sabato 1 settembre 2012

Piantate un giardino e prendetevene buona cura


All'ombra delle farfalle. 

Impara a coltivarli, ararli e seminarli.
La grammatica è nuova e ci mette alla prova,
le leggi del giardino portano al divino. 

 Miro Silvera


"C'è chi vive in un giardino fatto da altri prima di lui e c'è chi costruisce il proprio giardino dal niente. In ogni caso, per tenere il più possibile a bada quel groviglio spinoso fatto di dubbi, delusioni e sconforto che spesso affianca gli entusiastici preludi a un giardino, vale la pena di dedicare qualche tempo a tutto quello che ci sta attorno, raccontandocelo secondo le qualità del luogo, dello spazio e delle loro relazioni."




 
La storia di un giardino è composta da tanti tasselli.
Il principale è quello botanico che deve fare i conti con la collocazione geografica e fisica del terreno, la sua composizione, il clima.
Fondamentale per avere un giardino rigoglioso e duraturo, mettere a dimora le piante più adatte all’ambiente scelte tra quelle che possono “abitare” da sempre nel luogo stesso.
Un giardino è la sua dimensione e quella delle essenze scelte, oltre al loro sviluppo: sapere come crescerà e in che tempi un certo albero. un cespuglio, un fiore  condiziona il posizionamento vicino alla casa o lontano, vicino a un altro esemplare o ponendoli distanziati così da lasciare lo spazio per espandersi nel tempo.

 

Scorcio di giardino privato a Civita di Bagnoregio
Con muri ricoperti di rose e di Clematis armandii, in primo piano Rosa ‘Penelope’ (ibrido di moscata)
foto: Giustino de Lorenzo
 
L'autrice appartiene a quel mondo indubbiamente  che può permettersi di dedicarsi a tempo pieno alla propria passione perché ha sostanze da spendere.
In Italia però  le persone che si dedicano ai giardini e ai parchi di proprietà della famiglia sono molte, magari aiutati saltuariamente da giardinieri professionisti perché non dimentichiamoci che il giardino è fatica, impegno quotidiano, manutenzione anche noiosa, una realtà separata e distante da quella di chi al massimo può permettersi qualche vaso sul balcone.

SCRITTORI IN GIARDINO

"Essi furono adoperati da tutti gli amanti, a cui necessita il mistero - scrive Paolina Grati nel 1898 nel suo Linguaggio dei fiori edito da Salani - e rendendo il loro linguaggio gentile come il sentimento che l'ispirava, scelsero i fiori per manifestare senza pericolo, i segreti dell'animo loro; ed attribuendo ad essi un valore ideale, si formarono un linguaggio chiamato il linguaggio dei fiori, che vale lo stesso quanto il linguaggio delle anime innamorate ."
Nel 1843 esce per Vallardi un Linguaggio dei fiori anonimo, l'anno dopo viene pubblicato da Redaelli il Linguaggio dei fiori scritto da Giuseppe Bona, cui seguiranno diversi manuali sul tema e anche uno "scherzo comico" di Napoleone Gallo intitolato proprio Il linguaggio dei fiori edito nel 1877 a Roma dalla Tipografia delle Terme Diocleziane.
Del 1892 un libriccino che unisce due tipi di comunicazione: Il linguaggio dei fiori e delle pietre preziose (Roma, fratelli Capaccini).
I messaggi erano affidati a un singolo o più fiori della medesima varietà, oppure a una composizione di più tipi che assumevano il senso di una frase completa.







 
A ogni colore e stagione venivano attribuiti differenti significati.
Vi era una nutrita nomenclatura sull’ emblema dei fiori che forniva un’ampia nomenclatura. 

