sabato 8 novembre 2014

DOPO UNA LUNGA PAUSA...DI RIFLESSIONE..., UNDICESIMA ASSEGNAZIONE DEL GUFETTO PORTAFORTUNA A QUEI BLOG CHE HANNO SUSCITATO IN ME INTERESSE...SENSAZIONI..



RIPRENDO,  DOPO UNA LUNGA PAUSA, LA MIA INIZIATIVA DI ASSEGNARE IL GUFETTO  PORTAFORTUNA A QUEI BLOG CHE HANNO SUSCITATO IN ME INTERESSE...SENSAZIONI...ECC ECC



IN QUESTO FINE SETTIMANA, SARA' UN MODO SIMPATICO PER FESTEGGIARE IL COMPLEANNO
 

 ORA , PRIMA DI  DESIGNARE  I BLOG A CUI ASSEGNO IL GUFETTO PORTAFORTUNA

...DELLE SEMPLICI  REGOLE: 

1-  OGNI CURATORE DI BLOG PRENDERA'  L' IMMAGINE E LA PORRA' SUL PROPRIO BLOG

2-  AD OGNI BLOGGER CHE SI ATTERRA' ALL'INDICAZIONE SOPRA CITATA,  INVIERO' PER POSTA (PREVIO INVIO  INDIRIZZO /RECAPITO CHE MI  INVIERETE COME MESSAGGIO PRIVATO SU FACEBOOK QUI IL LINK  DELLA PAGINA RELATIVA AL BLOG), UN SEGNALIBRO PLASTIFICATO, IDEATO DA ME, I MODELLI DA SCEGLIERE SONO IN FONDO ALLA PAGINA


http://giullia1.altervista.org/glitter/images3/complimenti.gif PER   IL BLOG  Un baule pieno di gente    

"La letteratura, come tutta l'arte, è la dimostrazione che la vita non basta. "




 http://www.andromedafree.it/gifanimate/archivi/salutiauguri/congratulazioni/04/gif_animate_saluti_auguri_09.gif  ...PER IL BLOG   -Papers - Scartoffie letterarie , curato da Candia,  una semplice ragazza appassionata di letteratura.... , nel tempo libero, tra le mille cose, adora prendere un libro (o anche il kindle - lo ammette, si  sta evolvendo) ed immergersi  tra le sue pagine.



 http://www.esternalizzati.it/wp-content/uploads/2014/06/7urpo8d.gif  PER IL BLOG  dillo alla luna CURATO DA Marcella Andreini (QUI IL SUO RIFERIMENTO FACEBOOK) , ricco di spunti



 http://www.ittaleem.com/attachments/ittaleem-anniversaries/111146d1321991863-ittaleem-4th-anniversary-celebration-24e3r06.gif   PER IL BLOG ARTEGGIANDO S'IMPARA  ... L’arte, tanto affascinante e creativa quanto sfuggente e imprevedibile...



 http://gentilefoligno.it/wp-content/uploads/sites/39/complimenti.gif  PER IL BLOG  BACINI DI FARFALLA   
 VITA GIORNALIERA DI UNA GIOVANE MAMMA DI ORIGINE SPAGNOLA


 I  SEGNA-LIBRO DA ME IDEATI E CHE INVIERO' ...

 
SEGNALIBRO 1


SEGNALIBRO 2   
SEGNALIBRO 3


SEGNALIBRO 4
 

SEGNALIBRO 5


SEGNALIBRO 6


SEGNALIBRO 7


SEGNALIBRO 8




venerdì 7 novembre 2014

UN VENERDI' DEL LIBRO CHE, CON IL GIRO D'ITALIA LETTERARIO, FA TAPPA IN UMBRIA, LA MIA REGIONE DI ORIGINE

VENERDI' DEL LIBRO - GIRO D'ITALIA  LETTERARIO - COLLAGE


UN VENERDI' DEL LIBRO CHE, CON IL GIRO D'ITALIA LETTERARIO, FA TAPPA IN UMBRIA, 
LA MIA REGIONE DI ORIGINE


Per un fine settimana si può programmare una gita tra il verde visitando anche la località Giro di Vento, presso Otricoli in provincia di Terni, (l'antica Ocricolum, adagiata su una collina dominante la Valle del Tevere e sulla sinistra della via Flaminia) dove è ambientato l'omonimo libro di De Carlo, edito da Bompiani nel 2004.
IL ROMANZO CHE HO LETTO 



VI PRESENTO L' UMBRIA, 
CUORE VERDE DELL'ITALIA...

