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Il blog Se una notte d'inverno un lettore... ha compiuto un anno qualche settimana fa e, sulla scia di altri,
la curatrice ha creato un evento per festeggiare questa esperienza decidendo di mantenere il tema dei suoi post e organizzando un Giro d’Italia Letterario.
L'Evento è presente anche su Facebook
Nel condividere questo CONTEST, penso che sia simpatico partecipare in modo continuativo o anche solo per alcune tappe.
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Nel condividere questo CONTEST, penso che sia simpatico partecipare in modo continuativo o anche solo per alcune tappe.
Con il libro letto per LA PRIMA TAPPA - SIAMO IN PIEMONTE, NELLE LANGHE- è La paga del sabato di Fenoglio, opera neorealista nella misura in cui
l'autore vive questa realtà, pone in essa il suo personaggio e lo
pone in contatto diretto con le contraddizioni morali che vi si trovano e la trama "pudicamente" taciuta eppure così diffusa. Ma nell’intera produzione del nostro autore vi è ben poco
neorealismo se esso viene inteso nel senso classico del termine: devo ricordare, a proposito del libro che ho letto, almeno il
fatto che a Fenoglio non interessa la storia di una classe di
individui nella lotta quotidiana contro difficoltà comuni, ma l’individuo davanti alla pesante responsabilità di scelte
non condivisibili.
Nel ri-leggere questo romanzo a distanza di molto tempo ed ora con maggiore consapevolezza sociologica, ho incontrato delle difficoltà soprattutto al pensare alla storia dei
suoi personaggi: protagonisti maschili così poco inseriti, moralmente discutibili (Ettore e Bianco, ex
partigiani che si macchiano di
delitti vari...); il tema dell'amore che diventa quasi una questione
di forza, dove il sesso e la sensualità trovano una loro dimensione
chiara e preponderante (come ben poche altre volte si era "visto"
in precedenza, se ci limitiamo alla letteratura italiana); la
violenza, fisica e verbale, che caratterizza il rapporto di Ettore
con la madre.
Ecco forse, sono proprio la tensione, la pesantezza dei rapporti tra i personaggi a rendere La paga del sabato un testo sempre "complicato"
Ecco forse, sono proprio la tensione, la pesantezza dei rapporti tra i personaggi a rendere La paga del sabato un testo sempre "complicato"
Fenoglio affermava che scriveva “…
per un'infinità di motivi. Non certo per divertimento. Ci faccio una
fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una
decina di penosi rifacimenti."
Interessante l' espressione di «uomo finito», che ha trovato il critico Eduardo Saccone come un riferimento a Un uomo finito di Papini, cui si affianca la scelta d’intitolare il romanzo La paga del sabato, altro titolo citato, secondo lo studioso, come allusione ironica all’incontro con il destino, ad un debito da pagare. Quale? La risposta forse si potrebbe ricercare nelle inaccettabili soluzioni che sembrava offrire il Dopoguerra, come il fastidio di lavorare sotto un padrone, perdere la propria individualità e il prestigio acquisito in guerra. E sebbene Francesco De Nicola abbia rilevato l’indubbia vicinanza tra La paga del sabato ed un racconto di Hemingway , Soldier’s Home, incentrato sulle difficoltà di reinserimento nella società del soldato Krebs, avvalorata dall’amore e dalla conoscenza che Fenoglio aveva della letteratura americana ed anglosassone, la coincidenza dei due possibili riferimenti a Papini forse vi allude in modo voluto.
Interessante l' espressione di «uomo finito», che ha trovato il critico Eduardo Saccone come un riferimento a Un uomo finito di Papini, cui si affianca la scelta d’intitolare il romanzo La paga del sabato, altro titolo citato, secondo lo studioso, come allusione ironica all’incontro con il destino, ad un debito da pagare. Quale? La risposta forse si potrebbe ricercare nelle inaccettabili soluzioni che sembrava offrire il Dopoguerra, come il fastidio di lavorare sotto un padrone, perdere la propria individualità e il prestigio acquisito in guerra. E sebbene Francesco De Nicola abbia rilevato l’indubbia vicinanza tra La paga del sabato ed un racconto di Hemingway , Soldier’s Home, incentrato sulle difficoltà di reinserimento nella società del soldato Krebs, avvalorata dall’amore e dalla conoscenza che Fenoglio aveva della letteratura americana ed anglosassone, la coincidenza dei due possibili riferimenti a Papini forse vi allude in modo voluto.
