CARI LETTORI, appuntamento a...IL "CAFFE' DELLE DONNE", UN TESTO MOLTO PARTICOLARE CHE PARLA DI DONNE, DI MONDO ORIENTALE...DI CAFFE'
Il caffè delle
donne - Widad Tamini-
Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri), 2012
Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri), 2012
Voglio iniziare questo post con un citazione dal libro che mi è
piaciuto molto (prestatomi da una collega che insieme a me ha visitato la Turchia e la città di Isparta per il Progetto Comenius, con studenti della mia scuola; nella città -soprannominata Rose City - la rosa è la regina, qui famose le coltivazioni di rose da cui estrarre profumazioni, ma anche il caffè.... !!! molti locali caratteristici te ne offrono di molti tipi):
"La vita è un ciclo infinito, fatto di tanti cerchi che si intersecano. Non puoi fermarti alle prime difficoltà. Devi lasciare che il cerchio giri più e più volte per vedere i disegni di Allah. Una ruota ferma per troppo tempo rischia di sgonfiarsi, e poi non gira più. Ma se la ruota procede, prima o poi il carro arriva a destinazione. E quando ripensi al lungo viaggio che hai fatto, improvvisamente ti accorgi di quanti momenti belli ci sono stati, nonostante la fatica, nonostante le stanchezze"
La prima parte di questo libro ha due
spazi temporali. Qamar, la protagonista, è una giovane donna divisa tra due mondi, nata a Milano da madre
italiana, donna in carriera e sessantottina, che ha fatto del
femminismo la sua bandiera, e padre arabo di Amman,
in Giordania. Qamar vive stabilmente in Italia, con il suo
compagno Giacomo (con il quale convive senza essere sposata, cosa che
darebbe grosso scandalo ai suoi parenti arabi) lavora come
mediatrice culturale, cerca di avere un figlio dall'uomo che ama. Ma alla
gioia per l'arrivo di questo bimbo tanto desiderato, fa seguito
il drammatico dolore per la prematura perdita.
A fasi alterne i capitoli si susseguono, Qamar racconta in prima persona le vacanze estive di quando piccola si trovava dai nonni paterni ad Amman,
un mondo fatto di profumi e sapori, diversi da quelli a cui era abituata e che d un bambina sembravano il paradiso e la libertà assoluti, tanto che non vedava l'ora di ritornarci. Fino a quando, però, compiuti 14 anni, Qamar viene praticamente reclusa in casa poiché non è più una bambina, sta diventando donna e per questo non si può comportare come aveva fatto fino ad allora. Complice anche lo sbocciare del primo amore per il cugino Yusef, che la fa essere felice e disperata allo stesso tempo.
In questo periodo, insieme alla cugina Nura, sua coetanea ed eterna rivale, verrà "iniziata" al caffè delle donne, una sorta di rito mattutino: tutte le donne della grande casa si riuniscono insieme per bere il caffè arabo, bollito tre volte e profumato di cardamomo (1) e farsi lèggere, nei fondi del caffè, il loro destino (si chiama caffeomanzia (3). Sarà la grande saggia del villaggio a prevedere per Qamar numerose "cadute dal suo ventre", numerosi aborti, che, pur nella sua occidentalissima razionalità, mettono a Qamar una grande paura, proprio ora che il primo aborto è avvenuto.
Quella sarà anche l'ultima estate in cui Qamar trascorrerà le vacanze estive in Giordania, perchè il padre l'ha tenuta lontana da quella terra. E ormai sono passati venti anni.
Ma nel presente lacerato di Qamar, con il desiderio frustrato di maternità che le lacera il cuore e la richiesta di adozione respinta dal suo compagno, sarà lei stessa a voler tornare indietro a cercare in quella terra e nel suo primo amore una via d'uscita. Ma sono passati vent'anni e una forte delusione la aspetta.
Nella seconda parte del libro, in cui la protagonista dopo l'aborto e la separazione dal compagno, scopre che anche il suo primo amore nel quale confidava si è rifatto una vita, viene approfondito un altro aspetto delle relazioni familiari, che è quello del rapporto tra madre e figlia. Due donne, ora che Qamar è grande, che non si sono mai capite: la madre, presa dalla sua vita, che ha lasciato crescere le figlie con le "tate" e non ha mai saputo dare loro l'affetto di cui avevano bisogno, e Qamar che ora, si rifugia, nonostante tutto nel grembo materno. In tutto diverse, anche nel modo in cui bevono il caffè: nero e amaro la madre, americano e dolcissimo la figlia.
Sarà il figlio del cugino e di sua moglie Leila, amica di Qamar, a far ritrovare il sorriso e la strada sia a lei sia a Giacomo, a farli riavvicinare e far capire loro che, nonostante tutto, un futuro è ancora possibile.
A fasi alterne i capitoli si susseguono, Qamar racconta in prima persona le vacanze estive di quando piccola si trovava dai nonni paterni ad Amman,
un mondo fatto di profumi e sapori, diversi da quelli a cui era abituata e che d un bambina sembravano il paradiso e la libertà assoluti, tanto che non vedava l'ora di ritornarci. Fino a quando, però, compiuti 14 anni, Qamar viene praticamente reclusa in casa poiché non è più una bambina, sta diventando donna e per questo non si può comportare come aveva fatto fino ad allora. Complice anche lo sbocciare del primo amore per il cugino Yusef, che la fa essere felice e disperata allo stesso tempo.
