martedì 29 aprile 2014

L'AMBIENTE VERDE...CHI LO AMA CI SEGUA

 
http://letturesenzatempo.blogspot.it/2013/10/rubrica-verde-del-lunedi-lambiente.html
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 @ PER TUTTI I  LETTORI:   mi sono interessata da sempre ad  ambiente, natura, letteratura che ne tratta. 

...ma ad un certo punto - prendendo del tempo per riordinare il materiale che volevo pubblicare-  mi sono chiesta se  vedo il mio blog come una palestra personale dove, però, non mi sento del tutto libera di sperimentare, per paura di dire  banalità, poi ho puntato sul tempo che si dedica alla riflessione.
Nel mio caso, gestione di un blog sul mondo della lettura e con rubriche variegate, ho bisogno di tempo per fare ricerche mirate prima ancora di elaborare contenuti, ma quello che io ritengo un diritto – dovere di chi cura un blog è  ottimizzare il lavoro e soprattutto  COMUNICARE attraverso il   blog ed  è  forse proprio questo il suo scopo considerato il piacere che provo quando apro la mia pagina e ci trovo quello che spesso mi trattiene su tanti altri blog ben fatti.
Purtroppo tanti lo ritengono tempo perso, ma chi riflette vince in partenza: scrive meglio di chi pontifica !!! come dice PENNA BLU

 

L'AMBIENTE VERDE...ORA ...CHI LO AMA CI SEGUA 

 



 
QUESTA SETTIMANA VOGLIO CELEBRARE L'AMBIENTE ED IL SUO RIFIORIRE PRIMAVERILE TRATTANDO DEL FIORE SIMBOLO DELL'AMORE, LA ROSA,  ANDARE A RICERCARE NELLA LETTERATURA DI  TESTIMONIANZE CHE A ME SEMBRANO PIU' CARATTERIZZANTI
http://tuttogioki.altervista.org/rosa_bianco.gif

La rosa, uno dei fiori di cui si ha testimonianza più antica, diventa, dalla lirica greca di VII-VI secolo  , uno dei temi fondamentali della poesia amorosa, costruito sulla allusiva analogia con la donna e con l' amore. La fortuna di questo topos letterario permetterebbe di recuperare, limitandosi solo alla letteratura occidentale, centinaia di testi, di epoca e origine differenti.
Ma forse è bene limitare il percorso che interessa solo la nostra letteratura, cercando di cogliere, oltre al continuum del tema, anche la sua variabilità e i significati specifici che via via assume, adattandosi alle dinamiche di ogni epoca.
Per iniziare questo percorso mi sono affidata ad un poeta che con semplicità e efficacia individua con chiarezza i due aspetti fondamentali di questo tema: la duttilità e la basilare associazione con la donna e l'amore.

Molti sono i colori ai quali l' arte
e varia il tuo incanto o la natura.
In me, come il mare è turchino,
esisti solo, per il pensiero a cui ti sposo, rossa



VARIAZIONI SULLA ROSA 

Per te piange un fanciullo in un giardino
o forse in una favola. Punivi,
rosa, inabili dita. E così vivi,
un giorno ancora, sul tuo ceppo verde.
Altri asciuga le sue lacrime, e perde
egli in breve l’ incontro e la memoria.
Oh, nemico per sempre alla tua gloria
non lo scopra l’ errore d’ un mattino!
II
Molti sono i colori ai quali l’ arte
varia il tuo incanto o la natura. in me,
come il mare è turchino, esisti solo,
per il pensiero a cui ti sposo, rossa.
III
Cauta i tuoi gambi ella mondava. Mesta
a me sorrise ed al mio primo dono.
Due mani l’aggiustavano al suo seno.
Andai lontano, disertai quel seno.
Errai come agli umani è sorte errare.
mi sopraffece la vita; la vita
vinsi, in parte; il mio cuore meno.
Ancora
canta a me l’usignolo ed una rosa
tra le spine è fiorita.




