giovedì 8 novembre 2012

BUONGIORNO




                                       




                                    

                                           


 Il linguaggio dei fiori di Charlotte de Latour è una lettura che ben si adatta a quei momenti della giornata in cui il tempo sembra rallentare, un libro da assaporare  dopo cena, o prima di andare a dormire. Senza ubriacarsi, perché fantasticare è facile con questo libro, che ci ricorda e rimembra  come i fiori e il giardino non abbiano mai perduto quella connotazione romantica  che è forse la loro vera essenza. Al centro di questo libro sono infatti l'amore, la sensualità velati dalle regole del galateo e della buona società.
Infatti il volume fu  pubblicato in Francia nel 1819, con Napoleone caduto da appena pochi anni, nel pieno clima romantico di  Hugo nei Miserabili. La società francese di quel periodo era uscita  da poco tempo dalla Rivoluzione tumultuosa , dal periodo del  Terrore, dalla corruzione del Direttorio e dai fastosi periodi dell'imparo. .
Accanto alla ricca e forte classe borghese  di banchieri e imprenditori, resisi i vincitori da quegli  eventi storici, ecco la  piccola borghesia di professionisti e commercianti, i “nuovi ricchi”, che vivono "more nobilium".
Questo libro è attraverso una lente d'ingrandimento le abitudini di vita di un universo femminile frivolo e spensierato, che ama circondarsi di tutte  quelle "delicatessen"  che erano state fino ad allora prerogativa della nobiltà.


E' stato il primo dizionario ufficiale del linguaggio dei fiori, arricchito da litografie tratte da disegni floreali, il nostro 'Le Language des Fleur' – destinato a diventare un testo di riferimento ineludibile in materia – scritto da Louise Cortambert con lo pseudonimo di Charlotte de la Tour.


                             rose linguaggio500 San Valentino: scopriamo il significato dei fiori


Dunque tra i  testi più conosciuti che trattano questo affascinante tema: il codice di Miss Corruthers of Inverness scritto nel 1879 a Londra e quello della dama dama parigina che, nel 1819, sotto lo pseudonimo di Madame Charlotte de Latour, pubblicò il testo “Le Language des Fleurs”. Il tempo e le usanze hanno poi modificato le emozioni attribuite ai fiori da queste autrici ma certo l’idea di comunicare con i fiori intriga e attira anche ai giorni nostri, con un vantaggio in più: noi abbiamo molte più varietà tra cui scegliere!



martedì 6 novembre 2012

BISCOTTI BISCUITS ALLA PORTATA DI TUTTI ...TERAPIA DEI DOLCI ???

Per compensare un’assenza, per smaltire il nervosismo o "addolcire  una sofferenza" ecco come fare!!
I consigli di Julia Goodman la protagonista di La terapia dei dolci, ultimo spassissimo  romanzo di Susan Shapiro.
La cosa sorprendente è che Julia scrive di manuali di auto-aiuto che dovrebbero indurci a non cedere ai momenti  compulsivi e renderci la vita più gradevole.Quando la sua "vita perfetta" si presenta vacillante anche la bilancia si mostra poco pietosa sotto il peso di moltissimi  dolci ipercalorici. Piano piano, però, anche grazie a una forte dose d’ironia e una capacità di introspettare i problemi , riconoscere e accettare le frustrazioni, la protagonista Julia riuscirà a fare ameno dei sostitutivi di affetto e riprenderà il controllo della sua vita.
"La terapia dei dolci è un romanzo-terapia in cui ci si immedesima e che rcconta con intelligente umorismo la psicologia femminile, con  i lati fragili e l'innata femminile  forza di volontà che ci permette di riprendere in mano le situazioni.  


                             la_terapia_dei_dolci

lunedì 5 novembre 2012

UNA NUOVA AVVENTURA...Leggiamo insieme?



