonista de Ti ho sposato per allegria esordisca proprio così: “Il mio cappello dov’è?”
Anche in una delle scene finali ritorna un cappello, quello della madre di Pietro: “PIETRO: Che lusso di cappello!
GINESTRA: La mamma appena ha saputo che ti sposavi, è corsa subito a comprarsi quel cappello!”
Ginzburg aggiunge di aver scritto
questa prima commedia in fretta, "senza piegarmi a respirare
malinconie, o fermandomi a respirare solo per brevi istanti. La
scrivevo in fretta nel timore di non riuscire a concluderla. In
fretta e per noia. [...] Però via via che la scrivevo la noia
spariva. L’ho finita in una settimana"
Ginzburg non si è fatta influenzare
dall’opinione negativa dell’amica e scrittrice Elsa Morante, a
cui l’aveva fatta leggere e che la trovava “fatua, sciocca,
zuccherata, leziosa e falsa,” e quindi l’opera è andata in
scena, e interpretata dalla Asti, come previsto. In Ti ho sposato per
allegria, come poi in altre commedie, Ginzburg raggiunge la comicità
giocando sui valori cari alla nostra società.
Infatti, per esempio, fa sposare subito Giuliana e Pietro, che si sono conosciuti ubriachi ad una festa, solo perché per lei era l’unica possibilità rimasta:
“GIULIANA: Ma ero disposta a sposare chiunque, hai capito, quando ti ho incontrato.”
Il titolo, come succede in altre commedie, in Ti ho sposato per allegria è ripreso più volte nelle battute di Pietro, quando spiega a Giuliana i motivi per cui l’ha sposata: “Ho sempre sentito, guardandoti, una grande allegria. E non ti ho sposato perché mi facevi pietà. [...] Ti ho sposato per allegria. Non lo sai, che ti ho sposato per allegria? Ma sì. Lo sai benissimo.”
Ginzburg inoltre banalizza il divorzio, non ancora legale in Italia (lo sarà infatti solo nel 1970), come facile soluzione a un eventuale matrimonio sbagliato: “PIETRO: In Italia il divorzio non c’è.
Infatti, per esempio, fa sposare subito Giuliana e Pietro, che si sono conosciuti ubriachi ad una festa, solo perché per lei era l’unica possibilità rimasta:
“GIULIANA: Ma ero disposta a sposare chiunque, hai capito, quando ti ho incontrato.”
Il titolo, come succede in altre commedie, in Ti ho sposato per allegria è ripreso più volte nelle battute di Pietro, quando spiega a Giuliana i motivi per cui l’ha sposata: “Ho sempre sentito, guardandoti, una grande allegria. E non ti ho sposato perché mi facevi pietà. [...] Ti ho sposato per allegria. Non lo sai, che ti ho sposato per allegria? Ma sì. Lo sai benissimo.”
Ginzburg inoltre banalizza il divorzio, non ancora legale in Italia (lo sarà infatti solo nel 1970), come facile soluzione a un eventuale matrimonio sbagliato: “PIETRO: In Italia il divorzio non c’è.
GIULIANA: Sarebbe andato all’estero”
e più avanti: “GIULIANA:Meno male che hai un po’ di soldi, così
almeno potremo andare all’estero a divorziare!”
E Ginzburg affronta con disinvoltura anche il tema dell’aborto, legalizzato in Italia più tardi, nel 1978: “GIULIANA: Io non mi sento di averlo questo bambino! Non ho casa, non ho lavoro, non ho soldi, non ho niente! [...] E mi ha portato da un medico ungherese, suo amico, e questo mi ha fatto abortire.”
E Ginzburg affronta con disinvoltura anche il tema dell’aborto, legalizzato in Italia più tardi, nel 1978: “GIULIANA: Io non mi sento di averlo questo bambino! Non ho casa, non ho lavoro, non ho soldi, non ho niente! [...] E mi ha portato da un medico ungherese, suo amico, e questo mi ha fatto abortire.”
Stile e tecniche
narrative
La comicità delle
commedie di Ginzburg, più che ai personaggi, si deve al linguaggio,
alle parole con cui l’autrice muove in modo leggero i destini dei
rapporti fra uomini e donne, fra individuo e individuo.
Questa attenzione
linguistica e l’invenzione di un italiano parlato musicalmente,
inconsueto nel nostro teatro, rendono Natalia Ginzburg un autore non
troppo distante da maestri europei del dialogo come Beckett,Pinter, e
Compton-Burnett.
Come la lunga tradizione della commedia italiana insegna, anche Ginzburg ricorre spesso a giochi sull’identità, confusione di persona, creando nel pubblico, una certa ilarità. Leggiamo in Ti ho sposato per allegria:
“PIETRO: Quale? La tua Elena? O la mia Elena?
GIULIANA: Perché, qual è la tua Elena? Abbiamo anche una Elena per uno?
PIETRO: Mia cugina Elena? O la tua amica Elena?.”
Come la lunga tradizione della commedia italiana insegna, anche Ginzburg ricorre spesso a giochi sull’identità, confusione di persona, creando nel pubblico, una certa ilarità. Leggiamo in Ti ho sposato per allegria:
“PIETRO: Quale? La tua Elena? O la mia Elena?