---la scelta è chiara, nell'associazione della rosa a un amore sensuale e passionale (ed ecco la rosa rossa), ciò non toglie che questo fiore possa assumere, per natura, diverse tonalità, a cui può essere correlato un amore declinato in modi diversi.
http://www.mediasystemnet.it/CORSI-VIDEOCORSI%20FORMAZIONE/DIVINA%20COMMEDIA%20RECITATA/paradiso/img/danza1.gifLa rosa può essere bianca: fiore mistico, simbolo di amore spirituale, puro, simbolo di Amore divino. Ed ecco Dante , nel canto XXXI del Paradiso (vv.1-24), egli contempla la Candida Rosa, composta dalle anime dei beati che celebrano il loro trionfo nella visione beatifica di Dio:

In forma dunque di candida rosa
mi si mostrava la milizia santa
che nel suo sangue Cristo fece sposa 

La metafora continua allusivamente nell'immagine degli Angeli che, come api, volano da Dio ai Santi per infondere la Carità. Inoltre significativo che proprio dalla Rosa, a cui è tornata lasciando la guida a San Bernardo, Beatrice riservi a Dante l' ultimo sguardo e l' ultimo sorriso, insieme umanissimi e divini. 

Così orai; e quella, sì lontana
http://www.heiligenlexikon.de/Fotos/Bernhard_von_Clairvaux1.jpg come parea, sorrise e riguardommi;
poi si tornò a l' etterna fontana.


D' altronde lo stesso Bernardo di Chiaravalle, una delle figure più significative del Misticismo medievale e restauratore del culto di Maria, dovette suggerire a Dante l' immagine della rosa che la teologia associa alla Madonna.(San Bernardo in uno dei suoi sermoni disse: ”Maria è stata una rosa: bianca per la sua verginità, vermiglia per la sua carità”)


http://www.altritaliani.net/local/cache-vignettes/L450xH324/41_00396104_giorgio-vasari_six-tuscan-poets_-dante_-petrarch_-boccaccio_-guido-cavalcanti_-marsilio-ficino-and-cristofano-landino-87ca9.jpgMa la rosa è soprattutto simbolo della bellezza e dell'amore terreni. Anche in questo caso può essere pura, come nella ballata Fresca rosa novella di Cavalcanti, dove la rosa è simbolo della bellezza di una donna elevata al rango di angelicata criatura

 Fresca rosa novella,
piacente primavera,
per prata e per rivera
gaiamente cantando,
vostro fin presio mando –
a la verdura.
Lo vostro presio fino
in gio„ si rinovelli
da grandi e da zitelli
per ciascuno camino;
e càntine gli auselli,
ciascuno in suo latino,
da sera e da matino,
su li verdi arboscelli.
Tutto lo mondo canti,
po' che lo tempo vène,
sì come si convene,
vostr' altezza presiata:
ché siete angelicata – crïatura.

Analogamente ritroviamo l'immagine della rosa candida nel sonetto L‘aura che ‘l verde lauro e l‘aureo crine del Petrarca, in cui la donna è come una rosa “candida”, dunque pura, protetta da “dure spine”, cioè dal senso dell‟onestà:

Candida rosa nata in dure spine,
quando fia chi sua pari al mondo trove,
gloria di nostra etate? O vivo Giove,
manda, prego, il mio in prima che 'l suo fine

http://i0.wp.com/www.leparoleelecose.it/wp-content/uploads/cropped-Petrarca-e-lEuropa1.jpg?resize=620%2C197

Un'immagine decisamente più carnale dell'Amore-Rosa e della Donna-Rosa è altresì presente nella letteratura umanistico-rinascimentale connotandosi con caratteri sensuali e naturalistici.
Nel poemetto Corinto (vv. 163-185) di Lorenzo il tema si associa con quello della fugacità dell'amore e della bellezza. In un piccolo orto il pastore osserva belle rose “candide e vermiglie”; mentre alcune devono ancora sbocciare, altre sono già sfiorite a terra:

http://digilander.libero.it/principe69_9/Renoir%20Vaso%20di%20rose.jpg
Eranvi rose candide e vermiglie:
alcuna a foglia a foglia al sol si spiega;
stretta prima, poi par s' apra e scompiglie:
altra più giovanetta si dislega
apena dalla boccia: eravi ancora
chi le sue chiuse foglie all'aer niega:
altra cadendo, a piè il terreno infiora.
Così le vidi nascere e morire
e passar lor vaghezza in men d' un'ora. 