Il coinvolgimento di più lettori e lettrici è simpaticamente da condividere.
 Poiché per leggere il libro ci sarà un mese di tempo, personalmente tra qualche giorno potrò averne una copia.
Alla fine della lettura invierò, agli indirizzi mail consigliati   (claudia.gianasso@libero.it /pitrolo.andrea@gmail.com)  una breve recensione o un breve commento che potrò pubblicare in contemporanea  sul mio blog e su langolodisimo my blog.





 EVVIVA la lettura collettiva





 

domenica 4 novembre 2012

IL GRAND TOUR: ECCO PERCHE' "CAMERA CON VISTA" EBBE SUCCESSO - SPIGOLATURE DAL GRUPPO DI LETTURA LETTURA

   

 

 



Attrazione Toscana -  Romanticismo... 

 

Assolutamente no, anglosassoni attratti e sedotti dai piaceri di spirito e carne: curiosità e non dopo la lettura e analisi del romanzo "Camera con vista".

Ciò che mi ha colpito è perché gli inglesi fossero sempre, e ancor oggi, fissati con la Toscana (testimone l'ex primo ministro Blair ed altri illustri personaggi).
I viaggiatori inglesi del periodo dell'Illuminismo, per i quali il Grand Tour nel "Continente" rappresentava il massimo coronamento degli studi classici, appartenevano obbligatoriamente all'aristocrazia. E attraverso le pagine più significative dei loro diari di viaggio si andava alla scoperta  di una Toscana la cui immagine stereotipata è  giunta fino a noi.

   Il Grand Tour 

 
Questa espressione venne usata per la prima volta da Richard Lassels ("Voyage of Italy"-  1670)   e riscontrò un notevole successo, tanto da essere alla moda - se così posso dire  -, fino all'Ottocento. Il Grand Tour era  il momento conclusivo dell'educazione umanistica inglese, un viaggio, che poteva durare alcuni mesi o addirittura anni, attraverso vari Paesi europei (Francia, Svizzera, Germania, Fiandre)  ma la  meta classica era  rappresentata dall'Italia

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Ecco perché in molti casi si parla semplicemente di "viaggio in Italia", anche se in realtà erano visitati anche altri Paesi. Il Grand Tour, fino alla seconda metà del '700, era il completamento  di chi avrebbe dovuto avere un ruolo importante nella classe dirigente inglese e, se all'inizio questo spettava solo alla nobiltà,  successivamente il fenomeno coinvolse  sempre più la ricca borghesia emergente. 
Alcuni tra i principali esponenti della cultura europea di allora poterono  intraprendere questa esperienza lasciandoci  interessanti descrizioni in diari di viaggio che diventarono molto spesso  veri e propri best-sellers dell'epoca. 

La pratica si era diffusa già dal 1630 tra le elites culturali del nord Europa quale esperienza necessaria anche per ogni artista che volesse "formarsi" direttamente all’arte e alla cultura, insieme a quella classica. Dobbiamo ricordare che la pratica del viaggio si diffuse assai in tutta Europa grazie anche alla riscoperta del valore della classicità; più tardi subì  una nuova accelerazione dopo le scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano, che segnarono indelebilmente la cultura degli anni Quaranta del secolo.


                    

Per questo motivo il viaggio per eccellenza, il più ambito, è il viaggio in Italia, tra Venezia, Firenze, Roma, Napoli e  Palermo, senza peraltro disdegnare i numerosissimi centri minori, le cento città di cui l’Italia può vantarsi. Pittori, architetti, musicisti, letterati e poeti percorrono il nostro paese alla ricerca delle fondamenta della cultura europea, delle bellezze paesaggistiche e artistiche ma anche degli usi e dei costumi degli abitanti.

  Come si è potuto notare nel romanzo "Camera con vista" la maggior parte dei viaggiatori è di giovane età e accompagnata da fidati tutor più anziani, ‘precettori viaggianti’ di maggior esperienza e fama (ma anche di ridotte possibilità economiche) con il compito di stabilire mete e finalità del viaggio. Tra il 1760 e il 1780 anche le donne iniziano a viaggiare, preannunciando la successiva e feconda stagione delle viaggiatrici romantiche.