GIULIANA: Perché, qual è la tua Elena? Abbiamo anche una Elena per uno?
PIETRO: Mia cugina Elena? O la tua amica Elena?.”
Mettete un curioso
matrimonio tra un avvocato di solida estrazione borghese ed una
giovane e spiantata donna di bassa estrazione sociale la cui
travagliata storia di vita costituisce la trama principale
dell’intera vicenda. Mettete poi, tra i due protagonisti, un lungo
ed interessante scambio di opinioni su temi di importanza
fondamentale: il rapporto con i genitori, il lavoro, la
disoccupazione, la solitudine. E’ così che nasce “Ti ho sposato
per allegria”, una pièce firmata Natalia Ginzburg
La lingua del teatro di
Natalia Ginzburg
Questa prima commedia Ti ho sposato per allegria (1964), nasce appena
dopo l’uscita di Lessico famigliare,
dove sono messi a fuoco la
centralità del linguaggio e il dialogato abituale di una famiglia,
spesso con sfumature umoristiche. Le abitudini linguistiche del clan
familiare, salvate dal naufragio del tempo, insegnano all’autrice a
stilizzare il discorso orale nella sua informalità ( ripetizioni e monotonie della presa di parola, qualche regionalismo, caratteristiche del
discorso informale). Nelle prime commedie (1964-1966) loquaci sono soprattutto le donne; nelle ultime (1968-1988) invece sono soprattutto gli uomini a discorrere incessantemente, per insicurezza o velleitarismo ???.
Quasi prive di
indicazioni sulla regia, queste commedie mettono in scena un
“brulichio di dialoghi” sui mutamenti della società, un
parlato-scritto la cui modulazione usa mezzi semplici adatti per essere eseguiti oralmente. Il
periodare ha frasi brevi, punteggiatura adatta alle pause della
recitazione, si imitano approssimazioni e incertezze del parlato. In
conclusione, le scelte stilistiche dell’autrice si basano sull’ascolto della realtà
linguistica pragmaticamente intesa.
Il comico nasce dalla
frizione tra una battuta e l’altra, dall’ambiguità e
dal malinteso, dalla ripetizione di frasi-tipo, dal gioco di parole.
Un commento fatto nel
1989 dalla stessa scrittrice, che ripensava a questo testo
effettivamente anomalo per le sue inclinazioni, è molto interessante:
«In tutto ho scritto,
fino a oggi, dieci commedie, e la prima, Ti ho sposato per allegria,
dato il carattere della donna attorno a cui gira l'idea, è la più
randagia, la più gaia. Come mai fosse allegra, non lo so. Io non ero
allegra - confessò la Ginzburg - Ma forse veniva fuori allegra per
quell'ilare stupore che uno prova quando fa una cosa che aveva
comandato a se stesso di non fare mai. O forse aveva un'apparenza
allegra perché la concepivo in fretta senza respirare malinconia. In
fretta e per noia. Però via via che la buttavo giù la noia spariva.
L'ho finita in una settimana». Grande, anche nell'autoironia,
rara scrittrice.
La cosa che più mi ha
colpito è la sua nota iniziale. In cui parla di come
sia nata quasi per caso questa sua avventura nel teatro, di come alla fine in un
bilancio da scrittrice, la commedia abbia invece avuto un ruolo
importante nella sua vita:
“Pensavo ora alle
commedie come pensavo ai romanzi, ai racconti. Il punto di partenza
era uguale. Diverso era il dopo. Scrivi un romanzo e quando l’hai
finito lo offri a un editore. Se l’editore lo pubblica tutto scorre
abbastanza liscio. Non detesti nessuno. (…)I libri possono
sgattaiolare via quieti e chiotti. Le commedie generano in chi le ha
scritte forti ramificazioni di amore e di odio, e procedono in mezzo
al rumore.”
Tra le parole che si
scambiano i protagonisti c’è un sottile
filo di tristezza, di solitudine, di angoscia, tanta vita
quotidiana. Personaggi che non sono a proprio agio, mariti e mogli
che si odiano e continuano a stare insieme, donne disordinate e
“randage”, come le descrive la stessa Natalia, uomini
chiacchieroni e incapaci di portare avanti la vita. Immagini di vita
quotidiana, sì. Ridicole, comiche spesso.Il
nostro quotidiano pensare, i fatti e gli accadimenti di tutti noi.
Tradotti in dialoghi che – quando ci si trova dalla parte del
lettore – fanno pensare, e molto, alle nostre vite
1- Il Barocco a Roma
si sviluppa intorno agli anni 30 del Seicento e in poco tempo
diventa lo stile preferito della Chiesa Cattolica e delle monarchie per la necessità di progettare chiese barocche, monasteri e palazzi
sontuosi. Questo stile fa la sua prima comparsa dopo la fine del
Manierismo, da cui eredita alcune delle tecniche e risulta semplice
ma allo stesso tempo pieno di effetti. Le caratteristiche fondamentali
dell'architettura barocca sono rappresentate da linee curve e sinuose - come ellissi e spirali
che si intrecciano- .
Uno degli aspetti distintivi del barocco è senza dubbio la decorazione che, insieme con la pittura, la scultura e l'uso degli stucchi, ha dato vita ai monumenti e opere uniche e davvero suggestive.
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