Il pastore apprende la lezione e si  rivolge all' amata ...:

Cogli la rosa, o ninfa, or che è il bel tempo

ed inaugura il tema caro al Rinascimento delle rose belle ma presto sfiorenti.
http://www.library.illinois.edu/rbx/exhibitions/Florentine%20Printing/POLIZIANO.JPGSimili situazione e invito in I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino del Poliziano. Anche qui la bellezza delle rose e il loro inesorabile sfiorire:


I' posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre' dir quant' eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual' erano un po' passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va' co' di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.-

E, scelte le rose più fiorite, il poeta invita:

Quando la rosa ogni sua foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.

Perciò Amore invita il poeta a cogliere la rosa più fiorita “in sullo spino”, dove le spine questa volta sembrano del tutto inadeguate a salvare l' integrità del fiore; parallelamente il poeta invita anche le donne a “cogliere la rosa”. 
Tali immagini esprimono pienamente una visione naturalistica e sensuale dell' amore. Motivo ripreso da Ariosto arricchito da toni divertiti e maliziosi.
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqZECk3NN3ijy3ErYRfgJ49Z3V3FG_67RJKgZXQSE99yHcxVkW9bHwOr4MZci4MRwFe4hFyyZEPjrVqmUmcQ5NrCub-QJwMt1NgZSbPgIv0sveFE-s2EXmrgUwGP7vLdh_VgjiKUiqHf2G/s1600/lanzeruolo.jpg

La verginella è simile alla rosa,
ch' in bel giardin su la nativa spina
mentre sola e sicura si riposa,
né gregge né pastor se le avicina;
l' aura soave e l' alba rugiadosa,
l'acqua, la terra al suo favor s'inchina:
gioveni vaghi e donne inamorate
amano averne e seni e tempie ornate.
Ma non sì tosto dal materno stelo
rimossa viene e dal suo ceppo verde,
che quanto avea dagli uomini e dal cielo
favor, grazia e bellezza, tutto perde.
La vergine che 'i fior, di che più zelo
che de' begli occhi e de la vita aver de'
lascia altrui côrre, il pregio ch‘avea inanti
perde nel cor di tutti gli altri amanti.


http://www.ilcignorosa.com/wp-content/uploads/2011/05/c_orlando20furioso2019511.jpgNel primo canto dell' Orlando Furioso (I 42-43), Sacripante, rude guerriero saraceno, come tanti innamorato di Angelica, teme di averla perduta. Si abbandona alla triste constatazione che la verginella, come la rosa, si conserva “sicura” sulla nativa spina solo per poco tempo, fino a quando, rimossa dal suo stelo, perde ogni bellezza e attrattiva. 


http://web.ltt.it/www-latino/immagini/menu/catullo_menu_01.gif Nonostante l'apparente struggimento con cui il motivo laurenziano evolve, fondendosi con il modello classico di Catullo (LXII),


 non manca, come è tipico in Ariosto, l'ambiguità. Se da una parte si intreccia con il più sofferto sentimento della fugacità, che richiama anche il motivo di Angelica bella e fuggente; dall' altra  si possono cogliere i risvolti maliziosi: il tema della fugacità si trasforma in una allusione alla fragilità della  purezza. Alla fine infatti il Saraceno, smessi gli abiti “cortesi” e cavallereschi, dimostra senso pratico, dimentico apparentemente della struggente verità cui poco innanzi si era abbandonato:

Corrò la fresca e matutina rosa,
che, tardando, stagion perder potria.