Ad esempio:  Amaranto - Costanza — immortalità
Bianco
- Innocenza   —   pudore   —   purità — candore   — buona fede
Celeste
- Amore casto   — economia   — saggezza — rispetto — pietà
Bruno carico
- Dolore profondo
Foglia secca
- Vecchiaia — distruzione
Bigio
- Dolore temperato — melanconia


 A questa nomenclatura adottata generalmente, si può aggiungere la serie dei colori che Leone Gozlan, scrittore umoristico, applicava a taluni dei suoi sentimenti o delle sue sensazioni intime.
Per lui
:


La pietà celeste pallido
La rassegnazionebigio-perla
La gioiaverde-mela
La sazietà caffè e latte
Il piacererosa vellutato
Il sonno fumo di tabacco
La riflessionearancione

 









 

Piantate un giardino e prendetevene buona cura



Interessante leggere il contenuto delle prime pagine de “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, poiché è proprio con l’espediente della descrizione dei profumi di un giardino che si introduce l’aspetto passionale, coinvlgente e rinnovatore dell’unione tra un giovane nobile e una ragazza borghese,  simbolo del cambiamento della società italiana del  Risorgimento..
Nell’assolato pomeriggio siciliano, l’ultimo rappresentante di una nobile famiglia siciliana decaduta, si addentra nel giardino della sua tenuta e assapora un momento di tranquiliità immerso nei profumi  della macchia mediterranea. Il giardino è cinto da alte mura che non permettono al vento di circolare e l’odore dei fiori è  inebriante.
Da un lato “le piante crescevano in fitto disordine”, “nel fondo, una flora chiazzata di lichene giallognolo esibiva rassegnata i suoi vezzi più che secolari”, mentre “ogni zolla emanava un desiderio di bellezza presto fiaccata dalla pigrizia”. Le piante più antiche del giardino stanno sono alle loro ultime fioriture cercando di non lasciare il passo a quelle più giovani; allo stesso modo, la casata dei Salina sta per estinguersi, lasciando il posto ai giovani rampanti, presto fautori di una nuova società.
Dall’altro lato del giardino, la descrizione dei nuovi boccioli è una metafora della forza dirompente dei giovani pronti a entrare in società: “i garofanini sovrapponevano il loro odore pepato a quello delle proocollari rose che si appesantivano”,  si avvertiva il profumo “infantile dei giaggioli” e “oltre il muro l’agrumeto faceva straripare il sentore di alcova delle prime zagare”.
La descrizione è tanto realistica da permettere al lettore di percepire i profumi della primavera siciliana, l’odore della terra calda, la fermezza dell’aria carica di pollini.
La generazione di fiori più antichi non è ancora rassegnata a lasciare il posto a quelli nuovi, ma il mondo chiuso del giardino principesco non può più evitare di lasciarsi contaminare dagli aromi selvaggi e proibiti della boscaglia esterna lasciando il passo a una nuova composizione.
Allo stesso modo l’ultimo erede della Casata del Gattopardo tradirà i la tradizione del matrimonio combinato tra nobili e si abbandonerà all’amore di una donna di origini più umili e dando il via ad una nuova epoca e a una nuova fioritura.