  Minuziose descrizioni di opere d’arte e paesaggi, considerazioni di natura urbanistica, quadretti spesso sagaci di vita sociale e mondana, racconti di costume: i temi trattati nel voyage par lettres sono varii ed  espressione delle personali e diversissime motivazioni dei viaggiatori, pur sempre dettati dall’esigenza (non sempre raggiunta, peraltro) della trascrizione fedele. L’intento della traduzione letteraria del viaggio settecentesco è infatti quello dell’oggettività: non commenti salottieri e aneddoti, ma incentrarsi sui dati oggettivi, sul taglio da cronaca adatto al fine informativo e – diremmo oggi  - quasi didattico. Anche da un punto di vista geografico, il passaggio per la Toscana, delimitata ad ovest dal mare e ad est dagli Appennini, era obbligato: attraverso di esso corrono le principali vie di comunicazione e l'itinerario adriatico che unisce Bologna a Roma - percorso dai viaggiatori preferibilmente sulla via del ritorno - era meno battuto (Tongiorgi, 1990).

Viaggio da Ponte Centino a Pienza in una carta settecentesca                                   

Diverse le possibilità di accesso  a seconda della città da cui il viaggiatore proveniva. Tra le diverse opzioni,  alcune statisticamente più frequentate: la prima quella che raggiunge direttamente Firenze e da lì procede per visitare le città della costa, lasciando poi la regione o attraverso Siena e la via Francigena oppure attraverso l'asse Arezzo-Perugia. In sostanza gli snodi principali del viaggio in Italia, percorsa in direzione nord-sud (almeno fino a quando, nell'Ottocento, la Sicilia e il Mezzogiorno costituirono nuovo motivo di attrazione), furono e rimasero (fino a tutt'oggi) le nostre città d'arte, con Roma e Venezia, Napoli e Firenze in grande  rilievo. 


                              


Una curiosità: gli inglesi non si sarebbero degnati di visitare nessun luogo che non fosse già sulla bocca di tutti, misurarsi sull'esperienza dei visitatori precedenti era abitudine comune ai viaggiatori di ogni provenienza. Le ragioni di questa "continuazione" dipesero in gran misura dalla guidistica e dalla letteratura che servivano di vademecum per i viaggiatori, oltre che dal potentissimo ascendente del 'sentito dire"
Ma "Firenze...è bella al limite del possibile e possiede tutto ciò che può incantare gli occhi" così scrive Gray.
E anche Spence  sostiene che "Firenze è davvero un luogo piacevolissimo dove abitare: la valle dell'Arno è una delle più belle del mondo, e la città stessa, per palazzi, statue e dipinti, è tra le prime in Italia".
Questi  viaggiatori avvertono, a Firenze, qualcosa di particolare rispetto al resto dell'Italia, nel gusto dei toscani che credono di ritrovare solamente nell'architettura: Firenze sembra essersi accaparrata i tesori della terra intera. E' quello che gli antichi poeti dicono della Gran Bretagna, "Un mondo a sé, pieno di meraviglie".(John Boyle)














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 "Non potete immaginarvi una posizione più incantevole di quella di Firenze. E' adagiata in una fertile e ridente valle, irrorata dall'Arno, che scorre attraverso la città, e nulla può sorpassare la bellezza e magnificenza dei suoi edifici pubblici, specialmente della cattedrale, la cui imponenza mi riempie di meraviglia. I palazzi, le piazze, le fontane, le statue, i ponti, non soltanto sono pieni di eleganza e di nobiltà, ma dimostrano un gusto tutto diverso da quello che regna negli edifici pubblici di altri paesi." (Lady Mary Wortley Montagu)


Lady Mary Wortley Montagu From The Letters of Horace Walpole Noel Memorial Library, Louisiana State University in Shreveport
LADY MONTAGU