martedì 13 agosto 2013

30 SETTIMANE....DI LIBRI #3 LA MIA RUBRICA DEL MARTEDI'


30 SETTIMANE....DI LIBRI #3 LA MIA RUBRICA DEL MARTEDI'

Mi ricollego a quello che scrive Luigi Mascheroni, ''Nel mio libro ho raccolto le manie più curiose dei bibliofili d'Italia''  “Scegliere i libri è un’arte. Collezionarli una follia”. Perché quando si parla di appassionati estremi, di libri, è difficile distinguere genio e mania. Un libro che raccoglie i ritratti dei “peggiori” bibliofili d’Italia. Da Vittorio Sgarbi a Giampiero Mughini, da Giulio Andreotti a Marcello Dell’Utri, da Philippe Daverio a Cesare De Michelis, una galleria di accaniti bibliofili, più o meno famosi, persi tra la passione della lettura e l’ossessione del collezionismo. Luigi Mascheroni in “Scegliere i libri è un’arte. Collezionarli una follia’’ tratteggia le loro virtù e manie, accompagnando i lettori attraverso un’indagine curiosa condotta, con geniale bravura, tra le pieghe dell’amore e della patologia. Il rapporto fisico con l’oggetto libro, la ricerca spasmodica di un testo, il tempo e le energie spese da chi proprio “non può farne a meno”. L’autore ci parla del viaggio, letterario e divertente, che l’ha portato alla pubblicazione del volume.




Questo martedì posso chiedermi se io  scrivessi un libro da cosa potrebbe  nascere  l’idea? Potrei intervistare ogni mese un grande bibliofilo, conosciuto o meno, ma che avesse una bella storia da raccontare sui libri, il collezionismo, le piccole e grandi manie degli amanti del libri, della lettura, della letteratura.  Potrei paragonarmi a  Giampiero Mughini, che ne  “La collezione”  ,  racconta i più bei libri italiani del Novecento”.. 
Inoltre potrei domandarmi   quanti in Italia collezionano libri per vera passione e quanti, invece, perché essere bibliofili rende più “intellettuali”  
Altra domanda ancora: mi  posso innamorare  del futurismo  oppure della letteratura di fantascienza,  dell’astrologia. Iniziando a recuperare tutto ciò che riguarda quel settore, per anni, con pazienza, con ostinazione, e con un pizzico di ossessione…
Può essere considerato  UN vezzo   l’amore per il libro?
 Qual è la linea di confine che posso  tracciare  tra appassionato di lettura e maniaco del collezionismo? Forse  soldi, pazienza e tanto spazio….
Chi ha queste tre cose può diventare un collezionista. Gli altri sono amanti della lettura. 
Quale personaggio-bibliofilo risulta essere il più stravagante?  Tra tutti, forse padre Sergio De Piccoli, un monaco benedettino che ha dedicato la vita a Dio e ai libri: vive da 35 anni a Marmora, in Alta Valle Maira, sopra a Cuneo, 1.548 metri d’altezza, nella canonica del monastero. Da solo. Passa le giornate a pregare e a riordinare i libri che la Provvidenza gli manda lassù: qualcuno lo compra, la maggior parte glieli regalano: donazioni di fedeli, amici editori che si liberano del magazzino, vecchie biblioteche ecclesiastiche. Ormai ha superato gli  80 anni d’età e i 55mila volumi. Dopo aver celebrato Messa, il tempo lo trascorre catalogando i libri con il suo vecchio computer. E la cosa più incredibile è che, a parte la Bibbia, sono vent’anni che padre Sergio non legge più niente. Trovo che in tutto ciò ci sia qualcosa di sublime. E poi dentro la storia di questo monaco solitario si può leggere mezza storia del pensiero filosofico e letterario dell’Uomo: il monachesimo, i padri del deserto, quelli della Chiesa, il vecchio della Montagna, la spiritualità delle grandi Religioni, non so perché Nietzsche e Dostoevskij...

Quanti libri possono essere presenti in una biblioteca di un appassionato lettore?
 Si può andare  a metri di scaffali e come “accumulatori” di libri  anche io posso considerarmi una bibliofila , quasi una bibliofolle (con un po’ più di senso del limite), e  senza libri , vivrei peggio.




lunedì 12 agosto 2013

"La macchina degli abbracci" ed il mondo degli animali, visti con gli occhi di Temple Grandin, un 9 Agosto singolare





In scena per questo VENERDI' DEL LIBRO  La macchina degli abbracci di Temple Grandin, uscito in ristampa -  marzo 2011 (Adelphi)-