Jane Eyre, un modello di emancipazione femminile


Da chi come me  ha vissuto  il periodo del ’68 in cui le giovani studentesse e non   cominciavano a capire cosa volesse dire emancipazione femminile, avvicinarsi di nuovo a "Jane Eyre", capolavoro della scrittrice inglese Charlotte Bronte, ha rappresentato il rileggerlo  tutto d’un fiato.
E in tal modo lo lessero i tre soci della casa editrice Smith, Elder and Co. di Londra, ai quali il manoscritto era stato inviato dall’autrice stessa sul finire dell’estate  del 1847 per essere poi pubblicato nell' autunno dello stesso anno divenendo subito un “caso editoriale”, come si direbbe oggi.
A favorire il successo contribuirono la franchezza con cui si affrontava il problema dei rapporti sociali fra i due sessi;la decisione di allontanarsi dalle forme convenzionali della narrativa. 
Un trionfo sociale e letterario di un atteggiamento anticonformista: pubblicato col sottotitolo di “Un’autobiografia”, Currer Bell (Pseudonimo) era stato identificato come il “curatore” e non l’ autore. Il sottotitolo fu  eliminato nelle successive edizioni  del romanzo.
Non si intuiva se lo scrittore fosse un uomo o una donna e se le “bells”  fossero tre persone, due, oppure una sola.
Quando si seppe che era stata una donna a scrivere un romanzo così appassionato, le recensioni furono negative (povere donne acculturate ed intellettuali !!!)
“Jane Eyre” apparve un romanzo a rischio per il senso di disagio  creato nel contesto della società vittoriana. Ma piacque, a dispetto di molti...
Quello che non piaceva ai critici dell’epoca era la personalità stessa della protagonista, così diversa dalle eroine tradizionali vittoriane, cosciente  di certi diritti femminili che la nostra società riconosce, almeno esteriormente, ma che la mentalità vittoriana arrivava a considerare come sovvertitori dell’ordine costituito.
A noi sembra logico che una donna possa affermare la propria decisione di disporre della sua vita e del suo avvenire secondo coscienza, al di là delle convenzioni e delle circostanze, difendendo la propria dignità e la propria indipendenza di giudizio al pari dell’uomo; ma non era certamente questa l’opinione corrente nell’Inghilterra del 1847.
Si immagina l’eccitazione della Londra letteraria quel giorno dell’estate del 1848 in cui l’enigmatico Currer Bell, autore di Jane Eyre –il caso letterario dell’anno- rivelatosi donna, fanciulla, e piccola, timida, introversa, dai capelli chiari leggeri e diritti, aveva accettato di prendere parte al ricevimento indetto in suo onore in casa dell’autore di Vanity Fair. Lei da sola e in pochi mesi aveva ottenuto i consensi di critica e di pubblico che a lui erano costati dieci anni di lavoro.
Mi ha  colpito dunque la sua voglia di indipendenza, il suo rigore morale insieme al suo essere tormentata, piena di paure e di pentimenti, eroina imperfetta, ma che ce la mostrano   più DONNA di molte altre figure femminili tipiche dei romanzi ottocenteschi.
Ha rappresentato una persona, con idee precise e individuali e un importante elemento parte di una coppia, o oggetto/soggetto amoroso. Cosa non così banale neppure al giorno d'oggi, figuriamoci  in epoca vittoriana. Certamente a tratti l’autrice può apparire  eccessivamente dura, autonoma, ma in quel momento era l'unico modo per farsi sentire raccontando con la rabbia di una donna vera - l'autrice del romanzo-  che lottava in un mondo estremamente maschilista.
E poi la storia d'amore con il signor Rochester !!!



lunedì 27 agosto 2012

GRUPPI DI LETTURA: CHE VIVANO DI LUCE PROPRIA !!!



Gruppi di Lettura? I GdL (acronimo) sono quei “posti” in cui la pratica del leggere in modalità silenziosa e solitaria trova il suo compimento nel confronto con altri lettori, e lo stesso libro scritto dallo stesso autore si ritrova ad essere discusso, scoprendo spesso diversi punti di interpretazione e chiavi di lettura nuovi a cui magari non si era pensato.
Per chi partecipa ad un GdL/Blog in  rete la prima cosa da precisare è che esso si trasforma con  tutte le particolarità dell'interazione on line  data la diversa creatività dei partecipanti, l’apertura ad allungare le discussioni, generarne di nuove, oltre ad essere una specie di spaccato del  vissuto una piazza virtuale dove raccogliersi per condividere ciò che per ognuno rappresenta aver letto o riletto quel libro, i ricordi legati a quella lettura, i riferimenti, le sensazioni…insomma un diario, un portolano di bordo che lega  il gruppo geograficamente lontano.
A volte si può discutere  anche di temi più generali relativi alla lettura: “leggere o vivere?”, “ci sono letture che gli uomini evitano proprio perché uomini?”  “quali sono i miei libri preferiti”, “i cinque libri della mia vita”;” i libri migliori letti durante l’anno”; “i libri per ogni stagione”, “ consigli di lettura”.
Certo, questa “intelligenza collettiva” impegnata nella condivisione dell’esperienza di lettura con gli aderenti al blog  a volte può essere disordinata, spontanea (ma questo è il bello del gruppo non programmato)  comunque un prezzo che vale la pena pagare: il dibattito mette insieme intelligenze impegnate,  tolleranza delle opinioni diverse, varietà dei punti di vista, fonte preziosa di indicazioni su quel che noi lettori facciamo con i libri.
Resta aperta la questione del rapporto tra i partecipanti che variano a seconda del tempo da dedicare alla lettura, all’interesse per il tema trattato, a quello di far parte interattivamente di un gruppo eterogeneo che voglia  condividere un’esperienza di qualsiasi genere  con chi frequenta il blog.
Peraltro, alcuni usano il blog per farsi conoscere; altri sono autori/autrici  
Comunque, buona lettura!!!

                  Simonetta