"...il continuo rincorrersi di colline che digradano in vallate ampie, offre alla vista un paesaggio tipico con piccole città, raggruppamenti di case, poste sui pendii dei colli, suggestioni da presepio..."in  The Voyage of Italy di Richard Lassels

....la mania per il Grand Tour e l’espressione stessa, sembra abbiano fatto la loro comparsa proprio sulla guida  di Richard Lassels, edita nel 1670, anche se il successo del libro di Thomas Coryat Coryat’s, Crudities, è spesso considerato come l’inizio della mania per i Viaggi in Italia ed in Europa.


http://www.baumanrarebooks.com/BookImages/82969.jpg 
UMBRIA - META DEL GRAN TOUR 
Il Grand Tour, dunque, era un lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere. Questo viaggio poteva durare da pochi mesi fino a svariati anni. La destinazione finale era comunemente l’Italia. Durante il XIX secolo, la maggior parte dei giovani europei istruiti fece il Grand Tour. Più tardi, divenne alla moda anche per le giovani donne. Un viaggio in Italia con la zia nubile in qualità di chaperon faceva parte della formazione della signora d’alto ceto. 

Thomas Coryat Coryat’s, Crudities
 Verso la fine del Settecento ogni uomo di cultura europeo che si rispettasse doveva aver compiuto almeno un viaggio in Italia, paese ricco di testimonianze del passato classico, di paesaggi bucolici e sempre vivacizzato da feste, spettacoli teatrali e musicali. L’Umbria, terra di transito quasi obbligata lungo la strada che conduce a Roma, ha sempre rivestito un ruolo centrale in tutti gli itinerari. Ciò giova indiscutibilmente anche alla sua fama nel corso del Grand Tour: il pittoresco ed il sublime, alla cui ricerca si mettevano i viaggiatori, sono due aspetti di una certa estetica del paesaggio sicuramente presenti in Umbria.
Tutt’intorno, fiumi, ruscelli torrenti, tra montagne verdissime percorse da sentieri antichi che conducono in piccoli borghi medievali arroccati su colline coltivate a oliveti e vigneti. E, a pochi chilometri, i siti archeologici umbri, romani ed etruschi, da Carsulae a Ocriculum, fino alle necropoli di Orvieto e ai ricchi musei di Amelia e di Terni; le rocche e i castelli del narnese, del ternano e dell’orvietano, le mirabili chiese romaniche e gotiche, gli eremi francescani, le atmosfere suggestive dei tanti borghi medievali come Stroncone, Narni e San Gemini. Tutto racchiuso in un territorio unico, lontano dai luoghi comuni. La campagna e il paesaggio agricolo, gli specchi d’acqua come quelli del lago di Piediluco e di Corbara, la natura splendida come quella delle aree protette dell’oasi di Alviano o quella suggestiva della Valnerina; infine i mille colori ed i profumi, i valori semplici di una volta, le testimonianze storiche, artistiche e culturali, uno scenario rigenerante

E proprio l'Umbria  era ammirata per il  territorio essenzialmente montuoso e collinare, nell'Appennino Umbro-Marchigiano, a confine con le Marche, dove si trovano i Monti Sibillini con il Monte Vettore, la cima più elevata.

Se attraversiamo il territorio, nella  parte centrale, occupata dalle colline intervallate da conche e valli, ecco il verde panorama ondulato con la Valle Tiberina, percorsa dal fiume Tevere, la più lunga anche se la Valle Umbra è il “cuore” della regione in quanto vi si trovano i centri abitati più conosciuti come Perugia, Assisi, Gubbio e Spoleto. Infine il Fiume Nera, affluente del Tevere, che nel ricevere  le acque del Fiume Velino, provenienti   da un altopiano,  con un salto di 160 metri  forma  la famosa Cascata delle Marmore a Terni dallo  spettacolo suggestivo, ed a  ovest di Perugia, il Lago Trasimeno, il più esteso dell'Italia centrale. 


 
 Generazione De Carlo...