Care Amiche di Venerdì del Libro, 
 vi confesso che questo libro, consigliatomi per cercare di  relazionarmi  con un giovane studente che tutti noi docenti seguivamo secondo una particolare  terapia comportamentale applicata - ABA-,   mi ha stupito. Non conoscevo Temple Grandin. E questo suo libro-lavoro è stata una gran bella scoperta, oltre quattrocento pagine che ti invitano  con riferimenti psicologici e scientifici messi a punto con grande sapienza e semplicità divulgativa. In primo piano soprattutto il comportamento delle mucche e dei cani. Ma scopriamo anche il mondo dei pesci e quello degli uccelli.
Fin da bambina Temple Grandin ha sempre avuto più facilità di rapporto con loro che con le persone, che a fatica accettavano quella forma di incomunicabilità di cui soffre. Quando sua madre la teneva in braccio, Temple si irrigidiva  cercando di divincolarsi. Solo a 4 anni ha pronunciato le prime parole: poche, sporadiche. Invece di fare puzzle masticava le tessere e le sputava.  Ma con le mucche era diverso: da ragazzina nel ranch di sua zia in Arizona passava ore sdraiata tra questi animali. Le accarezzava, ne percepiva gli umori, ne capiva le paure.


Il senso della vita  di Temple Grandin insieme agli animali e soprattutto con le mucche, gli americani lo hanno capito in un film per la tv che racconta la straordinaria evoluzione della sua vita. Da bambina destinata, secondo i medici, a finire i suoi giorni in una casa di cura a professoressa di scienze animali all’Università del Colorado (oggi ha 63 anni). Da adolescente che  non riusciva a  gestire anche la più elementare emozione a importante specialista dell’ingegneria che ha disegnato circa metà degli allevamenti di bestiame negli Stati Uniti, per ridurre al minimo lo stress cui sono sottoposti gli animali. 
In un'intervista rilasciata a Panorama afferma: «Senza l’autismo non avremmo forse avuto Albert Einstein o Wolfgang Amadeus Mozart. Chi pensa che abbia inventato il registratore che sta usando? Probabilmente un signore affetto da una forma più o meno lieve di autismo che invece di perdere tempo ha passato ore a cercare di risolvere il problema della riproduzione del suono». Quindi “Diversa ma non inferiore” è sempre stato il motto di Temple Grandin.
«Durante la pubertà avevo in continuazione attacchi di panico. Un giorno ho visto che quando una mucca veniva stretta fra le grate per la vaccinazione, si calmava. Allora ho provato a mettermi anch’io in quel recinto, e la pressione ha calmato anche me».



Image of Temple Grandin
E Temple, si costruì "una macchina degli abbracci".  Con l'aiuto di un professore del «collegio speciale per ragazzi dotati e con problemi emotivi»  dove studiava, Temple mise insieme, con un piccolo compressore e due fogli di compensato, una «macchina per gli abbracci». Carponi, stretta da quelle fredde braccia meccaniche, sentì che il suo corpo veniva rassicurato dal non dover interagire con un essere umano per godere del piacere di essere abbracciata. 
UN PARADOSSO? ma occorre ricordare che per un individuo di tale fatta un abbraccio umano può portare  un sovraccarico sensoriale di impulsi contraddittori.  Temple sentì che la sua mente  si calmava  e incominciava a lavorare in modo diverso.  Si riconciliò con se stessa come noi facciamo tutti i giorni. Questa macchina, e l'assidua compagnia dei cavalli nel maneggio della scuola, le fece superare l'adolescenza e, soprattutto, le permise di non rimanere intrappolata nel suo panico e di realizzarsi - con successo pubblico ed economico - proprio attraverso di essa.

IMPORTANTE PER TUTTI NOI QUESTA AFFERMAZIONE: «Le persone autistiche e gli animali ragionano nello stesso modo, non usano le parole ma il linguaggio sensoriale di suoni, odori, tatto.».
E' una simpatica donna scienziato anche quando dice: «Perché mi fai domande così astratte? Io non ragiono così. Googlami! Usami come Google: di’ una parola e io traduco in immagini cosa mi viene in mente».
Per dominare i suoi attacchi di panico si è affidata a curare quelli delle  mucche:  ha disegnato allevamenti che prendono spunto dal comportamento naturale degli animali. «Le mucche hanno un ampio spettro visivo e tendono a essere spaventate da suoni e ombre, che vanno tenuti al minimo. Anche una piccola catena fuori posto può turbarle, perché da quel che non è al suo posto in natura deriva una sensazione di pericolo. Inoltre sono più tranquille quando si muovono dentro il loro gruppo in circoli, perciò ho disegnato percorsi costellati da curve che impediscono alla mandria di vedere gli uomini che danno loro ansia».