venerdì 22 agosto 2014

Venerdì del libro, 22 agosto rileggendo Il perduto amore di Mario Tobino


 VENERDI' DEL LIBRO CON MARIO TOBINO INSIEME 
un appuntamento per riaffermare che ...  leggere è libertà come amare o sognare...  
 - Pennac -

 
Ho riletto Il perduto amore, uno dei romanzi scritti dall'autore lucchese (QUI NOTIZIE AUTOBIOGRAFICHE), nel mio rifugio in Umbria, al fresco della passeggiata della Rocca

Mario Tobino, Il perduto amore, Mondadori, 1979

PREMIO STREGA
La prima edizione Mondadori uscì nel gennaio 1979 , seguita da una seconda edizione nel febbraio successivo. L’ho voluto riprendere in mano per una seconda lettura, perché Tobino graffia lo specchio dell’anima. Ma cosa è il perduto? Anche in amore può esserci il perduto? O c’è soltanto il vissuto? Forse è il vissuto che ci distanzia dal perdere gli amori e la vita. Così Pierfranco Bruni :”La letteratura è uno scordare e un ritrovare. Un dimenticare e un recuperare. Lo sguardo degli occhi sconfitti dallo specchio nella letteratura di Mario Tobino sono una costante esclamazione. Mai un interrogativo. Dirà in alcuni versi dedicati alla madre in una poesia “A mia madre”: “ero forte solo di pensieri,/ ricco solo d’amore”

AMORE...

Editable pictureL’amore di cui parla Tobino nasce in tempo di guerra sul fronte libico,la tragedia accade all’inizio, quando casualmente, nell’ospedale da campo 129, da una pistola di un tenente medico parte un colpo che uccide  un altro tenente medico. È l’occasione perché la bella, fatale” infermiera contessina Romana Augusta Ludovisi, detta  Dedé, e il protagonista, il tenente medico Alfredo, quello che delle volte zoppica un poco”, si conoscano. Alfredo (ancora una volta  personaggio autobiografico: con i propositi che si era sempre fatto di non sposarsi per dedicarsi alla sua passione letteraria”) è stato trasferito da pochi giorni al campo,  dal fronte marmarico, dove le schegge di una bomba lo hanno ferito, e mal si adatta a quella vita così differente: mancano il calore, la solidarietà, la confidenza presenti invece sul campo di battaglia: Non mi ci ritrovo in questo ospedale.” 
Soltanto quando fa visita ai feriti, che hanno combattuto come lui sul fronte, il suo carattere si trasforma e diventa gioviale, pronto  a scoprire e a sollevare l’animo dei soldati. Ritroviamo in questo ritratto il medico Tobino che visita le sue malate febbricitanti di follia nel manicomio di Lucca, amorevole e solidale, come era stato anche il tenente medico Marcello ne Il deserto della Libia

Eccoti Tobino, mi colpisci ancora per la sincerità della tua commozione e per la spontaneità del sentimento che ci trasmetti in ogni circostanza mediante la tua scrittura. Essa d’improvviso ne riluce, sprigionando quel personale baluginio in cui si fondono narratore e poeta:

 “Il tenente Alfredo era ogni mattina preso come da una ventata di frenesia e gli si sprigionava l’immaginazione. Questi erano gli uomini che lui amava, coi quali – persino in quella amara guerra – poteva nascere una sorta di felicità. 

Eccoti per il pensiero per  Dedé: Ancora mai si era detto se l’amava. Non si possono differenziare le due tue attitudini; esse sono alla base della singolare qualità della tua scrittura, sempre e pronte ad emergere e ad imporsi al lettore. 


Ma è così?  L’amore che nasce  deve restare nell’ombra, segreto?