...c’è che l’altra sera ho finito di leggere Giro di Vento, acquistato in edizione economica.
Questo romanzo -  secondo le indicazioni temporali del GdL GIRO D'ITALIA  LETTERARIO- , rientrava come testo di lettura in tempi pù ristretti,ma ne tratto ora poiché ne ho una visione più ampia e completa.
La storia non è male, al di là delle caratterizzazioni dei personaggi un po’ stereotipate, tutto stretto in una vicenda abbastanza avvincente con  una solida unità di tempo e luogo.

PERCHE' GENERAZIONE DE CARLO...
...la sua generazione è cresciuta con lui, ritrovandosi nei suoi romanzi, tutti diventati bestseller. Eppure non scrive narrativa di genere e non è mai ricorso all' espediente della trama gialla per attrarre i lettori. È il caso De Carlo, un' anomalia italiana da centomila copie a titolo. Ne ha pubblicati tredici, uno dei quali, Due di Due, è un longseller, che da diciassette anni i ragazzi si passano di mano. Ogni volta, dal 1981, quando a 29 anni ha esordito  con Treno di panna, la sua esistenza è diventata materiale narrativo. Il suo tredicesimo romanzo, IL LIBRO IN QUESTIONE,  è il primo a non veder protagonista un suo alter ego; anche se i quattro professionisti che danno vita al libro potrebbero benissimo essere suoi ex compagni di liceo, dei potenziali De Carlo arricchiti e nevrotici, che vivono dei simboli del denaro e parlano con il linguaggio delle loro carriere.  Questa volta l' autore si è divertito a portare nella storia un personaggio reale, l' amico percussionista Arup Kanti Das.

lunedì 3 novembre 2014

Giro d'Italia Letterario, in ottobre si fa tappa in ABRUZZO, LA MARSICA...E SI INCONTRA SILONE


 Giro d'Italia Letterario -  19 ottobre

ABRUZZO, LA MARSICA...INCONTRO CON SILONE


La Marsica si trova nell'Abruzzo interno  (QUI IMPORTANTI CENNI STORICI), terra di origine dell'antico e combattivo popolo dei Marsi, (nonchè della famiglia  di mio padre ). Luogo ricco di storia e di natura: del resto  l'orso bruno marsicano prende il  nome  da questa terra. Regione,  zona che ha visto numerosi cambiamenti, trasformazioni sociali ed economiche, territorio a misura d'uomo che spesso ha dovuto subire (per il bene di pochi) soprusi da parte di popoli invasori, signorotti e politici.
La Marsica era caratterizzata fino alla fine del XIX secolo, dalla presenza del lago Fucino, uno dei più grandi del nostro Paese.
ANTICA MAPPA

 L'economia era basata sulla pesca e sulla coltivazione di ulivi e alberi da frutto cosa resa possibile, fra le montagne abruzzesi proprio, dalla presenza del bacino idrico che mitigava il clima premettendo la presenza di quel genere di colture.
LAGO DEL FUCINO
Terminati nel 1878 i lavori di prosciugamento del lago, il Fucino subì una profonda trasformazione sia economica che sociale: non era più possibile pescare e l'assenza del lago portò ad un irrigidimento del clima che non permise più la coltivazione degli alberi da frutto. Tutta la conca del Fucino si trovò in un grave stato di povertà e miseria.
CANALE COLLETTORE PER IL PROSCIUGAMENTO













DUNQUE ...l’acqua nella realtà ambientale del romanzo...

 L'equilibrio alimentare e produttivo ancora oggi si basa sulla disponibilità ma anche sul controllo dell'acqua. Anche il più piccolo corso d' acqua garantisce una produzione agricola. Le acque amiche o nemiche per alluvioni, frane, fiumare sono causa dell'abbandono o dell'arroccamento della popolazione di  un paese,  di stabilità o mobilità delle popolazioni. Sorgenti,canali, fontane diventano punto di incontro e di riposo presso i quali i contadini si incontrano, parlano e si scambiano osservazioni. Ma non solo: i «luoghi d' "acqua" diventano anche luoghi di socializzazione e di trasgressione. Le antiche civiltà fluviali hanno trovto  in questo elemento la base della loro prosperità, offrendo un terreno di incontro di scambio e di contatto tra diverse culture e incidendo profondamente sulla distribuzione degli insediamenti umani e sulle loro vicende. Ogni comunità rivierasca intreccia un legame materiale e simbolico che esprime anche nella dimensione culturale.