Langhe |
Poi devo ricordare che nel 1915, nella Paga del sabato, lo scrittore aveva inneggiato alla dichiarazione di guerra dell’Italia, auspicando un riscatto dalla sudditanza, in nome del glorioso passato italico. Fenoglio sembra rispondergli a distanza, con sarcasmo, sullo sfondo di un’Italia malconcia, e proclamarsi, a differenza di Papini che aveva ancora «tante cose da dire», «un uomo finito», un uomo che canta una melodia senza parole, senza più nulla da raccontare, cosciente, ormai, che l’eroe ha definitivamente ceduto il posto al «comune giovanotto di paese»
I LUOGHI DELLE LANGHE
Fenoglio è lo
scrittore di Alba e delle Langhe, dai suoi luoghi natii non si è mai
allontanato. Qui nasce nel 1922, qui studia, combatte e lavora, qui
muore nel 1963. Non avrebbe potuto vivere, e soprattutto
scrivere, senza Alba, Mango, Barbaresco, Neive, Santo Stefano Belbo,
Castino, Gorzegno, Valdivilla, Mombarcaro, Manforte, Murazzano,senza
gli alti scenari tra le valli del Belbo e del Bormida. Qui hanno
vissuto i suoi antenati.
Alba è la città
della sua formazione al Liceo Govone, dove incontra, bravi professori che gli
insegnano i valori della libertà e del coraggio e la lingua e la cultura
inglese con Marlowe, Shakespeare, Bronte.
L’inglese diventa
per Beppe l’orizzonte culturale, tanto più vasto della provincia,
e forma la sua educazione letteraria ricca
di una straordinaria originalità espressiva e linguistica. Nei
romanzi le parole inglesi si intrecciano con i neologismi e danno pathos e spessore alla narrazione, ma è
nelle sue radici della terra natale che trae la fonte di ispirazione.
Su quei sentieri della
Langa, nella solitudine e nel silenzio del paesaggio, si possono
ritrovare i luoghi percorsi dal suo passo
lungo e sicuro e descritti perché la Langa è un luogo
unico, reale e simbolico insieme, un
paesaggio dell’animo dove si ritrova la costante presenza di un
solo paesaggio,la geografia fisica e antropologica delle langhe e solamente nelle
Langhe, Fenoglio, il gentleman-scrittore dal carattere duro e
ostinato, ritroso e selvatico, ritrova e riconosce intero se stesso e
il mondo tanto che affermava che «Se andassi da un’altra parte
non troverei più il tempo per scrivere»
Meta imperdibile e
notissima per il turista in cerca di suggestioni anche
eno-gastronomiche, le Langhe sono una destinazione privilegiata per
scoprire un paesaggio fatto di colline e di grandi richiami
letterari. In quel mare di basse alture che si inseguono tra Cuneo e
Savona sono nati e hanno ambientato le loro storie, grandi scrittori
“di provincia” come Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Davide Lajolo,
Giovanni Arpino. Scrittori “di frontiera”, appartenenti a
generazioni diverse, che alle Langhe – Pavese da profondo
conoscitore dell’America, le definisce il suo Middle West -
affidano le radici di una vita, individuandone il nocciolo duro
dell’identità contadina, l’orgoglio testardo del lavorare la
terra. In questa
valle, oggi così diversa poco è rimasto: qualche casa, il Belbo che ancora
oggi divide le due colline di Gaminella e del Salto e Canelli, l’inizio di un mondo che nulla
aveva a che fare con il calendario delle semine: il mondo della
città.
A differenza di
Pavese, Beppe Fenoglio, rimane legato
per tutta la vita ad Alba, la sua città. I tetti rossi e quella luce livida che avvolgeva le cose poi Tanaro, Murazzano, San Benedetto Belbo, Bossolasco, costituiscono per
Fenoglio i luoghi dell’infanzia, ma anche lo scenario in cui
ambienta le sue storie. Le Langhe sono per lui il mito, le
radici, la terra
Un itinerario, quello
langarolo, che induce a pensare che i luoghi appartenenti alla
geografia dell’anima di questi scrittori costituiscano ancora oggi
una memoria collettiva che chiede di essere trasmessa come in un viaggio di formazione che passa il
testimone, da una generazione all’altra di lettori.
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