 Erano anche tempi così intessuti, abitudini chiuse, il sesso una paura, la donna rinserrata, le confidenze spinose; la regola era darsi del lei.” 
Tra le tribolazioni della guerra, le atrocità e la tristezza dei sentimenti, tu Tobino scegli, dunque, di far sbocciare il fiore tenero dell’amore. Lo prendi per mano,  ne hai gelosa cura. Ne accudisci il seme, ne vigili trepidante la crescita: 

I suoi soldati, laggiù a Tobruk, erano ormai come in un cannocchiale guardato alla rovescia. Nella coscienza di Alfredo regnava, cioè imperava, la crocerossina Ludovisi.” 

lunedì 18 agosto 2014

Giro d'Italia Letterario 17 agosto: a Bari con Carofiglio, Né qui né altrove , storie cariche di sentimenti


INIZIATIVA  DI LETTURA
 UN' ALTRA TAPPA,  BARI  CI ATTENDE...
 
Gianrico Carofiglio
Né qui né altrove
Una notte a Bari
“Contromano”,
Laterza, 2008 


Cos'è l'amicizia, per l'autore:" L'importante tra amici non è quello che si dice ma quello che non c'è bisogno di dire"

In Né qui né altrove lo scrittore traccia  una mappa degli affetti ispirata dai compagni di liceo a Bari. L’idea originale di Gianrico Carofiglio era quella di redigere, attraverso la spinta della rimpatriata notturna, una specie di guida per raccontare la città, com’era e com’è, descrivere in modo ironico luoghi, locali, sapori baresi… Ma durante la stesura - ha affermato lo stesso autore - "i personaggi e i sentimenti hanno preso il sopravvento e la guida si è trasformata in un racconto sull’amicizia, sui ricordi di una vita, sullo spaesamento" divenendo l’opera più autobiografica e intimista scritta sino ad oggi dal papà dell’avvocato Guido Guerrieri e del filone legal thriller italiano. 
Storia di un'amicizia al maschile che attraversa il tempo e pone i protagonisti di fronte all'esigenza di archiviare un modo d'essere. Darsi l'uno all'altro con verità e con quella parte di dolore che l'esercizio della verità comporta.

"Mi chiesi quali altre cose su me stesso stavo per imparare" riflette l'io narrante, dopo che l'amico Paolo Morelli gli ha appena detto che, terminata la notte trascorsa ad attraversare la Bari della giovinezza e dei ricordi comuni, non si rivedranno mai più. 

"Perché, a parte il fatto che io non ho nessuna voglia di vederti di nuovo, ti informo che esiste la tristezza, esiste l'infelicità, le cose finiscono, si invecchia, ci si ammala e si muore. E ho una notizia: capiterà anche a te".


Superato l'incipit dei primi capitoli, la città DEVE  farsi da parte,  ritornare a essere il contenitore dei sentimenti. Anche  quello dell'amore, forse per la prima volta così dichiaratamente evocato da Carofiglio nelle sue pagine. 
"Ti amo. Sono un idiota ma ti amo". Anche l'io narrante, in molti tratti e circostanze combaciante con l'autore, ha un segreto di cui liberarsi. E la sua dichiarazione d'amore è per la ragazza francese lasciata andar via insieme con i sogni di un'esistenza diversa, avventurosa, in quell'altrove sconosciuto che dà il titolo al romanzo.
Ma Carofiglio nello scorrere della trama ammonisce: "Chi lo sa quanto i nostri ricordi dipendono dal ricordo e quanto invece dalla fantasia e dal nostro bisogno di confortarci. Con le bugie, con le illusioni, con le storie. Ma forse questo riguardava solo me".

ALTRI CONTRIBUTI

 NEL BLOG 



....Bari  vista anche dalla prospettiva gastronomica della focaccia
IN    Sulla mia scrivania Paola Borraccino così:"Sembra scritto sulla scorta della consapevolezza che ormai il pubblico compri qualunque cosa sia firmata col marchio di fabbrica Gianrico Carofiglio.."


In LIBRI DA LEGGERE  .. un libro veramente bello, che si fa leggere tutto d’un fiato, che si abbandona a fatica e nel quale si finisce inevitabilmente per ritrovare qualcosa del proprio vissuto, alcune sensazioni e pensieri che prima o poi ci hanno occupato la mente