Nel Sud dell'Italia la presenza di irrigazione nelle campagne ha sempre marcato una divisione tra la coltivazioni estensive e ricche e la piccola media proprietà : in Fontamara di Silone, il podestà del paese e i proprietari terrieri sottraggono ai contadini persino l'acqua con la quale irrigano gli orti da cui ottengono i pochi prodotti che assicurano un precario sostentamento. Nel romanzo l'acqua, elemento vitale, assurge a metafora dell'oppressione che conoscono le popolazioni meridionali, della loro volontà di riscatto e rinascita.
LA FONTE AMARA

La prima opera, "Fontamara", a cui ancora oggi è legata la notorietà di Silone  in misura maggiore, dentro e fuori dall'Italia, fu scritta nel 1930 a Davos, in Svizzera: nome immaginario di un piccolo villaggio di montagna, derivato da Fonte amara, ricco di significati allusivi per i fatti che vi si svolgono.
Nel 1948, dopo 18 anni di notorietà internazionale, la casa editrice Mondadori pubblica il volume Fontamara di Silone,  simbolo dell' Universo contadino  - paese marsicano.
Autore: Ignazio Silone, pseudonimo di Secondo Tranquilli, nato a Pescina l’1/5/1900 e morto a Ginevra il 22/8/1978.
Titolo: Fontamara.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore, collana “Oscar Mondadori”.
 
...  36 anni fa avveniva la sua  morte....scrittore dalla parte dei "cafoni" 
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/33/Tomba_di_Silone.JPG/220px-Tomba_di_Silone.JPG
DOVE E' SEPOLTO
AMBIENTAZIONE DEL ROMANZO

" A chi guarda Fontamara da lontano, l'abitato sembra un gregge di pecore scure e il campanile un pastore. Un villaggio insomma come tanti altri, ma per chi vi nasce e cresce, il cosmo".(I. Silone, Fontamara).
 Nella prefazione del libro, prima fondamentale testimonianza della poetica di Silone, l'autore afferma di aver dato questo nome a un "antico e oscuro luogo di contadini poveri situato nella Marsica, a settentrione del prosciugato lago di Fucino, nell'interno di una valle, a mezza costa tra le colline e la montagna ». E, quasi a voler sottolineare il nesso per lui indissolubile tra invenzione fantastica e realtà storica, oltre che la proiezione universale degli « strani fatti » accaduti nel corso di un'estate, aggiunge:

« Fontamara somiglia dunque, per molti lati, a ogni villaggio meridionale il quale sia un po' fuori mano, tra il piano e la montagna, fuori delle vie del traffico, quindi un po' più arretrato e misero e abbandonato degli altri. Ma Fontamara ha pure aspetti particolari. Allo stesso modo, i contadini poveri, gli uomini che fanno fruttificare la terra e soffrono la fame, i fellahin, i coolis, i peones, i mugic, i cafoni, si somigliano in tutti i paesi del mondo; sono, sulla faccia della terra, nazione a sé, razza a sé; eppure non si sono ancora visti due poveri in tutto identici ». 




Fontamara, ideale  paesino di contadini poveri situato nella Marsica, è un po’ fuori mano. A chi sale al paese dalla  piana del Fucino, appare disposto sul fianco della montagna grigia brulla e arida come una gradinata. Sono  visibili le porte e le finestre della maggior parte delle case: un centinaio di casucce quasi tutte a un piano, irregolari, informi, annerite dal tempo e sgretolate dal vento, dalla pioggia, dagli incendi, coi tetti mal coperti da tegole e rottami d’ogni sorta. La maggior parte di quelle catapecchie non hanno che un’apertura che serve da porta, da finestra e da camino. Nell’interno, per lo più senza pavimento, con i muri a secco, abitano, dormono, mangiano, procreano, talvolta nello stesso vano, gli uomini, le donne, i loro figli e gli animali. La parte superiore di Fontamara è dominata dalla chiesa (dedicata a San Rocco) col campanile ed una piazzetta a terrazzo alla quale si arriva per una ripida via che attraversa l’intero abitato, e che è l’unica via da dove posano transitare i carri. Ai fianchi di questa vi sono stretti vicoli laterali, per lo più a scale, scoscesi, brevi, coi tetti delle case che quasi si toccano e lasciano appena scorgere il cielo. A chi guarda Fontamara da lontano, l’abitato sembra un gregge di pecore scure e il campanile il pastore. Un villaggio insomma come tanti altri.