In questo periodo, insieme alla cugina Nura, sua coetanea ed eterna rivale, verrà "iniziata" al caffè delle donne, una sorta di rito mattutino: tutte le donne della grande casa si riuniscono insieme per bere il caffè arabo, bollito tre volte e profumato di cardamomo (1) e farsi lèggere, nei fondi del caffè, il loro destino (si chiama caffeomanzia (3). Sarà la grande saggia del villaggio a prevedere per Qamar numerose "cadute dal suo ventre", numerosi aborti, che, pur nella sua occidentalissima razionalità, mettono a Qamar una grande paura, proprio ora che il primo aborto è avvenuto.
Quella sarà anche l'ultima estate in cui Qamar trascorrerà le vacanze estive in Giordania, perchè il padre l'ha tenuta lontana da quella terra. E ormai sono passati venti anni.
Ma nel presente lacerato di Qamar, con il desiderio frustrato di maternità che le lacera il cuore e la richiesta di adozione respinta dal suo compagno, sarà lei stessa a voler tornare indietro a cercare in quella terra e nel suo primo amore una via d'uscita. Ma sono passati vent'anni e una forte delusione la aspetta.
Nella seconda parte del libro, in cui la protagonista dopo l'aborto e la separazione dal compagno, scopre che anche il suo primo amore nel quale confidava si è rifatto una vita, viene approfondito un altro aspetto delle relazioni familiari, che è quello del rapporto tra madre e figlia. Due donne, ora che Qamar è grande, che non si sono mai capite: la madre, presa dalla sua vita, che ha lasciato crescere le figlie con le "tate" e non ha mai saputo dare loro l'affetto di cui avevano bisogno, e Qamar che ora, si rifugia, nonostante tutto nel grembo materno. In tutto diverse, anche nel modo in cui bevono il caffè: nero e amaro la madre, americano e dolcissimo la figlia.
Sarà il figlio del cugino e di sua moglie Leila, amica di Qamar, a far ritrovare il sorriso e la strada sia a lei sia a Giacomo, a farli riavvicinare e far capire loro che, nonostante tutto, un futuro è ancora possibile.
Romanzo d'esordio di una giovane autrice (2) nata e vissuta a Milano, proveniente da due culture diverse (il padre profugo palestinese, la madre di origini ebree), ha senz'altro il sapore di un romanzo autobiografico. Mi è piaciuto molto anche per lo stile e il modo di descrivere luoghi, profumi e sapori, che sembre quasi di viverli e sentirli. La storia non banale e ben costruita. La protagonista, un personaggio del tutto verosimile, ben caratterizzato e costruito. Anche se, ci si può chiedere, come può Qamar, nata e cresciuta in occidente e vissuta in libertà (lavora e convive senza essere neppure sposata e rimane incinta del suo uomo), rimpiangere un mondo in cui la fanno vivere chiusa in casa, e deve coprirsi appena si vede un centimentro di troppo di pelle e in cui l'unico svago della giornata è prendere il caffè con le altre donne? misteri di quell'animo femminile...
"Solo smettendo di sentirmi divisa tra nostalgia del passato e l’attesa del futuro, dopo aver scelto l’uomo con cui condividere la vita, potrò essere forte e felice: la mia ritrovata armonia, ha molto da spartire con la protagonista del mio romanzo, è la sintesi di ricordi e aspettative, di due mondi – Oriente e Occidente – diversi, ma solo apparentemente inconciliabili; è la capacità di integrare identità senza subirle."
A tu per tu con… Widad Tamimi da un interessante sito, uno stralcio della lunga intervista
- Alla fine la protagonista Qamar sceglie una persona che rappresenta l’Occidente. Cosa l’ha spinta a farle prendere questa decisione?
Qamar
decide di amare e non scappare. Non è importante l’origine
dell’uomo che ama, ciò che conta veramente è il fatto che in una
coppia ci sia un percorso di crescita, il
desiderio di sfidare le difficoltà che ogni rapporto incontra e
l’aspirazione a maturare insieme, come persone e come coppia.
- A
chi ha fatto leggere per primo il suo libro?
Ho
consultato due donne, mia sorella, a cui sono molto legata, e Zilù,
che per me è un po’ mamma e per i miei figli è nonna Lucia.
Sono state due lettrici importanti.
- Lei
è una giovane scrittrice, questo è il suo primo romanzo. Quale
libro non deve mai mancare sulla scrivania di chi intende iniziare la
professione?
Non
sono ancora entrata nell’ottica della scrittura come professione,
perciò non ritengo di sapere cosa significhi essere uno scrittore
professionista quindi non mi sento di dare consigli “dall’alto”.
I
libri che mi hanno fatto compagnia nella vita sono molti,
ma alcuni in particolare mi rimangono nel cuore, come ad esempio “Una
storia di amore e di tenebra”
di Amos Oz. D’altra parte ognuno è toccato da note diverse, per
ragioni personali.
- Come si sceglie l'aroma e l'intensità del caffè?
Un breve brano lo caratteizza:"Punto gli occhi sul fondo della mia tazzina, la riprendo tra le mani, come accarezzassi un grande fiore senza gambo. La rigiro sul piattino, facendo attenzione a non schizzare il sedimento sui veli di tulle bianco sparsi per terra".
Come ci può sembrare , al confronto, tanto parco di significato il caffè che ci prepariamo spesso in modo stanco al mattino e soprattutto senza ritualità, se non quella di dare un ritmo al risveglio !!!
Un breve brano lo caratteizza:"Punto gli occhi sul fondo della mia tazzina, la riprendo tra le mani, come accarezzassi un grande fiore senza gambo. La rigiro sul piattino, facendo attenzione a non schizzare il sedimento sui veli di tulle bianco sparsi per terra".
Come ci può sembrare , al confronto, tanto parco di significato il caffè che ci prepariamo spesso in modo stanco al mattino e soprattutto senza ritualità, se non quella di dare un ritmo al risveglio !!!