Più tardi, la voce “epicurea” del Rinascimento tende, al volgere del secolo, a cambiare: il motivo si declina in modo ancora differente in Tasso. Nel giardino di Armida, un pappagallo pronuncia un Elogio alla rosa:



– Deh mira – egli cantò – spuntar la rosa
dal verde suo modesta e verginella,
che mezzo aperta ancora e mezzo ascosa,
quanto si mostra men, tanto è più bella.
Ecco poi nudo il sen già baldanzosa
dispiega; ecco poi langue e non par quella,
quella non par che desiata inanti
fu da mille donzelle e mille amanti.
Così trapassa al trapassar d' un giorno
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/80/TassoGerusalem1724TP.jpg/220px-TassoGerusalem1724TP.jpgde la vita mortale il fiore e ' l verde;
né perché faccia indietro april ritorno,
si rinfiora ella mai, né si rinverde.
Cogliam la rosa in su 'l mattino adorno
di questo dì, che tosto il seren perde;
cogliam d‘amor la rosa: amiamo or quando
esser si puote riamato amando.


Nella Gerusalemme liberata (XVI, 14-15) l' amore è insieme sublimato e sensuale. L' immagine della rosa, pur richiamando quasi testualmente i precedenti umanistici, esprime una visione più sofferta, una sensualità più viva. E afferma il senso della vanità della vita e della fuggevolezza del piacere. 
 
Qualche decennio più tardi, il Marino riprende il tema ormai tradizionale, variandolo con sensibilità tipicamente barocca. Nel poema Adone il poeta riprende l'antico mito classico, che spiegava l'origine del colore per eccellenza della rosa, il rosso, con il sangue sparso da Venere sui suoi petali, ferita da un suo spino. Già il mito dunque legava indissolubilmente la rosa all'Amore. Cercando erbe che la risanino, scorge Adone addormentato e se ne innamora. Felice, la dea non se la prende con lo spino traditore, bensì saluta la rosa che si era arrossata del suo sangue: la rosa diventa una superba sovrana e ogni parte del fiore diviene quasi un personaggio di corte (III 156-157).


Rosa, riso d'amor, del ciel fattura,
rosa del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio di natura,
della Terra e del Sol vergine figlia,
d'ogni ninfa e pastor delizia e cura,
onor dell' odorifera famiglia;
tu tien d'ogni beltà le palme prime,
sopra il vulgo de' fior donna sublime.
Quasi in bel trono imperatrice altera
siedi colà su la nativa sponda;
Turba d' aure vezzosa e lusinghiera
ti corteggia d' intorno e ti seconda;
e di guardie pungenti armata schiera
ti difende per tutto e ti circonda.
E tu fastosa del tuo regio vanto,
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiz6lpTn3qUhd9XH5_KHh4H6PR_IfCqXofL2AmFcAyU2YhjL9Pp-udaOv5Shu1B7fu0dkMS-N8JIePszMoWZHEC07I_cLsMmm3W_HBquOiGE3Jl54VITE5CtnWZmqWaA5muAbWcu1yrQ0c/s320/adone+giambattista+marino.jpgporti d‘or la corona e d‘ostro il manto.


Non superbisca ambizïoso il Sole
di trionfar fra le minori stelle,
che ancor tu fra i ligustri e le viole
scopri le pompe tue superbe e belle.
Tu sei con tue bellezze uniche e sole
splendor di queste piagge, egli di quelle.
Egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo,
tu Sole in terra ed egli rosa in cielo


L'accostamento, secondo la caratteristica  concettosità barocca, è efficace  a livello immaginativo e concettuale: da una parte le due immagini si confondono nel colore dell' alba, rosa appunto, a cui si lega il piccolo “sole”, cioè il cuore dorato, racchiuso tra i petali del fiore. D'altro canto l'unione delle due immagini, cui corrisponde quella di Adone e Venere, vuole prefigurare la fusione di un amore terreno con un amore  divino. Il favore della dea alla rosa si conclude con un comando: si potrà dire bella solo quella donna che abbia del colore della rosa ornate le gote e le labbra (III 161):