Nella premessa, il narratore è lo stesso Silone. Le vicende, invece, sono raccontate all’autore da tre fontamaresi (Giuvà, Matalè e il loro figlio). L'autore immagina di essere stato raggiunto nel suo esilio svizzero dai tre Fontamaresi: un uomo, sua moglie e il figlio, i quali gli riferiscono gli ultimi "strani" avvenimenti accaduti in paese. Questi sono fortunatamente scampati al massacro.
"Su Fontamara non ci sarebbe niente da dire, se non fossero accaduti gli strani fatti che sto per raccontare... Per vent'anni il solito cielo, circoscritto dall' anfiteatro delle montagne che serrano il feudo come una barriera senza uscita; per venti anni la solita terra, le solite piogge, il solito vento, la solita neve, le solite feste, i soliti cibi, le solite angustie, le solite pene, la solita miseria: la miseria ricevuta dai padri, che l' avevano ereditata dai nonni, e contro la quale il lavoro onesto non è mai servito a niente. Le ingiustizie più crudeli vi erano cosí antiche da aver acquistato la stessa naturalezza della pioggia, del vento, della neve. La vita degli uomini, delle bestie e della terra sembrava cosí racchiusa in un cerchio immobile saldato dalla chiusa morsa delle montagne e dalle vicende del tempo".
(FONTAMARA, 1988, p.5)
                                      I PERSONAGGI

Silone fa innanzitutto una distinzione fra il bene e il male, identificati con i cafoni e i galantuomini. Tutti i cafoni non vanno considerati singolarmente, ma come un gruppo di persone sottoposte allo stesso triste destino, descritte spesso in un modo piuttosto comico, che riflette purtroppo la loro condizione: l’ignoranza, la povertà, la fiducia ingenua nelle autorità, la diffidenza nei confronti del governo. Con la cultura, i galantuomini possono ingannarli senza difficoltà; per fortuna i fontamaresi hanno anche la “furbizia contadina” che consiste nel trarre vantaggio anche da situazioni molto sfavorevoli, ad esempio quando si fanno pagare da don Circostanza per i voti dei morti.

CARATTERISTICA  CULTURALE 

 I cafoni sono ignoranti, sono per lo più analfabeti: sanno fare solo la propria firma. La mancanza di istruzione impedisce loro di capire il discorso del cav. Pelino, e tale incomprensione è origine di molti mali. Anche la politica risulta estranea ad essi: non sanno, infatti, nulla del regime fascista allora al potere, e quando devono gridare “Viva chi?” non sanno cosa dire.

lunedì 27 ottobre 2014

Appuntamento ...scratch-made "Promuoviamo il Made in Italy" con autori italiani: LEGAMI...di Salvatore Paci



PER Gruppi di lettura scratch-made "Promuoviamo il Made in Italy". Leggiamo autori italiani


 Salvatore Paci  ed il giallo LEGAMI Melino Nerella Edizioni - 2012)

  Da  programmatore - che vive a Caltanissetta - grazie alla sua indole complessa e al suo amore per tutto ciò che è misterioso,  è diventato scrittore....essere eclettici è ua valore aggiunto. Sono partita dal concetto che  creare per un computer è come costruire romanzi...Come nasce la storia di Legami? E quanto c’è di reale e ispirato e quanto di magico e fantastico?


Dopo essersi occupato per anni di thriller ha voluto provare a esprimere anche la parte romantica che vive in lui. Gli serviva un protagonista che suscitasse tenerezza al lettore e l’ha individuato in Micheluccio, questo bambino che impara da solo a diventare uomo e a rapportarsi con il mondo esteriore, dopo aver vissuto intensamente quello interiore
Legami è una storia che molti di noi possono aver vissuto in prima persona, anche se in forme leggermente diverse. Spesso conta il contenuto, la sostanza. Ognuno di noi, prima o dopo, si ritrova a combattere una battaglia con la vita. Contro altre persone – non meno buone di noi – che stanno combattendo allo stesso modo. E l’amore, in tutto questo caos di una vita da scoprire, ci mette anche il suo zampino. In questo modo l'autore ha scritto una storia di fantasia che può diventare un abito che il lettore può indossare.
Quanto Michele- Salvatore, un uomo, coraggioso nel seguire il suo sogno, che lotta e crede fino alla fine.
 Michele- Salvatore, un uomo, coraggioso nel seguire il suo sogno, che lotta e crede fino alla fine.
Micheluccio, per integrarsi nella società è costretto a ricostruirsi, a rigenerarsi, a ricavarsi uno spazietto anche grattando con le unghie. Grazie alla sua umiltà e alla sua grande capacità di introspezione ci riesce e finalmente si trasforma in Michele. 
È innegabile che uno scrittore tenda a proiettarsi in uno dei suoi personaggi. In Legami c’è il Salvatore Paci sognatore.
Parlando sempre del protagonista: amore, fedeltà, autenticità, valori che spesso oggi sono messi in secondo piano...Con il progresso, purtroppo, si assiste anche a un regresso dei sentimenti, l’oramai perduta capacità di relazionarsi a un livello intimo, come si faceva tanti anni fa nei cortili, tra decine di amici con i quali si faceva di tutto. Oggi i ragazzi diventano dei nomadi e rimbalzano tra scuola, nonni, lezioni di musica, scuola calcio, ecc. ecc.. In una versione così frenetica della vita restano pochi spazi per fermarsi a pensare. Si va troppo di fretta.
Micheluccio ha del tempo, e lo usa per tuffarsi dentro se stesso.
La scelta di Barcellona, una vecchia tela bianca che un giorno un pittore ha voluto dipingere con i suoi colori. Questo pittore (che in realtà pittore non era) è stato Gaudí. E' stato lui a rendere magica questa città e a dare agli scrittori (a partire da Carlos Ruiz Zafón), la possibilità di rendere affascinanti questi romanzi ambientandoli in quel luogo. Possiamo precisare che Barcellona è una delle due città nelle quali si svolge Legami: l’altra è Caltanissetta, che nel romanzo si chiama Montesalso. Una città a misura d’uomo che, credo, ha tutti i requisiti per affascinare i turisti che la visitano.


E magiche sono anche le figure della vecchia mendicante e del suo cane... E' uno scrittore costantemente alla ricerca della chiave magica che possa aprire il cuore del lettore. Gli anziani forgiano questa chiave con il trascorrere degli anni, i cani la posseggono sin da quando sono palle di pelo. In Legami, queste due figure hanno un ruolo determinante, al di là della simpatia che la loro figura può ispirare.

Lo scrittore ha affermato che «scrivere vuole dire comunicare, trasferire, penetrare nella mente di chi legge». E c’è riuscito benissimo! 
 Il suo scrivere è un continuo studio per penetrare nella mente del lettore. Ha imparato osservando la gente comune, la natura, parlando con la gente. Anche le persone che a prima vista potrebbero apparire meno interessanti di altre hanno tanto da insegnarci. Ha ascoltato tanto, parlato poco...

I capitoli sono raccontati dai vari personaggi cosicché si narrano i legami tra loro e tutti sono protagonisti. Lo sguardo del lettore e del protagonista di turno coincidono.


Presentato al Salone del Libro di Torino 2012,  uno stralcio tratto dal romanzo:

«Lui arriva, ti abborda al bar, si fa del sesso e subito comincia a farti discorsi strani. Ti dice il contrario di ciò che avrebbe detto ognuno di quei ragazzi che sbavano per te. Questa cosa ti affascina. Forse perché è la prima volta che ti senti una cacciatrice che potrebbe perdere da un momento all'altro la sua preda. Ti accorgi che lui ha delle qualità che altri non hanno. Ti legge dentro, ti parla di cose interessanti, mai banali. Poi vedi che ogni tanto cambia registro e ti parla soltanto di cose banali, così banali che ti pisci addosso dal ridere e ridi tu e ride anche chi gli sta attorno e la cosa ti dà quasi fastidio, perché lo vorresti tutto per te. Torni a casa e questa ti sembra vuota, senti che lui già ti manca e quando stai con lui cerchi di fare il pieno di allegria e di attenzioni. Poi, ogni volta che torni a casa scopri che l'energia accumulata dura ogni notte sempre meno. L'effetto memoria delle batterie dei vecchi telefonini. Cominci a vedere un futuro che lui dice di non vedere. Credi di riuscire a cambiare le sue idee. Dopotutto lui non è un adone e un'altra come te dove la troverebbe? In Sicilia? Ah ah ah! Impossibile. Cominci a sentirti sicura di te, lui ti appartiene e, quando pensi che sia davvero così lui arriva e ti dice che è tutto finito. Dimmi che è tutto uno scherzo!»