E perch' a me d'un tal servigio ancora
qualche grata mercé render s'aspetta,
tu sarai sol tra quanti fiori ha Flora
la favorita mia, la mia diletta.
E qual donna più bella il mondo onora
io vo' che tanto sol bella sia detta,
quant'ornerà del tuo color vivace e
le gote e le labra. E qui si tace…


Nessun senso nostalgico o ombroso, nessuna allusione alla caducità: c'è il gioco del poeta che scopre le possibilità di nuovi  accostamenti in un tema che, benché “abusato”, è  vitale e può essere rinnovato.

http://i1.ytimg.com/vi/JzMz84rwW9M/hqdefault.jpgIl senso struggente e sofferto della caducità di ciò che è bello si ritrova invece nel “nostro” Fabrizio de André, che non sarà inappropriato inserire in questa antologia. Nella Canzone dell’amore perduto, le rose sono viste nella loro caducità e per questo vengono associate alla malinconia di un amore che finisce irrimediabilmente: 
Vorrei dirti, ora, le stesse cose
ma come fan presto, amore,
ad appassire le rose
così per noi.

http://www.falefoto.it/SIMPLE_VIEWER/2009_PeF_DEANDRE%27/images/GLEV_LaCanzoneDiMarinella.jpgIl motivo ritorna ne La canzone di Marinella, in cui la rosa è ancora una volta il simbolo di fuggevolezza, ma questa volta le è accostata l' idea della preziosità che proprio dalla brevità deriva:
questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno, come le rose


Il motivo non è dissimile in Gozzano, poeta del rimpianto, sempre lucido e disincantato. In Cocotte (vv. 68-71), ricordando l'amore infantile per una bella ma poco onesta "signorina", chiedendosi, dopo tanti anni, quale destino l'abbia attesa, comprende in un istante come proprio quello, mai goduto, sia stato l'unico vero amore della sua vita:

Vincenzo Irolli – Tra Le Rose
Il mio sogno è nutrito d'abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono state

In Gozzano, novello Sacripante, echeggia la consapevolezza, che solo ciò che non è goduto è destinato a durare nei nostri desideri. E l'invito a cogliere la rosa può dunque totalmente essere capovolto. 

Ora la potenza semantica dell' immagine della rosa non sfugge a Umberto Eco che, a conclusione del suo romanzo, dal programmatico titolo Il nome della rosa, riprende variandolo il verso di Bernardo Morliacense:

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus


http://www.cosaslibres.com/static/img/cover_image/apostillas-el-nombre-de-la-rosa.jpgLa rosa originaria esiste per il nome, si ha l' essenza di ogni cosa che è nel suo nome, si conoscnono  solo i nomi, non la realtà delle cose. La rosa è motivo ricco di interpretazioni, sempre rinnovabili, mai finite. Lo stesso Eco ammette che la rosa è una figura così ricca di significati da non averne quasi più nessuno.
L'aspetto più sorprendente è dunque la ricchezza espressiva di questa immagine, la sua mutevolezza, la difficoltà di definirla. 
La rosa, oltre a non essere un fiore come tutti gli altri, cessa di essere solo oggetto per diventare pura Idea. E se Eco si chiede se l' essenza di una rosa, e quindi di ogni cosa, sia nel suo nome, a me sembra opportuno terminare con le parole di Giorgio Caproni, in Concessione:

Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
Cos’è, nella sua essenza, una rosa
http://u.jimdo.com/www8/o/sfc82c600e839372f/img/if39287c502223f4f/1298895906/std/claude-monet-terrazza-sul-mare-a-saint-adresse.jpg
C.Monet-Passeggiata sul mare

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