2012 - 392 p.,Melino Nerella Edizioni





mercoledì 22 ottobre 2014

PORTA UN LIBRO CON TE & 30 SETTIMANE....DI LIBRI #25...due rubriche in una!!! PRATOLINI E LE RAGAZZE DI SANFREDIANO




...La costanza: qualità fondamentale dei blogger di successo! 
 

PREMESSA...
 Dialogo tra...
 Blogger di successo: “Ho un blog che fa 1,5 milioni di pageviews al mese”.
Blogger meno esperta: “Mi spaventano questi numeri. Non ce la farò mai. Quasi quasi lascio perdere”.
Blogger di successo: “La risposta giusta invece è: adesso vado subito a scrivere un paio di post!


In effetti, chi cura un un blog deve essere un perseverante, uno che non molla mai per  raggiungere il proprio obiettivo! La costanza deve essere una delle sue armi più micidiali. Inoltre deve proporre contenuti di qualità e esercitare   tantissima perseveranza
Credo infatti che, come  per qualsiasi àmbito della vita,  chi ha successo sia una persona che ha avuto una buona idea, ma che soprattutto ha avuto la costanza di crederci fino in fondo
Non a caso, Thomas Edison ha affermato: “Il genio è per l’1% ispirazione e per il 99% traspirazione”. 

...ALLORA AL LAVORO..ED OGGI BEN DUE RUBRICHE IN UNA

PORTA UN LIBRO CON TE   &  
#30 SETTIMANE....DI LIBRI #25

Il tempo che si spende a girovagare nei mercatini dell'usato offre sempre la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo o di recuperare dalla scatola della memoria ricordi abbandonati.
E così ho ritrovato LE RAGAZZE DI SANFREDIANO di Vasco Pratolini,  un romanzo letto nel periodo universitario e ripreso poi, ridotto, per un Laboratorio di Lettura  interdisciplinare: le regioni italiane, vita di quartiere, i sentimenti.

 Le ragazze di Sanfrediano, Vasco Pratolini - Incipit


Il rione di Sanfrediano è “di là d’Arno”, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall’alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v’è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l’immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta. Ma non tutto è oro ciò che riluce.” 
L'edizione Mondadori che ho ritrovato al Mercatino del Libro dell' usato
BORGO SANFREDIANO
Il mondo del quartiere, la rappresentazione corale della vita di un rione popolare di Firenze: il libro di Pratolini è una favola moderna dalla struttura antica, che si richiama alla novella boccaccesca, dove il vero protagonista è proprio lui, il quartiere di Sanfrediano. Qui le ragazze spasimano e si dannano tutte per lo stesso dongiovanni, “Bob” (dalla sua somiglianza con Robert Taylor), ma quando una delle innamorate gabbate, la Tosca, scopre il doppio gioco del ragazzo, decide di organizzare una beffa destinata a dargli una lezione una volta per tutte. Con un ritmo narrativo agile e brioso e un lessico ispirato al vernacolo fiorentino, Vasco Pratolini accompagna il lettore in una vicenda ricca di ironia, dove il contrappasso e la farsa scandiscono le storie dei protagonisti.
 Sanfrediano, per contrasto, è il quartiere più malsano della città; nel cuore delle sue strade, popolate come formicai, si trovano il Deposito Centrale delle Immondizie, Il Dormitorio Pubblico, le Caserme. Gran parte dei suoi fondaci ospitano i raccoglitori di stracci, e coloro che cuociono le interiora dei bovini per farne commercio, assieme al brodo che ne ricavano. E che è gustoso, tuttavia, i sanfredianini lo disprezzano ma se ne nutrano, lo acquistano a fiaschi. Le case sono antiche per le loro pietre, e più per il loro squallore; formano, l'una a ridosso dell'altra, un immenso isolato, qua e là interrotto dall'apertura delle strade, con gli improvvisi, incredibili respiri del lungofiume e delle piazze, vaste ed ariose queste, come campi d'arme, come recessi armoniosamente estesi. Ci pensa l'allegro, rissoso clamore della sua gente, ad animarli: dal rivendugliolo e stracciaiolo, all'operaio delle non lontane officine, all'impiegato d'ordine, all'artigiano marmista, orefice, pellettiere le cui donne hanno anch'esse, nella più parte, un mestiere. Sanfrediano è la piccola repubblica delle lavoranti a domicilio: sono trecciaiole, pantalonaie, stiratrici, impagliatrici che dalla loro fatica, sottratta alle cure della casa, ricavano ciò che esse chiamano il minimo superfluo di cui necessita una famiglia, quasi sempre numerosa, alla quale il lavoro dell'uomo apporta, quando c'è, il solo pane e companatico. 
 Se visitiamo oggi San Frediano vediamo le “antiche pietre”, i vicoli che sfociano sul lungo fiume, le piazze, i bei  giardini ora inaccessibili perché privati, qualche mercatino, ma poco è rimasto del ricco  tessuto di lavoratori “in proprio” descritto nel romanzo. Non  più straccivendoli, trippai - preparatori di trippa, le lavoranti a domicilio ( trecciaiole, pantalonaie, stiratrici, impagliatrici ...scomparse da tempo)
 
«Il rione di Sanfrediano è “di là d’Arno”, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall’alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine».
PORTA SAN FREDIANO
E le Cascine sono anche il luogo della vendetta delle  Ragazze di Sanfrediano contro il bel Bob, che viene scoperto con la complicità di Tosca in una delle sue imprese da farfallone e va incontro ad una disfatta che lo ridimensiona.

PRATOLINI
QUELLA NOTTE...

«Erano le nove della sera, il silenzio tutt’attorno, animato dal lieve fruscio del fogliame, e lontanissima la voce della città, che si spengeva sul brontolio del fiume, un’eco appena, alle loro spalle, accresceva la suggestione... Ora, davanti a loro, c’era il breve spiazzo al di là del quale stava il Prato Grande recinto dall’Albereta». 

È al Tempietto che le ragazze infuriate circondano Bob, ne scoprono una pochezza fisica, oggetto di scherno: il rientro in carrozza in Sanfrediano segna la fine del rubacuori, non più emulo di Robert Taylor, ma destinato a tornare Aldo e a cedere lo scettro ad un altro Casanova, Fernando, detto Tirone. Il tutto nel nome del mitico Gobbo, «Un sanfredianino figlio di sanfredianini, che nel 1919 aveva messo sotto sopra l’intero rione con le sue gesta di rubacuori, e mobilitato al gran completo la Polizia per le sue gesta di scassinatore».
Era stato difeso dalle donne che lo trovavano bello. Gina, Tosca, Mafalda sono i personaggi femminili  più riusciti di Pratolini. Hanno mani bianche e occhi come lumi spalancati sul cuore; capaci a sedici anni di portar l’acqua ai partigiani per strada, spavalde e sfrontate, sincere e malandrine, sempre pronte a dire con fierezza: «Sono una ragazza di Sanfrediano. Non te lo dimenticare mai».
Testimone prezioso di una Firenze che fu, Pratolini (morto nel ’91) ancora oggi si legge volentieri perché è riuscito a cogliere l’anima popolare, fiera, rissosa, ironica, della città.
 
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 SULL'EVOLUZIONE DELL'ARTE LETTERARIA DI PRATOLINI
«Quanto v'è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l'immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta».
 


"S. Frediano è la zona più povera e più becera (volgare) con un suo codice d’onore. In San Frediano c’era il deposito della nettezza, il dormitorio pubblico e le caserme. Gli abitanti si dividevano in cenciaioli e quelli che cuocevano le interiore per poi vendere trippa, lampredotto e il loro brodo, quest’ultimo venduto a fiaschi. Lo stipendio dell’uomo quando c’era assicurava il pane e companatico. Le donne lavoranti a domicilio o trecciaiole coloro che rimpagliavano le seggiole per guadagnare il di più."